Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 7
Riassunto esame Pedagogia interculturale, prof. Fiorucci, libro consigliato Il mondo a scuola (cap 1, cap2), Fiorucci e Catarci Pag. 1 Riassunto esame Pedagogia interculturale, prof. Fiorucci, libro consigliato Il mondo a scuola (cap 1, cap2), Fiorucci e Catarci Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 7.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Pedagogia interculturale, prof. Fiorucci, libro consigliato Il mondo a scuola (cap 1, cap2), Fiorucci e Catarci Pag. 6
1 su 7
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Non esiste esperienza coloniale senza una ideologia razzista che la guidi. In Italia ciò è

rappresentato dalle leggi razziali emesse durante il regime fascista.

Nel Manifesto della razza ( 1928) vi è:

1. Definizione della parola razza

2. Rivendicazione della razza italiana

3. Divieto di sposare ebrei

4. Divieto di assunzione di ebrei alle proprie dipendenze

5. Divieto per gli ebrei di diventare notai, giornalisti, insegnanti

6. Revoca della cittadinanza italiana per gli ebrei

7. Proibizione dei ragazzi ebrei di iscriversi nelle scuole pubbliche

8. Divieto per le scuole medie di adottare libri di testo alla cui redazione hanno

partecipato ebrei

Allievi con cittadinanza non italiana nella scuola → questo forte processo migratorio ha

avuto delle forti conseguenze sul sistema educativo italiano in quanto negli ultimi quindici

anni il numero di studenti con cittadinanza non italiana si è più che decuplicato.

La presenza degli alunni con cittadinanza non italiana si configura come un fenomeno

strutturale e in continuo movimento. Però è una presenza disomogenea per quanto

riguarda le provenienze, la distribuzione territoriale delle diverse nazionalità sul territorio

italiano.

Tutto ciò comporta situazioni scolastiche variegate che necessitano di aspetti organizzativi

e didattici diversi.

Davanti a questa situazione fondamentale è la presenza di mediatori culturali. La

mediazione si configura come una pratica innovativa orientata all’inclusione dei nuovi

cittadini e alla coesione sociale.

Gli studiosi hanno interpretazioni diverse riguardo alla mediazione, anche se finalmente si

è arrivati a una definizione condivisa dalla maggior parte → mediazione interculturale è

una strategia che deve essere adottata dai servizi e dalle istituzioni nel loro complesso a

cui contribuiscono tutti gli operatori che sono chiamati a diventare i protagonisti delle

relazioni fra le diversità presenti. Il mediatore interculturale costituisce una risorsa

aggiuntiva per gestire nel miglior modo possibile le relazioni interculturali.

Possiamo affermare quindi che la mediazione interculturale si presenta come una pratica

innovativa utile per agevolare il processo di integrazione tra la popolazione immigrata e

quella autoctona. Questo processo di integrazione però non è un qualcosa di spontaneo,

ma deve essere desiderato da entrambe le parti, voluto e ricercato.

Le principali caratteristiche della mediazione sono:

1. Facilita la comunicazione tra utenza straniera e istituzioni

2. Sostiene condizioni di pari accesso e diritti per le minoranze etniche

3. Favorisce l’incontro e lo scambio

4. Sostiene l’inserimento delle persone immigrate nella società di accoglienza

Dal punto di vista storico la figura del mediatore nasce all’inizio degli anni Novanta, ma

inizialmente non era regolata da norme precise.

Ad oggi le funzioni più importanti del mediatore sono:

1. Far conoscere le culture

2. Tradurre la diversità culturale

3. Dare ascolto e appoggio

4. Contribuire alla formazione interculturale degli insegnanti

5. Collegare scuola e famiglia

Secondo Graziella Favaro l’intervento del mediatore si situa su cinque diversi piani:

1. Accoglienza → il mediatore facilita l’inserimento degli alunni appena arrivati, li

ascolta, li rassicura e cerca di comprendere le loro emozioni. Li orienta nel nuovo

ambiente e gli mostra le regole

2. Mediazione verso gli insegnanti → fornisce agli insegnanti informazioni sulle scuole

nei paesi di origine degli allievi, sulla lingua, sulle abitudini e sulle biografie di

studenti e famiglie

3. Interpretazione e traduzione → aiuta la comprensione linguistica

4. Educazione interculturale → collabora ai percorsi didattici volti alle conoscenze e

alla valorizzazione dei paesi, delle culture e delle lingue di origini

5. Laboratori di apprendimento della lingua d’origine → se il mediatore ha delle

competenze specifiche può anche tenere laboratori in orario extrascolastico

Il luogo di mediazione per eccellenza è la scuola dove insegnanti, alunni e genitori sono i

mediatori naturali e dove è possibile instaurare relazioni eterogenee.

Capitolo 2. Educazione interculturale: teorie, politiche e pratiche

Una prospettiva di multiculturalismo si è costituita negli anni Sessanta e Settanta del

Novecento, prima in Canada e in Australia e poi negli Stati Uniti.

Nel 1971 il Canada è stato il primo paese ad adottare il multiculturalismo come politica

ufficiale affermando il valore e la dignità di tutti i cittadini di qualunque appartenenza

culturale, linguistica e religiosa.

In Europa una prospettiva interculturale si è sviluppata in seguito dell’incremento dei flussi

migratori in paesi come:

Francia

• Germania

• Regno Unito

• Belgio

• Paesi Bassi

In Italia una simile prospettiva si è sviluppata a metà degli anni Settanta del Novecento.

Politiche educative interculturali in Italia → ecco i provvedimenti adottati

1. Il Primo provvedimento è rappresentato dalla Circolare ministeriale numero 301

dell’8 settembre 1989 dove l’obiettivo era quello di disciplinare l’accesso allo studio,

l’apprendimento della lingua italiana e la valorizzazione della cultura di origine.

2. Circolare ministeriale numero 205 del 22 luglio 1990 → è un approccio più

consapevole dove, per la prima volta si afferma il coinvolgimento degli alunni italiani

nel processo di integrazione degli alunni stranieri per dare vita a una relazione

reciproca. L’educazione interculturale viene descritta come come una delle forme

più efficaci per la prevenzione alle discriminazioni, al razzismo e al bullismo

3. Il 23 aprile del 1992 il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione formula due

importanti pronunce dove viene sottolineata nuovamente l’importanza

dell’educazione interculturale e quella della relazione tra reti di scuole.

4. Nel 1998 viene emanata la prima legge quadro sull’immigrazione: legge numero 40

del 6 marzo 1998 dove viene sottolineato il valore formativo delle differenze

linguistiche e culturali. Viene anche menzionata per la prima volta la necessità di

mediatori culturali qualificati.

5. Nel 2006 la Circolazione ministeriale numero 24 afferma che l’Italia ha scelto la

piena integrazione di tutti nella scuola e l’educazione interculturale come suo

orizzonte culturale.

6. Nel 2014 vengono emanate le linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli

alunni stranieri

Nell’ottobre 2007 l’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per

l’educazione interculturale pubblica un documento chiamato: La via italiana per la scuola

interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri.

Nella prima parte del documento vengono descritti i principi che hanno ispirato le migliori

pratiche interculturali:

Universalismo → assumere criteri universalistici per il riconoscimento dei diritti dei

• minori

Scuola comune → inserire gli alunni di cittadinanza non italiana all’interno delle

• normali classi scolastiche evitando la costruzione di luoghi separati di

apprendimento

Centralità della persona in relazione con l’altro → valorizzazione della persona e

• costruzione di progetti educativi ispirati alla biografia di ogni studente

Intercultura → adozione di una prospettiva orientata alla promozione del dialogo e

• del confronto tra le culture

In seguito vengono individuate nel documento dieci linee di azioni che si possono

ricondurre alle seguenti macro-aree:

Azioni per l’integrazione

• Azioni per l’interazione interculturale

• Gli attori e le risorse

Pratiche educative in prospettiva interculturale → nel corso del tempo le strategie

didattiche del sistema scolastico italiano, per affrontare la situazione eterogenea creatasi,

iniziarono a diventare sempre più complete e vennero introdotti: laboratori linguistici,

protocolli di accoglienza, sportelli per consulenze e informazioni, percorsi formativi per

insegnanti.

Le strategie sono state raggruppate nelle seguenti tipologie:

1. Misure di orientamento

2. Strategie indirizzate al rafforzamento dell’interazione tra scuola e famiglia migrante

3. insegnamento nella madre lingua

4. promozione di processi attraverso i quali le relazioni tra persone di diverse culture

vengono analizzate e esplicitate nei curricula scolastiche

Vi sono due modelli che possono essere adottati:

Modello integrato → dove allievi e stranieri si trovano nella stessa classe senza

• alcuna separazione

Modello separato → che può assumere due forme:

• - Accordi transitori: allievi stranieri sono inseriti in gruppi separati dagli altri allievi

per un periodo di tempo limitato

- Misure a lungo termine: sono costituite classi speciali all’interno della scuola per

uno o più anni scolastici e gli allievi stranieri sono raggruppati in base alle loro

competenze nella lingua di insegnamento. Il modello separato è poco usato e

quando viene usato spesso viene combinato con caratteristiche del modello

integrato.

Approcci di didattica interculturale

Le strategie operative nell’educazione interculturali sono caratterizzate da:

Selezione di tematiche interculturali nell’insegnamento disciplinare e

• interdisciplinare

Svolgimento di interventi integrativi

• Attenzione a un clima di apertura e di dialogo

• Adozione di strategie mirate in presenza di alunni stranieri con necessità particolari

Negli ultimi anni gli insegnanti hanno adottato differenti strategie per orientare la didattica

in senso interculturale.

Sono stati individuati diversi filoni entro cui ordinare le esperienze più conosciute e

realizzare la didattica interculturale:

1. Didattica dell’accoglienza → può essere applicata nella fase di inserimento

dell’allievo straniero nel contesto scolastico. Può essere attuato un protocollo di

accoglienza e cioè un documento dove vengono espressi gli interventi, le strategie

e le modalità operative. È una fase dove può essere molto utile raccogliere i dettagli

della biografia dello studente così come informazioni sulla scuola nel suo paese di

origine e sulle sue competenze

2. Didattica per la promozione e il confronto delle culture → lo scopo è quello di poter

accedere alle conoscenze necessarie per percepire in modo corretto le altre culture

3. Didattica per il decentramento dei punti di vista → si vuole evidenziare l’esistenza di

molteplici punti di vista per abbattere l’atteggiamento etnocentrico e favorire

l’apertura verso il pensiero altrui

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sentiero92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia interculturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Fiorucci Massimiliano.