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DOMANDE SU IMMANUEL KANT

1. Che cosa sono per Kant i giudizi sintetici a priori ?

I giudizi sintetici a priori sono principi della scienza che ampliano la nostra

conoscenza e non si basano sull’esperienza. Questi stanno alla base della

scienza, ma non la costituiscono interamente, in quanto è necessaria anche

l’esperienza, che fornisce il materiale che deve essere ordinato secondo i

giudizi sintetici a priori. Questi ultimi, infatti, derivano da forme innate proprie

del soggetto pensante, a priori rispetto all’esperienza, universali e necessarie,

applicate da tutti allo stesso modo. Queste ci servono, dunque, per ordinare la

materia, ovvero tutto ciò che apprendiamo caoticamente dall’esperienza,

quindi a posteriori, come un archivio (forma) in cui vengono immessi tutti i dati

disordinati (materia). Da tutto ciò si capisce che se vi sono forme a priori, vi

sono anche giudizi sintetici a priori. Kant si serve di questi per giustificare

l’ipotesi gnoseologica di fondo alla Critica alla Ragion Pura, cioè che ogni

conoscenza comincia con l’esperienza ma non deriva interamente da essa. La

conoscenza può infatti giungere dall’esperienza sommata alla nostra facoltà

conoscitiva. E’ bene però distinguere i giudizi della scienza ( sintetici a priori)

dai giudizi analitici a priori e dai giudizi sintetici a posteriori, utilizzati da altre

scuole filosofiche precedenti, presi in esame da Kant. I primi differiscono dai

giudizi della scienza in quanto sono enunciati senza esperienza, universali e

necessari, che però non ampliano la nostra conoscenza; non considerando

l’esperienza si riallacciano alla concezione razionalistica. I secondi invece

aggiungono contenuti alla conoscenza ma si basano essenzialmente

sull’esperienza; per questo motivo richiamano la concezione empiristica, non

risultando né universali, né necessari.

2. Qual è l'interpretazione di Kant dello spazio e del tempo?

L’estetica trascendentale è la scienza dei principi a priori della sensibilità ed è la

parte della ragion pura che studia lo spazio e il tempo. Kant dice che la

sensibilità è recettiva in quanto non genera i contenuti ma li accoglie per

intuizione. Kant organizza le intuizioni empiriche (le sensazioni) tramite lo

spazio e il tempo, che sono intuizioni pure. Di queste due intuizioni pure, lo

spazio rappresenta la forma del senso esterno ed è la forma a priori alla base

delle intuizioni esterne; il tempo invece è la forma del senso interno, ma è più

importante dello spazio in quanto è unicamente attraverso il senso interno che

ci giungono i dati del senso esterno. Il tempo si configura quindi come la

maniera universale attraverso la quale percepiamo tutti gli oggetti. Kant parla

anche di "idealità trascendentale" e di "realtà empirica" di spazio e tempo, che

pur essendo soggettivi rispetto alle cose in sé stesse ( secondo l’idealità

trascendentale) presentano anche una validità oggettiva rispetto a tutti gli

oggetti che possono essere percepiti dai nostri sensi (in ciò consiste la loro

"realtà empirica"). Le due intuizioni pure di spazio e tempo sono anche alla

base della matematica, formata dall’aritmetica e dalla geometria: le scienze

sintetiche a priori per eccellenza. Queste scienze sono sintetiche in quanto

ampliano le nostre conoscenze mediante costruzioni mentali che sono oltre il

già noto, e sono a priori in quanto i loro teoremi valgono indipendentemente

dall’esperienza. Infine Kant giustifica l’apriorità di spazio e tempo sia con

argomenti teorici generali, sia con argomenti tratti dalla considerazione delle

scienze matematiche, rifiutando la visione empiristica ( spazio e tempo visti

come nozioni tratte dall’esperienza), la visione oggettivistica o realistica

( spazio e tempo visti come entità a sé stanti o recipienti vuoti) e la tesi

concettualistica ( spazio e tempo considerati come concetti esprimenti i

rapporti fra le cose).

3. Che cosa intende Kant per rivoluzione copernicana?

“Se l’intuizione dovesse modellarsi sulla costituzione degli oggetti non vedo

come si potrebbe saperne qualcosa a priori: ma se invece è l’oggetto ( come

oggetto dei sensi) che si modella sulla costituzione della nostra facoltà di

intuire, allora io posso benissimo farmi un’idea di questa possibilità”(Critica

della ragion pura, pag. 28). Come vediamo Kant nella sua Rivoluzione

Copernicana, sostiene un mutamento di prospettiva; infatti proprio come

Copernico, che avendo incontrato difficoltà nello spiegare i movimenti celesti a

partire dall’ipotesi che gli astri ruotino attorno allo spettatore suppose che

fosse lo spettatore a ruotare intorno agli astri, così Kant, per spiegare la

conoscenza, sostiene che sia il soggetto a ruotare intorno all’oggetto e non

viceversa. Nel senso che è la realtà che si modella sulle forme a priori

attraverso cui la percepiamo. Kant giunge quindi ad elaborare una nuova teoria

della conoscenza fondata sulle forme a priori, sulle intuizioni pure a priori (da

cui deriva il materiale empirico) e sulle categorie dell'intelletto. Inoltre di

particolare rilevanza è la distinzione che Kant attua tra “fenomeno”, ossia

realtà come ci appare tramite le forme a priori, proprie della nostra struttura

conoscitiva e “cosa in sé”, ossia realtà indipendente da noi, una “X sconosciuta”

che rappresenta però il necessario corrispondente all’oggetto per noi

(fenomeno).

4. Come mai per Kant le categorie e l’io penso sono il fondamento della

conoscenza scientifica?

Innanzitutto Kant opera una distinzione nella conoscenza tra sensibilità, basata

sulle intuizioni pure di spazio e tempo, e intelletto, che ordina attivamente i

dati sensibili pervenutici dalle intuizioni. L’intelletto è basato su dei concetti,

che possono essere legati all’esperienza, oppure puri, sciolti da essa. Tali

concetti puri sono organizzati in dodici categorie, suddivise in quattro gruppi

(qualità, quantità, relazione e modalità) e corrispondenti a tutte le possibili

modalità di giudicare del nostro pensiero (e giudicare significa attribuire un

predicato ad un soggetto) . “Ogni molteplice, per quanto sia dato in un’unica

intuizione empirica, è determinato in riferimento ad una delle funzioni logiche

del giudicare, mediante il quale esso è in generale portato a una coscienza”. Ad

esempio, è solo grazie alla categoria di causalità che possiamo, in concreto,

affermare che un fenomeno è causa di un altro fenomeno. Kant afferma che

“senza sensibilità nessun oggetto ci verrebbe dato, e senza intelletto nessun

oggetto verrebbe pensato. I pensieri senza contenuti (senza intuizioni) sono

vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche”. La sensibilità fornisce quindi la

materia empirica della conoscenza, che deve poi essere ordinata, “giudicata”

dalle forme a priori del nostro intelletto, ossia le categorie. Per tal motivo esse

costituiscono il fondamento, la base della conoscenza, anche se, come emerge

dal pensiero kantiano, necessitano dell’esperienza sensibile, per passare dal

generale al sapere scientifico concreto. E ciò che permette l’unificazione fra

sensibilità ed intelletto è l’io penso, da Kant definito anche come autocoscienza

o appercezione trascendentale: “Il molteplice, dato da un’intuizione sensibile,

cade necessariamente sotto l’unità sintetica ed originaria dell’appercezione,

perché solo per mezzo di questa è possibile l’unità dell’intuizione”.

5. E’ possibile la metafisica come scienza?

Kant affronta nella dialettica trascendentale il problema se la metafisica possa

costituirsi come scienza, affermando che essa è un parto della ragione, che si

potrebbe intendere come tentativo dell’intelletto, cioè la facoltà logica di

unificare i dati sensibili tramite le categorie, di voler pensare anche senza dati.

Kant ritiene che il voler procedere oltre i dati esperenziali è generato dalla

nostra innata tendenza all’incondizionato e alla totalità; egli sostiene che la

nostra ragione è attratta dal regno dell’assoluto, tendendo così ad una

spiegazione globale e onnicomprensiva di ciò che esiste. Questa teoria

kantiana è basata sulle tre idee trascendentali: quella di anima (idea della

totalità assoluta dei fenomeni interni), l’idea di mondo (idea della totalità

assoluta dei fenomeni esterni), l’idea di Dio (totalità di tutte le totalità e

fondamento di tutto ciò che esiste). L’errore della metafisica, secondo Kant, è

quello di far corrispondere a queste tre esigenze mentali di unificazione

dell’esperienza tre realtà, omettendo che noi non conosciamo la cosa in sé, ma

soltanto la realtà del fenomeno. Secondo Kant l’illusione inestirpabile della

metafisica consiste proprio nel procedere oltre gli orizzonti dell’esperienza

sensibile, illusione che determina l’infondatezza della metafisica, dimostrata da

Kant tramite la psicologia razionale, la cosmologia razionale e la teologia

razionale.

6. Perché la psicologia razionale per Kant non è una scienza?

La psicologia razionale è una delle "scienze" componenti la metafisica

tradizionale che Kant prende in considerazione per dimostrare l’infondatezza di

quest’ultima. Kant ritiene infatti che la psicologia razionale sia fondata su un

paralogismo che consiste nell’applicare la categoria di sostanza all’io penso

identificandolo con una realtà permanente, immateriale, incorruttibile,

personale, spirituale ed immortale chiamata anima. L’io penso, secondo Kant,

non è un oggetto empirico al quale poter applicare una categoria, esso è una

forma a priori, una funzione gnoseologica, che non si può trattare come un

ente reificato, a causa dei limiti insuperabili della nostra ragione.

7. Che cosa intende Kant per antinomia nella cosmologia razionale?

La cosmologia, inserita da Kant all’interno della dialettica trascendentale, è

stata da sempre considerata dai filosofi antichi come una scienza che utilizza la

nozione di mondo intesa come totalità dei fenomeni cosmici. Proprio a causa di

questa premessa la cosmologia razionale è secondo Kant destinata a fallire. Ciò

avviene poiché noi possiamo sperimentare questo o quel fenomeno in

particolare e non invece la totalità dei fenomeni. Dunque l’idea di mondo cade

al di fuo

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A.A. 2016-2017
9 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher UNSIGNED di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Fonnesu Luca.