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modificata: APOLLO E’ IL DIO DELL’INVASAMENTO, DELLA FOLLIA.
Nietzsche considera la follia come pertinente al solo Dioniso e inoltre la circoscrive
come ebbrezza, Platone invece sostiene che Apollo e Dioniso hanno una cosa in
comune sul concetto di “mania”: congiunti esauriscono la sfera della follia ,
attribuendo ad Apollo la parola e la conoscenza, a Dioniso l’immediatezza della
vita.
Concludendo: una ricerca sulle origini della sapienza della Grecia arcaica ci porta
ad Apollo, la mania ci si presenta come primordiale, come sfondo del fenomeno
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della divinizzazione.
La follia è la matrice della sapienza .
CAP 2: LA SIGNORA DEL LABIRINTO
C’è qualcosa che precede anche la follia: il mito che rimanda ad un’origine più
remota. Non c’è decifrazione univoca. L’ unico approccio è la critica cronologica
del mito, alla ricerca della radice più lontana. 5 secoli prima dell’introduzione a Delfi
del culto di Apollo (poco dopo la metà del II millennio a. C) va ricercato l’origine
del culto di Dioniso, cioè nel mondo leggendario minoico – miceneo, verso Creta.
Pausania: ci parla di Dioniso Cretese nel cui recinto sacro di Argo egli diede sepoltura
ad Arianna: donna, dea, signora del labirinto. Doppia natura, umana e divina, ci
porta ad un’interpretazione simbolica del più antico mito greco: Minosse, Pasife, il
Minotauro, Dedalo, Teseo, Arianna e Dioniso. Arianna è l’unica figura femminile che
il mito riporti congiunta a Dioniso. Allusività che non fa trasparire il legame sessuale.
A Creta Dioniso è il marito di Arianna. Non quieto il matrimonio. Da un lato versione
+ recente del mito, Catullo, secondo cui Arianna abbandonata da Teseo a
Nasso,viene raccolta da Dioniso (in altra versione rapita), passa così da una vita
umana a una divina; dall’altro lato una versione più antica, appoggiata oltre che da
Omero ed Esiodo,dall’origine cretese del vincolo Arianna - Dioniso e dalla lontananza
del suo passaggio da divina a umana quando abbandona Dioniso per amore di
Teseo,cioè passa da una vita divina a una vita umana. Ma alla fine Dioniso
prevale:ella vive come dea e muore come donna.
Altrettanto antico un altro elemento del mito, il Labirinto,il cui archetipo può essere
egizio , ma la rilevanza simbolica della leggenda cretese è tipicamente greca.
Preferenza a Platone che usa “gettati dentro un labirinto”. Il Labirinto è opera di Dedalo,
un ateniese, apollineo in cui confluiscono le capacità inventive dell’artigiano, e dell’
artista (capostipite della scultura) e della sapienza tecnica. Dedalo costruì per Pasife la
vacca lignea, moglie di Minosse da cui nacque il Minotauro, rinchiuso da Minosse nel
Labirinto.
Che dietro la figura del Minotauro si possa leggere Dioniso è un’ipotesi già prospettata:
esso è rappresentato come un uomo dalla testa di toro, ed anche Dioniso spesso è
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rappresentato nei cortei a lui dedicati con la maschera del toro.
Il Labirinto si presenta come creazione umana dell’artista, dell’inventore,
dell’uomo della conoscenza, dell’individuo apollineo, ma al servizio di Dioniso,
animale - dio.
La forma geometrica del Labirinto, complessa, allude al pericolo mortale quando
l’uomo si azzarda ad affrontare il dio-animale .
Enigma:equivalente della sfera apollinea a ciò che il Labirinto rappresenta per
quella dionisiaca: il conflitto uomo-dio, che nella visibilità viene rappresentato dal
Labirinto trasposto interiormente. Come archetipo. Il dio (Dioniso?) ha fatto
costruire il Labirinto, simbolo della ragione, del logos, per piegare l’uomo, per
ricondurlo all’animalità, ma Teseo si servirà del Labirinto e del dominio su di esso
offertogli dalla donna-dea Arianna per sconfiggere l’animale-dio, il Minotauro.
La ragione è al servizio dell’animalità, della volontà di vivere, ma attraverso la
ragione si raggiunge la conoscenza del dolore(:Dioniso) e della via per sconfiggere
il dolore, cioè la negazione della volontà di vivere (Schopenauer). Ci sono vari
elementi che collegano Teseo e Dedalo al culto di Apollo e ne fanno dei devoti al dio
delfico. Un rapporto tra Apollo, e i 2 personaggi (Teseo e Dedalo) che si
contrappongono a Dioniso, cui rimandano tacitamente Minosse e il Minotauro, suoi
ministri. Se in precedenza abbiamo cercato di attenuare la polarità tra Apollo e
Dioniso attraverso l’elemento comune della”mania”, e nella sfera della parola e
della conoscenza si è subordinato Dioniso ad Apollo, nel mito cretese, riappare
aspra l’opposizione tra i due, ma in senso diverso da quello inteso da N. Qui Apollo
appare dominato da Dioniso, il mito si immerge in un’atmosfera della divinità che
non è quella della conoscenza ma della cruda animalità. Qui il redentore,colui che
libera e redime, non è Dioniso(che qui è mancante di uno dei caratteri del Dioniso
posteriore,del dio che libera e redime) ma è Teseo, che non ha nulla di dionisiaco.
Dietro Teseo c’è Apollo, il cui arco è questa volta benigno per gli uomini. Teseo
ritornando ad Atene ,e, dopo aver perso Arianna, approda a Delo, isola sacra ad
Apollo, sacrifica al dio e fa una danza apollinea che fu chiamata “la gru” (a imitazione
del Labirinto.
Se è Teseo a vincere sul Minotauro, allora si può dire che è Apollo che predomina
su Dioniso?No. Questa apparenza è contraddetta dalla significazione profonda di
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Arianna. Ella riappare nel mito come donna, figlia di Pasife. Arianna abbandona il dio
per l’uomo e il simbolo che salva l’uomo è il filo del logos, della ragione : proprio
Arianna rinnega la divinità animale che porta in sé, fornendo all’eroe il filo per
redimere l’uomo dalla cecità del dio-animale. Il trionfo dell’uomo è breve, per la
paradossale sazietà di Teseo per Arianna, abbandonata a Nasso, sia nel mito primordiale
per l’intervento di Artemis che uccide l’umana Arianna e la restituisce a Dioniso come
sua sposa immortale. In realtà il dio-animale, Dioniso, rimane vincitore.
Apollo attira l’uomo nella rete lusinghevole dell’enigma, così Dioniso lo invischia
nei meandri del Labirinto è l’emblema del logos, in cui possono salvarsi solo il
sapiente e l’eroe .
Dopo alcuni secoli la figura di Dioniso si mitiga, il dio non è + feroce e bestiale, ma
si protende benignamente verso la sfera umana.
La sua natura rimane crudele,ma trova un’espressione umana, nell’emozione della
musica e della poesia.
Il mitigarsi di Dioniso prende nel mito il nome di Orfeo. Pindaro: chi rivela è
Dioniso e Orfeo ne è il cantore. Nei documenti orfici vediamo che cogliamo una
natura + benigna, redentrice di Dioniso. In questi frammenti orfici Dioniso appare
come un fanciullo con i giochi(palla e trottola).Questo elemento ludico si ritrova anche
in Apollo quando si manifesta agli uomini nelle espressioni di arte e sapienza, ma il
gioco apollineo riguarda l’intelletto, la parola, il segno, mentre in Dioniso il gioco
è immediatezza, spontaneità animale (tutt’al + è affidamento al caso come
suggerisce l’altro elemento orfico dei dadi). Infine per Dioniso importante è il
simbolo dello specchio: guardandosi allo specchio Dioniso,anziché se stesso, vi
vede il mondo, quindi il mondo le cose e gli uomini non hanno così una realtà in sé,
ma sono solo una visione del dio. Solo Dioniso esiste, in lui tutto si annulla; per
vivere l’uomo deve tornare a lui immergendosi nel divino passato. La memoria
disseta l’uomo, gli dà la vita, lo libera dall’arsura della morte. Con l’aiuto della
memoria” sarai un dio non un mortale”. (Orfismo:la vita dell’uomo è un continuo
ripetersi di morte e rincarnazione, perciò è importante la reminescenza del
passato). In questo mondo vi sono l’oblio, la morte e l’uomo,ma i misteri eleusini
permettono l’acquisizione della memoria, della vita e del dio. Recuperando l’abisso del
passato l’uomo si identifica con Dioniso. 5
Ma Orfeo, inizialmente devoto a Dioniso, dopo la perdita di Euridice rinnegò il
culto di Dioniso,venerato fino a quel momento, e si rivolse ad Apollo che lo punì e
lo fece sbranare dalle Menadi.
Di nuovo polarità tra i 2 dei. Il dilaniamento di Orfeo allude a questa duplicità
interiore, all’anima del poeta, del sapiente, posseduta e straziata dai 2 dei. Come nel
mito cretese, anche qui Dioniso prevale su Apollo : la benignità di Dioniso cede alla
sua crudeltà di fondo . Suggello di Dioniso al mito: la fine è tragica,eppure Dioniso
“dà molta gioia”ed è per Omero”una fonte di esultanza per i mortali”.
CAP 3: IL DIO DELLA DIVINAZIONE
Se la ricerca sulle origini della sapienza conduce ad Apollo , e se il manifestarsi del
dio, avviene attraverso la mania , allora la follia dovrà essere assunta come
intrinseca alla sapienza greca sino dal suo primo apparire .
E infatti è proprio ERACLITO a enunciare tale collegamento “ la sibilla con bocca
folle dice, attraverso il dio, cose senza riso, né ornamento né unguento”.
Qui ci si stacca sempre più dalla prospettiva di Nietzsche : non soltanto l’esaltazione
e l’ebbrezza sono segni di Apollo, ERACLITO non parla di gioia. Ciò che è sfuggito
a Nietzsche è la doppiezza della natura di Apollo.
Attraverso la parola Apollo entra in comunicazione con la sfera umana, questo
proiettarsi della parola di Apollo sul nostro mondo è rappresentato dal mito greco con
due simboli:
arco: designa la sua azione ostile
lira: designa la sua azione benigna
La sapienza greca è una interpretazione dell’azione ostile di Apollo, Eraclito non
nomina Apollo, ma si serve dei suoi attributi: arco come vita, lira natura delle cose.
Quindi il simbolo di Apollo è il simbolo della vita. La vita è interpretata come
violenza, come strumento di distruzione: l’arco di Apollo produce la morte.
PLATONE distingue l’uomo mantico, invasato chiamato divinatore e l’uomo che
giudica, riflette, ragiona chiamato profeta.( pag 43)
EMPEDOCLE designa Apollo come divinità divina con il suo distacco metafisico e
al tempo stesso come attività dominatrice e terribile nel mondo umano. Identifica
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infatti, le frecce di Apollo come i pensieri.
In chi è convinto che l’avvenire sia prevedibile normalmente si illanguidisce,l’impulso
all’azione : in Grecia paradosso: una fede totale nella di