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SOSTRUZIONE,
imponenti opere di che raggiungono anche i tre piani.
A partire dal basso si conta così un basamento di fondazione in opus incertum, un piano
a nove arcate contraffortate, oltre ad un'alta parete a sua volta sostenuta da ben 25
ARCUATI
contrafforti, nella quale si aprono grandi finestroni correlati al percorso della
via Tiburtina; che in questo suo tratto si svolgeva all'interno delle sostruzioni (era cioè una
via tecta). La cavea semicircolare, posta in asse al tempio, è realizzata nel dislivello
compreso tra il piano del terrazzamento del santuario ed una quota intermedia della
parte sostruita. Un grande portico su due piani delimita su tre lati l'area della terrazza che
è dunque aperta ad una scenografica visione dal basso.
Il tempio, del tipo periptero sine postico, si innalza su un podio che a sua volta è innestato
sul lato di fondo del portico. Un dato di notevole interesse è che l'asse del tempio è
lievemente spostato rispetto al centro geometrico del portico, ma che tale asimmetricità
è compensata visivamente dal fatto che il numero degli archi del portico è il medesimo
dalle due parti: risultato ottenuto con l'artificio di attribuire diversa ampiezza agli archi.
SANTUARIO DELLA FORTUNA PRIMIGENIA a Palestrina
Il santuario è situato lungo il fianco di una collina ed i vari livelli delle terrazze sono
ottenuti con parziale spianamento della roccia e con sostruzioni murarie. Lo schema
generale del complesso è disposto secondo una sequenza in un certo modo opposta a
quella dei santuari di Gabii e Tivoli. A Palestrina il teatro è infatti situato nella parte più
elevata del complesso; e, a partire dal livello della summa cavea, fa da struttura di
accesso, fisico e visivo, al tempio che qui è una tholos.
Salendo dal basso due rampe inclinate frontali e contrapposte davano accesso alla
TERRAZZA degli EMICICLI,
prima terrazza, la di scarsa profondità ma linearmente molto
estesa, per la presenza di due emicicli, anche costruttivamente essenziali destinati ai
pellegrini e fedeli. Da questo livello si passa alla terrazza superiore mediante una ripida
dei FORNICI),
scalinata centrale. Qui è disposta un'altra stretta terrazza (TERRAZZA
sorretta verso valle da una struttura a semicolonne con fornici, al di là della quale si apre
della CORTINA)
un'ampia terrazza rettangolare (TERRAZZA circondata da porticati a due
navate su tre lati. Proseguendo in asse alla terrazza una seconda scalinata centrale
conduce all'emiciclo della cavea teatrale. A livello della summa cavea è presente un
portico semicircolare, anche in questo caso a due navate, dal quale si accede al tholos
sommitaria. L’intero santuario è stato realizzato arredo da un modulo ben preciso
ripetuto varie volte.
Nel 1640 i Barberini costruiscono sopra la tholos il loro palazzo, mantengono però la
forma semicircolare della cavea.
EDILIZIA PRIVATA
La casa italico-romana comprendeva spesso parti esterne destinate a botteghe. Un
aspetto peculiare della casa romano-italica è l'ATRIUM → l'ambiente che costituiva il filtro
tra il vano di accesso dalla strada e la parte abitativa vera e propria. Rispettivamente
DISPLUVIATUM
indicato come se le falde del tetto della parte coperta davano luogo ad
COMPLUVIATUM
una forma tronco-piramidale verso l'alto, oppure nell'opposta e più
frequente soluzione delle falde convergenti verso il basso per far convogliare l’acqua
IPLUVIUM.
piovana all’interno della vasca centrale → Altrettanto peculiari del sistema
TABLINUM
italico sono sia l'ambiente del che si apriva in sequenza con l'atrio e che era
ATRIO TETRASTILO
destinato alle occasioni della socialità, sia il cosiddetto → un cortile
con quattro colonne destinato a disimpegnare, aerare, ed illuminare, gli ambienti
adiacenti. Ma il vero momento di trasformazione verso modelli abitativi più ellenizzati si
ha quando alla tradizionale presenza di un'area dedicata a giardino, od anche usata per
coltivazioni di uso domestico, si sovrappone o si aggiunge il cortile a peristilio → un cortile
colonnato sistemato a giardino e ulteriormente corredato con fontane e vasche
decorative (HORTUS). Gli esempi delle abitazioni di Pompei e di Ercolano permettono
una buona analisi di questi mutamenti.
INCROSTAZIONE
Lo stile più frequente è quello a → riprodurre il rivestimento delle pareti
con lastre di materiali pregiato e con decorazioni che derivano dall’ambiente ellenistico
Nel periodo imperiali si assiste ad un ripopolamento delle città, il problema però era la
carenza di spazi quindi la soluzione era la costruzione di casa su più piani. Potevano
avere un cortile interno al quale si accedeva alle varie zone della casa. Erano composti
da un piano terra dove ci si trovavano le botteghe ed erano tali che molto spesso fossero
formati da un soppalco → come magazzino ma anche da alloggio. Edifici che
raggiungevano anche i 5 piani. IL FORO ROMANO
Differenze ed analogie rispetto ai centri ellenistici si colgono, almeno a partire dalla fine
del III secolo a.C. o dagli inizi del II, anche nell'edilizia pubblica dell'Urbe, nel graduale
modificarsi dello spazio e delle strutture edilizie del Foro. La nuova sensibilità in materia
urbanistico-architettonica porta anche a modificare le tradizionali e più importanti parti
della città. Così anche il Foro Romano tende ora a divenire, almeno in parte, un luogo
«BASILICA» CIVILE
«progettato». Ne era elemento importante la → un edificio
inizialmente rettangolare, a tre navate (in altri più tardi esempi diverranno anche cinque)
e ad uno o due livelli, destinato a più funzioni:
• il tribunale (in genere in un ambiente a sé stante ad un livello sopraelevato situato
su uno dei lati e talvolta con terminazione ad esedra) dove si svolgevano alcune
attività di tipo giudiziario
• il grande spazio destinato al pubblico ritrovo dei cittadini
• TABERNAE
le → le botteghe commerciali disposte sul lato lungo della basilica.
Nel 179 a.C. i censori Marco Emilio Lepido e Fulvio Nobiliore 2 hanno infatti sostituito la
preesistente Basilica Porcia, posta ai margini del Foro, con un'altra più grandiosa (lunga
EMILIA,
circa 100 m), denominata impiantata sul lato lungo settentrionale della
precedente. La nuova basilica consisteva in una grande aula (m 70 x 29), divisa in navate
da colonne di marmi pregiati, sulla quale si aprivano numerose botteghe. Affacciato
verso il Foro Romano con un grande portico a due piani, questo edificio, aggiungendosi
agli altri, modificava l'immagine del preesistente spazio architettonico, che ora si
proponeva alla vista in una chiave scenica di matrice ellenistica.
In seguito, ed ancor più ambiziosamente, Cesare, avrebbe deciso di trasformare l'intera
immagine del centro cittadino in base ad un preciso programma ideologico (e forse
anche a suoi interessi fon-diari). La principale e più spettacolare iniziativa cesariana fu
l’avvio alla costruzione di un nuovo foro, il Foro di Cesare, situato nei pressi del Foro
Romano e ai piedi del colle capitolino, consisteva in una grande piazza di forma
rettangolare molto allungata (m 160 x 65), con portici e, sul lato verso monte, un certo
numero di tabernae. Che però, innovativamente, erano destinate ad attività politiche ed
amministrative e non, come da tradizione, ad attività commerciali. Al centro della piazza
STATUA EQUESTRE
c’era la di Cesare che secondo un autore antico sarebbe nient’altro
che la statua di Alessandro magno alla quale è stata semplicemente sostituita la testa.
Tutto l'impianto, forse progettato da un architetto ateniese, era dominato da un grande
tempio (addossato alle pendici del colle) situato in uno dei lati minori della piazza.
VENERE GENITRICE,
Il grande tempio era infatti dedicato a da cui la gens Giulia si
vantava di discendere. L'edificio si richiamava apparentemente anche ad una matrice
italica (l'alto podio e la peristasi su tre lati). Al podio non si accedeva infatti con una
scalinata trontale ma con due rampe di scale disposte sui due lati lunghi: era cioè
affermata la separatezza, non solo rituale ma soprattutto ideologica, del tempio rispetto
alla piazza. Altrettanto ardite erano le soluzioni della cella. I cui muri erano ritmati,
all'esterno, non da semicolonne (come nel caso del tipo pseudoperiptero) ma da
SEMIPILASTRI addossati; ed al cui interno vi era sensazionalmente una terminazione ad
abside semicircolare destinata ad accogliere il simulacro della dea. Nel tempio era
anche adottata un'ulteriore innovativa soluzione: lungo la controfacciata d'ingresso e
lungo le due pareti laterali, e poco discoste dalle pareti, vi erano file di colonne libere cui
corrispondevano semipilastri addossati. Di questo tempio sappiamo che era ottastilo,
PICNOSTILO
sine postico e → l’intercolumnio era pari a 1.5 diametro.
Importantissima opera pubblica, ed episodio concettuale ed architettonico di
COMIZIO TABULARIUM
eccezionale rilevanza è il → luogo delle assemblee politiche e il →
il grande archivio statale, l'opera consisteva in una serie di ambienti disimpegnati da
gallerie con copertura a volta. Di questo monumentale edificio oggi resta poco, è stato
inglobato dal Palazzo senatorio. Ma di primario interesse per la storia dell'architettura
romana è soprattutto la soluzione della facciata a valle. Vi compare il tema dell'arco
inquadrato dall'ordine architettonico con sei colonne scanalate di tipo dorico poggianti
su base. Queste arcate probabilmente dovevano ripetersi anche sul livello superiore. Il
CONCATENAZIONE
sistema di arcate prende il nome di → due diversi livelli sovrapposti
che presentano diversi ordini architettonici.
FORO DI AUGUSTO
È il secondo in ordine cronologico, si dispone sul lato opposto di quello di Cesare.
MARTE ULTORE
Troviamo una grande piazza porticata con in fondo il tempio dedicato a
(vendicatore di Giulio Cesare assassinato) → costruito per celebrare la battaglia di Filippi.
La costruzione inizia nel 42 a.C fino al 2 a.C.
Ritroviamo un enorme piazza porticata → due portici sui lati lunghi della piazza e in fondo
ESEDRE SIMMETRICHE
a questi portici troviamo due grandi che ampliano lo spazio →
soluzione nuova reimpiegata pari pari nel foro di Traiano. Nella parte superiore il portico
presentava dei sostegni di figure femminili (CARIATIDI). Anche il tempio di Marte come
quello di Venere presentava una cella che terminava nella parete posteriore con
un'abside destinata ad accogliere le statue delle divinità. Alto podio, scalinata centrale,
tempio ottast