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MAGGIORE ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’
• Un’analisi comparativa SINCRONA E INTERRELATA tra la situazione (ciò che è) e
l’intenzionalità di cambiamento (ciò che si vorrebbe) connessa a una più attiva RI-
ELABORAZIONE del processo, e quindi una più pronta capacità di RISPOSTA AI
CAMBIAMENTI in atto e un più DIRETTO CONTROLLO
• Una maggiore CONOSCENZA DELL’ITER DI INDAGINE nella sua interezza e,
quindi, una MIGLIORE CONSAPEVOLEZZA DELL’ATTIVITA’ GIA’ SVOLTA E DA
SVOLGERSI
• Una più ampia DISPONIBILITA’ E APERTURA AL CAMBIAMENTO dovuta
all’attivazione di costrutti mentali che consentono di giungere ad una
COMPRENSIONE APPROFONDITA DEI PROBLEMI, a NUOVE CONOSCENZE E
SOLUZIONI
• Un costante processo di AUTO-RIFLESSIONE che alimenta un apprendimento di
tipo GENERATIVO, e non adattivo. Soprattutto è incrementata la capacità di
SAPER DIVENIRE, cioè l’evoluzione di un PENSIERO FLESSIBILE, in grado di
IMPARARE AD IMPARARE, che è fonte di una FORMAZIONE PERMANENTE.
5.2 DALLA CONOSCENZA CONTEMPLATIVA A QUELLA
OPERATIVA
Dewey rileva che la conoscenza NON RILEVA UNA REALTA’ ANTECEDENTE AL
CONOSCERE STESSO E INDIPENDENTE DA ESSO: la conoscenza si produce e si
realizza nell’interazione tra pratica agita e astrazione concettuale, cioè è frutto
dell’OPERA ATTIVA DELL’INTELLIGENZA NELL’ESPERIENZA. Se la comprensione
avviene con la trasformazione della realtà, ciò significa che la conoscenza non può essere
frutto della “pura esperienza empirica”. Allo stesso modo, se quella stessa trasformazione
è fonte di comprensione, se ne deduce che la conoscenza non può essere il prodotto di
pure strutture mentali aprioristiche. Tratteremo quindi della natura evolutiva della
conoscenza che implica la MEDIAZIONE RIFLESSIVA DEL PENSIERO E DEL
CARATTERE PARTECIPATIVO E SOCIALE DELLA RICERCA.
Le svariate teorie della conoscenza ipostatizzano una SCELTA UNILATERIALE di ciò che
effettivamente avviene nell’indagine, fondandovi il loro sistema. Così l’empirismo ha
insistito sulla necessità del materiale percezionale nella conoscenza, mentre il
razionalismo ha sostenuto che soltanto la materia concettuale può fornire conoscenza nel
pieno senso della parola. L’errore sostanziale di queste teorie è, non solo di aver reso
ESCLUSIVO, e quindi sufficiente al conoscere, uno dei due momenti, ma di averlo retto a
UNICO FONDAMENTO CONOSCITIVO.
Nonostante tali visioni sulla conoscenza differiscano tra loro, esse hanno un comune
presupposto: tutte affermano che l’operazione dell’indagine ESCLUDE qualsiasi elemento
di ATTIVITA’ PRATICA che possa far parte o interagire con la costruzione dell’oggetto
della conoscenza. In breve, il tratto comune a queste teorie è costituito dal fatto che ciò
che viene conosciuto è ANTECEDENTE ALL’ATTO MENTALE DELL’OSSERVAZIONE E
DELL’INDAGINE e NON VIENE MODIFICATO per niente dagli atti. La conoscenza è l’atto
di uno SPETTATORE ESTERNO, sia che essa si compia razionalmente, tramite le forme
generali del pensiero, sia che si compia empiristicamente.
L’indagine deweyana ci mostra, invece, che la ricerca NON è il mezzo procedurale per
trovare “ciò che già esiste”, o per realizzare una visione migliore di qualcosa che c’è già.
Essa è STRUMENTO DI AZIONE CONOSCITIVA: PER ESSA E CON ESSA, nella pratica
agita SI CONNETTE, infatti, l’OPERA CONCETTUALE IPOTETICA DEL PENSIERO
CON LA MATERIA SUO OGGETTO. E’ allora nell’indagine e grazie a essa che s’istituisce
la conoscenza, in un processo in cui la distinzione fra dati osservati e idee direttive
rappresenta una DIVISIONE PRATICA DI LAVORO per rispondere ai requisiti di
asseribilità giustificata. La ricerca è un’ATTIVITA’ DI INTERAZIONE TRA SOGGETTO E
AMBIENTE ed è consapevolezza che la conoscenza è quel tipo d’interazione organismo-
ambiente che si occupa esclusivamente di tali MUTAMENTI, intervenendo su di essi per
produrre TRASFORMAZIONI. Essa esamina le CAUSE E LE CONDIZIONI delle
interazioni proprio per poterle REGOLARE E CONTROLLARE.
L’indagine parte, infatti, da una situazione che è confusa e che si vuole modificare ma che,
per potersi definire, abbisogna:
Dell’istituirsi del PROBLEMA il quale diviene tale tramite OPERAZIONI OSSERVATIVE, di
apprensione di dati che si evidenzino
• Di COSTRUZIONE DI IPOTESI, che si specifichino su quel materiale, derivanti dal
continuum dell’astrazione generale
• Di COSTRUTTI IPOTETICO-DEDUTTIVI da vagliare rispetto alla realtà rilevata
• Di una VERIFICA EMPIRICA
Il controllo delle condizioni da cui dipendono i risultati che si vogliono raggiungere è
possibile soltanto tramite l’AZIONE: un’azione che operi secondo una direzione stabilita
dall’INTELLIGENZA, e che prenda coscienza delle CONDIZIONI AMBIENTALI, osservi la
relazione tra le diverse serie di eventi e, alla luce di una tale conoscenza, TRACCI I SUOI
PIANI E LI ESEGUA. La questione della conoscenza si delinea, allora, come il LEGAME
CHE CONNETTE AZIONE E PENSIERO. La conoscenza, per Dewey, coincide con
ASSERZIONE GIUSTIFICATA, conclusione della ricerca.
Ecco, allora, che la conoscenza viene a COINCIDERE CON L’INDAGINE, secondo la
direzione dei suoi aspetti procedurali rappresentati dal PENSIERO-IN-AZIONE, da un
pensiero che si fa azione e di un’AZIONE DIRETTA DAL PENSIERO. Il rapporto
conoscenza-azione è dunque centrale in Dewey. La prospettiva è diretta a studiare l’intima
e costante CONNESSIONE RELAZIONALE che s’instaura nell’indagine e che, nella
risoluzione dei problemi esistenziali, fa evolvere la conoscenza. I risultati dell’attività
dell’’intelligenza, invece di rimanere isolati e esclusi dal contatto con il mondo concreto,
sono efficacemente inseriti nelle AZIONI E NELLE ESPERIENZE REALI.
Dewey rileva tre caratteristiche fondamentali di tale ricerca:
• Tutte le forme di esperienza comportano un AGIRE CONCRETO E MANIFESTO,
la produzione cioè di MODIFICAZIONI INTENZIONALI nell’ambiente o nelle nostre
relazioni con esso. Pensare una realtà significa TRASFORMARLA
OPERATIVAMENTE.
• L’esperimento non è una forma di attività casuale, ma è sempre DIRETTA DA IDEE
che debbono soddisfare le condizioni dettate dalle necessità del problema da cui ha
origine l’indagine nei suoi aspetti attivi. L’attività pratica nella ricerca è guidata dai
postulati che orientano l’azione affinché segua quei principi di riferimento che si
sono mostrati utili in altre indagini ma, qualora non risultino più idonei, siano
ELABORATE NUOVE E PIU’ APPROPRIATE RELAZIONI, rispetto a quel
particolare contesto.
• Il prodotto dell’attività diretta è la COSTRUZIONE DI UNA SITUAZIONE EMPIRICA
NUOVA, nella quale i fatti vengono posti in rapporti diversi gli uni dagli altri, e tali
che le conseguenze delle operazioni dirette formano i fatti che hanno la proprietà di
essere conosciuti.
E’ evidente, allora, che CONOSCERE è UN ATTO DEL FARE, che è nell’azione il punto di
PARTENZA e di ARRIVO della conoscenza. E’ con l’azione che si avvia la ricerca, è
dall’azione che si ricavano i CRITERI LOGICI, i principi che guidano l’operato, ed è
sempre con l’azione che si verifica l’ATTENDIBILITA’ dei risultati.
Ne consegue che il carattere prioritario della conoscenza è quello dell’OPERATIVITA’, il
quale converte l’ottica dello SPETTATORE della conoscenza, in quella dell’ATTORE
DELLA CONOSCENZA, visione che sostanzia tutto il processo della ricerca-azione come
ricerca OPERATIVA E COSTRUTTIVA DI SAPERE. Questo è uno dei paradigmi che ci
consentono di considerare la teoria deweyana della conoscenza come MADRE DELLA
RICERCA-IN-AZIONE, che non si qualifica solo come metodo per risolvere i problemi
educativi di un contesto, ma che è proprio un’AZIONE PRATICA DI CONOSCENZA.
LA CONOSCENZA COME ATTIVITA’ RELAZIONALE
I metodi di indagine sono OPERAZIONI ESEGUITE E DA ESEGUIRSI:
• Da eseguirsi in quanto nel suo processo FA PREVISIONI, IPOTIZZA OPERAZIONI
POSSIBILI E LE LE ESEGUE.
• Nel contempo, però, si deve tenere presente che quelle operazioni sono anche il
PRODOTTO DEL NOSTRO INDAGARE PASSATO. In questo senso i metodi
d’indagine sono operazioni eseguite.
E’ l’operatività, progressivamente e cumulativamente, congiunta di osservazione e
ideazione che ci consente di risolvere la situazione problematica. In un primo momento la
situazione dubbiosa ci dà delle SUGGESTIONI; successivamente, attraverso
l’INTELLETTUALIZZAZIONE delle difficoltà o della perplessità avvertita, essa diviene un
PROBLEMA da risolvere. Vengono, quindi, istituite IPOTESI POSSIBILI che ci
consentano di prevedere OPERAZIONI FATTIBILI di cambiamento che guidano anche
l’osservazione durante la raccolta di altro materiale. Le ipotesi vengono poi, di nuovo,
vagliate dal pensiero attraverso L’OPERATIVITA’ RELAZIONALE DI PROPOSIZIONI
ESISTENZIALI, che producono illazioni, e UNIVERSALI, proprie del ragionamento.
L’operatività è sempre di tipo RELAZIONALE perché dati e ipotesi divengono entrambi
significativi, acquistano cioè un valore conoscitivo, uno in rapporto all’altro: i dati staccati
da un’ipotesi che li collega sarebbero irrilevanti e inutili, così come un’ipotesi sganciata da
una realtà che la avvalori sarebbe vana e superflua. La significanza degli eventi è data
dalla loro RELAZIONALITA’ CON IL PENSIERO.
Attraverso la ricerca in azione si compie cioè una RELAZIONALITA’ MULTIPLA E
INTERAGENTE che potremmo, per chiarezza espositiva, schematizzare come due
relazionalità orizzontali, una TRA I DATI DEL PROBLEMA, frutto dell’osservazione, l’altra
FRA LE IDEE, frutto del ragionamento, e una verticale che le CONNETTE
INTERATTIVAMENTE. L’osservazione connette il materiale esistenziale in quanto i dati
vengono COMPARATI, ASSOCIATI E DISSOCIATI, e proprio la relazionalità che
s’istituisce tra di loro RAFFORZA O INDEBOLISCE L’IPOTESI, fino a confermarla e
confutarla. L’osservazione procede all’unisono all’eliminazione dei materiali inadeguati e
che riescono d’impedimento, e a rendere altri materiali ben definiti nel loro valore
evidenziale. L’ideazione mette in relazione i COSTRUTTI di cui dispone e permette la
FORMULAZIONE D’IPOTESI e vagli