TRASVERSALI AL SETTORE L ATTIERO
CASEARIO
L A STANDARDIZZAZIONE DELLE C ARATTERISTIC HE DEL
L ATTE
Standardizzare significa regolare, portare ad un valore definito: la standardizzazione può
quindi essere “al ribasso” o può essere “al rialzo” in funzione del rapporto tra gli obiettivi di
processo e le caratteristiche della materia prima. I motivi per cui occorre standardizzare
sono due:
1. RIPRODUCIBILITÀ DI PROCESSI: uso efficiente degli impianti ed ottimizzazione delle
rese di trasformazione;
2. RIPRODUCIBILITÀ DELLE CARATTERISTICHE DEI PRODOTTI: identità,
riconoscibilità da parte del consumatore, conformità a standard di prodotto (volontari/
cogenti).
TECNIC HE DI STANDARDIZZAZIONE DEL GRASSO DEL
L ATTE
1. Tecnica empirica-industriale —> affioramento spontaneo
AFFIORAMENTO SPONTANEO: La velocità di affioramento è definita dalla legge di
• Stokes, occorre ricordare che la driving force dell’operazione è l’esistenza della differenza
di densità; ci sono poi altri fattori come il diametro dei globuli (medio 3-4 micron) o la
temperatura (ricordiamo da operazioni unitarie, che la legge di Stokes è puramente
applicabile a fluidi con particolati che non danno interazioni tra loro; i globuli di grasso
danno interazioni). Occorre considerare il tempo a disposizione, generalmente la
separazione per affioramento è una operazione che viene effettuata overnight: solitamente
più è lungo il tempo a disposizione per la separazione, maggiore la quantità di grasso
affiorato in superficie e maggiore lo spessore dello strato di crema. In generale la frazione
di crema è pari a circa il 10-5% del volume del latte; la concentrazione di grasso nella
crema è tra il 20 ed il 40%. Anche lo spessore del latte è importante: ogni globulo (la
distribuzione del grasso nel volume del latte è omogenea) avrà una distanza diversa da
percorrere per raggiungere la superficie in funzione della sua posizione al tempo 0 e dello
spessore dello strato di latte (da pochi a decine di cm). Il latte alla fine del periodo di sosta
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presenta una distribuzione stratificata del suo contenuto di grasso (decrescente dall’alto
verso il basso), con una linea di separazione della crema più o meno precisa (gradiente di
concentrazione). La gestione delle condizioni di separazione (tempo, spessore, …)
permette quindi di ottenere un volume di latte (90-95% del latte iniziale) parzialmente
scremato con il tenore di grasso voluto ed il restante complemento di crema. Nelle
condizioni praticabili non si ottiene latte magro perché la durata della sosta non può
superare periodi di oltre due giorni a causa
dell’incremento del rischio di crescita microbica
oltre la soglia di accettabilità. La temperatura di
sosta del latte è compatibile con la crescita
microbica, selezionando lo sviluppo di batteri
psicrotrofi. La crescita microbica nella fase
magra (ovvero nel latte), dipende dalle specie
microbiche presenti e dalla loro velocità di
crescita, nonché quindi dalla durata della sosta.
Alla fine del periodo di affioramento, la carica
microbica del latte parzialmente scremato è la
risultante di due effetti competitivi: la crescita microbica (se c’è stata o meno) che
determina un aumento del numero dei m.o. e l’effetto dovuto alla separazione dei m.o.
associati alla fase grassa (quando il globuli di grasso affiorano, si possono avere interazioni
tra NAG e NAMU dei microorganismi e delle proteine definite agglutinine presenti sulla
membrana del globulo di grasso, unitamente ad un
effetto di tipo fisico, con la creazione di una sorta di
maglia di globuli che trascinano in superficie i
microorganismi presenti in sospensione) che porta
alla riduzione della carica microbica nel latte. La
carica microbica nella crema di affioramento (o
panna) è sempre maggiore rispetto a quella del latte
scremato, appunto dovuto a quest’ultimo effetto
visto. I trattamenti da applicare per la riduzione del
contenuto microbico all’interno della panna variano
in funzione dell’utilizzo finale di tale sottoprodotto (burro o panna ad uso alimentare). Le
spore batteriche, in quanto forma di resistenza del m.o., non si duplicano durante la sosta
del latte: ne deriva che la carica totale di spore nel latte affiorato è inferiore a quella del
latte iniziale e la carica della crema è maggiore rispetto alla carica iniziale. Ricordiamo che
le spore totali del latte sono date dalla somma tra le spore totali del latte affiorato e dalle
spore totali della crema. Le condizioni praticate di affioramento fanno parte della storia del
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caseificio: si va da vasche contenenti poche decine di litri a sistemi che contengono decine
di migliaia di litri, passando in transizione attraverso le tradizionali vasche di affioramento
(del Grana Padano o del Parmigiano Reggiano che sono di circa 1000/1200 litri).
Ricordiamo che le tecniche di separazione del grasso per affioramento NON sono tecniche
destinate alla produzione di latte alimentare.
2. Tecniche industriali —> separazione centrifuga o estrazione con
CO supercritica.
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Da un punto di vista fondamentale, i criteri alla base della separazione dei globuli di grasso
sono gli stessi della separazione per affioramento (driving force = differenza di densità),
unica variante è l’accelerazione esercitata che non è più gravitazionale ma centrifuga. La
portata di alimentazione del separatore è specifica della macchina e può raggiungere anche
70.000L/h. L’efficacia della separazione varia in funzione di:
Temperatura del latte (maggiore a caldo);
- Distanza tra i dischi;
- Portata di alimentazione;
- Diametro di globuli.
-
Le macchine usate per regolare il contenuto di grasso del latte sono differenti dalle macchine
utilizzate per eliminare le impurezze (chiarificatori) o per ridurre la carica microbica
(bactofuga). La regolazione o titolazione del tenore di grasso avviene per miscelazione in
linea di latte scremato (magro, con % di grasso inferiore allo 0,05) e crema separata grazie
all’azione combinata di un sistema di misurazione della % di grasso della crema, di due
misuratori di flusso che gestiscono la quota di crema da miscelare con il latte magro e la
quota di surplus da avviare ad altri utilizzi. Il latte magro non può avere titolo inferiore allo
0,05%, in quanto si tiene in considerazione la distribuzione delle dimensioni dei globuli di
grasso.
TECNIC HE DI STANDARDIZZAZIONE DELLE PROTEINE
DEL L ATTE
PER LA STANDARDIZZAZIONE DELLE PROTEINE TOTALI (SIEROPROTEINE E
CASEINE): 22
1. ADDIZIONE DI LATTE IN POLVERE (% in proteine più elevata poiché è
concentrato), i requisiti da valutare sono la composizione del latte magro in polvere
(lattosio al 49-52%, proteine al 35-37%, minerali al 7,5-8,0%, acqua al 3-5%, grasso
0,7-1,3%) e la solubilità di questo, nonché la sua attitudine alla coagulazione presamica
(se destinato a caseificazione). L’addizione può avvenire attraverso dispersione diretta
nel latte, oppure attraverso una dispersione concentrata in acqua e quindi dopo
idratazione per sosta a 4°C, miscelazione di latte fresco e latte concentrato ricostituito in
proporzione idonea ad ottenere la composizione proteica prevista per il latte da
trasformare (ricordiamo che in questo caso aumenta oltre al tasso proteico anche il tasso
glucidico).
2. ULTRAFILTRAZIONE, si ha un aumento del tenore proteico del latte al valore target
per concentrazione con membrane di UF (10-50 Kda). Generalmente l’UF viene
applicata a latte magro per consentire la successiva standardizzazione anche del rapporto
tra grasso e proteine. La riduzione del volume fino a 6 volte determina il valore di
concentrazione delle proteine nel ritenuto (della membrana). Esempio applicativo:
L’obiettivo è quello di portare, ad esempio, la concentrazione proteica del latte da 3,20%
a 3,50% (peso/volume); la membrana ritiene tutte le proteine, il fattore di
concentrazione delle proteine è uguale al fattore di concentrazione in volume del latte
(3,50/3,20=1,09). Le possibilità di
operazione possono essere differenti: UF
di tutto il volume del latte con riduzione
di volume da 100L a 91,4L (devo calcolare
che ci siano 8,6L di permeato, 100 litri x
32g/L = 3,2Kg proteine = 91,4L x 35g/L).
Un'altra soluzione è quella di ultra-filtrare
un’aliquota di latte a fattore di
concentrazione superiore (ad esempio 5) e
miscelare il ritenuto con la restante parte
di latte; i vantaggi di questa soluzione
sono quelli di poter ottenere con un
singolo processo di UF differenti livelli di
proteine giocando sui rapporti di
miscelazione. Il processo viene realizzato sulla base del rapporto tra valore iniziale e
valore desiderato del fattore di concentrazione, che ci permette quindi di ottenere la
permeazione del volume necessario di permeato. Per questo scopo si utilizzano dei
misuratori di portata con totalizzatore che integra il valore di portata volumetrica
istantanea (metri cubi/secondo) moltiplicandolo per il tempo (s) oppure la misurazione
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della massa del permeato filtrato. La tecnica di filtrazione utilizzata è differente per
volumi ridotti (batch) e per volumi importanti (continuo).
3. ADDIZIONE DI “MILK PROTEIN CONCENTRATES MPC”, sono proteine
concentrate, provengono da concentrati di ultrafiltrazione o da co-precipitazione termica
(che però coagulano molto poco a causa dell’associazione sieroproteina-caseina). Il
tenore in proteine è variabile ed ha diverse proprietà funzionali in funzione della
formulazione. Esistono in formulazione liquida (a breve shelf life) o anidra. Questi
preparati vengono addizionati al latte in porzione variabile ad ottenere la composizione
proteica prevista per il latte da trasformare.
PER LA SOLA STANDARDIZZAZIONE DELLE CASEINE:
1. MICROFILTRAZIONE 0,1 MICRON: è un processo di aumento selettivo del tenore di
caseina del latte al valore target per
concentrazione con membrane di MF (0,1
micron). La microfiltrazione è applicata
esclusivamente al latte magro, per consentire la
successiva standardizzazione anche del rapporto
tra grasso e caseine. La riduzione di volume
determina il valore di concentrazione delle
caseine nel ritenuto (dalla membrana).
2. ADDIZIONE DI CASEINATO/CASEINA
MICELLARE: le forme di caseina presenti sul
mercato sono differenti;
Presamica: per coagulazione con caglio;
• Acida: per precipitazione a punto iso-elettrico;
• Sali di caseina acida (caseinato): per neutralizzazione con alcali (NaOH, Ca(OH),
• etc, …);
Micellare: per microfiltrazione;
• Sono disperdib
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