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SINTESI PROSPETTIVA
Concetti generali: La prospettiva è un sistema di rappresentazione e una concezione dello spazio, un modo nuovo di intendere lo spazio. Le diverse modalità di rappresentazione dello spazio nel corso della storia dimostrano che esiste un modo diverso di intendere la relazione tra un corpo (inteso in senso lato) e ciò che lo circonda (spazio/mondo). Questa affermazione/problema è sviluppata nel saggio di Panofsky. Nel Quattrocento si supera la rappresentazione intuitiva della terza dimensione: la formulazione della costruzione prospettica si fonda sulle leggi visive (scientifiche, scienza della visione) e ha radici anche nella loro applicazione pratica (misurare con la vista, scuole d'abaco). (Le molteplici origini della prospettiva quattrocentesca sono indagate dallo studio di Camerota) La prospettiva formula una nuova concezione di spazio: astratto, entità infinita, spazio matematico, luogo all'interno del quale si colloca un/il corpo.
L'oggetto/corpo (sia esso il quadro o l'edificio) è definito dall'intersezione di piani in questo spazio. La prospettiva va quindi indagata a più livelli: 1. storia della rappresentazione dello spazio (es. Panofsky/Villard de Honnecourt) 2. concezione dello spazio (scienza e architettura: spazio matematico) 3. in particolare, per noi: evidenze/ricadute della prospettiva nell'architettura sia a livello della rappresentazione (disegno/progetto) sia nelle opere costruite (Brunelleschi e Bramante). Sistema di rappresentazione La tecnica prospettica "compiuta/ufficiale" (la prospettiva legittima) si basa su un sistema di proiezioni ortogonali dell'oggetto: 1. pianta dell'oggetto 2. alzato 3. riporto su un terzo disegno le linee ottenute sulla retta che interseca le linee di congiungimento dell'oggetto al punto di fuga A differenza della rappresentazione "scenografica" la prospettiva garantisce controllo emisurabilità di tutte le componenti della fabbrica. Èpossibile percorrere all’inverso e desumere pianta e prospetto/sezione dell’edificio dalla raffigurazione prospettica.
Pianta e prospetto in proiezione ortogonale esistono “da sempre” (Vitruvio: ortographia, icnographia); la prospettiva si inserisce là dove Vitruvio indica la rappresentazione della profondità, della spazialità “tridimensionale”: la scenographia. Esistono alternative ancora nel 500(prospetto/sezione: es. Serlio cupola San Pietro).
La prospettiva geometricamente costruita garantisce sovrapponibilità completa tra la rappresentazione e la realtà sensibile (esperimenti Brunelleschi). In questo senso si può dire che abbia influenzato il modo di “leggere/intendere/vedere” lo spazio fino ai nostri giorni.
Le conseguenze sull’architettura:
- controllo complessivo edificio (proporzioni: es basiliche brunelleschiane; Belvedere) illusioni: Bramante San Satiro; in ogni caso fattore determinante anche e soprattutto nei secoli seguenti (Bernini, Borromini)
- usa un sistema strutturale di pilastri e archi che individuano le campate,
- il secondo sistema è quello dell'ornamento che è dato dall'ordine. Anche l'ordine ha una funzione strutturale perché sostiene una trabeazione molto ampia con una bella scritta in caratteri romani che celebra il committente dentro il fregio, e fa da basamento a un secondo ordine che circonda il cortile che ha la stessa scansione del piano inferiore.
CHIESA DI SANTA MARIA PRESSO SAN SATIRO
Data 1478 – 1518
Artista Donato Bramante
Luogo Milano
Committente Gian Galeazzo Sforza, Ludovico il Moro
L’elemento vincolante di questo progetto è la disponibilità del terreno la strada di fondo, che corre esattamente alle spalle della nuova chiesa, è un limite invalicabile. La chiesa, quindi, nasce “sbilanciata” verso l’area di interesse urbano, con la facciata sul lato opposto, e l’impianto non può avere lo sviluppo di un coro per via dell’esistenza di questa strada. È qui che la prospettiva entra in gioco essa permette a Bramante di costruire in una profondità veramente ridotta (60cm circa), uno spazio che non esiste, attraverso l’uso dello stucco, della pittura, dei colori... e dare così continuità
alla fabbrica. L'immagine dipinta del coro riprende esattamente la struttura dell'edificio vero per completarlo; quindi, i pilastri quadrangolari che sostengono un architrave, che a sua volta sostiene una volta a botte, è la continuazione dello spazio della chiesa. La chiesa ha un impianto a T, una navata centrale e due laterali che proseguono nel transetto, il quale è molto ampio perché porta al sacello; il battistero è ricostruito su un impianto squisitamente antiquario. Gli elementi più importanti sono: le navate suddivise da pilastri, la grande volta a botte all'antica (come visto nella chiesa di Sant'Andrea a Mantova), il fatto di essere un edificio che risponde ad un sistema di coerenza di dimensionamento degli spazi, e l'introduzione di questo gioco di proiezioni geometriche che permettono di ampliare lo spazio raffigurato. Bramante fa un altro passo avanti lavorando sulla prospettiva e su questo gioco di proiezione.degli elementi sul piano, sul rilievo della facciata della Via del Falcone mette a punto un modo per rappresentare ciò che succede all'interno, sull'esterno. Per esempio, sulla facciata di via del Falcone c'è un sistema di ordini piccolo che corrisponde al sistema delle colonnine quadrangole che sostengono l'interno della fabbrica; nel prospetto ho due cose: la proiezione del sistema costruttivo all'interno e questo gioco di intersezione compiuta di più ordini che presiedono alle grandi linee della costruzione della fabbrica senza questi ragionamenti le facciate di Palladio non le capiremmo mai. Questo modo di ragionare sull'abbazia nasce dal modo di ragionare sulla prospettiva.
CHIOSTRO DI SANTA MARIA DELLA PACE
Data 1500 – 1504
Artista Donato Bramante
Luogo Roma
Committente cardinale Oliviero Carafa
La pianta quadrata è ottenuta attraverso la ripetizione di un modulo pari alla larghezza del portico, che dimensiona il vuoto
centrale (4x4) e il refettorio adiacente (2x4). Lo spazio centrale è circondato da 16 pilastri (16 è un numero perfetto secondo Vitruvio) che formano un portico continuo di volte a crociera.
In alzato è costituito da due ordini, proporzionati secondo la regola vitruviana, seguita poi tra gli altri da Leon Battista Alberti e dal Serlio, che vuole il secondo ordine diminuito in altezza di 1/4 rispetto al primo.
Il primo livello al piano terreno presenta un ordine di paraste ionico che sostiene una trabeazione con fregio continuo, propria dell'ordine, con una concatenazione di archi a tutto sesto impostati su alette, tipica dell'architettura classica romana.
Al secondo livello invece vi è un ordine di paraste pseudo-corinzio, che rigirano sui fianchi in corrispondenza delle alette del primo livello, con l'inserimento di colonne libere, dello stesso ordine, che raddoppiano il passo delle arcate sottostanti.
Il linguaggio severo, privo di ogni decorazione,
Differenzia profondamente questa dalle opere realizzate da Bramante durante il precedente periodo milanese, dove l'architetto urbinate aveva invece fatto ampio ricorso a decorazioni di gusto lombardo.
Bramante usa due sistemi diversi (non come aveva fatto Laurana):
CORTILE DEL BEL VEDERE
Data 1503 – 1505/1507
Artista Donato Bramante
Luogo Roma, Palazzi Vaticani
Committente Papa Giulio II
Il Cortile del Belvedere è uno dei primi progetti che impegnano Bramante a Roma e lui è il primo a indagare
sistematicamente le antichità di Roma e a capire il senso e le possibilità che l'architettura antica offre, è il primo che crea un linguaggio compiuto basato sulle forme dell'antico. Il progetto del Cortile è molto complesso, e il primo aspetto che ci interessa riguarda le sue dimensioni dai disegni di Sallustio Peruzzi, che sono fondamentali per capire come era strutturato lo spazio, comprendiamo la sua posizione, è uno spazio quasi a scala urbana. Al di là della funzione si tratta di uno spazio enorme che si distribuisce su diversi livelli, e tutta l'attenzione di Bramante si concentra fin dall'inizio proprio su essi. Vi sono due varianti di progetto le piazze che si susseguono disposte su diversi livelli, e i percorsi di collegamento tra essi. Tutto è organizzato su di un asse prospettico perché esso è ciò che permette a Bramante di dare unità, di controllare degli spazi giganteschi eDi costruirvi attorno un sistema coerente che guidi lo sguardo al visone esatta di tutti questi piani. L'idea originale era quella di avere grandi spazi di logge laterali che racchiudono questi ampi cortili su più livelli raccordati da scale, con un percorso ideale che guida anche lo spettatore; in un disegno di Dosio vediamo l'asse centrale e il gioco delle rampe. La sequenza delle logge diventa per Bramante un elemento molto importante, soprattutto per quanto riguarda il sistema di articolazione degli ordini che verrà ripreso da molti dopo di lui. La novità sta nella travata ritmica che è un'invenzione di Bramante affinché possa mettere struttura e ornamento senza guardare al ritmo cadenzato dell'arcata come nella Pace; così costruisce un elemento tridimensionale complesso che può scandire lo spazio ovvero, il pilastro = in un solo pilastro riesce a mettere la parte strutturale (arco), l'ordine (binato, tra le due).
colonne vi è una nicchia) che sostiene una trabeazione, ma avanzata rispetto aquella che sta sopra l'arco, più avanti una specchiatura = si possono leggere due sistemi sovrapposti = ritmicaperché vi è una cadenza nella trabeazione anche nelle ombre. Tale invenzione di Bramante deriva sicuramente daesempi dell'antichità, ma anche dal ragionamento diverso che sta compiendo che si svolgerà maggiormente nelprogetto di San Pietro. L'AVVIO DI UNA NUOVA RICERCA. SAN PIETRO E L'ARCHITETTURA A ROMA NEL PRIMO CINQUECENTO SAN PIETRO (DAL 1505: BRAMANTE; RAFFAELLO; SANGALLO; MICHELANGELO; MADERNO; BERNINI) Uno dei temi centrali del Cinquecento è il problema del rapporto tra lo spazio, la struttura e l'articolazione degli ordini. Non è un caso che proprio nei trattati del primo '500 si presti grande attenzione alla questione degli ordini, pensiamo alla Tavola sinottica di Serlio. Serlio hal'innovazione tecnologica. Ho avuto l'opportunità di lavorare in diverse città italiane, tra cui Bologna, Roma e Venezia. Questi sono grandi centri che si distinguono per l'elaborazione di un modo diverso di guardare sia alle fabbriche dell'antico che all'innovazione tecnologica.