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L'etica implica una responsabilità intrinseca verso il bene comune, che dovrebbe essere interiorizzata da ogni
individuo e condivisa all'interno dell'organizzazione. Le aziende spesso adottano codici etici per formalizzare
questi valori e principi, come nel caso dell'Ateneo di Salerno, che ha un proprio codice etico applicabile a
tutti i membri della comunità universitaria. Questi codici servono come linee guida per comportamenti
responsabili e sono efficaci solo se conosciuti e condivisi dai membri dell'organizzazione. La "regola aurea"
dell'etica, che invita a trattare gli altri come vorremmo essere trattati, è un principio universale che enfatizza
il rispetto e l'empatia. Nel business, questa regola si traduce in pratiche etiche che influenzano positivamente
sia l'ambiente interno che la reputazione esterna dell'impresa. In sintesi, l'etica nel business non è una scelta,
ma un imperativo che richiede alle aziende di agire con integrità e responsabilità, riconoscendo l'importanza
di ogni stakeholder e contribuendo al benessere della società. L'etica nel business è una cornice entro cui si
svolge ogni attività imprenditoriale. Il concetto di business è più ampio rispetto a quello di imprenditorialità,
ma per essere considerata un'impresa legittima, ogni attività commerciale deve operare all'interno di questa
cornice etica. Questo significa che le decisioni e le azioni dell'impresa devono essere giuste e corrette, non
solo legalmente, ma anche moralmente. La creazione del valore, intesa come valore economico-sociale,
coinvolge sia gli oggetti (i beni o servizi prodotti) sia i soggetti (i destinatari di questo valore). La catena del
valore di Porter illustra come le imprese creano valore per il cliente, che è il bersaglio finale di tutte le
attività aziendali. Queste attività sono suddivise in attività primarie, che hanno un impatto diretto sul cliente
(come la logistica, la produzione, il marketing e le vendite, e il servizio post-vendita), e attività di supporto,
che sostengono le attività primarie. Il cliente, in questo contesto, non è necessariamente il consumatore
finale, ma può essere qualsiasi soggetto all'interno della filiera produttiva che beneficia del valore creato
dall'impresa. L'obiettivo finale è la soddisfazione del cliente, che si traduce in un valore percepito superiore
rispetto al costo sostenuto per ottenere il prodotto o servizio. In conclusione, l'etica nel business non è
un'opzione, ma una necessità che guida le imprese a operare con integrità, rispettando i diritti e i valori
condivisi dalla società, e mirando alla creazione di valore non solo economico, ma anche sociale. La catena
del valore di Porter è stata fondamentale per il management moderno perché ha introdotto un modo
sistematico di analizzare e ottimizzare le attività aziendali per creare valore per il cliente. Questo modello ha
permesso alle imprese di identificare le aree in cui possono ottenere un vantaggio competitivo, sia attraverso
la riduzione dei costi sia attraverso la differenziazione dei prodotti o servizi. Porter ha evidenziato che le
imprese non possono rimanere "a metà del guado" ma devono scegliere una strategia chiara: o diventare
leader di costo, minimizzando i costi per offrire prezzi più bassi, o differenziarsi, offrendo qualcosa di unico
che giustifichi un prezzo premium. Con il tempo, si è compreso che esistono molte sfumature tra questi due
estremi, e le imprese possono navigare con successo anche strategie ibride. Il concetto di catena del valore è
evoluto nel sistema del valore, che considera l'intera filiera produttiva e come ogni impresa all'interno di essa
aggiunga valore al prodotto o servizio finale. Questo approccio ha ampliato la prospettiva delle aziende,
spingendole a considerare non solo le proprie operazioni interne ma anche come interagiscono e influenzano
i partner lungo la filiera. La catena del valore di Porter ha cambiato il modo in cui le imprese pensano alla
creazione di valore, spostando l'attenzione dall'efficienza interna alla soddisfazione del cliente e
all'interazione con l'ecosistema aziendale più ampio. La catena del valore di Porter ha rappresentato un punto
di svolta nella comprensione di come le imprese creano e distribuiscono valore. Tuttavia, la visione originale
di Porter era limitata da una logica sequenziale e da un approccio a somma zero, dove il valore totale rimane
fisso e le imprese competono per una fetta maggiore di questo valore.cOggi, si riconosce che una
collaborazione efficace lungo la filiera può espandere il valore totale disponibile, portando a una situazione
win-win in cui tutte le imprese coinvolte beneficiano. Questo approccio collaborativo è noto come
"costellazione del valore", dove le imprese lavorano insieme per ottimizzare l'intera filiera, piuttosto che
competere per le risorse esistenti. In questo modello, il valore aggiunto non è solo la differenza tra il costo
delle materie prime e il prezzo che il consumatore finale è disposto a pagare, ma include anche il valore
creato attraverso l'innovazione, l'efficienza migliorata e le relazioni più forti tra le imprese. La costellazione
del valore riconosce che, attraverso la collaborazione, è possibile creare un valore maggiore per tutti i
soggetti coinvolti, inclusi i consumatori finali. La transizione dal modello della catena del valore di Porter al
modello della costellazione del valore di Normann e Ramirez rappresenta un cambiamento significativo nel
modo in cui le imprese concepiscono la creazione di valore. Mentre Porter vedeva la creazione di valore
come una sequenza lineare di attività, Normann e Ramirez hanno introdotto un approccio più olistico e
collaborativo. Nel modello della costellazione del valore, il cliente non è più un destinatario passivo alla fine
della catena, ma è collocato al centro del sistema di co-creazione del valore. In questo sistema, il cliente
diventa un partecipante attivo, contribuendo direttamente alla creazione del prodotto o servizio finale. Questo
approccio è evidente nel business model di IKEA, dove i clienti sono coinvolti attivamente nell'assemblaggio
dei mobili, contribuendo così alla loro soddisfazione personale e percependo un valore aggiunto attraverso il
risparmio e l'esperienza personalizzata. La costellazione del valore si allontana dalla logica a somma zero di
Porter, dove il valore totale è fisso e le imprese competono per una fetta maggiore. Invece, promuove una
logica win-win, dove la collaborazione tra le imprese può aumentare il valore totale disponibile. Questo
modello enfatizza l'importanza dell'integrazione e della cooperazione tra tutti i partecipanti, dai fornitori ai
clienti, per massimizzare il valore per tutti gli stakeholder coinvolti. Il concetto di Service Dominant Logic
(SDL), introdotto da Vargo e Lusch, ha rivoluzionato il modo in cui si pensa al marketing e alla creazione di
valore. Secondo la SDL, il valore non è più visto come qualcosa che le imprese creano e poi trasferiscono ai
consumatori; piuttosto, il valore è co-creato attraverso interazioni e relazioni tra fornitori e clienti. In questo
modello, i prodotti e i servizi sono piattaforme per la co-creazione di valore, e il cliente gioca un ruolo attivo
e centrale in questo processo. La SDL enfatizza l'importanza del servizio e delle competenze come elementi
fondamentali del valore, piuttosto che i beni fisici. Questo approccio ha portato a una maggiore enfasi sulle
relazioni a lungo termine e sulla collaborazione tra tutte le parti interessate per creare valore sostenibile.
Collegando questo al discorso precedente sulla costellazione del valore, possiamo vedere come la SDL si
allinea con l'idea di un approccio collaborativo e integrato alla creazione di valore. Invece di una catena
lineare di produzione, abbiamo una rete o un ecosistema di attori che lavorano insieme per migliorare
l'esperienza complessiva del cliente e per creare valore in modi che non erano possibili in un modello più
tradizionale e sequenziale. Dunque, la SDL e la costellazione del valore rappresentano un cambiamento
paradigmatico nel pensiero aziendale, spostando l'attenzione dalla produzione di beni alla facilitazione di
esperienze e risultati desiderati dai clienti, con il cliente che diventa un partner attivo nella co-creazione di
valore. Questo approccio richiede alle imprese di essere più flessibili, reattive e orientate al servizio per
soddisfare le esigenze in continua evoluzione dei clienti. La Service Dominant Logic (SDL) di Vargo e
Lusch ha introdotto una visione del marketing e della creazione di valore che si concentra sul servizio
piuttosto che sulla semplice transazione di beni materiali. In questo modello, il valore è co-creato attraverso
l'interazione tra fornitori e clienti, con i clienti che giocano un ruolo attivo nel processo. La SDL sottolinea
che i prodotti e i servizi sono piattaforme per la co-creazione di valore e che le competenze e le conoscenze
sono centrali in questo processo. La SDL si allinea con l'idea di una "costellazione del valore", dove le
imprese non sono più viste come entità isolate che producono valore da trasferire ai consumatori, ma come
parte di una rete o un ecosistema che collabora per creare valore. Questo approccio richiede alle imprese di
essere più flessibili, reattive e orientate al servizio per soddisfare le esigenze dei clienti. In questo contesto, il
mercato è visto come due reti interconnesse: una rete di offerta e una rete di domanda. Le imprese non sono
solo in relazione diretta con i clienti, ma sono inserite in una rete di relazioni che comprende altre imprese,
influenzando e venendo influenzate da esse. I clienti, a loro volta, non sono isolati ma sono al centro di una
rete di influencer, che possono essere professionisti o semplici individui che condividono le loro esperienze e
opinioni. La metafora del campo di calcio illustra bene questa dinamica: ci sono due squadre, l'offerta e la
domanda, che giocano seguendo le regole del fair play, cercando di ottimizzare i risultati per entrambe le
parti. Questo modello enfatizza l'importanza del dialogo aperto e costruttivo e della collaborazione per creare
un sistema di valore in cui tutti i partecipanti possano trarre beneficio.
Nella visione relazionale, l'impresa non è un'entità statica ma è definita dalla percezione e dalle relazioni del
soggetto osservatore, l'ego, che si trova al centro di una rete di relazioni. Questo ego non è solo un ricevente
passivo di valore ma partecipa attivamente alla sua creazione, interagendo con altri soggetti detentori e
apportatori di risorse.
Il passaggio dalla logica del many-to-many, tipica della Service Dominant Logic, al many-for-many della
visione relazi