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Metodo d'indagine di Tommaso
Nel secondo capoverso esplicita il metodo d'indagine, come Tommaso intende procedere.
Fonti a cui fa riferimento nel prologo:
- Avicenna: fondamentale è la sua metafisica, che rappresenta il maggior punto di riferimento per Tommaso. In Avicenna troviamo infatti esistente, cosa e obbligatorio, e Tommaso fa riferimento ai primi due, escludendo l'obbligatorio. Avicenna con questi 3 termini indicava l'esistente, l'almawgud, ciò che c'è. La cosa invece corrisponde all'essenza, cioè la definizione in virtù del quale qualcosa c'è. Confrontando la traduzione latina, quello che legge Tommaso è un po' diverso rispetto all'originale arabo perché i vocaboli si spostano (nel latino troviamo prima res, poi ens).
- C'è dunque una differenza tra Tommaso e Avicenna nella concezione di ente ed essenza: per Tommaso l'ens è da intendere in modo più "debole" rispetto ad Avicenna.
E fa anche un po' di confusione, perché per lui non è un esistente in atto, ma è semplicemente qualcosa che ha un'essenza e può esistere come non esistere. Non coglie l'actus essendi, il fatto che quella cosa debba per forza esserci. Per lui anche di quello che è in potenza si può predicare l'essenza. Avicenna invece tiene conto solo di ciò che è esistente e in atto, mentre Tommaso tiene conto anche di ciò che è in potenza ma è dotato di essenza. È chiaro che la definizione tommasiana abbia un'estensione maggiore rispetto a quella dell'esistente di Avicenna. Il termine ens può essere inteso sia in senso sostantivale che verbale: per Avicenna l'accezione è più verbale, per Tommaso sostantivale.
- Aristotele: cita il De Caelo et Mundo, capitolo 9. La citazione è un po' inesatta perché i medievali citavano a memoria.
Capitolo I
Inizia a
Chiarire i termini di ente ed essenza. Distingue due modi di intendere l'ente, ma il secondo poi non lo prenderà in considerazione.
Prima definizione: ente è ciò che si divide nei 10 predicamenti.
Seconda definizione: non si fa riferimento all'esistente, ma a qualcosa che si pone nelle 10 categorie, indipendentemente che esista o no. Questa definizione ha un'accezione prettamente logica, senza il senso ontologico, e così pone un sovrainsieme che comprende anche gli enti della prima definizione.
La cecità per i medievali è una privazione, un'assenza, qualcosa dunque che non si trova nei 10 predicamenti. Il nulla non può rientrare nelle categorie. Tommaso quindi esclude che si possa parlare di essenza nella seconda definizione di ente; l'essenza si ricava soltanto dalla prima accezione di ente, ente come collocato nelle 10 categorie.
Il Commentatore per eccellenza è Averroè, che aveva ancora prima dei Latini commentato Aristotele.
il suo essere.- sostanza: l'essenza può essere anche intesa come sostanza, cioè ciò che costituisce la realtà di un oggetto o di un essere. È ciò che rende un oggetto quello che è, la sua identità. In conclusione, l'essenza è ciò che definisce e caratterizza un oggetto o un essere, è ciò che lo rende ciò che è. È la risposta alla domanda "Che cos'è?" e comprende concetti come quidditas, certitudo, natura e sostanza.Il termine essenza. Ente è solo ciò che pone qualcosa di reale ed è definibile dall'essenza: c'è una circolarità nelle definizioni, i due concetti non vengono definiti a prescindere, ma vanno uno insieme all'altro, come due definizioni interdipendenti.
Quando si fa riferimento alla sostanza (prima categoria) è chiaro che si parla di ente in senso assoluto, e secondariamente, quasi in modo relativo, quando si fa riferimento agli accidenti (le altre categorie).
Sostanze semplici: Dio, angeli, anima razionale. Le altre sono sostanze composte.
Capitolo II – L'essenza delle sostanze composte
Tutto ciò che ci circonda è una sostanza composta, formata da forma e materia. Arriva a parlare di forma e materia forte dell'esperienza del De Principiis Natura, uno scritto di Tommaso sulla Fisica di Aristotele, definito da P.Porro come un "opuscolo per illustrare i principi di cui possiamo servirci per leggere la struttura.
della realtà naturale". Dal nulla si è passati all'essere, con la creazione. Tradizione di Agostino d'Ippona: Dio inscrive i semi (rationes seminales) di tutto ciò che si sarebbe andato a creare nel tempo. Tommaso sposa la linea teorica di Agostino. Tutto quello che osserviamo nella natura è soggetto al cambiamento continuo (Tutto ciò è mutabile). Ciò che avviene nel mondo naturale passa da una condizione a un'altra senza soluzione di continuità, senza momenti di frattura (riprende il sistema peripatetico di Aristotele). Infatti ogni cosa è in potenza, è potenzialmente qualcos'altro. È il binomio forma-materia a causare questo cambiamento senza soluzione di continuità: la materia rimane sempre la stessa, ma passa da una forma all'altra. Paragona forma e materia ad anima e corpo. Qui Tommaso annuncia una dottrina psicologica molto diversa da quella dei teologi delsuo tempo, proponendo una visione fortemente antidualista in cui anima e corpo costituiscono l'uomo in modo complementare. La separazione dell'anima dal corpo per Tommaso non è beatitudo, solo con il corpo infatti la si può trovare. L'anima ha nostalgia, secondo lui, del suo corpo. Anima e corpo sono entrambi totalmente responsabili della sostanza composta di uomo. Arrivare a questa conclusione presenta una coerenza con il sistema aristotelico. Una sostanza deve quindi tener conto della forma tanto quanto della materia, e dunque non c'è una supremazia dell'anima sul corpo. L'anima opera attraverso il corpo, sostenendo una delle tesi più antidualiste della storia della filosofia. L'anima infatti vede la sua più completa realizzazione solo nel corpo: l'escatologia cristiana dice che con l'arrivo del Giudizio Universale si realizzerà la Resurrezione dei corpi e per Tommaso l'anima troverà la sua.beatitudo andando a ricongiungersi al suo corpo. L'anima trovacosì il suo compimento nel corpo, Tommaso esalta la corporeità. Alcuni autori di matrice francescana sostengono che la concupiscenza è frutto del peccato originale, e così che il corpo sottragga l'anima dal suo destino. Invece Tommaso sostiene che anche l'atto concupiscibile sia dettato dalla razionalità, c'è razionalità anche nel cedimento perché l'anima delibera volontariamente di compiere tale atto. Anima e corpo sono a pieno titolo espressione ed essenza dell'uomo in quanto tale. Che cosa è l'essenza delle sostanze composte? Tommaso deve individuare la quiddità di una sostanza composta. L'essenza non può stare nella materia, perché presa in sé è un principio indeterminato che non ci può dare alcuna definizione. Non ci definisce la sostanza composta, perché la materia in séè qualcosa di indeterminato. Dunqueè la sola forma a darci l'essenza? Secondo Tommaso, no. Ad aver sostenuto che la forma sia l'essenza furono gli averroisti latini. Tommaso ha in mente sostanze naturali, che sono in re, che si danno nei 10 predicamenti, e bisogna stare attenti a ed escludere totalmente la materia dalla loro essenza, perché altrimenti si potrebbero definire come si definiscono le definizioni matematiche (che per Tommaso sono definizioni logiche). Dato che la forma determina la materia, c'è chi ha sostenuto che essa sia l'essenza (Averroisti), però Tommaso capisce che si parla di sostanze naturali, e non si può correre il rischio di appiattirle a definizioni matematiche. L'essenza comprende entrambe dunque, sia forma che materia. La materia non è qualcosa di accidentale, come se si appoggiasse alle forme. L'essenza per Tommaso è data dalla materia e dalla forma insieme, e non è
neanche la materia che partecipa alla forma. Per lui è inconcepibile che la nostra essenza sia data da un'idea esterna a sé stante, e che la materia vi partecipi come qualcosa di accidentale. "L'uomo è un animale razionale" In questa definizione uomo corrisponde alla specie, animale al genere e razionale alla differenza specifica. Non si può definire l'uomo solo secondo il genere o solo secondo la differenza, così come non si possono definire le sostanze naturali solo in base alla forma o alla materia. Si può parlare di essenza come relazione tra forma e materia? Secondo Tommaso no, perché l'essenza non è qualcosa che si aggiunge e ciò che si aggiunge a forma e materia, cioè in questo caso la relazione, è accidentale. In sintesi, esclude che l'essenza delle sostanze naturali possa essere solo forma, o solo materia, o il rapporto accidentale tra forma e materia, o il rapporto platonico.Di Averroè tra forma ed essenza. A sostegno della sua posizione troviamo Boezio, Avicenna e viene ricompreso anche Averroè. Alla fine del capitolo troviamo una problematica: a volte Tommaso dice che l'essenza è il compositum, a volte che è la compositio. Si tratta di un utilizzo ambivalente: compositio è un termine più astratto e negli esempi che Tommaso riporta si nota questa piccola differenza. Tommaso cerca sempre di chiarire il più possibile, ripete le sue definizioni, accentuando a volte una sfumatura, a volte un'altra. Le sostanze composte hanno come essenza il composto di materia e forma, e Tommaso inoltre cerca di far concordare il maggior numero di fonti sulla sua argomentazione (è anche per questo che spesso vi è ambiguità). Mostra che le autorità, cioè i grandi sapienti a cui fa riferimento, dicono qualcosa che ricaviamo con la ragione, non è solo mera obbedienza nei loro confronti.
Il metodo tipico di un maestro del XIII secolo è secundum auctoritatem et secundum rationem, secondo autorità e ragione. L'essenza del loro insegnamento era basata sulla combinazione di queste due fonti di conoscenza.