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ARCHI RAMPANTI

Con centine diagonali dall’alto verso il basso ancorate ai contrafforti che crescono con l’avanzare dei lavori.

Le cattedrali non sono altro che un cantiere che procede per gradi tutto assieme con le sue gallerie, le sue

scale che vanno a diverse quote. La galleria del tetto serve a proteggere il cantiere, a proteggere le

maestranze anche nella stagione invernale, erano in legno. Il legno serviva anche per ancorare le macchie

di sollevamento basate sul principio della ruota calcatoria dell’epoca romana (un grande argano che tira su

un peso e la grande ruota calcatoria ancorata ad esso che solleva un peso ancora maggiore). In queste

nuove ruote l’argano si muove orizzontalmente grazie alla ruota calcatoria azionata non più a spinta umana

(stile criceto) ma bensì a leve. I contrafforti perdono l’identità primitiva di muro di rinfianco monumentale e

diventa sempre più una sequenza di grandi pilastri che fiancheggiano la struttura dell’edificio diventando

anche elementi puntiformi collegati fra loro da archi rampanti in modo da togliere del pieno per inserire il

voto. Questi archi rampanti possono essere anche doppi che raccoglievano le spinte delle volte portandole

verso l’esterno. in corrispondenza dei contrafforti troviamo quasi sempre i pinnacoli, i pesi aggiuntivi inseriti

per indirizzare verso il basso le spinte laterali. Anche per i contrafforti vale la regola del terzo medio (vedi il

duomo di Milano). Gli archi rampanti hanno un’ulteriore funzione: vengono utilizzati come canali di gronda

per lo smaltimento delle acque. I gargoyle situati sull’ultimo arco rampante non sono altro che un doccione

per lo smaltimento dell’acqua. Tutto questo per evitare che l’acqua si accumulasse alla base della

cattedrale scavandone le fondamenta.

In un periodo in cui il legname scarseggiava, costruire grandi capriate per coprire grandi luci era un

problema. Per questo motivo ci si inventa un sistema alternativo alla tradizionale capriata: la piccola

capriata, ovvero una capriata a sezione di legname piccole attaccate le una alle altre che costituiscono

orditure diverse dalle tradizionali. Cambia anche la frequenza con cui queste vengo posate, vengono

infittite perché ognuna di esse porta una piccola porzione del peso. Essendo molto fitte si appoggiano su

tutto il perimetro del muro, anche nelle arti vuote. Questo problema lo si risolveva tramite l’utilizzo di due

travi saber (savier) di piccola sezione che distribuivano il carico e fungeva da incastro per le piccole

capriate per evitare che la capriata sia apra verso l’esterno.

Gran parte delle coperture lignee delle cattedrali sono andate distrutte molto spesso dall’uomo in quanto

nel ‘900 si decise di rimuovere le strutture in legname sostituendole con cemento armato o ferro. Le tegole,

essendo molto pendente la falda, sono costituite da tegole con due principi attivi:

• Prima di cuocere la tegola veniva realizzato un tassello ripiegato per avere un dente di aggancio il

quale serviva ad aggrapparsi al listello di legno

• Foro accanto al dente per inchiodare la tegola

Sostituire il manto di copertura sarebbe stato impegnativo, motivo per il quale si realizzarono tegole in

terracotta il più possibile resistenti agli agenti atmosferici, in particolar modo al gelo. Per questo le tegole

venivano vetrificate: cosparse di una soluzione e sottoposte ad una seconda cottura per vetrificarle e

renderle così impermeabili con un effetto decorativo.

Catena gerarchica del cantiere:

manovale  cavapietre  tagliapietre o scalpellini  carpentieri  muratori.

Sulle pietre si possono trovare:

• Il monogramma dello scalpellino. Le maestranze firmavano le pietre lavorate in quanto venivano

pagati a lavoro.

• Lo scema di montaggio

Gli scalpellini lavoravano sotto le logge massoniche.

Con la guerra dei Cent’anni i cantieri subirono una drastica interruzione (1330-1430) e bisogna attendere la

fine della guerra per vedere la ripresa di questa architettura. Sarà solo a fine 400 che in Francia prenderà

campo il Rinascimento. In Inghilterra si continuerà a costruire gotico fino al 600.

ARCHITETTURA RINASCIMENTALE

Filippo Brunelleschi e l’Alberti: un legame tra Medioevo e Rinascimento

Filippo Brunelleschi era considerato l’erede della tradizione gotica e il primo uomo della storia

dell’architettura. Il passaggio tra gotico e rinascimentale non è così netto, semplicemente si evolve.

Brunelleschi è il primo a cambiare lessico nell’architettura a favore del classicismo romano. Figlio di un

notaio nasce nel 1377 e morirà nel 1496. Il fatto di non essere figlio d’arte significa che sceglie la

professione, non la eredita, cosa che lo lega ancora più al Medioevo è che non si forma come architetto ma

come orafo: sceglie volontariamente la professione artistica, ma nell’ambito dell’oreficeria che equivale al

campo della scultura. Eccelle per interesse proprio nel campo dell’architettura e diventa architetto. Non

solo introduce forme ornamenti dell’antico come gli ordini architettonici, le paraste, i capitelli corinzi, le

ghiere d’arco a tutto sesto, ma utilizza anche forme strutturali nuove legate alle coperture:

• Utilizza la cupola a creste e vele, ovvero la volta a ombrello del tempio di minerva medica

• Utilizza la cupola semisferica, ovvero la mezza sfera romana su pennacchi

• Utilizza la volta tonda o domicale, ovvero una volta di sua invenzione impostata

come una crociera su 4 appoggi, ma senza le nervature della crociera. Assomiglia a

una vela gonfiata e di fatto a una sorta di cupola poggiata su 4 appoggi.

Tranne la volta domicale, sono tutti modelli che si rifanno all’architettura romana. Oltre a tutte queste la più

famosa del Brunelleschi è la volta di S. Maria del Fiore che è la sua volt più gotica e meno rinascimentale

questo perché il progetto era già impostato.

S. Maria del fiore

Il progetto di Arnolfo di Cambio, architetto formatosi sulla scia dei Pisano, vede S. Maria del Fiore a

Firenze come una cattedrale gotica (archi rampanti, pinnacoli, ecc.) di

scuola italiana che termina non con una crociera o

una torre, ma con una sorta di grande tribuna terminale,

come se ci fosse l’innesto di un corpo a pianta centrica

su un corpo longitudinale. La tribuna è data da

una struttura ottagonale con absidi tutte attorno, sulle absidi ci

sono calotte semisferiche, mentre sulla tribuna ottagonale c’è una

cupola a spicchi il cui profilo è quello d una mezza sfera. In

fase esecutiva però il Duomo viene modificato tra il

1400 e il 1413 quando Giovanni d’Ambrogio decide di innalzare il tamburo con

un piano attico per rendere la cupola più monumentale. Questo

però toglie alla cupola i contrafforti costituiti dalle calotte e dalle absidi che

servivano per raccogliere la spinta della cupola. Il cantiere si interrompe per questo al

livello tamburo. La cittadinanza indice un concorso di idee al quale partecipa anche

Brunelleschi.

Egli, capendo che da solo non può farlo, si affida alla consulenza

di un tecnico e si rivolge a un matematico Giovanni dell’Abaco.

Presenta nel 1418 un modello dinamico fatto di mattoncini legati

con malte di calce ponendo in opera la cupola senza centina.

La stessa cosa viene fatta da un suo grande concorrente Lorenzo Ghiberti (autore della porta del Paradiso,

portale del Battistero), ma il concorso viene vinto da Brunelleschi. È ancora un non finito nel rivestimento

del tamburo.

Le indicazioni di Brunelleschi:

• È una cupola a spicchi o meglio a padiglione impostata su un perimetro ottagonale

• Essendo a padiglioni ha dei costoloni con funzione di rinforzo (come l’ossatura della

struttura)

• Nasce come una volta di rotazione dove gli spicchi crescono

simultaneamente legati l’uno all’altro in una crescita a strati orizzontali

ma spiraliforme verso l’alto.

• I costoloni sono 8, negli spigoli anch’essi non slegati da

costoloni (Brunelleschi li chiama speroni) ma ce ne sono altri

16 nascosti, meno spessi ma costituiscono l’armatura

secondaria della cupola

• Il profilo è a quinto acuto che spinge molto meno

sull’asse orizzontale. In questo la cupola è molto gotica

• È una cupola a doppia calotta una

interna all’altra. La cupola più spessa,

quindi la portante, è quella interna alla

struttura. L’altra calotta è portata

(ricoperta di embrici), si appoggia a

quella interna. La calotta interna portante

è una sorta di grande centina a perdere per

quella esterna.

• La doppia cupola serve a gonfiarne l’aspetto,

inoltre la calotta esterna protegge la calotta

portante preservando la cupola.

• Tra le due calotte c’è un intercapedine che crea un microclima vantaggioso per la cupola interna

evitando il dilatamento e il restringimento dei materiali dovuto a caldo e freddo, prevenendo così

futuri dissesti.

• Nell’intercapedine vi si trovano le scale d’ispezione dell’estradosso della cupola strutturale e

dell’intradosso della cupola di rivestimento, monitorando costantemente la struttura.

• Vengono introdotte catene che cerchiano a cupola per evitare le spinte orizzontali, ma le catene non

sono di ferro, ma catene di macigni sprangati, ovvero una sequenza di strati di pietra costituiti da

grandi blocchi di macigno (pietra di media durezza che si trova nelle vicinanze di Firenze) legate fra

di loro con perni e chiavi di ferro. Questo crea degli anelli cerchianti.

• Queste catene creano una grande massa e quindi un grande peso nella parte bassa della cupola

dove questo verticalizza la risultante delle spinte: diventano così dei rinfianchi

• Utilizza anche catene in ferro

• La cupola è in muratura e non in calcestruzzo armato. Con questi mattoni legati con malta di calce

costruisce delle volticciuole fra gli speroni, ossia dei paralleli fatti i volte che raccordano i vari

costoloni evitandone il collasso. Si creano così una serie di spinte uguali contrapposte che si

annullano reciprocamente consentendo la stabilità della struttura.

• Viene inserita anche una catena di quercia, una catena

fatta da tanti tronchi legati da chiavi di ferro che cingono

la struttura a una quota più alta.

• Per la cupola interna non utilizza una centina enorme e

nemmeno una centina impostata a un piano intermedi,

utilizza bensì 8 settori di centina, una per ogni lato

dell’ottagono ce formano cordoli reciprocamente

contrastati e legati tra loro. Sono ponteggi attaccati alla

struttura in crescita, dove il piano di lavoro degli operai

viene smontato e portato al piano successivo ogni volta

che si finisce la cupola alla quota x. Brunelleschi era

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Publisher
A.A. 2015-2016
89 pagine
7 download
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ningi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura occidentale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Togliani Carlo.