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Titolo reale dato al sovrano durante la monarchia iraniana.
49 La protesta più celebre fatta dalle donne iraniane contro l’obbligo di velarsi nei luoghi pubblici.
50 In riferimento a G. Butera, T. Ciavardini, Roma, 2020, l’obbligo di indossare
Hijab. Il velo e la libertà,
51
il velo è dovuto al pensiero khomeinista che considerava la donna l’incarnazione della seduzione sessuale
e del vizio e per nascondere questo potere bisognava coprirla imponendo un severo codice del costume.
Breve storia del velo islamico in Iran, “Il Post”, 23 settembre 2022,
52
https://www.ilpost.it/2022/09/23/breve-storia-del-velo-islamico-in-iran/. 23
2.3 Velo come simbolo religioso e di appartenenza
Il velo non è solo simbolo di oppressione della donna, come nel caso iraniano,
ma può essere anche simbolo di appartenenza a un gruppo religioso o mezzo per
contrastare l’idea che siano simboli di controllo; quindi, diventa una libera scelta della
donna di indossare il velo che avviene spesso dopo un “lungo periodo di ricerca e
consultazioni” .
53
Ci sono le donne che scelgono di indossare il velo per esprimere la propria
femminilità, di conseguenza secondo un gusto personale. Un esempio sono le donne
dell’Indonesia che il velo viene visto come un accessorio alla moda che viene accostato
al trucco e ad una grande varietà di abiti, favorendo lo sviluppo di un intero comparto
della moda fatto di grandi sfilate e ditte di abbigliamento.
Altre, invece, scelgono di velarsi per salvaguardare la propria identità e cultura
dalla minaccia di un Occidente impositore, mostrando il proprio dissenso verso i valori
considerati dissoluti e lascivi dell’Occidente. Molte sostengono di indossare il velo per
sostenere i propri ideali femministi e per rivendicare una posizione che contesta i modi
in cui le donne sono viste dall’Occidente, diventando così simbolo politico di
contrapposizione verso dei valori “stranieri”:
Se oggi l’Occidente legge la presenza islamica come intrusa, troviamo l’esatta
reazione speculare in Oriente nei confronti dello stesso Occidente, percepito come
.
54
presenza straniera intrusiva e imperialista
Altre donne, invece, indossano l’hijab perché è una tradizione nazionale del loro
paese, altre lo indossano per dimostrare il loro impegno nel vestirsi con modestia e per
motivi religiosi; quindi, diventa mezzo per esprimere l’appartenenza comunitaria e
culturale, ma anche come impegno della propria fede religiosa. La questione
dell’affermazione della propria appartenenza risulta centrale per chi ha scelto di lasciare
il proprio paese e andare a vivere in un altro, tant’è che le donne mussulmane vedono il
velo come un modo per ricostruire la propria identità e ridefinire il suo ruolo nel
contesto straniero.
S. Hejazi, “FBK Magazine”, 26 marzo 2018,
Il velo nel mondo islamico (e non),
53
https://magazine.fbk.eu/it/news/il-velo-nel-mondo-islamico-e-non/.
I. Acocella, “Studi di Sociologia”, fascicolo 1, 2011,
Il velo islamico e la pluralità dei suoi significati,
54
pag. 57, https://www-jstor-
org.ezproxy.unicatt.it/tc/accept?origin=%2Fstable%2Fpdf%2F41582733&is_image=False. 24
Il bisogno di difendere la propria identità culturale può essere ricondotto a due
cause. Innanzitutto, l’indebolimento del senso di appartenenza alla propria nazione a ha
portato gli attori sociali a sentire il bisogno di riaffermare le proprie origini comunitarie,
etniche e nazionali. In secondo luogo, essendo ormai universalizzato il principio
dell’eguaglianza, si è consapevoli del diritto di veder riconosciuta la propria diversità.
Spesso viene percepito dal Paese ospitante come una presa consapevole di
distanza dalla società d’accoglienza, dando vita nei Paesi occidentali ai dibattiti sulla
questione del velo. 25
3 Capitolo 3 -
La questione del velo in Occidente: il caso italiano
In questi ultimi anni è riemerso l’interesse verso i temi religiosi, per rapporti tra
Stato e chiesa e per il significato del principio di laicità e libertà religiosa. Questo
interesse è nato dall’incontro di culture e tradizioni diverse che sono entrate in contatto
tra di loro a causa di due fenomeni importanti che caratterizzano i giorni nostri: le
immigrazioni e la globalizzazione. I due fenomeni hanno contribuito a creare società
multiculturali, tant’è che oggi, tutti i paesi europei, hanno a che fare con una
molteplicità di etnie, culture, identità e religioni .
55
Una delle controversie più note e più studiate è certamente quella del velo delle
donne islamiche che vivono negli Stati occidentali. Molti ordinamenti oggi devono
confrontarsi con la scelta di alcune donne mussulmane di velarsi e, come abbiamo visto,
parlare di velo non è solo una questione che riguarda l’Islam e le donne, ma anche di
principi di laicità e liberà religiosa degli Stati occidentali.
Il velo ha creato una situazione complessa dal punto di vista delle relazioni
giuridiche, dal momento che il velo ha invaso gli spazi pubblici europei, aprendo una
serie di quesiti che spesso non trovano una risposta facile. Per quanto riguarda il velo
nella forma dell’hijab
non determina problemi di incompatibilità con principi fondamentali degli
ordinamenti occidentali dal momento che esso comporta soltanto la copertura delle
spalle e del capo, ma lascia libera la persona di essere riconosciuta, e di potersi
.
56
rapportare col mondo esterno
Ciò che ha complicato maggiormente il dibattito è il che viene associato
burqa
ad una cultura radicale, estremista e maschilista, portando con sé nuovi scontri che
investono nuovi valori come la tutela della dignità umana e più nello specifico della
donna.
Il fattore religioso è un fattore molto importante che non va trascurato.
55 G. Bassetti, Interculturalità, libertà religiosa, abbigliamento. La questione del burqa, “Stato, Chiese e
56
pluralismo confessionale”, 16 luglio 2012, pag. 9,
https://riviste.unimi.it/index.php/statoechiese/article/view/2303. 26
3.1 Approccio al problema
Inizialmente, l’attenzione dei paesi occidentali era posta sull’hijab, ma una volta
soppresse le preoccupazioni riguardanti questo indumento, l’attenzione occidentale si
sposta verso un altro tipo di indumento: il velo integrale, sia nella forma del che
burqa
del Quest’ultimi hanno suscitato molta preoccupazione nella società, essendo che
niqab.
questi due indumenti coprono la donna dalla testa ai piedi, senza lasciar la possibilità di
identificare la persona. La preoccupazione per questa velatura integrale è legata ad una
molteplicità di fattori.
In primo luogo, è legato all’ossessione degli Stati europei di salvaguardare la
sicurezza delle loro frontiere. Aspetto che si intensificò con gli attentati terroristici
avvenuti in occidente, basta pensare all’attentato dell’11 settembre 2001 . Oltre la
57
sicurezza pubblica, esiste anche una preoccupazione per la salvaguardia dei diritti delle
donne essendo che spesso questo indumento viene visto come simbolo di sottomissione
di esse all’uomo.
A questa preoccupazione per la sicurezza e per i diritti delle donne, si aggiunge
l’insistenza di preservare la neutralità e la laicità, portando alla ricerca di soluzioni che
aboliscano questi simboli religiosi negli spazi pubblici, soprattutto all’abolizione del
velo integrale. Ne è un esempio la Francia che ha vietato l’utilizzo del velo nelle scuole
e negli uffici pubblici, ma vedremo nelle prossime pagine anche alcuni provvedimenti
presi dall’Italia, in modo particolare il caso lombardo.
La questione dell’uso del velo integrale nello spazio pubblico è stata discussa in
molti paesi europei, ma non si è ancora arrivati ad un accordo su questo argomento, a
favore o contro ad un divieto generale di vietare la velatura integrale, sia essa secondo
le forme del o del Alcuni Stati non hanno optato per un divieto completo,
burqa niqab.
mentre altri stanno ancora esaminando tale questione.
3.2 Il velo in Italia
L’uso del velo integrale ha attirato anche l’attenzione dell’Italia, soprattutto dopo
le ondate migratorie degli anni Ottanta e Novanta delle comunità mussulmane, aprendo
In relazione a R. V. Candalija, La prohibición del velo integral en Italia y España: el caso lombardo y
57 “Stato e Chiesa” fascicolo 1, 2020, possiamo ricordare anche altri atti terroristici come ll’11
el catalán,
marzo 2004 a Madrid, a luglio del 2005 a Londra, a novembre del 2015 a Parigi e quello a Barcellona
nell’agosto del 2017. 27
dibattiti sulle tematiche della diversità culturale e sociale dell’islam rispetto alla cultura
occidentale. Si tratta di una presenza in continua crescita che si fa sempre più
significativa, tant’è che rappresentano il 33% degli stranieri regolarmente residenti in
Italia .
58 Per ora, in Italia non esiste una legge che vieti l’utilizzo del velo che copre il
volto e il problema spesso è regolato da norme già esistenti nel nostro ordinamento, ma
che non menzionano il copricapo di tradizione islamica, ma istituiscono divieti a
coprirsi il volto nei luoghi pubblici con caschi d’altri mezzi che impediscono il
riconoscimento.
La Costituzione Italiana del 1948 sancisce nell’art. 19 il diritto di tutti a
professare liberalmente la propria religione:
“Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in
qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in
privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon
.
costume”
59
Combinando questo articolo con l’articolo 3 , in cui si stabilisce il principio di
60
eguaglianza, si può impedire la creazione di situazioni discriminatorie per motivi
religiosi. In relazione a questi due articoli, si può pensare in un primo momento che la
donna possa indossare simboli religiosi che ritiene appropriati, a meno che non si tratti
di riti contrari ai buoni costumi. È qui che si inserisce il problema dell’uso del burqa
negli spazi pubblici.
Nel nostro ordinamento esistono norme adattabili che si possono applicare al
problema del velo integrale, tanto è vero che esiste una norma pregressa che
sembrerebbe affrontare la questione della legittimità del “sulla base di
burqa o niqab
F. Floridia, SNA, 2017, pag. 6.
L’integrazione degli immigrati di religione islamica,
58 La Costituzione della Repubblic