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LA SITUAZIONE IN ITALIA E NEI VARI PAESI:
Il problema degli immigrati non riguarda però solo l’Italia ma anche gli altri paesi europei,
nonostante qui la situazione sia più allarmante. Si potrebbe pensare che in Italia le cose
dovrebbero andare diversamente in quanto l’Italia è stata un paese di emigrazione (a partire dalla
seconda metà dell’800) e quindi dovrebbe essere più sensibile alle difficoltà che incontrano gli
immigrati nel nuovo paese, in realtà questa vicenda ha lasciato pochi segni nella memoria
collettiva, è stata come rimossa (per varie motivi). Inoltre è anche opinione diffusa che gli italiani
non sarebbero mai stati razzisti, in particolare per i comportamenti assunti verso gli ebrei
perseguitati durante la seconda guerra mondiale. Ciò è vero e si spiega con il fatto che da una
parte gli ebrei italiani erano pochi e ben inseriti nella vita della società e inoltre perché al fascismo
mancò il tempo di influenzare fortemente gli italiani.
Riferendoci ai paesi europei dobbiamo dire che l’insediamento degli immigrati si è realizzato in
diversi modi:
- Assimilazione: questo è il tipo d’integrazione che a livello storico ha prevalso e consiste nel
costringere ad accettare i valori della società in cui si risiede, sopprimendo i propri
- Coesistenza: in questo caso il mantenere la propri cultura determina una marginalità e
un’esistenza da ghetto. Ciò può comportare anche conflitti fra le comunità
- Convivenza da partner: questa è la prospettiva interculturale, e prevedere un’interazione e
uno scambio fra gli autoctoni e i nuovi venuti in un mutuo processo trasformativo
LA DIVERSITA’ DI RELIGIONE: nei capitoli successivi del libro viene poi preso in
considerazione come anche la religione possa essere un elemento di separazione
all’interno dell’ambiente scolastico, in quanto è una componente rilevante del bagaglio culturale
di ogni allievo. In particolare è stata condotta una ricerca per capire se l’aver fatto parte di una
classe a maggioranza religiosa diversa dalla propria può avere sull’individuo degli effetti negativi . I
risultati della ricerca hanno mostrato che vi sono degli effetti negativi come: bassa stima di se
stessi, numerosi sintomi psicosomatici e depressione. Naturalmente non si può affermare che solo
l’aver vissuto questa esperienza influisce ma sicuramente da un grande rinforzo alle
predisposizioni già esistenti.
In particolare riguardo all’Italia diciamo che qui vi è una differenza nel modo di vivere
l’appartenenza religiosa fra la scuola elementare e la scuola media. Infatti alle elementari i bambini
non fanno caso alla diversità religiosa, per loro infatti la religione è ciò che essi vivono nella
propria famiglia e si riduce solo a un certo numero di pratiche da effettuare, di norme da rispettare,
ecc . Alle medie la cosa cambia, è come se diciamo acquisissero una consapevolezza
dell’appartenenza religiosa e quindi si mostrano meno disponibili verso i compagni di religione
diversa in quanto sentono di più il diverso.
Tuttavia si deve anche considerare che spesso è l’istituzione scolastica stessa che può creare
situazioni di questo tipo, attraverso le sue norme e i curriculi scolastici. Due esempi di questo sono
il fatto che :
- In tutti i paesi quando vi è una religione dominante questa va ad essere diffusamente
presente nella vita scolastica, basti pensare che alle festività religiose più importanti
corrispondono giorni di vacanze scolastiche
- In secondo luogo riferendoci in particolare all’Italia, qui è entrata a far parte delle materie
l’insegnamento della religione cattolica. Per coloro che appartengono ad un’altra religione è
lasciata la possibilità di rimanere in classe o di uscire facendo al suo posto qualche attività
alternativa. Questo automaticamente fa sentire gli alunni di un’altra religione diversi e nello
stesso tempo li rende diversi agli occhi degli alunni di religione cattolica.
Quindi nella scuola c’è una contraddizione: da una parte si vuole promuovere un’educazione di
tipo interculturale, dall’altra si agisce in modo che le differenze vengano messe in risalto.
RAPPORTO SCUOLA-TERRITORIO:
A livello normativo vi sono leggi e circolari ministeriali più che sufficienti a garantire un facile
acceso dei bambini immigrati alla scuola. Il problema però sta nella struttura del sistema
scolastico. Esso infatti è un’organizzazione selettiva e burocratica che tende alla realizzazione di
un unico modello astratto di alunno. Pertanto tutto ciò che non fa riferimento a tale modello viene
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visto come un problema o nei casi peggiori come un qualcosa di estraneo da espellere. In un
sistema del genere però non c’è omogeneità e la situazione varia molto in base al contesto
territoriale (ai servizi che questo offre)nel quale ci si trova, cioè i bambini stranieri sono
inseriti in modo molto diverso da una città all’altra. Pertanto ogni scuola costituisce un’isola a
se stante ma ciò è vero anche per quanto riguarda i servizi offerti dalle diverse realtà territoriali.
Dobbiamo poi anche dire che influisce molto sull’inserimento dei bambini stranieri nella scuola
anche il fatto che la scuola riesca o meno a creare dei rapporti con altri enti come comuni,
provincie, regioni (a cui sono assegnati dalla legge compiti nel sistema scolastico). Infatti un forte
investimento di questi ultimi sulle politiche della scuola produce un sensibile miglioramento del
sistema scolastico.
Lo strumento che la scuola e gli enti locali (regione, provincia e comune) possono (e dovrebbero )
usare per creare una relazione e poter agire insieme sono gli accordi di programma, cioè degli
accordi fra le parti per creare un progetto (programma) d’intervento (che necessita per essere
realizzato dell’azione di entrambe le parti), in cui viene specificato il ruolo che svolge ogni parte e
che dovrebbe anche essere poi monitorato. Quindi in sostanza tali programmi servono a risolvere
dei problemi che un’istituzione da sola non è in grado di fare adeguatamente. Il programma
potrebbe riguardare: interventi presso le famiglie, interventi di orientamento per i ragazzi e di
formazione professionale per gli adulti, interventi di mantenimento della lingua madre e
insegnamento della lingua italiana, ecc. Purtroppo però nella realtà le istituzioni non essendo
obbligate a stipulare tali programmi sono in generale molto restie a farlo, intervenendo solo
all’emergenza.
LE RICERCHE:
Nella terza parte del libro sono invece riportate diverse ricerche condotte nell’ambito della scuola
per capire qual è la situazione reale che vivono i bambini immigrati, quali problemi si trovano ad
affrontare ma anche come i bambini italiani vedono il fatto di avere compagni stranieri nella loro
classe e infine quali sono i problemi che devono affrontare gli insegnanti .
1) Una prima ricerca presa in analisi è quella condotta negli anni 1991-92 che ha
interessato 4 città: Roma, Milano, Bologna e Bari dove è maggiore la presenza di
immigrati. Si è voluto capire con questa ricerca quali sono i problemi posti dalla presenza
degli immigrati nella scuola elementare, media e nei corsi per gli adulti lavoratori e che
risultati scolastici riportano i bambini stranieri e le previsioni di successo formulate dagli
insegnanti. Le tecniche usate per rilevare ciò sono state interviste (che hanno riguardato
capi d’istituto ,insegnanti, personale non docente, bambini italiani e stranieri e genitori sia di
bambini italiani che stranieri) e prove di verifica delle abilità linguistiche e logico-
matematiche (abilità linguistiche in quanto risulta indispensabile che il bambino straniero
conosca la lingua del paese ospite, questo è lo strumento necessario per accedere poi alle
altre conoscenze, e abilità logico matematiche perché l’allievo deve essere in grado di
effettuare un processo di codifica)
2) Una seconda ricerca è stata invece effettuata da “Proteo fare sapere” (che è
un’associazione che svolge attività di ricerca, aggiornamento, formazione, ecc per le
professioni del sistema formativo) che ha riguardato una scuola elementare e una
media di Bari. Le due scuole fanno parte di due frazioni diverse della città di Bari ma il
contesto è su per giù lo stesso cioè vi è una dominanza del ceto piccolo-medio borghese e
la presenza di molte famiglie di immigrati. L’indagine però si è concentrata su due classi: la
classe quinta delle elementari dove gli studenti stranieri sono tre e la classe terza della
scuola media dove vi è un solo studente straniero. Anche in questo caso sono state usate
come strumento d’indagine le interviste (che hanno riguardato sempre personale scolastico
docente e non, alunni italiani e stranieri e loro genitori) ma a questo si sono aggiunti anche
dei questionari anonimi distribuiti agli insegnanti delle altre classi (solo nella scuola
elementare). Scopo di questa ricerca è stato quello di capire l’atteggiamento e la
disposizione degli alunni italiani e degli insegnanti verso i nuovi allievi stranieri.
3) La terza ricerca invece è stata effettuata dall’Università di Marburgo (all’interno di un
progetto internazionale di ricerche in ambito educativo) negli anni 1993-94 su alcune
scuole elementari e medie nella città di Arezzo. Lo strumento di ricerca usato è stata
l’osservazione diretta in primis e poi anche sono state riportate le esperienze descritte dal
personale scolastico docente. In questo caso però la presenza di bambini immigrati nelle
classi è abbastanza ridotta: 5 in tutta la scuola elementare e 4 nella scuola media.
Sintesi dei risultati delle tre ricerche:
- in Italia ci sono interventi per gli allievi stranieri (per lo più corsi di sostegno, che però
risultano inadatti in quanto questi ragazzi non hanno dei ritardi-inoltre spesso essi vengono
inseriti in classi inferiori rispetto alla loro età) ma mancano ancora progetti di formazione
interculturale per tutti gli allievi (e questo sia perché è dagli anni ’80 che l’Italia ha
cominciato ad essere interessata dai flussi migratori e poi anche perchè il numero di allievi
stranieri nelle scuole è ancora limitato) – gli insegnanti non ricevono un’adeguata
formazione per affrontare i problemi che possono nascere dalla presenza di allievi stranieri
(in alcuni casi non la ricevono proprio- e questo porta gli insegnanti a dover in un certo
modo improvvisare degli interventi) – non essendoci un&rsquo