Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 38
Riassunto esame linguistica e sociolinguistica, prof. Dragotto, libro consigliato Introduzione alla sociologia, Yule Pag. 1 Riassunto esame linguistica e sociolinguistica, prof. Dragotto, libro consigliato Introduzione alla sociologia, Yule Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame linguistica e sociolinguistica, prof. Dragotto, libro consigliato Introduzione alla sociologia, Yule Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame linguistica e sociolinguistica, prof. Dragotto, libro consigliato Introduzione alla sociologia, Yule Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame linguistica e sociolinguistica, prof. Dragotto, libro consigliato Introduzione alla sociologia, Yule Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame linguistica e sociolinguistica, prof. Dragotto, libro consigliato Introduzione alla sociologia, Yule Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame linguistica e sociolinguistica, prof. Dragotto, libro consigliato Introduzione alla sociologia, Yule Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame linguistica e sociolinguistica, prof. Dragotto, libro consigliato Introduzione alla sociologia, Yule Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame linguistica e sociolinguistica, prof. Dragotto, libro consigliato Introduzione alla sociologia, Yule Pag. 36
1 su 38
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

INFORMAZIONI EXTRA-LINGUISTICHE DATE DALL FONETICA

La lingua non trasferisce solo informazione linguistica, ma trasferisce anche informazione che ha a

che fare con fattori di natura sociale, geografica, cronologica, comunicativa etc. E' per questa

ragione che due segmenti fonici che in sé sono perfettamente equivalenti, cioè diversi dal punto di

vista articolatorio, ma funzionalmente equivalenti, evocano nel parlante che li recepisce due

informazioni completamente differenti → si pensi alla differenza che c'è nella pronuncia di “terra”

nel parlante romano di livello medio-basso ['te:ra] e la pronuncia nel parlante con la “erre moscia”

['teʁ:a].

Quando entriamo nell'interpretazione dei testi, tocchiamo qualcosa che va ben al di là della lingua,

qualcosa che ha a che fare con la nostra società, con al sua organizzazione e con la sua

rappresentazione mentale da parte dei singoli (una rappresentazione che però non riesce mai ad

essere completamente autonoma rispetto all'interpretazione della massa).

Uno stesso testo può evocare significati, sensazioni e immagini differenti, basti pensare, ad

esempio, all'effetto che una pubblicità radiofonica può avere se sponsorizzata da un toscano, da un

siciliano, da un sardo, da un napoletano, da un milanese, da un calabrese etc, questo stesso testo

evocherà nel referente un'immagine differente del mittente e in questo esempio è facile toccare con

mano il peso della rappresentazione sociale del parlante.

Ogni volta che ciascuno di noi parla, non trasmette solo informazione, solo lingua, ma trasmette un

insieme di valori che percepisce come individuali e quindi autonomi, come il risultato della

possibilità di essere liberi e di esprimere libere opinioni sulle persone che ascolta e con cui

comunica. In realtà, non è così. Gran parte dell'opinione che abbiamo sugli altri interlocutori è

frutto della condivisione di porzioni più o meno ampie di rappresentazioni mentali che abbiamo

degli altri.

Dobbiamo cominciare a renderci conto dell'importanza delle cose che accadono nella bocca, perché

sono anche identificative del parlante che abbiamo di fronte, infatti ciascuna pronuncia (differente

articolazione fonetica) ci fa scattare un'immagine con tanto di abbigliamento, di atteggiamento e

altro, ciò significa che la lingua è un principio di classificazione della società e che quindi noi non

siamo affatto liberi di costruirci un'opinione completamente autonoma del nostro interlocutore.

In base alla lingua che parliamo e con cui entriamo in contatto, siamo condizionati nel farci

un'opinione di chi abbiamo davanti, esattamente come accade con l'abbigliamento. Tutto ciò ci fa

comprendere come sia impossibile disgiungere l'enunciato, dall'enunciatore e dall'enunciazione,

cioè da quello che si mette in moto quando qualcuno per comunicare usa la lingua.

La fonetica quindi, diventa una porta di accesso privilegiata per la conoscenza non linguistica ma

extra-linguistica, di chi abbiamo di fronte, perché è dalla fonetica, dal tipo di allofono che il singolo

realizza, dalla posizione che l'allofono ha rispetto al bersaglio, che noi capiamo: quanti anni ha, da

dove viene, se è scolarizzato etc, quindi partiamo dall'allofono per fare un viaggio sull'identità del

nostro interlocutore.

La dicotomia lingua dialetto, è una dicotomia fittizia che è funzionale solo allo studio. Da una parte

abbiamo la lingua intesa come lingua standard, di riferimento (quello che è ritenuto essere il “top”

in termini di lingua che si parla) e dall'altro abbiamo il dialetto che dal punto di vista linguistico è

una lingua. La differenza che c'è tra la lingua e il dialetto infatti, non è di natura linguistica, ma di

natura sociale, cultura, storica, economica e politica, quindi a parità di potenziale morfologico,

fonologico, sintattico, lessicale e semantico, ci fanno sentire la lingua standard come più prestigiosa

rispetto a tutte le altre.

Non dobbiamo demonizzare gli altri italiani, però dobbiamo conoscere almeno formalmente

l'italiano di riferimento perché ci serve un elemento rispetto al quale misurare quello che

effettivamente facciamo.

Gli idioletti anche se sulla carta sono tanti quanti siamo noi, in realtà sono organizzabili in insieme e

sottoinsiemi e ogni insieme è un socioletto, cioè una lingua parlata da un gruppo sociale. Infatti

sarebbe più corretto pensare, non in termini di lingua dialetto, ma in termini di lingua socioletto,

perché gruppi di persone simili, parlano in maniera simile, anzi a volte, il fatto di usare la lingua in

un certo modo serve a sancire, per un individuo, la sua ammissione e annessione all'interno del

gruppo sociale. Si pensi ad esempio alla fase soprattutto adolescenziale della nostra vita, in cui

vogliamo essere accettati da un gruppo, esattamente come ci vestiamo come gli altri, iniziamo a

parlare come gli altri, che può voler dire: recuperare parole, recuperare modi di dire, recuperare

espressioni, recuperare intonazioni etc.

Quindi se da una parte l'idioletto ci porta a sentirci unici e irripetibili, oltre che a vedere la lingua

come qualcosa di estremamente frammentato, invece il socioletto, è l'elemento che ci permette di

agganciare l'idea di lingua a qualcosa che appartiene indistintamente alla massa che vive in un certo

posto e si capisce.

Il socioletto ci permette di interpretare la lingua come qualcosa di cui ciascuno di noi si serve in

maniera differente ma non all'infinito, quindi differente nei limiti in cui quella differenza non

compromette la comprensione da parte degli altri.

In mezzo c'è un principio che ordina l'organizzazione dei singoli in gruppi e sottogruppi, ad ognuno

di questi gruppi e sottogruppi corrisponde un modo di parlare e noi, da bambini, siamo

sensibilissimi a questa organizzazione anche se non ci viene spiegata. Quindi quando da bambini

entriamo in contatto con i diversi italiani, iniziamo a sedimentare l'idea dell'habitus che corrisponde

a ciascun parlante. L'habitus è ciò che ci permette di essere riconoscibili in mezzo a tanti.

Non è un caso che i linguisti non mancano mai dovunque ci siano da produrre testi per politici, per

pubblicità, dovunque ci siano da produrre testi che hanno dichiaratamente l'obiettivo della

seduzione, del portare gli altri verso di sé. Perché è chiaro che in una comunicazione che è

prevalentemente linguistica, la seduzione deve passare attraverso la lingua. Prendiamo ad esempio

Cyrano de Bergerac che ha sedotto una donna molto più bella di lui attraverso la lingua, il timore di

farsi vedere era talmente tanto che lo ha portato a passare i suoi testi ad un altro → ci dà l'idea di

quanti vantaggi sociali possa darci saper usare bene la lingua.

Tanto quella che oggi è riconosciuta come lingua, tanto quelle che oggi sono riconosciute come

dialetti, hanno la medesima base latina, quindi tutte le nostre varietà sono continuazione del

diasistema latino. Ciò vuol dire che l'italiano era un dialetto come gli altri, ma poi per ragioni di

ordine politico, sociale, economico et, quindi per ragioni extra-linguistiche e, in questo caso, anche

per ragioni letterarie (le tre corone: Dante, Petrarca e Boccaccio) pur essendo un dialetto tra tanti,

per ragioni di prestigio, il dialetto italiano è assurto a rappresentare anche gli altri dialetti,

diventando così la lingua standard, quindi per ragioni non interne alla lingua, ma per ragioni

sociolinguistiche.

Nel momento in cui questo è avvenuto, l'elemento che finalmente ha consentito di raggiungere la

diffusione pressoché totale dell'italofonia dopo più di un secolo dall'unificazione, è stata la

televisione, che è riuscita a portare ovunque un modello uguale per tutti. Le popolazioni

dialettofone, sentendo nella televisione utilizzare la lingua sempre nello stesso modo, hanno ripulito

la propria lingua, l'hanno riplasmata e organizzata in funzione dei modelli che all'inizio subivano

passivamente.

Oggi avviene esattamente il contrario. Oggi assistiamo ad una fase completamente capovolta in cui

partendo dal presupposto che l'opinione di uno non vale più dell'opinione di un altro, che un dialetto

conti quanto un altro, non c'è stato più modello di italiano, ma i tanti italiani hanno fatto irruzione

nel panorama linguistico collettivo andando a sgretolare quell'idea di standard a cui tanto

faticosamente si arrivava con la scolarizzazione.

Lezione 7 APPUNTI LEZIONE 7

INFORMAZIONI EXTRA-LINGUISTICHE

Il fono è il frutto di un'articolazione e viene prodotto dall'apparato fonatorio, ma l'apparato fonatorio da

solo non basta per mettere in moto il processo comunicativo perché, affinché ci sia comunicazione, non

basta che ci sia una persona che parla, ma ci deve essere anche qualcuno che ascolta.

Sicuramente per trasformare l'informazione che voglio trasmettere da una mia idea mentale, da un

mio bisogno comunicativo, da una mia intenzione ad un atto comunicativo, devo trasmettere un

numero incredibilmente alto di comandi al corpo, per fare in modo che il corpo assuma la forma

necessaria per fonare. Da un punto di vista meramente fonetico questo è ciò che accade, ma dato

che noi non viviamo isolati, è necessario specificare che le nostre abitudini articolatorie, risentono

di dove siamo nati, di dove siamo cresciuti, di dove viviamo e degli ambienti che frequentiamo.

Ciò implica che, in quanto parlanti della stessa lingua, pur avendo tutti in mente uno stesso

contenuto linguistico da trasmettere, da trasformare in contenuto della comunicazione, questo

contenuto non sarà la stessa cosa se prodotto da uno o se prodotto da un altro e non lo sarà da un

punto di vista fisico. Perché quando passo dalla lingua intesa come fatto mentale “Language” alla

lingua intesa come fatto articolatorio “speach”, ci saranno necessariamente delle variazioni.

Perché nello “speach” ci saranno i residui del fatto che ad esempio metto la lingua in un certo

modo, del fatto che ho l'arcata palatina fatta in un altro modo, del fatto che mi sono abituata a non

polivibrare, ma questo non è detto che sia così per fatti patologici o per conformazione anatomica,

ma potrà essere semplicemente legato al fatto che mi sono abituata ad articolare in un certo modo.

La conseguenza della distanza che c'è tra ciò che credo di dire, ad esempio ['fi:ʎo] e ciò che dico,

ad esempio ['fi:jo], è che in questo spazio, si sovrappongono una serie di fattori che, pur non

avendo a che fare con l

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
38 pagine
8 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher japponetiamo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e sociolinguistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Dragotto Francesca.