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MATERIALI:
Storicamente nel vetro (vedi il prodotto, sterilizzabile e richiudibile) (pesante,
passano i raggi UV, fragile e va etichettato)
Plastica rigida (bottiglie in PET trasparente od opaco, leggero ed infrangibile,
richiudibile) (per latte fresco pastorizzato)
Cartoncino poliaccoppiato (leggero, no etichetta, no raggi UV) (sistema
aggiuntivo di chiusura)
Plastica flessibile (sacchi industriali)
Alluminio (si usa per i latti concentrati e in polvere)
1)REAZIONI INDOTTE DAL CALORE: da limitare il più possibile
1. Denaturazione proteine siero: sensibili al trattamento termico, dipeso dai gruppi
-SH che formano ponti disolfuro. Denaturati, portano le molecole a perdere la
funzione lineare, liberando i gruppi -SH. Si formano ponti intermolecolari che
portano ad aggregati che precipitano e sono insolubili (può essere indice di
danno termico) (si formano micelle complesse: sottraggono proteine del siero e
sarà peggiore per fare formaggio)
2)Riscaldando i minerali in soluzione, entrano nella micella come fosfato tricalcico, che
in elevate quantità esce e precipita. Le micelle si legano tra loro e ho la diminuzione
delle proteine del siero in soluzione
TENORI DI AZOTO DELLE PROTEINE NEL SIERO:
CRUDO: 95,5 mg\100g di azoto
UHT DIRETTO: 38,8
UHT INDIRETTO: 27,6
CLASSIFICAZIONE LATTI: in base alla % di proteine solubili in soluzione
Pastorizzato maggiore dell’11% delle proteine totali
Fresco pastorizzato maggiore del 14%
Fresco past. Alta qualità maggiore del 15,5%
Sono valori che obbligano ad usare un HTST, altrimenti non avrei queste
percentuali (da dimostrare analiticamente)
Il pastorizzato che ha subito + trattamenti, alta pastorizzazione oppure
trattamenti non HTST: caseifici che fanno da se (bassa pastorizzazione)
Il fresco alta qualità, oltre alle proteine non denaturate, vuole altre
caratteristiche
METODO DETERMINAZIONE DANNO: si parte dal latte scremato, pastorizzato, ed
acidifico a ph 4,6 punto e, le caseine precipitano e filtro per ottenere soltanto il siero,
effettua il KJEDAL per determinare l’azoto non caseinico (delle proteine del siero e
quello non proteico come urea ed AA)
In parallelo tratto il latte con acido tricloroacetico, e precipitano tutte le
proteine, resta in soluzione solo l’azoto non proteico
% di azoto legato alle proteine del siero = azoto non caseinico - azoto non
proteico
Indice 6,38 di conversione per passare alle % di proteine solubili > valore
superiore a 11-14-15%
Si basa sulla separazione frazionata delle componenti proteiche
3)REAZIONE MAILLARD: secondo indice del danno; avviene tra lattosio e gruppi
azotati, è autocatalitica e parte a temperature superiori di 80°c
Imbrunimento, diminuzione del valore biologico, la lisina è molto reattiva ed è
un amminoacido essenziale, il latte è una delle poche fonti e questa reazione
causa odori e sapori anomali
Avviene in latte pastorizzato, sterilizzato, UHT
Non avviene con l’htst
E-FRUCTOSIL-LISINA: è la forma di lisina che non può essere usata dall’organismo e
si forma con la maillard
LISINA IN LATTE CRUDO: alta, e si calcola sottraendo la E-fructosil, dal totale
4) REAZIONI LATTOSIO:
1. Riscaldato a T elevate, perde 3 molecole per condensazione
2. Idrossimetil furfurolo che si trasforma in acido formico e acido levulonico, che
danno un sapore pungente
3. A T>150°C si ha anche caramelizzazione, con ingiallimento del prodotto
5) DISORGANIZZAZIONE GLOBULI DI GRASSO: cambiamenti struttura del globulo,
che lo fanno interagire con le proteine del siero causando perdita di fosfolipidi e
trigliceridi. Eventuali sollecitazioni meccaniche dell’UHT danneggiano la membrana del
globulo: omogeneizzazione effettuata alla fine per questo motivo; può portare ad
aggregazione di globuli durante il trattamento
6) PERDITA VITAMINE: sensibilità diverse, le idrosolubili sono più sensibili e le
liposolubili più resistenti. Anche durante la conservazione le perdiamo per ossidazione
(dovuto alla luce)
7) DIMINUZIONE ATTITUDINE COAGULAZIONE: se è latte per trasformazione
casearia, le micelle complesse ma soprattutto la diminuzione di calcio in forma ionica,
riduce la formazione di aggregati micellari.
Il terzo fattore è dato dalla precipitazione di proteine del siero, sopra la micella,
impedendo la sua destabilizzazione
CARATTERISTICHE LATTI STERILI E UHT
CAMBIAMENTI COLORE: il latte sterile per reazione di maillard ha un colore
marroncino; nell’UHT è presente in piccola misura
GUSTO: il gusto di cotto dato da gruppi sulfidrici e di sterile, sono irrisorie
nell’UHT
La temperatura di conservazione e il materiale, influenzano l’evoluzione di
questi fenomeni, nelle prime settimane si ha sapore di zolfo e cotto, va a
diminuire tra la quarta e settima settimana, oltre appaiono gusti di metallo,
vecchio e rancido. Nelle prime settimane il latte resta in sosta in azienda, per
stabilizzare gli effetti sensoriali.
UHT: durata 12-15 settimane, oltre si hanno alterazioni tipo coagulazione dolce,
alterazione chimico-fisica, non si presenta nel latte sterile (NON più in commercio). È
dovuta alla permanenza dell’enzima plasmina, stabile al calore, che resiste ai rapporti
t\T dell’UHT diretto e indiretto (non resiste a 120°C x 20’m). Durante la conservazione
le micelle hanno sulla superficie delle proteine del siero, la plasmina non agisce sulle
caseine a causa delle micelle complesse delle proteine precipitate. A lungo andare,
questo fenomeno è reversibile, le micelle complesse cedono le proteine del siero che
tornano in soluzione, così la plasmina agisce e provoca una reazione simile alla
coagulazione enzimatica.
Coagulazione dolce: precipitazione di un gel sul fondo; l’UHT è un compromesso
tra prodotto sterile a ridotto danno termico, conservabilità di 3 mesi (rispetto ai
12 e più dello sterile)
ASPETTI NORMATIVI:
FOSFATASI ALCALINA: inattivata a 62 gradi x 30’m o equivalenti (HTST), per
forza inattivato nel pastorizzato, altrimenti il trattamento non è stato corretto >
rischio patogeni. Per legge si effettuano i test
LATTOPEROSSIDASI: sensibilità inferiore al trattamento, 80 gradi x 30s o
equivalenti, attivo nel pastorizzato ed inattivo nell’UHT (avvenuta
sterilizzazione)
LEGGE 169\89 (ripresa dalla 854 UE): latte pastorizzato, sottoposto a
pastorizzazione con fosfatasi negativa e contenuto in proteine solubili non
denaturate > 11%. Può subire anche più trattamenti, lattoperossidasi negativa
(pastorizzato ad alta T), entrambi i latti possono subire più di un trattamento
FRESCO PASTORIZZATO: fosfatasi negativa; sieroproteine solubili > 14% (solo
con HTST); lattoperossidasi positiva (indice qualità nutrizionale)
FRESCO PAST ALTA QUALITÀ: fosfatasi negativa, sieroproteine> 15%,
lattoperossidasi positiva (materia prima selezionata)
CARATTERISTICHE MINIME: latte prima del trattamento
LATTE F. PAST F. PAST ALTA LATTE CRUDO
QUALITÀ
Cellule somatiche < 400.000 cell/ml < 300.000
Carica di partenza < 100.000 germ/ml < 100.000 < 50.000 germ/ml
Grasso ≥ 3% ≥ 3,5%
Proteine ≥ 2,8% ≥. 3,2%
Nelle aziende ci si standardizza sui parametri minimi del latte f.p.a.q, e poi da lì
si decide il tipo di produzione
DATA SCADENZA:
PASTORIZZATO: la 169\89 prevedeva 4 giorni, dal 2003 si è passati a 6 giorni
(introduzione del latte fresco past. Microfiltrato, che dura circa 10gg)
UHT: ci sono normative riferite alla responsabilità del produttore, lasciandogli
decidere la shelf life (12-15 settimane solitamente)
La data è calcolata dal giorno successivo alla pastorizzazione
MICROFILTRAZIONE: abbattere la carica microbica con filtrazione su membrana,
senza danno termico. Il latte passa sulla membrana che fa ottenere un retentato
(dimensioni maggiori dei pori) e un permeato (dimensioni minori dei pori). In base alla
membrana ho micro, ultra, nano filtrazione ed osmosi inversa (tra 10 e 0,1 micron dei
pori) > passano sali ed azoto non proteico, lattosio, proteine (tranne grosse caseine ) e
trattenute le particelle più elevate (esclusi i virus), i m.o restano nel retentato.
L’ultrafiltrazione non si usa per latti alimentari, ma permette di frazionare le proteine
La microfiltrazione blocca anche i globuli di grasso, per questo si usa solo un
latte scremato (eventualmente dopo riaggiungo la crema standardizzata)
Le micelle sopra i 300 nm non passano, perciò uso pori da 1,4 micron, così da
trattenere poche caseine
MICROFILTRAZIONE TANGENZIALE: definita dal 2002, con membrana a porosità di
circa 1,4 micron, compromesso tra trattenere il maggior numero di m.o e la necessità
di far passare i componenti come le caseine
È debatterizzante, ma senza trattamento termico
Abbattimento microbico di circa 2-3 cicli logaritmici
I m.o sono rimossi solo in base alle dimensioni, non alla patogenicità: quindi in
alcuni paesi si usa associarla alla pastorizzazione per sicurezza maggiore
Lo scopo è quello di prolungare la shelf life con un secondo trattamento senza
danni: mediamente 10-15gg (rispetto ai 6 del pastorizzato)
MEMBRANA CERAMICA: ritenzione delle componenti del latte, i globuli di grasso
hanno dimensioni elevate, e la frequenza è alta perché vanno da 0,1 a 20 micron; le
micelle caseiniche vanno da 20 a 300nm; i m.o hanno maggior frequenza ad 1,5
micron
La membrana deve trattenere la maggior parte dei m.o, ma così avrò anche
un’alta frequenza di globuli di grasso: quindi non uso latte intero, scremo e poi
posso aggiungere il grasso per standardizzazione
C’è una parte di m.o non filtrati, e non so quali sono, quindi filtro ad una
frequenza in cui i m.o sono più piccoli, a scapito di una parte di caseine (zona
1,4 micron)
Non solo membrane ceramiche, ma per il latte devo poterle lavare, sanificare e
devono resistere ai detergenti (Alfa alumina\ ossido titanico o di zircone)
Il primo tratto sarà quello più fine e filtrante, sotto avrò uno strato più
grossolano di supporto
Sono supportati da elementi solitamente in acciaio, lungo 85cm costituito da 19
tubi paralleli, ciascuno di 4mm: il modulo intero filtra un’area di 3,3m² (i moduli
si usano in coppia)
FATTORI EFFICIENZA: per il latte, ci sono specifiche problematiche
I depositi sulla membrana che si accumulano, influenzano la filtrazione; la
concentrazione proteica, la viscosità, la velocità di flusso tangenziale con la
differenza di pressione tra le due parti