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Vano error vi lusinga: c
poco vedete, et parvi veder molto, D
ché ’n cor venale amor cercate o fede. E
Qual piú gente possede, e
colui è piú da’ suoi nemici avolto. D
O diluvio raccolto d
di che deserti strani f Assuonano f(-ani) e G(-ampi)
per inondar i nostri dolci campi! G Rima etimologica “campi”: “scampi”
Se da le proprie mani f Collegamento semantico per opposizione
questo n’avene, or chi fia che ne scampi? G tra “or chi fia che ne scampi?”
“Ben provida Natura” tra II e III stanza.
Ben provide Natura al nostro stato, A Assonanza tra A(-ato) e F(-anco)
quando de l’Alpi schermo b
pose fra noi et la tedesca rabbia; C
ma ’l desir cieco, e ’ncontr’al suo ben fermo, B
s’è poi tanto ingegnato, a
ch’al corpo sano à procurato scabbia. C
Or dentro ad una gabbia c
fiere selvagge et mansüete gregge D Assonanza tra D(-egge) ed E(-eme)
s’annidan sí che sempre il miglior geme: E
et è questo del seme, e
per piú dolor, del popol senza legge, D
al qual, come si legge, d Rima equivoca “legge”
Mario aperse sí ’l fianco, f
che memoria de l’opra ancho non langue, G
quando assetato et stanco f
non piú bevve del fiume acqua che sangue. G Collegamento capfindo tra la III e
la IV stanza “sangue” : “sanguigne”
Cesare taccio che per ogni piaggia A
fece l’erbe sanguigne b
di lor vene, ove ’l nostro ferro mise. C Rima etimologica “mise” : “commise”
Or par, non so per che stelle maligne, B Assonanza tra B(-igne), C(-ise) e f(-ire)
che ’l cielo in odio n’aggia: a che si prolunga in E(-ino)
vostra mercé, cui tanto si commise. C
Vostre voglie divise c
guastan del mondo la piú bella parte. D
Qual colpa, qual giudicio o qual destino E
fastidire il vicino e
povero, et le fortune afflicte et sparte D Rima etimologica “parte” :”disparte”
perseguire, e ’n disparte d e in legame pseudo derivativo con “sparte”
cercar gente et gradire, f Rima ricca “gradire”: “gradire”
che sparga ’l sangue et venda l’alma a prezzo? G
Io parlo per ver dire, f
non per odio d’altrui, né per disprezzo. G Rima etimologica “prezzo” : “disprezzo”
Né v’accorgete anchor per tante prove A Assonanza tra (-ove) e D(-ome)
del bavarico inganno b
ch’alzando il dito colla morte scherza? C
Peggio è lo strazio, al mio parer, che ’l danno; B
ma ’l vostro sangue piove a Rime paranomastiche “prove” : “piove”
piú largamente, ch’altr’ira vi sferza. C “scherza” : “sferza”
Da la matina a terza c
di voi pensate, et vederete come D
tien caro altrui che tien sé cosí vile. E
Latin sangue gentile, e
sgombra da te queste dannose some; D
non far idolo un nome d
vano senza soggetto: f
ché ’l furor de lassú, gente ritrosa, G
vincerne d’intellecto, f
peccato è nostro, et non natural cosa. G
Non è questo ’l terren ch’i’ toccai pria? A
Non è questo il mio nido b
ove nudrito fui sí dolcemente? C Rima etimologica “dolcemente” : “mente”
Non è questa la patria in ch’io mi fido, B
madre benigna et pia, a Gioco Paranomastico “pia” : “pria”
che copre l’un et l’altro mio parente? C
Perdio, questo la mente c
talor vi mova, et con pietà guardate D
le lagrime del popol doloroso, E Assonanza tra E(-oso) e G(-orto)
che sol da voi riposo e che condividono la tonica con f(-ore)
dopo Dio spera; et pur che voi mostriate D
segno alcun di pietate, d
vertú contra furore f
prenderà l’arme, et fia ’l combatter corto: G
ché l’antiquo valore f
ne gli italici cor’ non è anchor morto. G
Signor’, mirate come ’l tempo vola, A
et sí come la vita b
fugge, et la morte n’è sovra le spalle. C
Voi siete or qui; pensate a la partita: B
ché l’alma ignuda et sola a
conven ch’arrive a quel dubbioso calle. C
Al passar questa valle c
piacciavi porre giú l’odio et lo sdegno, D Rima derivativa “degno” : “sdegno”
vènti contrari a la vita serena; E
et quel che ’n altrui pena e
tempo si spende, in qualche acto piú degno D
o di mano o d’ingegno, d
in qualche bella lode, f
in qualche honesto studio si converta: G Assonanza E(-ena) e G(-erta)
cosí qua giú si gode, f che rovesciano le vocali di C(-alle)
et la strada del ciel si trova aperta. G e parziale consonanza con A(-ola) e C(-alle)
Canzone, io t’ammonisco a
che tua ragion cortesemente dica, B
perché fra gente altera ir ti convene, C
et le voglie son piene c
già de l’usanza pessima et antica, B
del ver sempre nemica. b
Proverai tua ventura d
fra’ magnanimi pochi a chi ’l ben piace. E
Di’ lor: - Chi m’assicura? d
I’ vo gridando: Pace, pace, pace. - E Gioco paranomastico “pace” : “piace”
Parafrasi:
Italia mia, anche se le parole sono inutili a sanare le piaghe mortali che vedo così numerose nel tuo bel
corpo, voglio almeno che i miei sospiri siano quali il Tevere, l'Arno e il Po, dove ora mi trovo pieno di dolore
e preoccupazione, si aspettano da me. O rettore del cielo [Dio], io chiedo che la pietà che ti portò in terra ti
induca a rivolgerti al tuo amato e nobile paese. Vedi, o Signore cortese, quale guerra crudele nasca da
cause tanto lievi; apri tu, Padre, e intenerisci e sciogli i cuori che sono induriti e chiusi dal fiero e superbo
Marte; fa' in modo che la tua verità si senta in cielo attraverso le mie parole, qualunque sia la mia
capacità.
Voi, ai quali la fortuna ha messo in mano la guida delle belle terre d'Italia, di cui non sembrate avere
alcuna pietà, che ci fanno qui tante spade straniere? Volete che il terreno verde si sporchi di sangue
barbarico? Nutrite false speranze: vedete poco e vi sembra di vedere molto, poiché cercate amore o fedeltà
in cuori venali [nei soldati mercenari]. Chi ha ai suoi ordini più soldati, è maggiormente circondato da
nemici. O diluvio proveniente dai paesi più orridi e lontani, per inondare i nostri dolci campi! Se ciò
avviene per nostra stessa iniziativa, chi potrà mai salvarci?
La natura provvide bene a nostro vantaggio, quando pose le Alpi come barriera tra noi e la rabbia tedesca;
ma i ciechi desideri [dei signori italiani] rivolti al proprio danno si sono poi ingegnati al punto che hanno
procurato una malattia al corpo sano [assoldando mercenari stranieri]. Ora nella stessa gabbia si
annidano belve selvagge e greggi mansuete, in modo tale che è sempre il migliore ad avere la peggio: e per
accrescere il nostro dolore, questo popolo è della stessa stirpe di quella gente senza civiltà a cui, come narra
la storia, Gaio Mario squarciò il fianco al punto che la memoria di quel gesto ancora non si estingue,
quando [Mario] assetato e stanco non bevve acqua dal fiume, ma solo sangue [dei nemici].
Non parlo di Cesare che in ogni luogo macchiò l'erba del sangue delle loro vene [dei Germani], in cui
affondò la nostra spada [di Roma]. Ora sembra che il cielo ci abbia in odio, non so per quale malefica
congiunzione astrale: per merito vostro [signori d'Italia], ai quali fu affidato l'alto incarico di governo. I
vostri desideri contrapposti guastano il più bel paese del mondo. Quale colpa, quale giudizio o destino vi
spinge a infastidire il cittadino povero, a perseguitare le fortune afflitte e disperse, a cercare e apprezzare
fuori d'Italia delle genti che spargano il sangue e vendano la loro anima in cambio di denaro? Io parlo per
dire la verità, non per odio verso gli altri o per disprezzo.
Non avete ancora capito da tante prove l'inganno dei Bavari [dei mercenari tedeschi] che scherzano con la
morte alzando il dito [in segno di resa]? A mio parere, lo scherno è peggiore del danno; ma il vostro sangue
è sparso più largamente, poiché siete animati da altra ira [combattete davvero]. Nelle prime ore del
mattino pensate a voi e capirete quanto questi mercenari, che stimano se stessi così poco, possano stimare
voi. O nobile sangue latino, allontana da te questi pesi fastidiosi; non trasformare in idolo una fama vana,
senza costrutto: poiché il fatto che il furore di quelle terre lassù, che una gente barbara ci superi in
intelletto, è un nostro peccato e non una disposizione naturale.
Non è forse questa la terra dove sono nato? Non è questo il nido dove sono stato dolcemente nutrito? Non è
questa la patria a cui mi affido, madre benevola e devota, dove sono sepolti entrambi i miei genitori? Per
Dio, questi pensieri vi smuovano talvolta la mente e guardate in modo pietoso le lacrime del vostro popolo
addolorato, che spera solo da voi dopo Dio la pace; e purché voi mostriate un qualche segno di pietà, la
virtù impugnerà le armi contro il furore e la lotta sarà breve: poiché l'antico valore non è ancora morto nei
cuori degli Italiani.
O signori, osservate come il tempo vola e come la vita fugge, e la morte ci incalza alle spalle. Voi ora siete
qui; pensate a quando morirete: infatti è inevitabile che l'anima nuda e sola giunga a quel cammino
dubbioso [alla morte]. Nel passaggio in questo mondo vogliate deporre l'odio e lo sdegno, che sono venti
contrari alla vita serena; e quel tempo che spendete per dare pena agli altri, possa convertirsi in qualche
atto più degno di mano o d'intelletto, in qualche lodevole attività, o in qualche studio decoroso: così si è
felici in terra e si trova poi aperta la strada per il cielo.
Canzone, io ti ammonisco a dire le tue ragioni in modo cortese, visto che dovrai andare tra gente
sprezzante, e i loro desideri sono pieni dell'antica e pessima usanza [l'adulazione], sempre nemica della
verità. Troverai la tua fortuna tra pochi uomini magnanimi a cui piace il bene. Di' loro: "Chi mi protegge?
Io vado gridando: Pace, pace, pace".
Nella canzone all’’Italia, si vede chiaramente l’espressione del Petrarca politico.
La disposizione delle tre canzoni politiche nel Canzoniere dimostra che Petrarca stesso ha inteso dare un
particolare risalto ad Italia mia facendone quasi il punto di arrivo di un’ideaale autobiografia politica che
corre parallelamente e si intreccia alla vicenda dell’amore per Laura.
La sequenza dei tre testi de