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ROMA
RIMINI
MANTOVA
BIOGRAFIA LIBRI/EDIFICI
AUTORE/OPERE TEORIA/PRATICA
ANTICO/MODERNO ARCHITETTO/COMMITTENTE
DE RE AEDIFICATORIA (1452 ca.)
1485 FIRENZE 1546 TRAD. ITALIANA
1512 PARIGI 1533 TRAD. FRANCESE
1541 STRASBURGO 1582 TRAD. SPAGNOLA
Leon Battista Alberti non era solo un architetto, trova uno stesso spazio nella storia dell’architettura,
in quella delle letteratura, del pensiero, della filosofia.
Benché non avesse ricevuto alcuna formazione come architetto né in altre professioni, egli
rappresenta il nuovo tipo di intellettuale: erudito, letterato, matematico, … ma soprattutto con una
notevole conoscenza di tutte le arti.
Nasce a Genova nel 1404 e muore nel 1472 a Roma. Nasce da una famiglia nobile di mercanti
fiorentini che però non possono risiedere a Firenze per problemi politici. Si sposta a Padova, città
molto importante per l’umanesimo italiano perché è un centro di studio umanistico; studia in questo
centro culturale, viene iscritto all’università a Bologna e si laurea in Diritto Canonico e Civile, questo
tipo di titolo permette la carriera da funzionario, laico o ecclesiastico. La sua cultura è data dallo
studio dei codici degli apparati civili. Da notare che gli eruditi del periodo attingevano largamente
alla letteratura classica: leggendo i classici a scopi letterari gli umanisti instaurarono un clima
intellettuale nel quale era sempre più diffusa l’opinione che il classico dovesse essere preso come
modello di imitazione in tutte le sue sfumature.
L’esilio lo costringe a muoversi, per i primi 24 anni della sua vita si sposta tantissimo, lo capiamo
dalle sue architetture che sono piene di citazioni di altre architetture provenienti da diversi posti. Nel
1428 può rientrare a Firenze, nel 1433 diventa segretario del patriarca di grado, questo gli permette
di essere introdotto in un’ambiente culturale. Si potrà permettere di seguire i suoi interessi perché
slegato dai doveri familiari. Si ritrova nella Firenze di Brunelleschi, Donatello e Masaccio.
Nel 1435 scrive un trattato importante il De Pictura e lo dedica a Brunelleschi in quanto inventore
della prospettiva. (Alberti teorizzerà, scriverà e diffonderà la prospettiva, Brunelleschi la inventa).
Nel 1444 riceve un incarico presso la corte papale dove stanno mettendo in atto una serie di
programmi di rinnovamento di Roma, viene visto quindi come una persona capace di dare vita a
progetti di ampio respiro e che danno vita a cantieri. A Roma svolge un’attività molto importante:
rileva molti edifici antichi. Nel 1447 viene eletto al soglio pontificio Niccolò V, era un suo compagno
di università e chiaramente si stringe una relazione forte. Alberti inizia a lavorare nella seconda metà
del ‘400 (Brunelleschi nella prima).
L’Alberti era intenzionato a lasciare la sua impronta sulla cultura del tempo, il che significava,
nell’ottica dell’umanesimo e della cultura del suo tempo, studiare i resti dell’architettura di Roma
antica, come aveva fatto Brunelleschi, suo amico. Tuttavia, mentre Brunelleschi si era concentrato
sui metodi costruttivi senza porsi il problema di stabilire una distinzione fra gli ordini, Alberti era più
interessato a reperirne i principi della progettazione per l’utilizzo dei vari ordini nella decorazione
dell’edificio. Raccolse quindi le sue conclusioni in quello che è considerato il più importante trattato
di Architettura del Rinascimento. Nel 1452 infatti scrive il De Re Aedificatoria, un’opera colossale
in latino. Scrive tale trattato perché quest’arte ha tanta importanza nella nostra vita quanta nella
nostra cultura. Non era rivolta ad un pubblico specialistico ma anche al pubblico colto e di
educazione umanistica. Fu scritta sul modello dei dieci libri del trattato di Vitruvio. Alberti ebbe anche
un'attitudine critica verso il modello di Vitruvio, ed in particolare sul linguaggio ricco di elementi
lessicali specialistici o comunque non latini, che rendevano oscuro il significato di molti passi del De
architectura.
Nel suo trattato Alberti non considera l’Architettura come fondata sulla pratica, bensì come una
disciplina intellettuale e un’arte rivolta alla società. Sembra che Alberti non avesse delle grandi
conoscenze pratiche a livello di tecnica costruttiva, si limitava al disegno e al progetto dell’opera
affidandone l’esecuzione ad altri.
Benché sia incentrato sull’affermazione di Vitruvio che la buona architettura consiste nei tre fattori
(utilitas, firmitas e venustas), aggiunge anche che la bellezza di un edificio individuale dipende dalla
combinazione di altre qualità: il numero e la proporzione, ispirandosi sempre alla dottrina di Vitruvio
del rapporto tra le varie parti del corpo umano con il tutto, e la collocazione, intesa come
disposizione, orientamento. Dall’unione di questi elementi nasce un insieme armonico e ben
strutturato.
Le differenze rispetto a Vitruvio invece risiedono principalmente nel fatto che il trattato di Alberti è
estremamente sistematico, Alberti cita almeno altri 50 testi e si ha quindi una ramificazione del
sapere.
Come sono organizzati i 10 libri:
- introduzione
- I capitolo: scelta del sito, del luogo e del progetto inteso come struttura mentale, inizia a parlare
delle principali componenti dell’edificio.
-II libro: parla dei materiali da costruzione e il rapporto con la natura.
- III libro: come si costruisce un edificio.
- IV libro: architettura e società, ci parla delle infrastrutture urbane.
- V libro: edifici pubblici e residenze private.
- VI libro: macchine, rivestimenti e decorazioni.
- VII libro: templi e ordini, basiliche, statue.
- VIII libro: edifici pubblici
- IX libro: decorazione in generale, solo qui introduce la sua idea di bellezza, qui parla di concinnitas
(usata da Cicerone) che traduce il concetto tipico del rinascimento di armonia riparla delle
proporzioni, della figura dell’architetto.
- X libro: fa delle constatazioni di tipo ‘antico’ e ‘moderno’, parla dell’idraulica, parla dei difetti di
costruzione.
Il De re aedificatoria non fu stampato durante la vita di Alberti che pure aveva tentato varie volte di
affidare le proprie opere a tale nuovo mezzo di diffusione. Il trattato ebbe quindi una diffusione
abbastanza limitata. Il trattato fu stampato, grazie al mecenatismo di Lorenzo il Magnifico solo nel
1485 rimanendo comunque un'opera riservata solo agli ambienti colti a causa dell'essere scritto in
latino in un'epoca in cui si stava imponendo il volgare. Viene successivamente pubblicato e tradotto
in altre città (Parigi, Strasburgo, …).
FACCIATA DI PALAZZO RUCELLAI
Il palazzo, commissionato dal ricco mercante Giovanni Rucellai, fu costruito tra il 1446 e
il 1451 da Bernardo Rossellino, su disegno di Leon Battista Alberti, che era legato al Rucellai da
amicizia e da affinità culturale.
Alberti realizzò un capolavoro di stile e sobrietà, e si dice che progettò questo palazzo quasi come
illustrazione del suo manuale De Re Aedificatoria dove si spiega che l'architettura deve imporsi più
per il prestigio delle proporzioni che per la dimostrazione di bellezza e fasto: in questo senso il
Palazzo può essere considerato come il primo esempio di tentativo coerente nel sintetizzare norme
pratiche e teoriche, come è evidente nell'uso dei tre ordini classici sulla facciata.
All’interno dei palazzi delle famiglie ci sono sempre le cappelle dove si celebrano battesimi e
matrimoni e altri riti (che creano nuove reti di alleanze), sono quindi edifici pubblici.
Alberti disegna una facciata che diventa quasi immediatamente pietra, sottilissima, perché c’è un
regolamento edilizio che dice che l’intervento privato non può sporgere più di tanto sul suolo
pubblico. La facciata, di un bugnato di pietraforte uniforme e piatto, è
organizzata come una griglia, scandita da elementi orizzontali
(le cornici marcapiano) e verticali (le paraste lisce), entro la
quale si inseriscono le aperture. Al pianterreno lesene
dividono la superficie in spazi dove si aprono i due portali (in
origine era uno solo, ma fu raddoppiato simmetricamente
quando venne raddoppiato il palazzo e la facciata). Il piano
terra, più alto dei piani superiori, ha i capitelli decorati da una
reinterpretazione dell'ordine dorico e due portali rettangolari
classicheggianti (in epoca gotica tutti i portali erano ad arco o
con arco e architrave). Vi corre davanti una "panca di via", un
elemento oltre che di utilità pratica per i passanti, creava una
sorta di piano base per il palazzo, come se si trattasse di
uno stilobate. Al primo piano (piano nobile) le paraste sono di
tipo composito e vi si aprono delle ampie bifore a tutto sesto,
con cornice bugnata, colonnina e oculo al centro. All'ultimo
piano si hanno paraste di tipo corinzio, alternate a bifore dello
stesso tipo. La sovrapposizione degli ordini come teorizzato
da Vitruvio è di origine classica ed è un chiaro riferimento
al Colosseo. Il fregio del piano terra contiene le insegne della
famiglia Rucellai. Le soluzioni che adotta Alberti sono nuove perché nuovi sono i problemi, le
soluzioni che adotta non sono mai uguali, non avrà mai uno stile riconoscibile, le soluzioni anche se
sono di stampo marcatamente classico, con l’armonia teorizzata, sono diverse; si ha l’opposto di
Brunelleschi che invece adottava sempre soluzioni analoghe al punto di creare uno stile
brunelleschiano. Gli ordini che usa sono riconoscibili ma li reinterpreta.
TEMPIO MALATESTIANO
Si tratta di un mausoleo per Sigismondo
Malatesta a Rimini, rinnovo della precedente
chiesa gotica di S. Francesco. Doveva
diventare anche un tempio di famiglia dove
dovevano essere sepolti i componenti;
Alberti lascia inalterato l’interno della chiesa
e crea un rivestimento, un guscio, che
secondo tantissimi è il primo edificio
rinascimentale. Si occupa quindi
esclusivamente dell’esterno. È una chiesa a
navata unica con un sistema di coperture a
capriata lignea e una serie di cappelle. Viene
fatto decorare da maestri per essere reso più
fastoso rispetto al nuovo ruolo assunto dai
Malatesta. Vengono fatte una serie di
decorazioni che secondo alcuni sono ancora
marcatamente gotiche, sono da attribuire sia
a Matteo de Fasti che ad Alberti. Ci sono
tutta una serie di dettagli che vengono dalla
citazione di edifici classici, in particolare dall’età augustea. Ad esempio, è il primo caso in cui viene
applicato alla facciata d’ingresso di una chiesa cristiana l’arco trionfale classico, ispirato in questo
caso all’Arco di Augusto nella stessa città e all&rs