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Donato Bramante
Nato nel 1444 a monte Asdruvaldo, oggi Fermignano, a pochi km da Urbino. Come Francesco di Giorgio hauna prima formazione di pittore. Conosce alla corte di Urbino fra carnevale e Piero della Francesca e forsecollabora nel cantiere con Francesco di Giorgio dopo la morte di Federico di Montefeltro bramante fa unaserie di viaggi e arriva a Milano, dove rimane alla corte di Ludovico il moro fino al 1499. Con la caduta diLudovico il moro, si sposta a Roma, dove rimane alla corte papale fino alla sua morte nel 1514. Non scriveràmai un trattato, ma la sua architettura costruita ha una fortissima valenza concettuale e teorica, tanto dadiventare punto di riferimento per gli architetti successivi.
Nel 1481 realizza l'incisione Prevedari. Vediamo raffigurata un'architettura sotto forma dirovina. Viene comunque vissuta da dei personaggi. La firma (Bramante fecit). Troviamo tuttigli elementi del sistema degli ordini architettonici cosi come lo abbiamo visto fino.
ad arco. Lo spazio richiama una chiesa e la parte terminale della navata maggiore è costituita da un abside, con il catino absidale decorato da una conchiglia, come nelle opere di Brunelleschi e Piero della Francesca. Santa Maria presso San Satiro Commissionata dalla corte di Ludovico il Moro, da costruirsi in prossimità di un sacello di origine carolingia dedicato a San Satiro, formato da un corpo perimetrale circolare, all'interno della quale 4 colonne sostenevano una cupola centrale. Amante costruisce un edificio con una pianta a T, costituito da un corpo principale suddiviso in una navata centrale e due navate laterali, suddivise tra loro da pilastri e un corpo trasversale di collegamento con il sacello preesistente, costituito da una navata più grande della stessa larghezza della navata centrale del corpo principale e da una navata laterale che continua con una struttura ad arco.a L le due navate laterali del corpo principale. Pilasti sono più massicci degli altri perché servono a sostenere la cupola. I due bracci delle navate principali, la T, sono coperti da una volta a botte ritmata da archi trasversali. Le navate laterali sono invece coperte da una sequenza di piccole volte a crociera. Ai pilastri che dividono le navate corrisponde un ordine maggiore che sostiene una trabeazione che corre lungo tutto l'invaso, che a sua volta sostiene la volta a botte sia nella navata principale che nel transetto. A queste lesene di un ordine maggiore corrispondono lesene che si addossano sullo spessore di ognuno dei pilastri, lesene che sono di un ordine minore, che attraverso frammenti di trabeazione sostengono archi di accesso alle campate delle navate laterali. La navata principale ricorda Sant'Andrea. La sequenza delle lesene però qui continua anche nella controfacciata, con due lesene che inquadrano l'ingresso alla chiesa e ledue campate laterali dove al posto dello spazio delle navate laterali abbiamo due nicchie, con il loro catino a quarto di sfera. Questo sistema è perfettamente leggibile anche nella sezione. Vediamo l'idea dell'ordine maggiore che sostiene una trabeazione, l'ordine minore che sostiene gli archi di accesso alle navate laterali. In corrispondenza degli archi che sorreggono la cupola, le lesene inquadranti diventano semipilastri, a sottolineare il fatto che in questo punto l'ordine architettonico deve sostenere virtualmente un peso maggiore corrispondente alla cupola. La planimetria ricorda molto gli esempi brunelleschiani. Come in San Lorenzo o Santo Spirito abbiamo una navata centrale maggiore che continua nel transetto e una serie di campate nelle navate laterali che, a Santo Spirito, corrono lungo tutto l'invaso, e a Milano si interrompono soltanto in uno dei lati del transetto, sostituiti sui due fronti del transetto da delle nicchie. La planimetria ricordaquindiBrunelleschi e gli spazi Alberti, crea quindi una sintesi. In questo caso però l'idea di portare avanti le navate laterali anche sui due lati presbiteriani del transetto è impedita dal fatto che qui corre una strada che non poteva essere ostruita. Gli viene anche impedito di prolungare la navata centrale in uno spazio che avrebbe dovuto accogliere il presbiterio. Questo spazio però esiste, perché viene raffigurato in una prospettiva che simula il proseguimento in tre campate dello spazio della navata centrale, con tre pilastri che hanno il loro ordine maggiore e il loro ordine minore, con la trabeazione di imposta di una finta volta a botte che prolunga virtualmente la volta a botte dellanavata centrale. Nel fronte terminale abbiamo poi due finte nicchie laterali che riprendono le nicchie della controfacciata. Si tratta di uno spazio puramente prospettico, ricavato in un metro di spessore di muro. Bramante mette in pratica gli strumenti prospettici cheaveva imparato in pittura per la prima volta in un finto coro, portando a compimento l'idea brunelleschiana per cui la prospettiva è uno strumento di percezione e conoscenza razionale dello spazio. Se per Brunelleschi quindi lo spazio è comprensibile attraverso la visione, allora tutto ciò che è visibile è spazio, anche ciò che non è veramente spazio in quanto ambiente in cui si può entrare. Attraverso una metodica che si chiama restituzione prospettica prendiamo il finto coro così come raffigurato da Bramante in una nicchia della parete terminale della chiesa e ricostruiamo lo spazio che in esso viene rappresentato, lo spazio virtuale appare come il prolungamento di tre campate della navata centrale che sfonda virtualmente lo spazio reale. Leonardo da Vinci, Progetto di chiesa centralizzata, Louvre Bramante a Milano conosce Leonardo Da Vinci. Leonardo in questi anni si occupa molto di architettura, in particolare di progetti di.Spazi centralizzati, in cui da un ambiente centrale si dipartono sui diametri principali altri spazi che costituiscono una specie di germinazione di uno spazio principale. Nel progetto in foto vediamo un corpo quadrato che racchiude in sé un ottagono centrale, a cui, sui due diametri principali, vengono impostati altri 4 spazi identici tra di loro che sono a loro volta spazi centralizzati, perché sono a loro volta spazi quadrati conclusi da 4 absidi, con al loro interno 4 colonne che immaginiamo sostenere una cupola centrale. È il modello semplificato del sacello carolingio di san Satiro. Sui due diametri che chiudono l'ottagono vediamo altri 4 spazi centralizzati, in questo caso cerchi perfetti. Ci sono quindi tre tipi di ambienti centrali.
Santa Maria delle grazie, tribuna
Questa ricerca di spazi centralizzati porta Bramante a orientare il suo progetto per la costruzione della tribuna della chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie, che realizza per Ludovico il Moro tra...
Il 1492 e il 1497. Era stata costruita in forme tardo gotiche. Bramante viene incaricato di demolire il precedente presbiterio e di costruire una tribuna che servisse da mausoleo per la famiglia regnate a Milano. Riprende il principio di san bernardino: spazio centralizzato destinato a mausoleo e uno spazio longitudinale destinato alle celebrazioni. Realizza l'associazione di due spazi molto simili tra di loro. Uno spazio principale quadrato che è connesso attraverso tre archi alla chiesa preesistente, coperto da una cupola e con due dei 4 lati conclusi da due absidi. L'ultimo lato ha invece un arco di accesso ad un ambiente laterale, costituito da un altro quadrato, costituito da un abside e coperto da una cupola a d'ombrello. Il principio è molto simile alla sagrestia vecchia di Brunelleschi: due spazi a pianta quadrata coperti da una cupola, uno maggiore e uno minore; il minore riprende in scala ridotta la stessa conformazione dello spazio principale. Questi
riprese i grandi mausolei antichi. Le cupole, una maggiore e una minore, impostate su due archi che a loro volta si impostano su ordini architettonici. Il sistema decorativo risente delle tradizioni locali. Qui infatti riprende la policromia lombarda. Ricorda Brunelleschi anche nell'uso dell'ordine architettonico: il doppio spazio cupolato è intelaiato da ordini architettonici costituiti da lesene che piegano a libro in corrispondenza degli angoli, che sorreggono una trabeazione che a sua volta sorregge archi concentrici, che nell'ambiente principale sorreggono un tamburo su cui poggia la cupola. Bramante arriva a Roma in occasione del giubileo del 1500. Passa i primi mesi qui a rilevare i resti delle antichità romane. "Desideroso [...] potere agiatamente misurare tutte le fabbriche antiche di Roma, solitario e cogitativo, se ne andava; e fra non molto spazio di tempo misurò quanti edifici erano in quella città e fuori per la campagna, e"Parimenti fece fino a Napoli, e dovunque è sapeva che fossero cose antiche", Vasari, Le Vite, v. 4
Tempietto di San Pietro in Montorio
Sacello per ricordare il martirio di san Pietro, all'interno di un cortile di un convento preesistente. A partire dal 1502. Ricordando un martirio riprende i martiri on romani e quindi usa una pianta centralizzata. Tempietto con un naos circolare, circondato da un peribolo di colonne doriche, il tutto sopraelevato su una scalinata circolare. Il naos è più alto del peribolo di colonne e sporge con un tamburo su cui viene impostata una cupola. Guardando la sezione troviamo un ambiente sotterraneo che è il vero luogo del martirio di san Pietro, a sua volta a pianta circolare e in asse con la cupola. In pianta vediamo come Bramante articola il rapporto tra il peribolo e la muratura della cella. Ad ogni colonna esterna corrisponde una lesena sulla parete esterna. Queste lesene che sono quindi proiezione delle colonne.
Le pareti sono organizzate a coppie e inquadrano alternativamente una frazione lineare di muratura e una nicchia. Una di queste sezioni lineari di parete viene eliminata per poter aprire la porta di accesso. Anche all'interno della cella abbiamo coppie di colonne. Il perimetro interno è più corto del perimetro esterno, per cui il numero delle lesene dovrà essere dimezzato. Troviamo 8 lesene all'interno invece delle 16 esterne, che sono organizzate in 4 coppie che inquadrano alternativamente una nicchia semicircolare e una a base rettangolare. Nella nicchia in asse con l'ingresso abbiamo l'altare. Guardando la sezione, l'alternanza di parete lineare e nicchie ricordano sant'Andrea a Mantova, trasportate da una linea ad un cerchio. Su queste lesene si imposta una trabeazione dorica, su cui viene costruito il tamburo su cui ci sono le finestre e sopra il quale troviamo la cupola. All'esterno, Bramante realizza il primo ordine dorico completo.
rinascimento, costruito con tutti gli elementi tramandati. Troviamo quindi un'alternanza tra triglifi e metope. Le metope vengono realizzate con scene di arredi e corredi liturgici utilizzati nelle messe, co