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Secondo alcuni, nella disputa tra classici e romantici vincono i più grandi scrittori contemporanei.
Per Manzoni, un classico è un autore esemplare ed eccellente. Con classico identifica anche qualcosa
di antico.
Leopardi invece affida a classico tantissimi significati: affidabile, ottimo, di qualità, eccellente, opera
costante nel tempo… Egli considerava classici sia gli antichi greci e latini, sia la cultura francese del
‘600, anche se comunque considerava maggiori gli autori lontani rispetto a quelli vicini.
Vediamo quindi che classico comprende sia la modernità, sia la tradizione: le unisce e viene creata
infatti la tendenza classicista.
3. Che cos’è un classico?
3.1 Il dibattito teorico
Dopo lo scontro tra classici e romantici, per primo Sainte Beauve si domanda cosa sia un classico.
Conclude che il concetto di classico dipende dall’epoca: ad esempio, in Francia è classica la cultura
nazionale, ma è classica anche l’antichità. Le regole classiche, opposte al Romanticismo, hanno
arricchito lo spirito umano nei secoli e altri grandi autori classici possono essere Molière, Corneille,
Shakespeare e Goethe.
Dopo la disputa col Romanticismo, classico ha un significato più restrittivo, specialmente in Francia.
Classico resta sempre e comunque collegato ad antico: Hegel riprende il punto di vista di
Winckelmann: esalta la perfezione del mondo greco e della sua arte. Questo apice greco però non
si mantenne a lungo e presto iniziò il declino.
3.2 Neoclassico/Neoclassicismo
Durante il 1800 si diffondono due termini: Neoclassico e Neoclassicismo. È evidente quindi una
mediazione tra Classicismo e modernità. Comporta quindi la fedeltà all’antico, ma anche
l’aspirazione al rinnovamento.
Neo-classical in Inghilterra appare tra il 1500 e il 1700; Baudelaire usa con disprezzo il termine
Neoclassicisme; in Germania Neoklassizismus compare tra il 1700 e il 1800. Carducci però utilizza il
termine Neoclassicismo in senso positivo: riflettere sul classico significa riflettere sull’estetica, sulla
letteratura, sulla filosofia.
3.3 Classico nella modernità novecentesca
Il significato di classico si allarga e il termine viene ormai usato a livello sociale, non è più raro come
prima, è utilizzato in ogni campo.
Per Mann, classico riporta all’inizio della storia dell’uomo.
Nel 1900, classico si riferisce quindi ai canoni fissati, alle regole e agli equilibri dell’antichità, ma
classici possono anche essere autori e opere moderne. Il criterio più condiviso per definire un
classico è osservare la sua durevolezza: un classico abolisce le barriere temporali e sopravvive
sempre, anche nel nuovo.
Durante il “secolo breve”, molti letterati si sono chiesti cosa fosse un classico.
Eliot ricercava un senso al di fuori della guerra: nel 1944 realizzò che Virgilio era il classico per
eccellenza, e che era il modello della cultura e della letteratura europea. Un classico deve essere
perfetto nello stile ed essere un prodotto maturo. Da guida di Dante, Virgilio sarebbe dovuto
diventare la guida dell’Europa del secondo dopoguerra.
Per Luzi, i classici hanno perso autorità e il criterio di attribuzione della classicità è mutato: troppi
scrittori e lavori sono definiti classici, difatti alcuni classici non sono in realtà perfetti e puri, e si è
perso il canone dell’antichità. I classici greci e latini portano un messaggio etico ed eterno, cosa che
non si verifica nella modernità.
Per Gadame, come accennato prima, un classico è fuori dal tempo.
Per Calvino, leggere i classici è indispensabile ma al contempo inutile: non è classico solo ciò che e
studiato a scuola, ma anche ciò che ha una risonanza continua.
Per Steiner, un classico deve coinvolgere il lettore e proporre una riflessione, e fornire idee sempre
nuove. Inoltre, il classico è spesso lontano dalla cultura contemporanea, e quindi è difficile capirlo.
3.4 Crisi del classico?
Come si deve utilizzare il termine oggi? Esistono vari usi che si discostano più o meno dal significato
generale di classico.
Il liceo classico è detto tale perché è considerato valido, prepara sulle lingue e sulle letterature
classiche. Fornisce le conoscenze adeguato del passato, è improntato sulla ragione e su valori etici
tramandati dalle opere classiche, che formano e creano una tradizione lunghissima, dai greci, ai
romani a oggi.
Si parla di età postclassica, e postmoderna, ma l’inserimento del prefisso post- indica una sorta di
crisi. Gli artisti postclassici sono orientati verso il passato, devono reinventare e proporre un nuovo
patrimonio con gli stessi ideali del classico. Tale emulazione non è però originale e affidabile.
Oggi la parola classico non è inflazionata, il suo uso utilizzo si è normalizzato e non è più negativo
come in passato, come durante la querelle classico-romantico.
Il classico ora è inteso come vita, progresso, civiltà e cultura. Un classico dialoga col passato e
confronta le culture, rielabora l’esistenza umana. Un testo classico è ricco, e nessun classico si
somiglia. All’inizio classico rimandava ad antico, affidabile, autorevole; era legato al passato e oggi