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Mussolini fu nominato costituzionalmente, aveva prestato giuramento al re e alla Costituzione e
Eppure il fascismo d’allora
presentato il suo programma in Parlamento, che gli conferì i poteri.
esortava all’insurrezione e Mussolini parlò poi di “una rivoluzione di stile nuovo” (anche se lui
stesso nel 1944 riconobbe che il fascismo non era salito al potere con una rivoluzione, che avrebbe
richiesto un mutamento nelle istituzioni dello Stato). Quindi Mussolini era legalmente salito al
potere (e legalmente ne venne rimosso) a sua detta per aver voluto evitare la guerra civile, ma in
realtà non avrebbe potuto impadronirsi altrimenti del potere: infatti il suo manipolo di fascisti non
era abbastanza forte e poteva essere fermato in qualunque momento. Quando i fascisti circondarono
Roma minacciando di entrare, il generale Pugliese (leale alla corona) aveva oltre 10,000 soldati e
altri 28,000 controllavano le strade di accesso alla capitale. Truppe che in quelle ore venivano
addirittura utilizzate per rifornire di cibo le camice nere, pietosamente fradice sotto la pioggia.
Eppure essi avevano sfilato in divisa parlando apertamente “di prendere” Roma, cosa che a forze di
sinistra non sarebbe mai stata concessa [la legittimazione del fascismo non poteva essere più ovvia].
QUESTIONE: perché il leader di un partito non forte dal punto di vista elettorale, privo del
controllo dell’esercito, divenne Presidente del Consiglio nel 1922?
crisi delle “classi superiori”:
1. capirono che non potevano più continuare alla vecchia
maniera, ma non erano sicure di quale sarebbe stata la nuova. Optarono dunque per una
soluzione gattopardesca, cioè “cambiare tutto per non cambiare nulla”: Mussolini era UNA
soluzione e speravano che dopo aver neutralizzato la sinistra, si sarebbe “ammansito”
divenendo un fantoccio in modo che il vecchio sistema continuasse a governare. Mussolini
inoltre non appariva come un nuovo leader, ma lo era davvero con il suo carisma. Max
Weber ha definito l’autorità carismatica “la qualità che permette a una singola personalità di
essere considerata straordinaria e trattata come se avesse poteri o qualità soprannaturali, o
almeno specificatamente eccezionali”;
2. la Prima guerra mondiale: accelerò il mutamento della società italiana, la crisi del
Parlamento e contribuì alla congiuntura che permise a Mussolini di diventare Presidente del
Consiglio. 2
Una guerra che divide, una vittoria perduta
l’appoggio fu espulso da “L’Avanti!” per aver assunto una
3. dei nazionalisti: Mussolini
posizione interventista durante la Prima guerra mondiale, quando scriveva che “chi vince
avrà una storia, chi non c’era non ne avrà affatto. Se l’Italia manca sarà la terra dei morti,
dei codardi”. Per questo si avvicinò ai nazionalisti contro i socialisti pacifisti e responsabili
della “vittoria mutilata”;
4. i reduci: i soldati reduci dalla guerra avevano enormemente sofferto mentre i ricchi, i
politici, lontani dalle trincee, non avevano sofferto gli orrori della guerra e questo alimentò
un risentimento tra i reduci che fornì terreno fertile per la proliferazione di violente
associazioni paramilitari di destra, dalle quali i fascisti reclutarono sostenitori [le camice
nere erano ispirate alle uniformi dei corpi speciali, gli Arditi, creati nel 1917].
Le masse cominciarono a sostenere Mussolini perché: era un “uomo di umili
del popolo”,
origini: il padre era un fabbro socialista e la madre maestra e per questo era riuscito a cogliere
meglio ciò che la gente normale pensava e a esibirsi al pubblico, utilizzando un linguaggio più
vivido e comprensibile di quello usato dai suoi altolocati rivali;
l’esperienza di D’Annunzio: la “presa” di
5. Fiume del noto poeta fu un atto clamoroso che
dimostrò chiaramente quanto il governo italiano fosse debole e pronto a tollerare atti di
indisciplina e sovversione. Quale governo infatti avrebbe permesso a un poeta, a un solo
uomo, di guidare un esercito privato e di occupare un territorio conteso sotto il temporaneo
forze alleate? Nitti si infuriò ma non spedì l’esercito, forse temendo di non
controllo delle
essere obbedito (D’Annunzio godeva infatti della complicità dell’esercito).
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La crisi parlamentare
Mussolini seppe interpretare l’astio
6. il forte antiparlamentarismo: delle masse verso il
governo che lo aveva condotto alla guerra e il Parlamento, che Mussolini considerava covo
di una massa di ricconi in cui essi si svendevano i destini delle masse. Il Parlamento si era
infatti molto indebolito dopo la guerra perché l’entrata in guerra fu decisa senza il suo
C’erano anche scarse
consenso e perché il governo acquisì poteri pressoché illimitati.
possibilità di formare un governo di unità nazionale: i socialisti erano troppo anticlericali per
L’Italia non aveva né
unirsi ai cattolici e troppo anticapitalisti per negoziare con i liberali.
partiti forti né un monarca forte.
L’avanzata del fascismo
l’appoggio
7. dei proprietari : timorosi di rappresaglie delle sinistre, erano restii ad assumere
in nero, e, credendo che il governo non stesse facendo abbastanza per aiutarli nella lotta
per eliminare l’odiato
contro le Leghe, assoldarono delle squadre fasciste locali
sindacalismo rurale e difendere la proprietà privata.
l’appoggio fu forse l’appoggio
8. degli studenti e dei giovani: più solido al fascismo. Qusti
giovani tenevano alle attività marziali, alla solidarietà machista, al cameratismo, al martirio,
erano attratti dalla negatività del movimento fascista.
Alla luce del dilagante appoggio e sostegno di cui il partito fascista godeva, Giolitti riteneva di non
poterlo contenere con l’uso della forza, anche a causa del rischio di non essere obbedito. Optò per
indire nuove elezioni sperando di arginare la violenza ma la sinistra, più divisa che mai, non riuscì a
portò all’entrata dei fascisti in Parlamento.
proporre una solida alternativa e ciò A questo punto
Mussolini comprese di dover giocare la carta della moderazione firmando, il 3 agosto 1921, un
con i socialisti, scatenando l’ira delle componenti più estreme.
patto di pacificazione Decise inoltre
di trasformare i suoi Fasci di combattimento in un vero e proprio partito e per far ciò era necessario
aprire il dialogo con le varie forze politiche e sociali del Paese, cioè monarchia, chiesa e industriali.
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l’appoggio
9. degli industriali: furono tra i primi ad essere rassicurati da Mussolini che la sua
politica economica sarebbe stata liberale e non socialista. Pur non essendo filofascisti,
finirono per appoggiare il partito fascista perché anche loro accettarono la sempre più
diffusa opinione secondo cui non solo non ci si doveva muovere contro i fascisti, ma
bisognava scendere a compromessi con loro, dal momento che erano diventati la massima
forza antisocialista del Paese.
l’appoggio
10. della monarchia: Mussolini rinunciò presto a posizioni antimonarchiche
comprendendo che non si poteva toccare la monarchia e che era possibile rinnovare la
politica italiana senza eliminarla, anche perchè essa non aveva interesse a impedire il
l’unità del Paese, ma non volevano la
progresso del fascismo: fascisti e monarchici volevano
democrazia.
l’appoggio
11. della Chiesa: sebbene fosse più difficile da conciliare, Mussolini vi provò lo
stesso e il 21 giugno 1921 dichiarò che “il fascismo non predica l’anticlericalismo” e che “lo
offrire al Vaticano tutto l’aiuto materiale necessario per scuole,
Stato secolare dovrebbe
chiese, ospedali” purchè il Vaticano rinunci al suo potere temporale. Ma rassicurare la
Chiesa significava rassicurare anche il partito cattolico, il PPI, anch’esso molto diviso, cosa
che giocò a favore di Mussolini.
Nel 1922 Mussolini si trovava in una posizione favorevole: i socialisti erano usciti indeboliti
dall’occupazione delle fabbriche e si erano scissi; i liberali non disponevano di mezzi per
formare un governo e i cattolici erano divisi. La violenza aveva trovare un ampio consenso: i
fascisti stavano insegnando agli italiani che la violenza era legittima dato che lo Stato era troppo
debole, corrotto ed effeminato per imporre la propria volontà e usare il monopolio della forza in
suo possesso. Bisognava dunque approntare uno Stato parallelo, non per distruggere il vecchio,
ma per rinforzarne la tempra. La volontà dello Stato di accettare atti di violenza, le ripetute
illegalità, le uniformi e le pretese di essere Stato nello Stato dei fascisti cominciò a stupire i
fascisti stessi. Cesare Rossi, uno dei più fidai e vicini sostenitori di Mussolini, scrisse che se
l’Italia avesse avuto un governo degno di quel nome, avrebbe spedito le forze dell’ordine e i
Non era concepibile, continuò, che uno Stato tollerasse l’esistenza di
carabinieri per disperderli. “Soltanto che in Italia lo Stato non c’è. E’
bande armate con una gerarchia e regole militaresche:
inutile, dobbiamo per forza andare al potere noi, se no la storia d’Italia diventa una pochade”.
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