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STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO

40005 | Prof. G. Fornari

Martedì 14 Marzo 2017

 Commento alla teoria di Talete

La teoria “tutte le cose sono state create dall’acqua” ha anche una seconda parte.

Il principio di tutte le cose – termine greco usato “archè” – che corrisponde all’italiano “principio”, ha un

duplice senso:

- di qualcosa che comincia per prima (in senso cronologico) → accezione cronologica

- di una cosa che è la causa delle altre → accezione causale

Inoltre, vi è anche una sfumatura politica: “archè”, in greco, significa anche “potere”, “comando”: “essere

primi” nel senso “essere colui che comanda”.

Il termine italiano “principio” è più astratto – e, ritornando ad un significato politico italiano si può

esprimere con la parola “principe”.

 … continua la frase di Talete

La prima parte della frase è affermativa: l’acqua dà origine a tutte le cose.

La seconda parte, invece, afferma:

“e il mondo [ordinato, guidato da leggi] lo intese [cioè lo interpretò]

come animato [cioè dotato di un’anima] e pieno di demoni …”

*Nel testo originale greco figura la parola “psyce”, appunto “anima”.

*”Animato” non semplicemente perché si muove, ma proprio perché ha un’anima all’interno.

*Anima è da intendere come una forza – di origine sacra – che dà vita, rende animata una cosa, un essere.

 Dal greco, “dáimōn”: “forza divina”

*Termine greco “dáimōn” non indica il demone che intenderemmo noi (quindi non allude alla figura del

diavolo) – ma indica un essere divino.

“dáimōn” è qualunque essere o forza divina, che può essere:

- di natura personale (come le divinità dell’Olimpo)

- di natura impersonale (può essere semplicemente una forza – presente nel cosmo, nella natura… )*

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Martedì 14 Marzo 2017

quindi, tale forza, non necessariamente deve essere un soggetto superiore e divino a cui gli uomini comuni

si rivolgono.

Questa forza è – in sé – divina.

*Anche lo stesso “logos” può essere una forma divina.

 Dal latino, “numen” : “potenza divina”

Anche se “dáimōn” ha vari significati – tende a farsi sentire una personificazione.

C’è un termine latino – rigorosamente impersonale: “numen”, ossia “potenza divina” (o meglio, “esprimere

la potenza divina”).

Nella religione romana, “numen” allude non tanto alla divinità (intesa come singolo Dio) – quanto alla sua

forza divina.

Dunque si potrebbe dire che il Dio dei romani – Deus – ha un “numen”: cioè ha una forza che emana (in

altre parole emana una forza).

Il corrispondente di “numen” è un termine polinesiano: “mana”, traducibile con “forza sacra, magica”.

Il “numen”:

- può derivare da una Divinità

- può vagare da solo: è una forza presente nel mondo della natura.

Tale forza può essere, ovviamente, positiva o negativa: dipende dal modo in cui il soggetto si relaziona con

essa.

I romani sono molto superstiziosi: temono di intercettare dei “numina” (al plurale), pericolosi. Perciò

bisogna attuare una serie di operazioni per garantire che questa forza sacra non colpisca inavvertitamente,

provocando conseguenze negative.

Dunque, “numen” ha una parentela semantica con il “dáimōn”.

I greci non hanno un termine esattamente equivalente. 2

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 Causa dell’origine: non più le divinità

Tornando a Talete, questo significa che Talete non mette più una Divinità come causa dell’origine delle

cose.

La seconda parte della frase, infatti, sembrerebbe contraddire la prima affermazione: “il mondo è pieno di

demoni” – cioè di Dei, di forze divine.

La stessa anima – all’interno delle cose – è essa stessa un “dáimōn” (i latini direbbero un “numen”): è una

forza sacrale.

In realtà non c’è un unico agente divino responsabile dell’origine di tutte le cose: non c’è il Dio Marduk (o

chi per esso), Zeus o un’altra divinità greca – ma ci sono dei miti greci (che riconducono l’origine di tutte le

cose a qualche agente divino).

Talete, però, non sta dicendo questo: le forze divine sono, prima di tutto, impersonali – e sono dappertutto.

Non sono, quindi, loro specificamente a fornire la causa.

 L’acqua: una realtà naturale che dà origine

L’acqua da cui derivano tutte le cose è – in sé – una specie di “dáimōn”.

Però:

- in quanto “dáimōn” (e quindi forza divina), non è posta come spiegazione di tutte le cose

- ma in quanto realtà naturale, seppure di una natura sacrale e divina, che in conseguenza delle sue

caratteristiche interne della sua “physis”, produce tutte le cose.

 Talete e le osservazioni fisiche dell’acqua: le analogie

Evidentemente c’è un’analogia anche empirica: Talete avrà, senza dubbio:

- osservato l’estrema variabilità dell’acqua – a seconda delle condizioni fisiche per cui l’acqua

normalmente è allo stato liquido, ma in presenza del vapore che evapora si trasforma in vapore che

evapora – invece in presenza di una temperatura fredda si indurisce e diventa ghiaccio

- averne dedotto (intuitivamente, per analogia) che l’acqua (che è una sostanza così suscettibile di

tante trasformazioni) poteva essere la spiegazione efficace di tutte le cose.

- intuito che l’acqua è indispensabile, a tutte le forme di vita – in quanto non esiste essere vivente

che non abbia bisogno dell’acqua (anche se le fonti non riportano esplicitamente tale

esplicitazione). 3

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 I greci e la natura: l’insieme di tutte le cose che nascono (e muoiono)

Questo ci permette di immaginare come – i greci – vedessero la natura.

“Physis” deriva da un verbo greco – che significa “generare”, “nascere”.

Il termine “natura”, invece, deriva da un verbo simile: “nascor” – che significa “sono fatto nascere”, “sono

generato”, “nasco”.

Quindi, allora, la natura dei latini e dei romani – è l’insieme di tutte le cose che nascono.

Questo implica anche la reciprocità: tutte le cose che nascono, muoiono.

È il ciclo incessante della natura.

 “Physis”: l’insieme di tutte le cose generate

“Physis” è la stessa cosa: è l’insieme di tutte le cose generate – e che, a loro volta, generano.

 La natura per i greci: è un organismo vivo

Questo significa che – la natura, in generale e in assoluto per i greci, non è come per noi un insieme di

materia e di energia tendenzialmente caotica e immensa, come ce la propone la scienza contemporanea –

ma la natura dei greci non è qualcosa di puramente materiale ed energetico, ma è qualcosa di vivo: è un

organismo vivo.

Proprio per questo motivo Talete dice che tutte le cose hanno l’anima, sono animate (comprese le cose che

per noi moderni sono inanimate).

 Anime: esseri animati

Vi sono diverse anime – diversi gradi di organizzazione – ma in generale si tratta di questo: esseri animati. 4

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 Vita non biologica, ma divina

Animati e vivi in quale senso?

Non nel senso della vita biologica, nel senso scientifico che intendiamo noi.

La vita di cui parlano i greci non è una vita biologica.

È una vita di un altro tipo: è una vita divina.

 Vita: capacità di generare

La vita è una proprietà (misteriosa e superiore a quello che l’uomo può intendere), una capacità di esistere

e di generare – che si prolunga nel tempo in modo indefinito – superiore all’umano.

Quindi, ha tutte le caratteristiche di una condizione divina.

La vita di cui gode la “physis” è, appunto, una vita sacrale e divina.

 Vita divina: nascita e morte

La vita divina, però, è molto strana: mentre l’uomo è vivo (scientificamente), la vita divina è diversa.

La vita divina ha la caratteristica di contenere, in sé, la morte – nel senso che viene generata dalla stessa

morte.

 Il rito sacrificale: animale e divinità sacrificati

In realtà – l’uomo antico – attribuisce questi caratteri della vita divina, perché segue un esempio ben

preciso: il rito sacrificale.

Normalmente, nell’antichità – nel rito sacrale – l’animale viene offerto alla divinità.

Non è una semplice offerta: questo animale, solitamente, incarna la stessa divinità.

L’animale viene ucciso – quindi avviene l’uccisione della divinità.

Ma il fulcro di ogni sacrificio di questo tipo è che, da questa uccisione, misteriosamente, per la sua stessa

condizione divina, il Dio ha il potere di rinascere.

Quindi la stessa morte violenta – inflitta alla divinità – fa innescare questo potere sovrumano di fare

rinascere la vita dalla morte (e non da una morte qualsiasi, ma dalla morte più temuta e tremenda:

l’uccisione violenta).

Dunque, la vita propria della divinità è questo fenomeno – superiore all’umano – che fa sorgere la vita dal

seno stesso della morte.

Questo è fondamentale per comprendere: se non si tiene presente la centralità della religione e del rito

religioso più importante (il sacrificio) - sfugge qual è la vera vita di cui gode “physis”. 5

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 Talete: la caratteristica della realtà

Per Talete (e i suoi contemporanei) – questa è la caratteristica della realtà nel suo insieme.

Questi demoni e queste anime – di cui sono piene tutte le c

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
11 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ocramgi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Fornari Giuseppe.