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LA PRIMAVERA DELL’ITALIA

Nel 1922 finisce la fase liberale. Il fascismo ha letto il Risorgimento in un’ottica celebrativa: occorre ora riconsiderare il significato

attribuitogli dalla cultura fascista.

1| Napoleone Bonaparte in Italia.

I tumulti liberali scoppiati in Francia si propagarono in Europa, e dapprima in Italia: il generale Napoleone ne fu il veicolo. Certo

egli non avrebbe mai immaginato che avrebbe provocato tanti cambiamenti, scuotendo le latenti energie rivoluzionarie italiane.

Il piano di invasione dell’Italia del Nord (preparato con Barras e Carnot, antigiacobini) era finalizzato a respingere gli austriaci del

Nord, per liberare così i confini sud-orientali della Francia. Per Bonaparte l’occasione era anche un trampolino di lancio politico.

Nella campagna d’Italia (1796-nov.97) interferivano anche altri propositi inconfessabili: il Direttorio (governo francese) ambiva a far

bottino di ricchezze per rinsanguare le esauste casse dello Stato; e non desiderava assolutamente che in Italia germogliassero

sentimenti rivoluzionari, per scongiurare il rischio di aggregazioni politiche giacobine ai confini della Francia. Sul secondo punto le

cose andarono diversamente: le vittorie militari trasfigurarono i francesi in portatori dei valori rivoluzionari. Napoleone ebbe la

consacrazione che attendeva (entusiasmo iniziale di molti letterati, es. Foscolo) e questo fomentò la sua ambizione a lasciare un’impronta

come costruttore di nuovi istituti politici: la vera rivoluzione provocata in Italia da Napoleone fu appunto quella di suscitare un

sentimento nazionale in un paese che da secoli ne era privo.

In seguito alla discesa di Napoleone, il papa deve rinunciare a Bologna, Ferrara e Ravenna (Repubblica cispadana). Napoleone configge

quindi la Repubblica di Venezia e proclama la Repubblica cisalpina, che poi aggregherà la Cispadana; è poi la volta della Repubblica ligure.

L’occasione per l’istaurazione della Repubblica romana venne dalla repressione pontificia di una manifestazione repubblicana, durante

la quale fu trucidato un generale francese: i francesi (guidati dal generale Championnet) vendicarono l’offesa conquistando Roma

(gen.1798). Pio VI si trasferì a Siena: Bonaparte era riuscito a dimostrare che il potere temporale poteva cessare e Roma diventare

uno Stato moderno. Il primo tentativo di rovesciare la Repubblica romana verrà dall’esercito napoletano (nov.98); il fallimento

scatenerà la controffensiva francese che si concluderà con la proclamazione della Repubblica di Napoli.

Queste repubbliche furono dirette da esponenti della borghesia colta e dell’aristocrazia: i patrioti repubblicani erano per questo

accusati di essere lontani dal popolo, astratti filantropi. Su questa insofferenza popolare fece leva la spedizione punitiva che portò

all’immediata riconquista borbonica del Regno di Napoli: un centinaio di patrioti furono giustiziati con processi sommari, un

martirio inaudito e sproporzionato al ruolo pacifico che avevano svolto. Il massacro dei patrioti napoletani (il fiore della cultura di

Napoli) provocò la definitiva separazione del ceto colto napoletano dalla dinastia borbonica.

Il nov.1797 Bonaparte lascia l’Italia: il Direttorio vuole ora distrarlo dal teatro italiano.

2| L’Italia napoleonica.

Mentre Bonaparte è in Egitto, Inghilterra, Austria, Russia e Regno di Napoli organizzano i loro eserciti: è la II coalizione, che tenterà,

proprio nelle repubbliche giacobine la sua vendetta contro la Francia. Per la coalizione l’offesa più evidente era la profanazione di

Roma: da lì partì l’offensiva (1789), muovendo dal Regno di Napoli. L’esercito napoletano sarà scacciato dai francesi dopo soli 8

giorni, che proseguirà la controffensiva fino ad occupare Napoli. Ma sia la Repubblica romana che la Repubblica napoletana

cadranno nel 1799.

Anche la Cisalpina e la Repubblica ligure erano piombate nel caos: il loro crollo segna il fallimento della I campagna.

Per respingere la vincente coalizione antifrancese, Bonaparte intraprende la II campagna d’Italia. Ma questa nuova campagna aveva

qualcosa in più: ora Bonaparte non doveva più rendere conto dei suoi atti al Direttorio, perché con il colpo di stato del 9.nov.1799

aveva preso il potere, sciogliendo tutti gli istituti rappresentativi e costituzionali della Francia, dal Direttorio al Parlamento. Iniziava

l’età napoleonica.

Da qui per 15 anni la storia d’Italia si intrecciò con la storia della Francia: il regime costruito da Napoleone in Italia ha fissato i

principi giuridici di quello che sarà lo Stato liberale, dalla definizione dei rapporti tra Stato e Chiesa alla dilatazione del principio

liberale di rappresentanza (il politico rappresenta tutta la popolazione, non solo i suoi eletti, e agisce nel suo interesse) a tutti i livelli

del potere, dal Parlamento al sindaco del più piccolo comune.

Nel 1802 Napoleone diventa console a vita, nel 1804 imperatore francese con diritto ereditario. Inevitabilmente, in quegli anni si

consuma anche l’esperienza repubblicana italiana: il 26.gen.1802 è proclamata la Repubblica italiana, con Bonaparte presidente; nel

1805 la Repubblica italiana divenne Regno d’Italia, e Napoleone si fece consacrare re d’Italia nel duomo di Milano, indossando la

Corona Ferrea.

Rapporti tra impero e Chiesa. Il 2.dic.04 Napoleone si fa incoronare a Notre-Dame da papa Pio VII (quadro di Louis David); al

culmine dell’evento, con un gesto calcolato, Napoleone prende la corona dalle mani del papa e la pone sul suo capo.

Poteva permettersi questo atteggiamento poiché aveva firmato nel 1801 un Concordato con la Santa Sede con il quale dichiarava

concluso il tempo della rivoluzione riconoscendo il diritto di culto cattolico, mentre a sua volta la Chiesa concedeva allo Stato

francese la libertà di nomina dei vescovi e la rinunzia alla restituzione dei beni ecclesiastici incamerati nel 1789: anche la Chiesa

entrava nel clima napoleonico.

La minaccia di una volontà di predominio della Francia in Europa si faceva così più concreta, e fece scattare la III coalizione tra

Austria, Russia, Inghilterra, Regno di Napoli, Svezia e Turchia. Ma il 2.12.1805, ad Austerlitz, gli austro-russi furono sconfitti

definitivamente, e l’Austria fu costretta a firmare la pace di Presburgo.

Anche i rapporti impero e Chiesa si erano incrinati. Le ragioni erano fondamentalmente due: 1. Il blocco continentale (divieto al

commercio dei francesi e dei loro alleati con l’Inghilterra) non fu accolto dalla Chiesa. 2. Il Codice civile riformato era diventato un

codice laico che riduceva le prerogative della Chiesa in materia matrimoniale e rafforzava le prerogative dello Stato legittimando

l’investitura dei vescovi. Questi conflitti furono troncati risolutamente da Napoleone attraverso l’annessione dello Stato pontificio

all’Impero, sanzionando così la fine del potere temporale (16.mag.1808). Il papa rispose comminando scomuniche; Napoleone

replicò arrestandolo e deportandolo.

Riforme. Gli stati satelliti italiani furono oggetto di riforme politiche innovative e di sperimentazioni amministrative: sviluppo di un

sistema scolastico pubblico; applicazione di tariffe doganali protezionistiche; riorganizzazione degli affitti e della mezzadria in

agricoltura; pubblicazione dei bilanci dello Stato. Erano stati introdotti principi politici liberali, fu un importante punto di partenza.

3| L’inizio della fine.

Il blocco continentale creava tensioni tra l’imperatore e i suoi ex nemici, primo tra tutti lo zar che, seppur cercasse di ingraziarsi

l’uomo più potente del mondo, non poteva ignorare i danni inflitti dal blocco continentale. Dal canto suo Napoleone sapeva che

avrebbe ottenuto l’egemonia politica soltanto inglobando la Russia.

L’invasione iniziò nel 1812. Mosca fu raggiunta presto perché la strategia russa era di retrocedere per preparare la gigantesca

trappola in cui inghiottire i francesi. Nella Mosca deserta i soldati cominciarono a soffrire la fame e gli stenti provocati da un

nemico implacabile e invisibile. La controffensiva russa scattò al cadere della prima neve: dalla tragica ritirata francese, di 400.000

soldati ne tornarono 20.000.

Murat [generale francese e re di Napoli] fu tra questi pochi; da ciò seguì il suo allontanamento dal destino dell’imperatore, nel tentativo di

disimpegnare il Regno di Napoli e se stesso. Murat voleva ora una nazione non più vassalla ma italiana, ma purtroppo l’Austria e

l’Inghilterra non presero sul serio le sue offerte di amicizia, e mandarono le loro truppe in Italia: gli austriaci erano tornati.

Esilio all’Elba. Napoleone era giunto all’Elba nell’apr.’14, ma nel frattempo covavano segrete speranze. Gli alleati gli concessero la

sovranità dell’isola; fu un esilio sui generis: l’Elba fu organizzata come se fosse un grande stato, era lo scenario di una

rappresentazione. Intanto Luigi XVIII e Pio VII tornavano rispettivamente a Parigi e a Roma. Nel feb.’15 Napoleone fuggì,

sbarcando vicino a Cannes: iniziavano i Cento giorni, mentre l’Italia viveva una transizione politica quanto mai imprevedibile.

A Milano nel apr.’14 ci fu una specie di colpo di Stato popolare: il popolo stesso desiderava il ritorno degli austriaci, che tornarono

quindi come i legittimi proprietari della Lombardia.

Dopo la fuga dall’Elba, Inghilterra e Prussia formarono la II coalizione, che inflisse la sconfitta definitiva a Napoleone.

Anche l’Italia partecipò agli eventi. Murat compì l’ultimo, tentativo di salvare il Regno di Napoli dalla conquista austriaca, ma pochi

giorni dopo Waterloo anche lui venne sconfitto. Scappato in Corsica, viene arrestato e condannato a morte. Non abbandonò mai il

sogno di una riconquista di Napoli: tra i suoi ultimi oggetti c’erano la bozza di una Costituzione e una bandiera tricolore.

ITALIA ROMANTICA E RIBELLE

Capitolo II -

Durante l’esilio di Sant’Elena, Napoleone si racconta a Las Cases, uno dei pochi fedeli che lo avevano seguito nell’esilio (Memoriale).

1| Il congresso dei vincitori.

Il Congresso di Vienna si era inaugurato il 4.ott.1814; Beethoven, che alcuni anni prima aveva composto la III sinfonia, l’Eroica,

scrisse ora l’opera Der Glorreich Augenblich, in onore dei delegati.

20 anni di guerre avevano provocato ingenti danni (i morti sono stimati attorno ai 3 mln): occorre considerare anche questo per

comprendere i sentimenti della Restaurazione (senza però dimenticare l’ideologia più profonda di questo ritorno al passato).

Una macchina infernale aveva travolto tradizioni e antiche dinastie, e costruito una nuova classe dirigente, la borghesia. Di ciò

sembravano non accorgersene le potenze vincitrici al Congresso che, tra brillanti ricevimenti, restaurarono l’antico ordine politico e

dinastico. Gli obiettivi dei restauratori erano ancora più ambizio

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

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