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Fino a Cartesio, questa era stata l’idea aristotelica e scolastica della sostanza; con Cartesio, il
termine inizia ad essere rivoluzionato pian piano. Per quest’ultimo, infatti, nel pensiero esistono
tante res cogitantes, una per ogni mente esistente; nella materia, invece, vi è una sola res extensa,
modificata nei vari oggetti. Cartesio è il primo a sostenere l’esistenza di una sola sostanza
modificata nei vari oggetti; come Aristotele, però, attribuisce come prima proprietà della sostanza
l’estensione, la prima che ci permette di coglierla e di parlarne. L’estensione è la proprietà, la
sostanza ciò che vi sta sotto.
Con il tempo, però, Cartesio arriva a far coincidere la sostanza con l’estensione; l’essenza della
sostanza è l’estensione stessa, così come l’essenza della res cogitans è il pensiero stesso. Sotto
l’estensione non c’è niente e la sostanza diviene così interamente conoscibile.
Le conseguenze di questa posizione sono principalmente due:
- una vantaggiosa che va contro i materialisti che sostenevano che anche il pensiero fosse frutto
della materia; con la teoria cartesiana, si arriva alla conclusione che se pensiero e estensione
fossero solo delle proprietà, non sarebbe possibile distinguere la sostanza pensante da quella
materiale. Sotto queste proprietà potrebbe esserci la stessa identica sostanza, e questo è
innegabile se essa è inconoscibile;
- una svantaggiosa: se l’essenza della sostanza è il pensare, essa non può mai smettere di farlo,
così come la materia non può smettere di esistere. La teoria di Cartesio afferma che ognuno di
noi non può mai smettere di pensare, esattamente come Dio e gli angeli. Su questo punto
Cartesio viene nuovamente criticato da Gassendi, ma non cambia idea: continuerà a sostenere
che la mente pensa sempre, perché la sua essenza è il pensiero stesso.
Locke elabora la sua posizione di una sostanza come esigenza di un substrato ritornando ad una
concezione pre-cartesiana (“se alcuno voglia consultare se stesso nei riguardi della sua nozione di
una pura sostanza in generale, troverà che non ne possiede altra idea se non quella di una
supposizione di un qualche misterioso sostegno di quelle qualità che sono capaci di produrre in noi
delle idee semplici; qualità che vengono comunemente chiamate accidenti. Se a qualcuno venisse
domandato quale sia il soggetto cui si trovano inerenti il colore o il peso, non avrebbe niente da
dire se non che si tratta di parti estese e solide; e se gli si domandasse a che cosa sia inerente
questa solidità e questa estensione, egli non si troverebbe in una posizione molto migliore di
quell’indiano già ricordato il quale, dopo che ebbe detto che il mondo è sostenuto da un grande
elefante, si sentì chiedere su che cosa poggiasse l’elefante; al che rispose: su una grande
tartaruga; ma poiché si insisteva per sapere che cosa sostenesse questa tartaruga dalla schiena
così ampia, rispose: qualcosa, che non sapeva che fosse. Dunque, l’idea che noi abbiamo, e cui
diamo il nome generale di sostanza, non essendo altro che il presunto, ma ignoto, sostegno di
quelle qualità che scopriamo esistenti, e che non immaginiamo possano sussistere senza
qualcosa che le sorregga, quel sostegno lo chiamiamo substantia; che, secondo il valore effettivo
della parola, in inglese comune significa star sotto o sostenere”). Il colore, per esempio, rinvia
all’estensione che gli sta sotto, ma essa non sa a cosa rinviare (per Cartesio, l’estensione sarebbe
già la sostanza stessa, mentre per Locke continua ad essere solo una sua proprietà).
Nei paragrafi successivi Locke fa riferimento anche ai materialisti, e in particolare a Hobbes, il
quale sosteneva che non è possibile sapere che cosa sia una mente spirituale e che la sostanza
equivale semplicemente al corpo.
Secondo Locke, la sostanza, per essere intelligibile, dovrebbe spiegare tutte le sue proprietà;
secondo Cartesio, ciò avveniva grazie alla sua estensione stessa e grazie alla capacità di
movimento dei corpi; egli, nell’opera il Mondo, cerca di interpretare l’assetto del pianeta attraverso
il solo movimento della materia. Locke riprendendo la sua interpretazione sostiene a sua volta che
per capire la sostanza è necessario conoscere qualcosa che rende conto delle sue proprietà,
poiché è solo un’illusione pensare di conoscere la materia meglio del pensiero, come
sostenevano i materialisti (“penso che la nostra idea di corpo sia quella di una sostanza solida
estesa (solidità), capace di comunicare il moto mediante impulso; e la nostra idea dell’anima, come
spirito immateriale, è quella di una sostanza che pensa, ed ha la capacità di suscitare il moto nel
corpo mediante la volontà, o il pensiero. E ora esaminiamo quale delle due contenga maggiore
oscurità, e maggiore difficoltà a venire compresa. Io so che certa gente, i cui pensieri sono immersi
nella materia, e che ha talmente assoggettato la propria mente ai sensi da riuscire raramente a
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riflettere su alcuna cosa che stia oltre i sensi, sarà portata a dire di non saper comprendere una
cosa pensante: il che forse è vero; ma io affermo, che, se esamineranno bene il problema, non
riusciranno più facilmente a comprendere una cosa estesa”. Per Locke, la natura della materia è
sconosciuta tanto quanto quella della mente; infatti, non sappiamo spiegare cosa leghi le parti
di un corpo solido (la sua solidità); inoltre, non si sa come un corpo possa, andando contro un altro
corpo, trasmettergli il movimento, esattamente come non si sa come la mente comandi il corpo.
Egli respinge la tesi cartesiana sulla coesione delle particelle all’interno di un corpo solido; Cartesio
sostiene che in un vortice la pressione dell’aria riesce a tenere insieme le parti più grosse della
materia. Infatti, due lastre di marmo lisce fatte aderire l’una con l’altra subiscono una pressione
esterna tale che non si riescono a separare. Per Locke, anche la pressione è inspiegabile, e le
lastre non si separano, ma possono slittare in sensi opposti (“se alcuno (materialisti) dicesse di
non sapere che cosa sia che pensa in lui, egli intenderebbe con ciò che non sa quale sia la
sostanza di quella cosa pensante. Ma rispondo che egli non è meglio informato nei riguardi di ciò
che sia la sostanza di qualsiasi cosa solida. Inoltre, se egli dice che non sa in qual modo egli
pensi, rispondo che non sa nemmeno in qual modo egli sia esteso, in qual modo siano unite tra
loro le parti solide del corpo, o aderiscano fra loro a formare l’estensione. Poiché, sebbene la
pressione delle particelle dell’aria possa spiegare la coesione di molte parti della materia che sono
più grosse delle particelle dell’aria, tuttavia il peso o pressione dell’aria non spiegherà la coesione
delle particelle dell’aria stessa, né potrà esserne la causa)”. Quindi, in poche parole, Locke critica i
materialisti sostenendo che materiale e immateriale (corpo e mente) sono ugualmente
intellegibili: “i corpuscoli che formano l’acqua, quando viene freddo, si uniscono e si consolidano;
chi potesse scoprire i vincoli che legano assieme così saldamente questi mucchi di piccoli
corpuscoli sciolti, chi riuscisse a farci conoscere il cemento che li fa aderire l’uno all’altro così
saldamente, scoprirebbe un segreto grande e tuttora ignoto: eppure, anche quando avesse fatto
ciò, egli sarebbe ancora assai lontano dal rendere intelligibile l’estensione del corpo (che è la
coesione delle sue parti solide), fino a quando non potesse farci vedere in che consista l’unione o il
consolidamento delle parti di quei vincoli, o di quel cemento, o della minima particella di materia
che esista - oppure: vorrei che qualcuno mi spiegasse in modo intelligibile come le parti dell’oro, o
del bronzo, in pochi istanti vengano ad essere così legate tra loro, che nemmeno col massimo
impiego della nostra forza le potremmo separare”.
Riguardo alla pressione proposta come spiegazione della coesione delle particelle di materia,
Locke sostiene che essa è altrettanto misteriosa e non conosciuta: cosa preme ai confini della
materia? “se la materia viene considerata finita, come è senza dubbio, dovremo spingere la nostra
contemplazione fino agli estremi dell’universo, e vedere quale genere di anello o di legame
riusciamo ad immaginare, per tenere stretta con una così forte pressione tutta questa massa di
materia. Se la materia è finita, deve avere i suoi punti estremi; e là dev’esserci qualcosa che le
impedisca di sparpagliarsi e disperdersi. Se, per evitare questa difficoltà, uno voglia buttarsi
all’ipotesi della materia infinita (Cartesio), dovrà allora considerare in che modo questo concetto
porti luce al problema della coesione dei corpi, e se egli sia mai più vicino a renderlo intelligibile,
risolvendolo in un’ipotesi che è la più assurda e più incomprensibile di tutte”. Locke sembra ancora
fermo alla teoria cartesiana, nonostante l’avvento di Newton. Sembra quasi non del tutto toccato
dalla rivoluzione scientifica. In realtà, Newton scrive nei suoi stessi anni e le sue tesi dovranno
sedimentare un po' prima di essere criticate. Sullo sfondo del Saggio troviamo sempre Cartesio e
Boyle.
In sintesi, con la critica ai materialisti, arriviamo a dire che un corpo (sostanza materiale) possiede
due proprietà:
- la solidità (coesione tra le sue parti), di cui non si può spiegare che cosa la tiene insieme;
- la sua produzione di movimento in altri corpi, inspiegabile a sua volta.
Quindi, il corpo è inspiegabile quanto la mente.
Il problema della causalità e la soluzione dell’occasionalismo: il problema della casualità
mente-corpo e corpo-corpo era al tempo un grandissimo punto interrogativo. Dopo la morte di
Cartesio, i suoi allievi cercano di risolvere i problemi sorti dalla sua filosofia, e in primis il problema
del dualismo secondo il quale la mente pensa sempre e la materia è sempre estesa. I suoi allievi si
chiedono come sia possibile l’azione della mente sul corpo, se esse sono due sostanze diverse ed
eterogenee (contrario di ciò che pensava Aristotele, come già detto). La risposta di Cartesio era
stata semplicemente che anche se non si riesce a spiegare come ciò accada, ciò è evidente
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nell’esperienza di ogni giorno (se voglio alzare il braccio lo faccio, anche se non so come sia
possibile o come ciò accada). I suoi allievi, e in particolare Malebranche, propongono la tesi
dell&rsquo