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FRANCISCO DE QUEVEDO VILLEGAS (1580-1645)
LA VITA
Figlio di modesti funzionari di palazzo, inizia, senza terminare, gli studi di teologia (1600).
In quest'anno compone anche le sue prime opere operette festive e i suoi primi sonetti (Premàtica que en este
ano de 1600 se ordenò).
Nel 1601 dopo il trasferimento della capitale spagnola da Madrid a Valladolid, la figura di Quevedo inizia ad
emergere a corte, tanto che alcune delle sue composizioni furono raccolte in Flores de poetas ilustres de
Espana.
A questi anni risale anche la prima redazione del Buscòn.
Nel 1605 la corte torna a Madrid dove Quevedo vi resterà fino al 1613 dedicandosi ad un'attività letteraria
vivace e varia.
Per il suo umore bizzarro, sarà anche protagonista di molti avvenimenti e scontri come uomo pubblico tanto da
essere preso sotto la protezione del Duca di Osuna, onnipotente ministro di Filippo III.
Nel 1605 inizia la sua prima opera satirica, i Suenos, che si concluderanno nel 1622 con il Sueno de la muerte.
Tuttavia durante la redazione di questi, si dedica ad un'opera di parafrasi e traduzione e ad un saggio polemico
che rispecchierà la crisi spagnola e la sua crisi personale (Espana defendida).
Nel 1613 inizia il Suo periodo italiano: si recherà in Sicilia al seguito del Duca di Osuna come suo segretario.
Produrrà opere di ispirazione storica e stoica ( Mundo caduto; La hora de todos);
Resterà in Italia fino al 1619.
Nonostante la sua militanza nella politca attiva, il suo giudizio politico sarà sempre assente di realismo,
oscillante tra giudizio morale e satira, che si concilia nel suo pessimismo.
Nel 1621 muore re Filippo III, e la corona passa a Filippo IV che nomina nuovo prima ministro il duca di
Olivares, fa imprigionare e processare il duca di Osuna, allontanando da Madrid anche Quevedo che però riesce
a recuperare il favore della corte nel 1623 inviando al nuovo duca alcune sue opere.
Quando muore il duca di Osuna scrive il suo famoso sonetto funebre “Faltar pudo su patria al grande Osuna”
[La patria potè venir meno al grande Osuna].
Dal 1626 al 1633 scrive opere varie, di considerazioni politiche, operette satiriche.
Nel 1633 i segni della sua crisi esistenziale si fanno più evidenti ( La cuna y la sepoltura; De los remedios de
cualquier fortuna) fino a che si radica in lui una sorta di senechismo e un senso della vanità della vita ( Virtud
militante).
Ma i suoi attacchi sarcastici verso opere altrui continuano fino a quando i suoi nemici gli lanciarono contro il
Tribunal de la justa venganza , contro i suoi scritti,nel 1635.
Nel 1634 sposa Dona Esperanza de Mendoza.
Nel 1639 viene arrestato a Madrid per un supposto spionaggio: fu accusato di essere confidente dei Francesi.
Fu condannato a 4 anni di prigionia presso il convento di San Marcos di Leon.
Venne liberato nel 1643 in seguito alla caduta del conte duca.
In questi anni è molto malato, firma i contratti editoriale per il Marco bruto e Vida di San Pablo.
Muore nel 1645 facendo testamento a favore del nipote, il quale si occuperà della pubblicazione di molte sue
opere rimaste fino a quel momento inedite.
La sua opera consta circa di 800 componimenti di cui non si hanno datazioni certe e che quindi sono stati
raggruppati per genere (poesie metafisiche,morali,religiose,amorose,satiriche,burlesche, jarcas e bailes).
LA POESIA
Ispirato al petrarchismo, soprattutto per il concetto del “desingano” reso attraverso le tecniche del contrasto,
della partizione bimembre.
“A Aminta que se cubrió los ojos con la mano”
[ A aminta che si coprì gli occhi con la mano]
Il calore della passione amorosa trasmessa attraverso lo sguardo è contrastata dalla bianchezza della sua pelle
che si nota quando con la mano si copre gli occhi (nieve/fuego).
L'opposizione non è soltanto tra la mano della dama e lo sguardo che dietro questa si nasconde, ma tra lo
sguardo del poeta e la bianchezza della dama dalla quale lui è spaventato ( emerge il suo pessimismo).
Il gioco intertestuale quindi, agisce più sulle differenze che sulle somiglianze.
1
L'interlocutore di Quevedo, l'oggetto amato, più che la donna sono i suoi particolari anatomici (gli occhi, la
mano, la bocca).
Vuole neutralizzare la figura antagonista il cui dato costante è la crudeltà → la dolcezza di un'immagine
riconnessa con il sorriso angelicato della donna si trasforma così nella risata di crudele sdegno.
In tecniche di questo genere si legge una sorta di fuga da una donna particolarmente disturbante che cerca
continuamente e solamente denaro.
“lacerazione affettiva del poeta”
“ A una dama tuerta y muy hermosa”
[ A una dama orba e molto bella ]
All'interno della poesia amorosa troviamo sonetti che potrebbero figurare all'interno di quella burlesca, a causa
dell'atteggiamento impietoso nei riguardi della deformità.
Ciò che si percepisce di più è la mancanza, il difetto.
Contrasto luce/oscurità → il sole ha il compito di riassumere e concentrare in sé tutta la bellezza come l'unico
occhio della dama
Accanto all'anatomizzazione, vista prima, qui si affianca il gusto per la deformità, confinante con un feticismo
nemmeno velato.
L'occhio superstite afferma il suo predominio su quello spento.
“Para agotar sus luces la hermosura en un ojo no mas de la vuestra cara” [“la beltà, per conchiudere i suoi
lumi, solo in un occhio della vostra facccia ]
Importante nella sua scrittura è la distruzione e la strumentalizzazione dell'oggetto d'amore:
Quevedo riduce la donna a oggetto → concetto che lo ossessione → nella sua prosa schiera di prostitute
- uso di metafore mercantilistiche
Per questo passa in rassegna, nelle sue opere, prostitute e mogli compiancenti.
il loro corpo attraverso un parossismo diventa cibo, destinato ai vermi, teschio unto.
“Vida fiambre, cuerpo de anascote, cuando diras al apetito “Tate”?” [Carnesecca, corpo di telaccia, quando
dirai alla tua voglia “basta”?]
uso imperativi e uso discorso diretto con interrogazione retorica; sostantivi con le loro apposizioni(es.
Vecchia rognosa) → indicano aggressività
due bimembrazioni inseriti in strutture drammatiche e aggressive; vengono rafforzate dall'aggettivo
possessivo.
morte ossessiva indicata dall'uso di avverbi temporali
definizioni repellenti e agghiaccianti che terminano in un parossismo di odore nauseabondo
“Vecchia tornata all'età delle bambine” (569)
aggressività del discorso diretto descritta per interrogazioni retoriche e violente.
Analogie di procedimento tra i due sonetti:
1. interrogazione retorica prima quartina
2. apostrofe diretta di “tu”
la struttura profonda del sonetto è un'ossessione profonda → l' attrazione della bocca sdentata →
enunciazione del fatto; ironizzazione di questo; gioco onomatopeico; parossismo distruttore
ultima terzina → formulazione moralistica → i procedimenti letterari sono dunque allacciati alle
dinamiche psichiche
Sonetto 551
enumerazione → oppone alla successione di ciò che appare ciò che è
tema: dissoluzione ingannevole operata dall'ipocrisia
metafora corpo-cibo e metafore mercantilistiche soddisfazione perversa che Quevedo trae da questa
demolizione violenta diventa divertimento letterario
Il disagio nei confronti del corpo ( altrui e proprio)ha una nuova manifestazione: si teme che ciò che appare non
si identifichi con ciò che è e si disapprova con fermezza ogni possibile alterazione dell'apparenza (ad esempio è
resa con l'inversione alto-basso nel sonetto 551 della bocca che si fa deretano.
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Il corpo viene percepito come angoscioso; è visto come prigione ( probabilmente anche a causa del suo difetto
fisico, il piede equino). → da cui si cerca di liberarsi a livello filosofico sfruttando la teorizzazione dell'amore
platonico
“ Del vientre a la prision vine en naciendo” [Dal ventre alla prigione son venuto nascendo].
La liberazione dall'ingombro del corpo sarà compiuta dalla morte, alla quale sopravviverà solo l'amore.
La distruzione della donna permette lo svilupparsi di un narcisismo che contempla la propria sopravvivenza,
giustificata con una serie di meriti personali ( ad esempio quello di avere la perfezione di amante
nell'accettazione del tormento amoroso).
“Lamento amoroso e ultimo dolore di un innamorato” (479)
accettazione della morte → atteggiamento stoico
assunzione di angoscia personale
corpo e cuore vengono definiti come “luogo d'amore”
nelle terzine → speranza di sopravvivenza per meriti personali
esorcismo contro la morte
L'amore per Quevedo assume un atteggiamento nevrotico, proiezione dell'ansia di sopravviversi, aldilà
dell'oggetto amato, aldilà della presenza del corpo.
Altra ossessione di Quevedo è quella del tempo, percepito come rinnovata forma di angoscia.
“Impicci e miserie della vita” (535)
[La vita inizia tra lacrime e cacca, poi viene la nanna, il bau, la pappa[...]Vecchio si imbianca, raggrinzisce e
secca; la morte arriva rimestando tutto, e quel che lascia paga e quel che pecca]
Intenzione provocatoria
ripetizione balbettamenti infantili (lessico onomatopeico)per indicare un linguaggio povero e
disarticolato
maturità descritta con verbi isolati
vecchiaia è un precipitare di verbi → affannosa rincorsa
OPERETTE BURLESCHE E DI CRITICA LETTERARIA
Le sue operette burlesche e le sue satire letterarie vennero riunite nei Juguetes de ninez. (1631)
- visione negativa del mondo
Nella satira Quevedo trova un veicolo per esprimere la sua indignazione nei confronti dell'umanità, vista come
un insieme di sciocchi e corrotti, e usa una forma paradossale per rovesciare la visione apparente delle cose
attraverso la demolizione linguistica.
atteggiamento censorio e moralistico
uso fonti classiche → marziale, epitteto
temi di provenienza popolare che rinnova con giochi di parole, dialoghi, iperbole, metafore
La sua produzione satirica è stata divisa in Satira seria (più sostanziata di fonti classiche) e Satira comica ( più
creativa e personale).
La Culta Latinparla
Investe una forma letteraria da lui detestata, il cultismo (forma linguistica non per forza arcaica ma dotata di un
prestigio che la distingue dal linguaggio corrente e la mette in risalto contrastivamente).
si rinvia a un codice generale
intenzione polemica che si vede già dal titolo
L'opera consta di una dedica, un prologo al lettore, un “Lampion