Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
NOTA
La nota è un inno agli italiani, che devono provvedere a sé stessi. Ruta afferma che non ci sono riferimenti a città in particolare, ma
parla in generale della situazione Italiana. Il miglioramento della situazione è possibile solamente grazie al lavoro. In particolare
parla della Siobia, che è la scoperta dell’Italia meridionale, e la simbolizzazione dello stato delle cose a 50 anni dall’unificazione. Si
focalizza in particolare sulla questione meridionale, diventata questione nazionale. Ruta era consapevole di ciò ed era persuaso
dall’idea che l’Italia sarebbe rimasta incompiuta fino a quando il Mezzogiorno non sarebbe diventato civile, e si sarebbe quindi
elevato solo con l’aiuto del Nord ed una politica economica e morale, ma sempre all’interno di un Italia agricola.
3° modulo: Forme e significati in Alberto Arbasino
Alberto Arbasino (Voghera, 1930) è un autore lombardo che prende a modello la sua regione negli scenari dei suoi romanzi. Ma più
che la sua terra, egli apprezza tutto il mondo (da Londra a Parigi e non solo).
Appartenente all'alta borghesia milanese, studia giurisprudenza, studia diritto internazionale e si interessa alle lingue (elemento in
cui si può rintracciare il desiderio di fuga dal paese natale, la refrattarietà al luogo in cui si è nati).
In lui troviamo elementi particolari: odia il sudore, odia le donne grasse e con i capelli crespi; ama le bionde con i capelli dorati e la
gamba lunga; ripudia gli uomini con la pancia; odia gli spazi stretti (i vicoli di Napoli e, per antonomasia, odia tutto il Meridione) ed
ama gli spazi aperti (come la pianura Padana). Egli apprezza la musica ed il rapporto che questa ha con la letteratura.
È un personaggio SNOB (dall'etimologia del termine: "sine nobilitate", non è nobile ma deve cercare di sembrarlo), benestante ed
appartenente all'alta borghesia milanese; oltre ai suoi studi di legge, ricordiamo anche la sua partecipazione nel Partito
Repubblicano che gli permise di diventare anche onorevole. Tutta la sua attività ruota sul trittico "romanzo - articoli giornalistici -
saggistica".
Parte dalla "palus putrendis" (di Sanguineti), lo stagnamento della cultura italiana ed in un'accezione più ampia tutto il sistema
sociale rifiutato dal Gruppo 63 (il capitalismo bigotto). Arbasino preme per una rivoluzione ideologica.
- Rifiuta l'idea del romanzo tradizionale e propone un nuovo romanzo / antiromanzo; il miglior esempio è "Fratelli D'Italia" (1963)
dove l'autore attua un capovolgimento della prospettiva: il narratore è una prima persona non identificata (elemento già caro a
Svevo e Joyce). L'opera è una chiara dimostrazione di come l'arte non debba essere rappresentativa ma evocativa: nella trama,
alcuni giovani si incontrano all'aeroporto di Fiumicino e decidono di intraprendere un viaggio mondano e artistico per l'Italia. Il
romanzo altro non è che la trascrizione delle conversazioni fra gli amici (parla di tutto e non parla di niente).
Nel 1993 "Fratelli d'Italia" viene riscritto ed ingrandito a 1400 pagine: per Boldi è una continua chiacchiera sul contesto di vita, una
visione giornalistica della borghesia del periodo.
Il tipo di narrazione adottato da Arbasino ha dei precedenti:
1) Satyrycon di Petronio. I personaggi parlano d'arte per tutto il viaggio ma, diversamente da Arbasino, c'è la componente
mitologico - avventurosa.
2) "Il Piacere" di Gabriele D'Annunzio. L'opera è la rappresentazione della vita mondana dello stesso D'Annunzio quasi in
forma di discorso.
Dopo "Fratelli D'Italia" esce "Super Eliogabalo": era un imperatore romano della tarda antichità che visse l'adolescenza nella
mollezza dei costumi; durante il suo regno non era lui a comandare ma un parlamento formato da donne.
Di grande rilievo è anche "La bella di Lodi".
- Incipit di Fratelli D'Italia. Si può facilmente notare come non sia l'incipit di un poema epico ma di rifaccia molto alla vita quotidiana:
emerge l'antieroe borghese (l'abitante del borgo, il rappresentante della nuova estetica cittadina moderna). È un flusso di
coscienza del pensiero, non c'è un'idea di narrazione univoca.
- Esigenza della sprovincializzazione della cultura italiana. Arbasino aveva l'esigenza di modernizzare la letteratura
italiana staccandola dalla tradizione Ottocentesca per guardare a modelli transalpini (soprattutto Thomas Sterne Eliot).
Questa sprovincializzazione è simboleggiata dalla GITA A CHIASSO.
L’espressione «gita a Chiasso» significava avere l’opportunità di uscire dai limiti del conformismo che infestava una parte
dell’intellettualità italiana di quegli anni; una presa in giro di certi costumi, di certi atteggiamenti preteschi o pretenziosi; di
beghinerie, finti signorilismi, mignoli alzati durante il rito del caffè.
- Tematica bellica. Il tema della guerra è molto presente nell'opera di Arbasino: egli appartiene ad una generazione, quella del
1930, che ha vissuto un'infanzia immersa nella temperie bellica; per lo scrittore, la guerra è un tema psicofisico metafora di morte.
- Rapporto con la realtà. Sulla scia dell'Illuminismo lombardo di Beccaria, Parini e Verri che si occupavano di temi civili e sociali,
anche Arbasino tocca diversi aspetti della società del suo tempo e la sua analisi è di tipo Brechtiano (realista ma con un taglio
allucinato, straniato quasi psichiatrico).
- Viaggio e vacanza. Il primo volume pubblicato da Arbasino si intitola "Le piccole vacanze", di pochi giorni ed opposte alla grande
vacanza che è l'infanzia; l'autore racconta la sua felicità durante l'infanzia che viene persa con la maturità (motivo leopardiano): egli
appartiene a quegli adolescenti che dopo la guerra abbandonano la tradizione famigliare per dedicarsi alla letteratura ed
all'avventura. Non deve perciò sorprendere se Arbasino tratta di musica, danza, cinema, teatro e così via (con dei miti quali i
calciatori, gli attori).
Arbasino nella sua vita compie diversi viaggi, in Italia ed all'estero (Parigi, Londra, Russia, Spagna), che sono concentrati sul
binomio CIBO - CULTURA: "viaggiare" è "scoprire l'altro" e stimola la nascita del Relativismo culturale e della differenza linguistica.
Il viaggio è una forma per evitare l’angoscia.
Nell'ambito del viaggio e del turismo, Arbasino traccia la definizione di "idiot de voyage", succube dei luoghi comuni che segue la
massa, si affida ai viaggi organizzati e per questo non è viaggiatore.
- Confronto con Enrico Ruta. Rispetto all'autore partenopeo, Arbasino non sente allo stesso modo la questione meridionale. Inoltre,
i due divergono sul ruolo della famiglia: in Ruta il condizionamento della famiglia è forte ed il funzionamento armonico del nucleo
famigliare è un tema fondamentale; in Arbasino la famiglia è vista come "nido di vipere".
- Interpretazione del corpo e critica delle mode stravaganti. Arbasino dà grande importanza al corpo umano soprattutto nei luoghi
pubblici (nota il sudore sotto le ascelle, non ama la vita in città e le vie strette lasciando trasparire una sorta di Ipocondria); i
personaggi dormono per paura di ingrassare; poi nel romanzo "L'Anonimo lombardo" pone molta attenzione a come si vestono i
protagonisti ed ai gusti particolari fornendo molti dettagli (descrivono i processi dell'Italia del dopoguerra in rapporto ai paesi
stranieri).
- Il largo uso dei diminutivi. Ossessione del petit poussin: motivo fiabesco di chi si sente piccolo rispetto alle cose grandi per
non essere ingoiato. Può essere dovuto a due fattori:
1) I diminutivi sono molto comuni nella parlata lombarda;
2) servono ad impostare il lessico in maniera molto più colloquiale rispetto alla magniloquenza di D'Annunzio (pur rifiutano le
idee dei Crepuscolari, utilizza un linguaggio che è molto vicino a loro). Essi sono anche un modo per rimpicciolire le cose
grandi (di cui egli è ossessionato) e portarle alla sua misura. Il bambino ha paura delle cose grandi e per questo motivo
Arbasino rimpicciolisce le cose (interpretazione psicoanalitica).
- Personaggi. I personaggi di Arbasino sono spesso i giovani dell'alta borghesia milanese intellettuale, amano la compagnia in
visione lavorativa, mangiano sempre ma non si abbuffano, sono spesso omosessuali (come l'autore), snob, ossessionati dal peso
e dallo spostarsi (ma non nei luoghi comuni), hanno fame di ricchezza ma odiano chi riesce ad arricchirsi. Vivono in un mondo che
da un momento all'altro può finire: su di loro incombe un'angoscia che può essere evitata solo con il viaggio. Il loro rapporto è di
tipo claustrofobico.
Hanno anche un'ossessione per le pulizie che può essere letta in chiave razzista.
- Rapporto con le donne. Arbasino rigetta l’ideale della massaia perfetta (da qui notiamo il suo disprezzo non solo per le donne
corpulente ma anche per le masse operaie manovali in generale) e dipinge la sua donna ideale secondo una visione
snob/stilnovista: capelli chiari, gamba lunga, non si occupa dei problemi reali del mondo.
- Pastiche linguistico. Arbasino usa nel testo vocaboli di lingue diverse (differentemente però dallo stile plurilinguistico di Dante),
sembra quasi una volontà di mostrare la propria conoscenza linguistica.
- Commistione fra musica, arte e letteratura. Ne "Marescialli e Libertine", Arbasino tratta di musica: il titolo allude a due opere
fondamentali della musica mondiale come "Marescialle" (da "Così fan tutte" di Mozart) e "Libertini" (da "Vita di un libertino" di
Strawinski). Tratta invece di arte in "Il meraviglioso", dove vengono raccontate tutte le mostre d’arte dell'Italia degli anni 80.
- Titoli. I titoli delle opere di Arbasino sono calchi di opere già esistenti. Usa in larga misura la tecnica citazionistica: non inventa ma
riprende tematiche già esistenti ed i suoi scritti sono pieni di allusioni ad opere di svariata tipologia.
• "Il ragazzo perduto". L’opera è quasi una dedica alla moda che si svolge a Milano (ricalca il modello de "Il giorno" di Parini). Si
compone di lettere che sono arrivate al ragazzo via posta (nel Settecento fu di grande rilevanza) che assumono una connotazione
diaristica.
Altri appunti
- Ermetismo. Così definito nel 1926 da Carlo Bo, la corrente non ha il significato di "oscuro" ma riprende l'ermetismo greco (con il
senso di "andare oltre le apparenze"). I maggiori esponenti furono Luzzi, Quasimodo ed Ungaretti (solo nella prima fase).
- Simbolismo. Corrente molto presente in Pascoli. Si fonda sul rapporto fra denotazione (anal