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S. cerevisiae IN COLTURA STAZIONARIA IN ALTO STRATO

Scopo: Trasferire Saccharomyces cerevisiae da uno slant ad una beuta in coltura stazionaria in alto strato con terreno MEB addizionato di glucosio nella quantità di 150g/L. Con una coltura di questo tipo ci si aspetta che S. cerevisiae fermenti, trovandosi in condizioni di scarsità di ossigeno e abbondanza di glucosio.

Materiali:

  1. Beuta con terreno MEB (fig.6.4 e 6.5)+ 150g/L di glucosio (fig. 6.2)
  2. Propipetta
  3. Pipetta sterile monouso
  4. Slant con Saccharomyces crevisiae (fig. 6.3)
  5. Slant con coltura pura di S. cerevisiae (fig. 6.3)
  6. Slant con soluzione fisiologica
  7. Becco Bunsen

Metodi:

  1. La prima operazione da effettuare è siglare la beuta in modo da riconoscerla, si segna quindi il microorganismo che verrà inserito.
  2. Risospensione della coltura pura: con una pipetta sterile si preleva della soluzione fisiologica e la si inserisce nello slant

conclusioni:In questo esperimento abbiamo utilizzato il microorganismo S. cerevisiae per studiare il processo di fermentazione. Abbiamo inoculato una sospensione di S. cerevisiae nella beuta e l'abbiamo incubata a una temperatura di 25-28°C. Come previsto, durante l'incubazione abbiamo osservato la formazione di una patina sul fondo della beuta. Questa patina è il risultato della fermentazione, durante la quale S. cerevisiae produce bollicine di CO2. La patina si forma nella parte più lontana dall'ossigeno presente nella beuta. Questo esperimento ci ha permesso di valutare qualitativamente la crescita e la morfologia di S. cerevisiae durante la fermentazione. Non abbiamo prestato attenzione alla quantità di microorganismo inoculato, ma ci siamo concentrati sull'osservazione dei risultati. In conclusione, l'utilizzo di S. cerevisiae come modello per lo studio della fermentazione è stato efficace. Questo esperimento ci ha fornito informazioni sulla crescita e la morfologia di S. cerevisiae durante la fermentazione, e ci ha permesso di osservare i risultati in modo qualitativo.

conclusioni: Aprendo la beuta e annusando la coltura si percepisce effettivamente un odore difermentato, con aromi tipici di prodotti che subiscono una fermentazione, quali vino e birra. Annusando invece una beuta dove cerevisiae è cresciuto in basso strato con poco glucosio aggiunto, si percepisce l'odore tipico dei panetti di lievito venduti al supermercato. Questa differenza aromatica ci conferma che in determinate condizioni questo microorganismo fermenta producendo determinati metaboliti, mentre in altre cresce formando biomassa e altri metaboliti differenti.

B) Penicillium chrysogenum IN COLTURA AGITATA IN BASSO STRATO

Scopo: Trasferire una coltura di Penicillium chrysogenum da uno slant ad una beuta in coltura agitata in basso strato con terreno MEB (fig. 6.4 e 6.5) e valutarne le caratteristiche morfologiche dopo la crescita. Ricordiamo che questo microorganismo ha un grande valore per l'uomo, essendo un fungo da cui

È possibile ricavare la penicillina. Materiali: I materiali utilizzati sono analoghi all'analisi precedente con le uniche differenze riguardanti il terreno colturale MEB (fig. 6.5 e 6.5) non arricchito e il microorganismo da inoculare Penicilium chrysogenum.
Slant con Penicillium chrysogenum
Figura 7.2 Slant con Penicillium chrysogenum
Beuta con terreno MEB
Figura 7.1 Beuta con terreno MEB
Metodi: I metodi utilizzati risultano analoghi a quelli usati per inoculare S. cerevisiae, l'unica differenza si verifica quando si richiude la beuta, ovvero, per cerevisiae si richiude la beuta con il tappo, mentre in questo caso il tappo viene aperto e disteso sulla bocca della beuta e poi fissato con degli elastici. Risultati: La coltura agitata in basso strato provoca la formazione di pellet (fig. 7.3 e 7.4), ovvero agglomerati di biomassa. Discussione e conclusioni: Alcuni pellet sono più grandi perché in realtà sono il risultato del distaccamento della crescita parietale che quando risulta troppo pesante ricade sul fondo.

della beuta. Nel caso in cui la crescita parietale rimanga attaccata alla parete, può andare a sporificare e produrre conidi e corpi fruttiferi, in quanto la parete è un ambiente più tranquillo per il fungo. È importante considerare questa crescita parietale, perché in un fermentatore potrebbe causare problemi di incrostazioni. Inoltre, è possibile notare che il microorganismo non sporifica in coltura agitata in basso strato, mentre in coltura stazionaria produce micelio bianco e sporifica (fig. 7.5).

Figura 7.3 Figura 7.4 Formazione di pellet e crescita parietale Figura 7.5 Crescita del medesimo microorganismo in coltura stazionaria

14C) Rhizopus oryzae IN COLTURA AGITATA IN BASSO STRATO

Scopo: Trasferire una coltura di Rhizopus oryzae da uno slant ad una beuta in coltura agitata in basso strato con terreno MEB (fig. 6.4 e 6.5) e valutarne le caratteristiche morfologiche dopo la crescita. Questo microorganismo risulta interessante, poiché è

Possibile estrarre il caglio microbico da colture di questa muffa.

Materiali:

I materiali utilizzati sono analoghi all'analisi precedente con l'unica differenza riguardante il microorganismo da inoculare Rhizopus oryzae.

Slant con Rhizopus oryzae

Beuta con terreno

Metodi:

I metodi utilizzati sono analoghi a quelli usati per i primi due microorganismi, ricordando di distendere il tappo dopo aver inoculato il microorganismo.

Risultati:

Anche in questo caso, avendo una coltura agitata in basso strato, sono stati ottenuti dei pellet (fig. 8.3) all'interno della beuta, oltre a ricadute di crescita parietale.

Discussione e conclusioni:

Nuovamente, quindi, vale il discorso fatto precedentemente su crescita parietale e problemi di incrostazioni nei fermentatori. Inoltre, anche in questo caso non è avvenuta sporificazione.

Formazione di pellet e crescita paritale

LABORATORIO DI MICROBIOLOGIA ALIMENTARE PROF.SSA TAVERNITI

Durante il laboratorio di microbiologia alimentare ogni studente ha effettuato delle analisi su due alimenti differenti, di cui uno appartenente agli alimenti freschi ed uno agli alimenti fermentati. Per ogni alimento lo studente ha allestito due analisi con terreni diversi, operando in totale quattro analisi per la ricerca di diversi microorganismi. Personalmente ho lavorato con:
  1. Filetto d'orata su terreno VRBD
  2. Filetto d'orata su terreno PCA a 20°C
  3. Stracchino su terreno M17+2%LACT
  4. Stracchino su terreno AGAR GELISATO
Oltre alle analisi sugli alimenti sono state effettuate anche analisi ambientali e sull'operatore come:
  1. Contact Plate con terreno PCA (personalmente ho usato la contact plate sulla porta del laboratorio)
  2. Analisi popolazione microbica della mano su terreno BP

Filetto d'orata (fig. 9.1) su terreno VRBD

Scopo:

Il VRBD (Violet red bile dextrose) (fig. 9.1 e 9.3) è un terreno utilizzato per andare ad effettuare la conta delle Enterobacteriacee. È un terreno selettivo per Gram negativi grazie alla presenza di cristalvioletto e Sali biliari. Al suo interno ha anche un indicatore di pH, il rosso neutro, che vira al rosso in ambiente acido. Gli enterobatteri consumando glucosio producono acidi, che provocano il viraggio del colore e quindi il riconoscimento delle colonie. Una particolarità è che questo terreno non è autoclavato per evitare la formazione di precipitati.

Materiali:

  1. Bilancia tecnica
  2. Diluente sterile sale triptone
  3. Sacchetti sterili Stomacher
  4. Omogeneizzatore peristaltico Stomacher
  5. Becco Bunsen
  6. Provette per diluizioni con tappi (fig.9.4)
  7. Vortex
  8. Pipette monouso sterili
  9. Propipetta Figura 9.1 composizione VRBD
  10. Due piastre Petri Figura 9.3 Provette per diluizioni decimali

Figura 9.2

  1. Prelievo del campione e omogeneizzazione: si disinfetta esternamente la confezione del prodotto per evitare contaminazioni. Successivamente si pesano sterilmente 10g di alimento in un sacchetto sterile Stomacher a cui si aggiungono 90ml di diluente sterile sale triptone (diluizione -1) e si omogeneizza nell'omogeneizzatore Stomacher.
  2. Diluizioni decimali: nell'intorno del becco Bunsen con fiamma ossidante si operano diluizioni decimali cambiando pipetta monouso ad ogni diluizione e vortexando le provette prima di prelevare l'aliquota da diluire. Per questa analisi è sufficiente diluire fino alla diluizione -2.
  3. Piastramento per incorporamento: a questo punto siglare le piastre di VRBD con i numeri delle diluizioni che verranno inoculate. Per questa analisi vengono inoculate per incorporamento la diluizione -1 e -2, quindi è necessario seminare 1ml delle diluizioni nelle piastre, aggiungere il terreno ancora liquido.
proveniente da un bagnetto termostatato, mescolarlo con la sospensione microbica, far solidificare il primo strato ed infine versare lo strato più sottile di overlay.

Incubazione: incubare a 37°C per 24h.

Risultati:
In questa analisi la conta delle colonie risulta relativamente più difficile rispetto ad altre, bisogna infatti considerare solo le colonie tipiche, ovvero colonie rosa violacee. Vanno escluse colonie che sporgono dal terreno e quelle conforma allungata, a forma di seme. Sono state contate due colonie nella diluizione -1 e una colonia nella diluizione -2(fig. 9.4).

Discussione e conclusioni:
Confrontando i risultati con gli altri operatori e applicando le formule necessarie è possibile ricavare le UFC/g, che in questo caso risultano 2,33 x 10 UFC/g applicando la formula della media aritmetica su una diluizione in più replicati.
Il valore è quindi accettabile, essendo più basso dei valori di riferimento. Abbiamo quindi un prodotto fresco.idoneo4dal punto di vista della presenza di Enterobacteriacee, essendo il limite di 10 UFC/g.
Piastre Petri con terreno VRBD dopo piastramento e incubazione
Figura 9.4 Piastre Petri con terreno VRBD dopo piastramento e incubazione
Bibliografia e riferimenti: il metodo di analisi utilizzato è stato l'ISO 21528-2. Riferimenti: ANZFA (2001); Gilbert et al. (2000) 17B) Filetto d'orata su terreno PCA a 20°C Scopo: Nelle condizioni di incubazione di questa analisi il terreno PCA (fig. 10.1 e 10.2) viene usato per valutare la presenza di microrganismi psicrotrofi, ovvero microorganismi in grado di moltiplicarsi anche sotto i 7°C, ma con un optimum di crescita tra i 15 e i 20°C, un optimum di temperatura leggermente più alto rispetto ai microorganismi psicrofili che hanno un optimum di temperatura tra i 10 e i 15°C. Gli psicrotrofi sono microorganismi molto capaci di adattarsi a diverse situazioni, essendo in grado di crescere anche a basse temperature.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
23 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/19 Microbiologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dieuni17 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Microbiologia applicata e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Mora Diego.