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INTRODUZIONE.
Locke mette in guardia sul pericolo di interpretare le parole di un filosofo con le nozioni della nostra filosofia.
Bisogna comprendere non il senso di quanto essi rivelarono, ma il senso che noi vogliamo a esso attribuire
→ riferimento alle Epistole di San Paolo: noi dovremmo tracciare nel nostro spirito proprio le sue idee e i suoi
pensieri. È utile acquisire delle informazioni su quella che è l’occasione per cui scrive, e le disposizioni e le
circostanze nelle quali si trovano coloro ai quali l’autore scriveva. Risulta utile anche qualche opinione dello
stesso autore, le sue esperienze, i suoi atteggiamenti e i suoi valori.
Gran parte di quel che si scriveva e si pubblicava nel XVII secolo era di carattere polemico, era costituito da
opuscoli e pamphlet che venivano scritti in fretta per intervenire in una disputa in corso; gli scritti di Locke
sono spesso di questo tipo, nascevano come repliche a qualche pubblicazione → ex: Edward Bagshaw
pubblicò “Il grande problema delle cose indifferenti nel culto religioso” (1660), Locke scrisse due repliche,
una delle quali è una confutazione puntuale dell’opera di Bagshaw, l’altra il frutto più teorico di quella
particolare reazione, ma questi due opuscoli non vennero mai pubblicati da Locke. Le conferenze che tenne
nei primi anni Sessanta all’Università di Oxford in qualità di Moral Censor sono probabilmente le sue prime
riflessioni, con soggetto le leggi morali, le leggi di natura e la nostra conoscenza di Dio . I “Due Trattati sul
Governo” (1690) di Locke nasce da una reazione a “Il Patriarca ossia il potere naturale dei Re” di Robert
Filmer, ma anche come reazione diretta agli eventi politici inglesi. I “Pensieri sull’educazione” (1693)
scaturiscono e in gran parte consistono di alcune lettere che egli scrisse su richiesta del suo intimo amico
Edward Clarke, per consigliarlo sul modo di crescere e educare il figlio. I lavori sul denaro erano una risposta
di grande attualità a una crisi economica. Il “Saggio sull’intelletto umano” si presenta all’inizio come una
risposta a certi problemi che erano venuti fuori nelle discussioni di un piccolo gruppo a cui Locke
apparteneva. L’opera postuma “Esame delle opinioni di Malebranche”, rispecchia l’interesse di Locke per la
natura delle idee, la sua risposta al dibattito in corso tra Malebranche e Antoine Arnauld e a un seguace
britannico di Malebranche, John Norris. Queste varie risposte passano dal sarcasmo e dalla satira feroci al
rifiuto educato ma fermo; vi è un piccolo numero di note generiche, fredde, che fanno capire che egli non
ritenesse granché interessante quel che dicevano i suoi critici → dice nel Saggio: non ho avuto la buona
fortuna di ricevere qualche lume da quelle obiezioni che sono state pubblicate contro qualsiasi parte del mio
libro, né ho trovato, dagli appunti che mi sono stati mossi, motivo per cambiare la mia opinione su nessuno
dei punti che sono contestati. Nelle repliche a Stillingfleet, c’è grande serietà, in quanto questo muoveva a
Locke delle accuse secondo cui le sue dottrine erano di minaccia alla religione → pericolose per la dottrina
ortodossa; furono definite scettiche, deiste, sociniane, hobbesiane, persino atee e molto furono censurate.
Ma dopo la pubblicazione del Saggio, fiorirono anche libri a lui dedicati, positivi, che insieme alle
pubblicazioni su riviste francesi contribuirono alla diffusione del suo pensiero.
Locke proclama di essere suscettibile di commettere errori, e esorta il lettore a controllare la verità
dell’opera. Nega poi che ci sia alcunché di nuovo e di istruttivo nella sua opera, e sottolinea che non è stata
scritta per coloro che già si sono resi padroni dell’argomento (la natura dell’intelletto umano), né per istruire
uomini di vasto pensiero e svelti a imparare; piuttosto, il Saggio venne scritto per la mia propria
soddisfazione, e per alcuni amici che riconoscevano di non aver sufficientemente considerato l’argomento. Il
passo più famose è quello in cui parla dei grandi architetti (Boyle, Sydenham, Huygens e Newton) dove si
definisce un semplice manovale che sgombera il terreno e lo ripulisce da alcuni dei detriti che ostacolano la
via verso la conoscenza. Non pubblicò niente se non quando aveva già passato i cinquanta, ed era ormai
vicino ai sessanta; e anche allora la “Lettera sulla tolleranza”, i “Pensieri sull’educazione”, e i “Due trattati sul
governo”, vennero pubblicati anonimi. Il ritardo nel pubblicare fu dovuto alla varietà degli interessi di Locke,
che lo portavano a dividersi tra la medicina, la politica, la scienza e la filosofia. Fece inoltre lunghi viaggi in
Francia e per un certo periodo fu molto preso dalla sua attività presso la casa di Anthony Ashley Cooper, che
divenne conte di Shaftesbury, perse il favore del re, venne sospettato di una cospirazione sediziosa e si
rifugiò in Olanda, dove morì. L’intima collaborazione tra i due portò ad addensare anche su Locke i sospetti:
venne quindi espulso dal suo college, il Christ Church, per ordine diretto del re, finendo con il ritrovarsi in
Olanda egli stesso.
La cassetta rossa.
Prima di partire per l’Olanda, Locke trasferì alcune delle carte che aveva nelle sue stanze al college di Christ
Church a casa di un amico, James Tyrell. Altre carte furono lasciate a disposizione di Edward Clarke, perché
provvedesse a bruciarle, nel caso in cui l’avesse ritenuto opportuno. Fece testamento, e lasciò per Clarke un
codice, da usarsi per comunicare in modo segreto, nel caso ce ne fosse stata la necessità. Ad accrescere
l’urgenza con cui lasciò l’Inghilterra contribuì l’arresto di Algeron Sidney, accusato per alcuni manoscritti
sediziosi. Sidney aveva scritto contro “Il Patriarca” di Filmer; Locke aveva forse già composto una parte dei
“Due trattati sul governo”, o ne aveva almeno preparato un abbozzo, che sono in parte una polemica contro
Filmer. In alcune lettere a Clarke, Locke menziona una cassetta rossa, le cui chiavi sono tenute dal dottor
Thomas, in cui era contenuto il “ De morbo gallico ”, un trattato di medicina che probabilmente era in realtà
un’opera politica scomoda che come tale andava tenuta nascosta; la sorte sarebbe stata o la distruzione dei
manoscritti contenuti nella cassetta oppure che fossero allontanati dalla casa di Clarke. La storia completa
delle avventure di Locke in Olanda (una storia di travestimenti, nascondigli, forse perfino inganni) ricrea
l’atmosfera del suo impegno politico, e dei suoi rapporti con persone che sfidavano la tradizione, questo
incidente della cassetta rossa e del suo misterioso contenuto fa intravedere vari aspetti della persona e della
personalità di Locke, che è cauto, meticoloso, guardingo, riservato, ma che si fida e si preoccupa anche per
l’amico Clarke, a cui, in queste stesse lettere, dà sovente consigli su come educare il figlio. Durante il
soggiorno in Olanda, Locke è impegnato a scrivere sulla tolleranza e completa il Saggio. Nello stesso
periodo, emergono i riferimenti a Damaris Cudworth, poi Lady Masham, con cui Locke ebbe stretti legami
sentimentali.
Filoclea e Filandro.
Vi fu un certo numero di donne che si sentì attratto da Locke, e verso cui egli sentì certamente una forte
attrazione. La lettera a E. A. rivela le emozioni e le inclinazioni di Locke: sono lettere formali, ma i sentimenti
sembrano sinceri.
La relazione più nota di Locke fu quella con Damaris Cudworth, che era figlia di Ralph Cudworth, il filosofo
e teologo. Ci rimangono oltre quaranta lettere di Damaris Cudworth, ma solo pochissime da parte di Locke,
ma ne risulta una forte attrazione reciproca. Le loro lettere spaziano dalla discussione di vari libri filosofici e
religiosi ai meriti rispettivi della ragione e dell’entusiasmo nella fede, dalla classificazione della relazione
mente-corpo in vari autori a molti eventi ordinari delle loro esistenze. Parte dell’interesse di Locke per
Damaris era dovuta alle sue capacità intellettuali. Le lettere di Damaris (che firma Filoclea e chiama Locke
Filandro e, nei suoi versi, Damone) hanno un tono amichevolmente canzonatorio. Richiami a libri di teologia
e filosofia, a trattati sulle passioni, a scrittori classici e all’amicizia. Nel gennaio 1683 Damaris manda a
Locke un lungo poema che descrive gli alti e bassi della loro relazione, a cui Locke diede una risposta in
versi. Nel frattempo subentrano le difficoltà a cui va incontro Shaftesbury, e Locke va via in Olanda, senza
dire a Damaris come scrivergli. La separazione non giovò al loro rapporto, anche se la corrispondenza
continuerà a essere amichevole e Locke diminuirà le sue lettere. Furono fatti dei tentativi per farla venire in
Olanda, ma si rivelarono infruttuosi. Dal giugno del 1685 lei scrive nella nuova veste di Lady Masham, in
quanto moglie di Sir Francis Masham, ma nonostante il matrimonio continua a volere mantenere in vita la
loro amicizia. Locke finì con l’andare a vivere con i Masham nella casa di Sir Francis, abitando lì dal 1694
fino alla sua morte, nel 1704. Questa lunga amicizia di Locke con Damaris testimonia tuttavia la loro
reciproca fiducia, così come molti degli interessi che avevano in comune.
Il ritratto di Locke.
L’epistolario di Locke ha permesso di seguire le tracce dell’episodio misterioso e virtualmente pericoloso
della cassetta rossa, ma anche un altro episodio divertente: chi era il proprietario del ritratto di Locke? John
Greenhill, nel 1672 mentre dipingeva un ritratto di Shaftesbury, ne dipinse uno anche di Locke. Il ritratto
venne lasciato alla Thanet House, la residenza londinese di Shaftesbury. In un’annotazione del 1679 Locke
rivela di aver preso dalla Thanet House tutto quel che gli apparteneva tranne il ritratto, trasferito nella casa di
Shaftesbury di Bexwells. Sentiamo di nuovo parlare del ritratto nel 1688, da una lettera tra Locke e i coniugi
Clarke. Quando avrebbe stampato il suo libro, Locke avrebbe voluto usare il ritratto come premesso, per cui
prega l’amico di intercedere con i coniugi Stringer per riaverlo, ma questi insistono che il quadro è loro e non
ne vogliono sapere di ritornarglielo in quanto sostengono che Locke stesso glielo aveva regalato. Soltanto
l’anno seguente Clarke riuscirà a convincere i coniugi Stringer a prestare il dipinto a Locke.
Da questa corrispondenza e da quella con i suoi amici olandesi e francesi, oltre che inglesi, emergono i
contenuti: problemi particolari delle terre che Locke possedeva, i suoi investimenti in denaro, consigli medici
e cure per malattie, commenti a recenti pubblicazioni apparse in Inghilterra o all’estero, lo stato degli affari e
del commercio, problemi filosofici e religiosi. In queste lettere si co