Il populismo contemporaneo e la critica ai cambiamenti
"Uniti della fine dell'Ottocento criticava le compagnie ferroviarie, le società petrolifere[...], così il populismo contemporaneo condanna l'apertura degli scambi, l'aumento della terziarizzazione dell'economia e la sua smaterializzazione".
Il nemico non è perciò una determinata struttura economica, bensì i cambiamenti, le innovazioni, ciò che "non si conosce", tutto quello che si sostituisce al sistema preesistente.
In ambito culturale, il Volk associa il concetto di popolo a quello di nazione; in questa prospettiva, il populismo tende a confondersi con una sorta di nazionalismo, e si sviluppa intorno alla concezione del carattere identitario, immutabile e trascendente della comunità, non come un'associazione volontaria di individui liberi.
La democrazia perciò è concepita non come un'associazione volontaria di individui liberi ed uguali, ma si fonda sulla comunanza della stirpe, delle tradizioni storiche e linguistiche, [...].
legami di sangue: «[...] non posso mai, a rigore, sciogliermi dal popolo-etnia. Allarazza appartengo dalla nascita, anzi dalla notte dei tempi attraverso i miei antenati. Incatenandomi alla natura biologica, l'etnopopulismo in versione politico-ideologica è la dottrina della sudditanza massima, il più radicale annullamento della libertà personale». Questa concezione postula anche l'esistenza di nazioni che, per la natura particolare della loro origine e/o della loro tradizione intellettuale, hanno il diritto di "imporsi" su altre comunità nazionali. Per maggiore completezza, occorre ricordare la tendenza, che in Italia si è andata affermando soprattutto negli anni Novanta del XX secolo, riguardante la riscoperta e l'utilizzo, da parte di movimenti definiti populisti, dell'accezione culturale di ethnos in contesti culturali differenti dallo Stato-nazione, che ha dato vita a rivendicazioni a forte impatto identitario.18754 N. Merker, Ma il popolo che cos'è?, cit., p. 23
29carattere regionalista, in alcuni casi addirittura separatista, in totale contrapposizione con il55concetto di Stato-nazione.
A prescindere dalle forme e dalle declinazioni con cui si manifesta, nei contenuti di56qualunque populismo è implicito, come elemento generale, il "tribalismo". Questocomporta che nella tribù vigono le tradizioni, le quali non possono essere modificate o messein discussione, soprattutto ad opera di influenze esterne. Tuttavia, le concezioni liberal-democratiche provengono proprio dal superamento della vita tribale. Si tratta di principi e dilinee guida sulla società civile e su come gestire collettivamente la sfera politica, che hannoaccompagnato l'evoluzione delle società moderne fino ai giorni nostri. Nate dalla necessità digovernare strutture socio-economiche e politiche sempre più diversificate e architettureideologico-culturali di
crescente complessità, hanno mostrato una notevole capacità adattativa rispetto alle modifiche e alle evoluzioni subite dai contesti politici e socio-economici. Attribuire la molteplicità dei fenomeni caratterizzanti le società umane a una causa unica, affidarsi a un capo carismatico per liberarsi della difficoltà di "dover capire il mondo per conto proprio", è che rischia di condurre a un notevole arretramento sociale e culturale. Nell'accezione di popolo-nazione, come già detto, il populismo si esplicita con una regressione a un concetto assolutizzato di popolo, astratto e idealizzato; un'entità indifferenziata di cui si postulano "caratteri nazionali" generali come una globale identità mitica a cui ogni altra identità andrebbe subordinata. La presunta identità primaria, a seconda delle tendenze ideologico-politiche prevalenti, può essere riposta nella religione.nella lingua, nella tradizione e cultura, nel territorio, oppure nella nobiltà, nella purezza della razza ed etnia. Il ritorno a questa dimensione è inquadrabile come uno dei fenomeni più caratteristici dell'attuale epoca globale; l'emergere cioè di una modalità del conflitto di tipo identitario, che è la tendenza, all'interno della compressione57 non è lo "scontro di civiltà",55 In Italia, l'emblema di questa tendenza è individuabile nella Lega Nord.56 N. Merker, Filosofie, cit., p. 1057 Nel 1993, Samuel P. Huntington diede il via a un dibattito tra i teorici delle relazioni internazionali con la pubblicazione in Foreign Affairs di un articolo che ebbe una grande risonanza, intitolato The Clash of Civilizations? (Lo scontro di civiltà?), che successivamente divenne un libro, pubblicato nel 1996, The Clash of Civilizations and the Remaking of World Order (Lo scontro delle civiltà e la ridefinizione dell'ordine mondiale).civiltà e la nuova costruzione dell'ordine mondiale). Qui lo studioso americano indicava, tra le grandi civiltà contrapposte in un prossimo conflitto, l'Occidente e l'Islam. Huntington infatti ipotizzava che nello scenario politico che si stava delineando alla fine della guerra fredda le alleanze, che fino a quel momento erano state legittimate da motivi ideologici o fondate sui rapporti tra superpotenze, sarebbero nate sulla base di confini che coincidevano con i confini culturali. A differenza di ciò che accadeva nel XX secolo, i conflitti si sarebbero verificati con maggiore incidenza lungo le linee di divisioni non più di carattere politico-ideologico, bensì sul terreno dello spazio/temporale data dalla globalizzazione, dei diversi gruppi umani a differenziarsi tra loro marcando i propri tratti identitari come se questi tratti fossero omogenei. In questo modo, ogni conflitto identitario tende a sacrificare l'elemento della differenza
e del dissenso interno a favore dell'elogio e dell'apologetica dell'unità ideologica del gruppo. È una sorta di transfer sul terreno delle comunità della stessa logica individualistica, peculiare della visione moderna dell'individuo inteso come atomo, autoreferenziale, viene dalla politica; la caratteristica trasferita direttamente ai gruppi, i quali sono altrettanto omogenei dell'individuo. Un'esemplificazione di questo processo è costituita dalla Lega Nord, all'interno della quale ogni membro fa corpo con l'altro e la Lega si comporta come un unico individuo, dove la sua parola d'ordine è "identità" (idem sentire); dove ognuno si riconosce identico all'altro con un'enfatizzazione dei tratti più unificanti e omologanti. In realtà, l'identità è sempre il prodotto relazionale, precario, dinamico e provvisorio di un gruppo.complesso di differenze; non è possibile identificarsi soltanto in una identità collettiva. Siamo il prodotto di una pluralità di appartenenze: se questo è vero per gli individui, lo è a maggior ragione per i popoli i quali hanno, in ogni momento diacronico della loro storia, interagito tra di loro formando un'identità straordinariamente variegata.
Kant, nel suo saggio filosofico "Per la pace perpetua", affrontò la questione nei termini di un'integrazione del diritto delle popolazioni di abitare il pianeta, "il diritto sulla superficie", con il "diritto cosmopolitico", teorizzando la possibilità di una repubblica mondiale, nel senso che "uomini e Stati che stanno tra loro in un rapporto esterno di influenza reciproca devono venir considerati cittadini di uno Stato umano universale". Kant era consapevole del fatto che le comunità umane fondate sull'esclusione, asserragliate nelle
proprie chiusure ideologiche, non avessero futuro, perché statiche e prive di vitalità. Per trasportare il discorso ai giorni nostri, tali localismi, che altro non sono che forme di populismo di vario genere, sembrano inevitabilmente destinati a confluire in scontri armati, in guerre civili, o nelle cosiddette "pulizie etniche", delle quali il secolo che si appena concluso è stato troppo spesso teatro. differenti valori e delle tradizioni culturali. Huntington era convinto che le nazioni occidentali corressero il rischio di perdere il loro predominio sul mondo se non si fossero dimostrate in grado di comprendere questo cambiamento, il quale genera una tensione dalla quale difficilmente possono emergere istanze di conciliazione. Lo studioso americano, dunque, poneva l'accento sull'inconciliabilità delle divergenze culturali, che si configura come un vero e proprio "scontro" delle civiltà. S.P. Huntington, Lo scontro delleciviltà e il nuovo ordine mondiale, Garzanti, Milano 2001I. Kant, Per la pace perpetua. Un progetto filosofico, (a cura di) N. Merker, in I. Kant, Stato di diritto e società civile, (a cura di) N. Merker, Editori Riuniti, Roma, 1982, cit. in N. Merker, Filosofie, cit., p.182
311.2 Populismo tra passato e presente
In Italia nel corso degli anni Novanta si assiste a un progressivo ma inesorabile tentativo di rimozione del filtro della rappresentanza e della mediazione dei partiti e anche delle organizzazioni di rappresentanza sociale, come i sindacati. Il processo di indebolimento delle forme indirette di democrazia si intensifica progressivamente, fino a giungere ai giorni nostri, quando la crisi di legittimità di cui soffrono le istituzioni di rappresentanza parlamentare avviene ad opera di due poli opposti, il «populismo mediatico» e il «populismo auto-interpellante della rete».
Tuttavia, come ha osservato Bobbio, la democrazia populistica
non è semplicemente antagonistica della democrazia, bensì della democrazia rappresentativa. Quest’ultima, infatti, è espressione del pluralismo delle idee, componente essenziale del popolo democratico: è nel momento in cui questo pluralismo tende a scomparire che il popolo acquista quelle pericolose caratteristiche di omogeneità che hanno reso tristemente noti i regimi totalitari del XX secolo. Se c’è un aspetto che il populismo rifugge è proprio quello di una concezione elettorale della rappresentanza, in un sistema di regole e garanzie non alterabili dalla maggioranza di governo, grazie ai quali i cittadini possono liberamente partecipare al processo di definizione e interpretazione delle istanze che provengono dal «popolo». Il populismo ha quindi i suoi principali nemici nella democrazia rappresentativa e nel pluralismo, entrambi espressione della libertà del dissenso e negazione dell’unanimismo al qualeInvece si ispira. In virtù di questo, ma non solo, è possibile individuare dei «punti dicon
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