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STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO

40005

Martedì 21 Marzo 2017

Definizione di “sapienza”, nel frammento

Vediamo come Eraclito definisce la sapienza.

Testo:

“ […] che il tutto sia un Dio, diviso o indiviso, generato o ingenerato, mortale o immortale […] “

Eraclito pone una serie di caratteristiche opposte – per far capire che ci sono tutte queste

caratteristiche.

Come che sia, comunque, è giusto che:

- chi ne ascolta, ne capta, ne osserva l’avviso, l’opinione, l’indicazione, il consiglio …

- chi si mette in sintonia con tale avviso, in modo da raggiungere il vero “logos”, il “sofòn”

… giudichi l’avviso “sapiente”.

Quindi, allora: chi ascolta tutto l’avviso, ne attribuisce la sapienza – che appartiene al tutto.

Caratteristica oggettiva della realtà

Per Eraclito si tratta di una caratteristica oggettiva dell’intera realtà – e, a sua volta, chi recepisce

l’avviso di questa sapienza universale diventa “sapiente”.

Testo: “ […] Quanto a chi ascolta non me, ma il discorso

che riconosca

è sapienza conoscere tutte le cose come uno […] “

*Discorso: “logos”

Eraclito parla non in quanto cittadino di Efeso, ma in quanto ascoltatore e portatore di “logos”

dell’universo. 2

STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO

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Martedì 21 Marzo 2017

Chi ascolta quello che Eraclito sta dicendo – capisce che tutte le cose:

- risalgono ad unico principio

- esprimono un’unica totalità (che è quella che il “logos” della sapienza intende far

conoscere).

Gli uomini inconsapevoli, secondo Eraclito

Uno dei frammenti più famosi – in cui continua questa contrapposizione e presenta il proprio testo.

“ […] benché codesto discorso esista perennemente

inconsapevoli restano gli uomini,

sia prima di udirlo, sia udendolo la prima volta […] “

“Perennemente” può attaccarsi:

- sia al verbo “esista”

- sia all’aggettivo “inconsapevoli”.

Ambiguità nella lettura

Eraclito introduce una tipica ambiguità: sono ammesse entrambe le letture.

Queste due perennità nascondono un serio problema nel pensiero di Eraclito.

Testo: “ […] benché tutto accada secondo codesto discorso,

inesperti sembrano costoro nell’espedire parole ed azioni

quali quelle che espongo, distinguendo secondo natura

e mostrando com’esse stanno […] “

*Discorso: “logos”

*Costoro: “gli uomini”

*Espedire: “fare esperienza” 3

STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO

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Martedì 21 Marzo 2017

L’atteggiamento stupido dell’ignoranza

Qua, adesso, Eraclito continua con il tema sull’insipienza – che si traduce con un atteggiamento

stuporoso, stupido.

Testo: “ […] inconsapevoli quando ascoltano gli si direbbe dei sordomuti,

di loro testimoni addetto pur presenti sono assenti

*Inconsapevoli: “sconnessi”, letteralmente.

Incapaci di usare il “logos”

Testo: “ […] increduli, non meno incapaci di ascoltare che di parlare […] “

Cioè sono incapaci di usare il “logos”:

- sia in senso passivo – ascoltando

- sia in senso attivo – parlando.

Gli uomini sconnessi, secondo Eraclito

Testo: “ […] da ciò con cui hanno costantemente commercio

il discorso che inabita l’intero universo da quello si allontanano

e le cose in cui ogni giorno s’imbattono

loro sembrano estranei […] “

Eraclito intende dire che gli uomini sono “sconnessi”: non riconoscono le cose intorno a loro e non

riconoscono nemmeno sé stessi. 4

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Martedì 21 Marzo 2017

Polemica contro Omero: falso sapiente

Eraclito polemizza contro Omero – che, secondo lui, è un falso sapiente.

Concetto fondamentale di Eraclito: il conflitto

Frammento 24

Adesso introduce un concetto fondamentale del suo pensiero: la necessità del conflitto.

Il termine “conflitto” in greco viene espresso con il termine “polemos”, da cui derivano alcune

parole italiane (“polemica”, cioè “fare una discussione ostile con qualcuno”).

La guerra, secondo Eraclito

La guerra, che di per sé è un atto distruttivo, è – però, secondo Eraclito – l’espressione di una

configurazione complessiva dell’intera realtà, formata da opposti.

Secondo Eraclito, la realtà risale ad unico principio ed è una totalità – però questa totalità include

in sé la diversità estrema (che arriva all’opposizione diretta).

L’opposizione tra cose, tra “onta” – che si escludono a vicenda.

Per cui o c’è l’uno o c’è l’altro.

Ad esempio: il caldo o il freddo, la vita o la morte.

Combattimento necessario

Tutte queste cose coesistono insieme, cioè si combattono a vicenda – ma è necessario che ci sia

costantemente questo loro combattimento, perché questo combattimento degli opposti ci

restituisce la vera totalità (che non è monolitica, non è un blocco unico) ma è una totalità viva,

animata – che conosce, dentro di sé, la distruzione – ma che proprio per questo è capace di far

sorgere sempre nuova vita dalla distruzione ed è inevitabilmente connessa con “polemos”, con il

conflitto.

*Un altro modo di tradurre “polemos” potrebbe essere anche “combattimento”.

Sarebbe una visione di tipo tensionale dell’intera realtà. 5

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Martedì 21 Marzo 2017

La guerra, secondo Eraclito: manifestazione dell’odio, ma si deve amare

Vediamo come Eraclito presenta questo concetto, secondo l’ipotetica ricostruzione.

Testo: “ […] necessario è però che il conflitto, essendo comune, e giustizia

si amino

e tutto è generato secondo discordia

e alla sua necessità sottomesso

il conflittuale converge dai divergenti

si genera la più bella armonia

e tutto nasce secondo discordia […] “

Eraclito introduce un concetto – che sembrerebbe contraddittorio: la guerra, cioè la

manifestazione massima dell’odio e della distruzione, si deve amare con giustizia.

*Dai divergenti: dalle cose che divergono l’una dall’altra.

Il conflitto, secondo Eraclito: padre di tutte le cose

Questo è uno dei frammenti più famosi di Eraclito.

Testo: “ […] infatti il conflitto di tutto è padre, di tutto è Re.

Gli uni designa come dei, gli altri come uomini.

Gli uni fa schiavi, gli altri liberi […] “

In questo frammento, Eraclito sintetizza un po’ tutta la sua visione: il conflitto è Padre e Re di tutte le

cose.

Il termine tradotto al singolare include in sé anche la nozione di plurale: cioè è l’insieme di tutte le

cose, di tutti gli essenti – di cui il conflitto (la guerra) è padre.

Il termine “conflitto” va necessariamente tradotto al maschile per mantenere l’immagine del

padre (che, in greco antico, faceva pensare a Zeus).

Infatti, in un frammento (non del tutto autentico) Eraclito dice: “conflitto e Zeus sono il medesimo”. 6

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Martedì 21 Marzo 2017

Quindi qua abbiamo:

- l’idea che ricorrerà nella storia della filosofia – secondo la quale le figure, le credenze della

religione sono una prima manifestazione mitica e popolare delle verità che la filosofia

stabilisce con il procedimento del pensiero (in questo caso, ovviamente, del “logos”).

Conflitto: padre e re di tutte le cose

Cosa significa veramente che il “polemos” è padre e re di tutte le cose?

Vediamo meglio il significato di questa affermazione.

 Prima di tutto – per capirla, bisogna capire la natura della guerra antica.

Oggi si condanna la guerra in tutte le sue forme e la si ritiene come qualcosa di orribile, ma

in nessuna epoca – a livello mondiale – si sono combattute così tante guerre, ivi inclusa una

guerra particolarmente insidiosa e strisciante, che prende il nome di “terrorismo”- viviamo in

una concezione di tipo pacifico e pacifista della vita umana ed abbiamo una

moltiplicazione della guerra e della violenza:

- da una parte c’è una specie di puritanesimo, che condanna ogni forma di violenza

- dall’altra c’è una sorta di culto demoniaco di una violenza gratuita, che viene fatta solo

per il piacere di compierla e infliggerla su gente che non c’entra niente.

È una visione diversa dalla nostra.

Eraclito non condanna la guerra – perché:

- la guerra è parte integrante del mondo

- la guerra dei tempi di Eraclito è un istituzione (non un comportamento) – assolutamente

caratterizzata in senso religioso.

 La guerra antica è un rito religioso – questo non la rendeva meno feroce e meno distruttiva,

ma le conferiva un significato.

In linea di principio il rito attraversa 3 fasi:

1. Prima del combattimento (regole religiose e sacrifici)

2. Il combattimento (simboli religiosi)

3. Dopo il combattimento (cerimonie per festeggiare, in caso di vittoria) 7

STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO

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Martedì 21 Marzo 2017

Dunque:

1. PRIMA DEL COMBATTIMENTO:

delle regole religiose – che i combattenti devono rispettare.

Ad esempio:

non dovevano violare i luoghi sacri – e chi scappava dal nemico, se si rifugiava in un

 tempio, non doveva essere ucciso (questa regola verrà poi violata, nel corso della Guerra

del Peloponneso)

non si poteva combattere durante le festività panelleniche, cioè durante i giochi

 di Olimpia.

dei sacrifici religiosi, dedicati alle divinità

Nella preparazione, nello svolgimento delle battaglie si svolgevano una serie di sacrifici

religiosi – primi fra i quali i sacrifici animali alle divinità – soprattutto alla divinità della

guerra (in Grecia era Ares, ).

a cui corrisponde il Dio romano Marte

2. DURANTE IL COMBATTIMENTO:

Dopo queste cerimonie rituali, in cui praticamente tutti i combattenti si consacravano

alla divinità della guerra (o a una divin

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A.A. 2016-2017
22 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ocramgi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Fornari Giuseppe.