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ARCHITETTURA ROMANA
L'architettura romana richiama subito alla mente la potenza politico-militare dell'antica Roma. Non
è un caso. La spazialità espressa dall'architettura romana è stata appositamente studiata per
questo, ed è stata studiata bene, se, a distanza di secoli, il messaggio che ne deriva è ancora lo
stesso. I romani, privilegiarono l'architettura fra le arti e l'attività del progettista fu considerata come
la più nobile, anche se anche tutte le altre arti erano considerate efficaci strumenti di propaganda
per imporre e, successivamente tramandare, la grandezza di Roma. Le origini della città risalgono
al 753 a.C. data della leggendaria fondazione di Roma.
Il 509 a.C. segna la sconfitta degli etruschi e l'istituzione della Repubblica. Nei primi secoli,
coincidenti con l'età dei sette re, culturalmente Roma aveva subito essenzialmente l'influenza delle
vicine città etrusche. Nell'età della Repubblica, Roma si afferma sul Lazio, sugli Etruschi e sulla
Magna Grecia, e, nel II secolo a.C. in seguito alle guerre puniche, diventa la più grande potenza
del mediterraneo occidentale. Entra in contatto con le opere artistiche provenienti da tali aree,
come bottino di guerra; ciò favorirà quel progressivo arricchimento del repertorio artistico romano,
che tradurrà i nuovi apporti nel suo personale mondo artistico.
Dal II sec. a.C. I romani costruirono città, applicando il sistema ortogonale di Ippodamo di Mileto,
che diviene l'impianto più diffuso nelle città conquistate e rifondate dai Romani come proprie
colonie. Gli assi principali detti cardo e decumano, furono eletti ad assi viari più importanti. Le
nuove città sorgevano preferibilmente in zone pianeggianti ed all'incrocio delle grandi vie di
comunicazione. Roma inoltre ripartì il territorio in proprietà agrarie dalla forma regolare, con le note
"centuriazioni"(La centuriazione era il sistema con cui i romani organizzavano il territorio agricolo,
basato sullo schema che già adottavano nei castra e nella fondazione di nuove città). Una
suddivisione che, seppure in maniera discontinua sopravvive ancora oggi, nell'orientamento delle
divisioni proprietarie.
Per primi i Romani ebbero la capacità di pianificare vaste aree senza perdere di vista la visione
complessiva dei territori in loro possesso e, il disegno del territorio, divenne anch'esso strumento di
governo delle popolazioni conquistate e funzionale alle esigenze del vasto impero. Reti viarie,
ponti e acquedotti, dimostrano ancora oggi a quale livello di perizia i romani fossero giunti nel
costruire opere a scala territoriale. Dimostrarono anche un notevole progresso nelle tecniche
costruttive. In tardo periodo repubblicano al concetto utilitaristico del governo della città si
affiancherà il concetto di decoro, e, successivamente saranno gli imperatori con il loro desiderio di
lasciare un ricordo indelebile, ad arricchire Roma di edifici monumentali e superbi.
Dal 29 a.C. al 14 d.C. Ottaviano Augusto inaugurerà il periodo dell'Impero. L'arte sarà
complessivamente ispirata al classicismo greco e avrà finalità rappresentative. Il periodo
dell'Impero, vedrà un fiorire di opere pubbliche, come teatri e templi, nelle quali si risentirà
dell'influenza ellenistica; ed è proprio nel periodo di massima fioritura che si attestano le maggiori
affinità dell'arte romana con i modelli ellenistici. L'architettura, viene riconosciuta il mezzo più
adatto per celebrare la potenza di Roma e renderla visibile e comunicabile. Nel corso dei secoli si
succederanno gli imperatori della casa Giulio-Claudia; quelli della casa Flavia, che realizzeranno
alcune fra le opere più imponenti di tutta l'architettura romana e quelli designati per adozione, tra
cui Adriano.
Con Adriano l'architettura romana conosce un periodo di evoluzione di forme e contenuti....
Adriano era un imperatore raffinato ed istruito, grande cultore della Grecia; le opere costruite sotto
il suo governo sono note per esprimere il cosiddetto classicismo Adrianeo proprio perché egli volle
incidere nella cultura del proprio tempo attraverso il conferimento di una impronta classica. Villa
Adriana a Tivoli esemplifica tutte le componenti di questa ricercatezza. Essa è concepita in
relazione al paesaggio e gli edifici ivi contenuti non rinunciano al rapporto con esso. Fu Adriano
inoltre a ricostruire il Pantheon fissando la tipologia ideale del “tempio rotondo”. Il classicismo
Ardrianeo si diffuse in Africa e Asia minore, ma perse i contenuti originari risolvendosi in una
varietà di soluzioni formali che si fusero con le tarde correnti ellenistiche. Successivamente sarà il
tempo degli imperatori Antonini. Dal 193 al 235 d.C. invece si avrà l'età dei Severi e nel 284 d.C.
Diocleziano, dividerà l'Impero in quattro parti governate dai tetrarchi. Il mondo dell'arte si aprirà a
nuovi apporti e cominceranno ad emergere primi sintomi di decadenza, pur in presenza di una
intensa attività costruttiva dotata di grande senso per gli effetti scenografici. Il 312 d.C. segna
l'inizio del periodo di Costantino, che concederà libertà di culto ai Cristiani con l'editto del 313. A
Costantino si deve inoltre il trasferimento della capitale a Costantinopoli.
Caratteristiche dell'architettura romana sono essenzialmente un utilizzo di materiali poveri per la
costruzione di masse murarie che determina una possibilità di autonomia tra struttura e
decorazione. Pertanto le colonne o le trabeazioni, spesso servivano ai romani a rivestire un'opera
architettonica più che a reggerla staticamente. Spesso si utilizzerà la sovrapposizione degli ordini,
che, oltre a quelli già noti come lo ionico e il corinzio, saranno incrementati con l'ordine composito,
tipicamente romano, che presenterà un capitello corinzio con l'inedita aggiunta di volute ioniche. I
materiali maggiormente usati furono il travertino, l'argilla, ma anche il tufo. Si disponevano piccoli
blocchi, che venivano poi legati da una malta cementizia ottenuta dall'impasto di calce, sabbia e
pozzolana. Le tecniche utilizzate per le murature si basavano sulla realizzazione dei cosiddetti
muri a sacco. Tra i vari tipi di muratura si distinguevano: - l'opus caementicium, in cui un impasto di
malta e frammenti di pietra veniva gettato in cassoni di legno, perché ne assumesse la forma;
l'opus incertum, e l'opus reticulatum. All'opus latericium, realizzato con mattoni, si deve la
costruzione di superfici curve che favoriranno lo sviluppo della volta a vela e la cupola.
L'architettura greca aveva impostato sulle linee rette le sue architetture, quella romana elegge la
curva a principio compositivo dalla piccola alla grande scala.
La generatrice formale dell'architettura romana è dunque linea curva sia in pianta, dove troviamo
esedre, absidi e rotonde, sia nell'alzato dove spiccano archi, cupole e volte. L'arco romano è a
tutto sesto. Esso deriva dalla tradizione etrusca ma trova nell'organizzazione compositiva delle
architetture romane, un vastissimo impiego, nell'edilizia come nelle opere di pubblica utilità, nelle
architetture monumentali rappresentative e anche isolato, quando diventa arco trionfale. All'inizio
l'arco trionfale si componeva di due enormi pilastri, in cui era aperto un arco, con un attico
sovrastante. Poi l'arco trionfale si rivestirà di riferimenti classici: colonne ai lati dell'apertura, e il
timpano. Nell'arco di Costantino, i fornici diverranno tre, dando luogo a due altri archi laterali più
piccoli del centrale.
Le volte rappresentano un altro elemento architettonico caratteristico dell'architettura romana.
Esse non sono altro che lo sviluppo della struttura ad arco per ricoprire ambienti, anche molto
ampi. Altra struttura che deriva, questa volta, dalla rotazione dell'arco, è la cupola. Presenta una
forma emisferica ed è impostata su di una base circolare, o poligonale mediante opportuni
raccordi. Infine un altro elemento ricorrente era il catino. Si trattava di un soffitto semisferico atto a
coprire vani semicircolari, detti abside quando posti nella parte finale di un edificio o esedra se si
trattava di ambienti semicircolari a forma di nicchia.
L'architettura romana si distinguerà da quella greca principalmente nella personale definizione di
una spazialità interna che viene utilizzata per contribuire diffondere nel vasto impero una
consapevolezza di appartenenza ad una potenza senza pari. Nell'architettura romana si definisce
una differenza sostanziale tra spazio interno ed esterno. Lo spazio esterno è semplicemente quello
nel quale l'edificio è posto, quello interno è quello contenuto dall'edificio. Gli spazi interni
presentano spesso effetti di luce con l'uso sapiente delle bucature che si aprivano all'esterno.
Rappresenta l'ideale tipologia di tempio rotondo con all'esterno, un pronao rettilineo, il Pantheon
(27 a.C.-124 d.C. iniziato da Agrippa distrutto da un incendio e poi ripreso da Adriano), è un unico
grande ambiente circolare e presenta una gigantesca cupola a calotta, decorata all'interno a
cassettoni e munita di un oculo centrale. I lacunari costituiscono l'ornamento della cupola e vanno
restringendosi nel convergere verso l'oculo centrale. La luce filtra dall'oculo -impluvium- e si
diffonde incidendo sui lacunari. Il risultato è di grande effetto poiché contribuisce alla dilatazione
della spazialità interna, dando un senso di avvolgente spazialità.
Architettura romana: tipologie
- Tempio - Afferma Argan: “diversamente dal canone greco, che consiste in un sistema di rapporti o
proporzioni ideali, il “tipo” è uno schema di distribuzione di spazi e di parti in relazione alla funzione
pratica o rappresentativa dell'edificio (...) il tipo del tempio romano deriva da quello etrusco e, poi
dal greco; ma la sua forma corrisponde a una diversa funzione, poiché il rito religioso è anche
funzione pubblica, a cui partecipano le autorità dello stato e la popolazione, esso si svolge
all'esterno: davanti al tempio vi è perciò un vasto spazio libero; la costruzione si erge su un alto
basamento”. I templi romani si differenziano da quelli greci, in primo luogo per l'ubicazione. Essi
infatti sorgono per lo più in contesti urbani, e non in posizione dominante come avveniva per i
templi greci ubicati nelle acropoli. Lo schema costruttivo del tempio, si rifà al precedente modello
etrusco. Sulla facciata principale, si apre un profondo portico elevato su di un alto podio a gradini.
La cella però è più grande e