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STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO
40005 | Prof. G. Fornari
Martedì 21 Marzo 2017
Collegamento con la psicologia
Tornando al parallelo con la psicologia:
Anche la psicologia, per quanto sia razionalizzata come scienza e come insieme di procedure che vengono
utilizzate:
prevalentemente a scopi terapeutici
ma anche per verificare una serie di fenomeni e comportamenti, attinenti alla psiche
… in presenza di determinate manifestazioni (classificate come “psico-patologiche”)
conserva questo aspetto di “logos” che salva
(seppur in forma estremamente razionalizzata e tecnicizzata)
*psicologia vuol dire “logos della psiché”.
La logoterapia
C’è addirittura una scuola psicologica – che si chiama “logo-terapia”: consiste in una terapia da
raggiungere attraverso la verbalizzazione dei propri disturbi, del proprio malessere psicologico – per
arrivare, appunto, ad una guarigione, ad un miglioramento della persona sottoposta a questo tipo
di terapia.
Quindi, “logo-terapia” → “attraverso il “logos”.
L’idea di un sapere che migliora le cose, che migliora la nostra condizione (soprattutto nel campo più
ristretto della “psiche”, come viene intesa oggi) conserva traccia di un’origine:
performativa,
religiosa, del “logos” della “psiche”.
sapienziale
È importante capire questa storia (lontana):
- sia per capire la diversità rispetto al nostro modo di intendere la psiche, la psicologia
- sia per capire i sottili legami che a tutt’oggi rimangono – e percepire i quali ci dà qualche strumento
di comprensione in più. 5
STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO
40005 | Prof. G. Fornari
Martedì 21 Marzo 2017
Il fuoco, secondo Eraclito
Tornando ad Eraclito.
Vediamo, adesso, la sua concezione del fuoco.
È una concezione teologica, che sviluppa (in maniera profonda) quello che abbiamo già visto in
Anassimandro (seppure in scarsissimi frammenti).
Frammento (1): il principio divino
Vediamo come Eraclito caratterizza il principio divino di tutte le cose.
Testo: « […] l’uno la sapienza non vuole
e vuole con il nome di Zeus chiamarsi […] »
*L’uno: termine forse più speculativo con cui Eraclito chiama Dio
*La sapienza: da “sofòn”, “il sapiente”: ciò che è supremamente sapiente
Qua, Eraclito:
si rifà alla figura tradizionale del Re degli Dèi (Zeus)
per dire che “l’uno” di cui lui parla è Dio a tutti gli effetti.
quindi non vuole essere chiamato con il nome di “Zeus”
perché il nome di Zeus – se assottigliato come “unica versione della divinità” diventa fuorviante.
Bisogna capire che, invece, il nome di Zeus è solo una delle molte denominazioni e manifestazioni dell’
“uno”, che è l’unico Dio dell’universo, dell’intera realtà.
e però anche vuole essere chiamato Zeus, se noi capiamo che questo è soltanto un aspetto, un
nome, una manifestazione dell’ “uno” tutto. 6
STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO
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Martedì 21 Marzo 2017
Frammento (2): la teologia
Altro frammento: sintetizza la teologia di Eraclito.
Testo: « […] giorno, notte
inverno, estate
guerra, pace
sazietà, fame
tenuta al pari del fuoco che, mescolato all’aroma,
prende il nome secondo il piacere di ognuno […] »
Il Dio di Eraclito è:
la sintesi, costante,
l’unione, simultanea realtà
di queste
la compresenza ed eterna … che:
sono opposte tra di loro
si combattono
… ma che, nello stesso tempo:
coesistono
… secondo giustizia, secondo il logos.
Quindi: giorno-notte, inverno-estate, guerra-pace.
Non si può pensare uno di questi termini senza pensare necessariamente anche all’altro.
La realtà (la totalità) è fatta dalla compresenza di questi opposti,
che si combattono e si completano a vicenda. 7
STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO
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Martedì 21 Marzo 2017
Frammento (3): la compresenza degli opposti
Altro frammento: indica la compresenza degli opposti nell’uno.
Testo: « […] per l’uno è lo stesso
il vivo e il morto.
Lo stesso, il desto e il dormiente;
il giovane e il vecchio.
Perché questo, invertito, è quello
e quello, a sua volta invertito, è questo […] »
Quindi: la realtà è un dinamismo continuo degli opposti che trapassano l’uno nell’altro.
Il principio del divenire
Per questo motivo è stato attribuito, ad Eraclito, un principio: il cosiddetto “principio del divenire”.
Però è una semplificazione manualistica: è meglio scartarla, perché in Eraclito non c’è il divenire come
principio astratto, ma c’è la compresenza degli opposti che si trasformano continuamente l’uno nell’altro.
È vero che questo è un divenire! Però, con questo termine astratto, si perde la concretezza di quello che Eraclito ci sta
dicendo (senza contare che lui non adopera mai questa espressione con il verbo sostantivato).
Frammento (4): la condizione delle anime
Altro frammento: Eraclito parla, probabilmente, della condizione delle anime – ma esprime anche la legge
che domina l’intera realtà.
Testo: « […] immortali, mortali;
mortali, immortali.
Vivendo la morte di quelli,
di quelli la vita morendo […] » 8
STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO
40005 | Prof. G. Fornari
Martedì 21 Marzo 2017
Questo è un enigma: si può leggere in tanti modi diversi.
Dal contesto è probabilmente riferito alle anime, che:
- sono immortali, ma stanno nel nostro corpo (che è mortale e quindi è destinato a scomparire con
la nostra parte)
- però, per la loro condizione (apparentemente mortale e prigioniera del nostro corpo), sono
destinate a diventare immortali.
Eraclito si rifà agli dei
Però, in questa maniera, Eraclito si rifà e si richiama alla condizione degli dèi.
Perché, quando in greco si diceva “immortali”, la parola veniva presa come sinonimo di “divinità”: il Dio è,
per definizione, immortale – rispetto all’uomo, che invece è mortale.
Il sacrificio
Tuttavia, Eraclito sa bene che la condizione immortale della divinità non potrebbe sussistere se non ci fosse
il sacrificio in cui viene ucciso un animale (che, di solito, viene interpretato come “incarnazione della
divinità”).
Quindi, sullo sfondo c’è il paradosso del sacrificio – quindi di un atto, in sé, violento – ma giusto se
compiuto conformemente alle leggi universali (al “logos”).
Sacrificio in cui, appunto, il Dio che è immortale viene alimentato dal sacrificio che consiste nell’uccisione di
un essere mortale.
E viceversa: le vittime sacrificate accedono alla condizione dell’immortalità, proprio perché muoiono.
Per questo motivo, Eraclito aggiunge che questo passaggio (dalla condizione di “mortale” a “immortale” e
viceversa) consiste nel vivere la morte di quelli, e nel morire la vita di quelli.
*”quelli” – pronome – può essere riferito sia a mortali sia a immortali.
Quindi noi possiamo ottenere una frase diversa a seconda del termine a cui riferiamo questo pronome
indeterminato, che ha un significato compiuto qualunque sia il nome per il quale il pronome corrisponde. 9
STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO
40005 | Prof. G. Fornari
Martedì 21 Marzo 2017
Frammento (5 – 6 – 7): i fiumi
E poi, su questo andare, ci sono anche i frammenti sui fiumi.
Testo: « […] non si può due volte entrare nel medesimo fiume
nè due volte attingere alla stessa natura mortale
essa si disperde e di nuovo si raccoglie,
si costituisce e si dissolve
e viene e va.
Nei medesimi fiumi entriamo e non entriamo,
siamo e non siamo […] »
Altro testo: « […] i nomi rimangono,
i flutti scorrono […] »
Quindi, cosa vuol dire?
Il fiume rappresenta l’intera realtà, che è uno scorrere continuo.
Altro testo: « […] tutto scorre […] »
greco πάντα ῥεῖ)
Pánta rêi (in
Sono i frammenti che giustificano di più l’attribuzione – ad Eraclito – del principio astratto di “divenire”.
Ma: - in prima battuta, questo frammento viene a significare che: quando noi ci bagnamo in un fiume,
non ci bagnamo sempre nello stesso modo.
Cioè il fiume cambia continuamente perché sempre nuove acque affluiscono. 10
STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO
40005 | Prof. G. Fornari
Martedì 21 Marzo 2017
Quindi in un istante siamo in un fiume, ma – nell’istante successivo – siamo già in un fiume diverso!
Si capisce che – questa del fiume – è una metafora per indicare l’effettivo andamento dell’intera
realtà.
Il buddhismo
Ad esempio: la sapienza buddhista. Ha, come suo esercizio contemplativo, l’osservazione
prolungata di una cascata: la cascata è sempre la stessa apparentemente, ma in realtà è formata
dall’acqua sempre diversa che continua a precipitare, a scrosciare.
Così è la realtà!
È un flusso costante, dove:
ogni sua singola parte è impermanente (cioè non ha uno statuto permanente di esistenza)
noi dobbiamo cogliere la legge a cui questa realtà obbedisce
che è l’unica e vera realtà che dobbiamo penetrare con la vera conoscenza, che:
per Eraclito è il “logos”
per il buddhismo è l’ “illuminazione di Buddha”.
È anche interessante osservare questi paralleli tra due forme di pensiero certamente molto diverse, ma che hanno dei
punti di contatto (indipendentemente dal fatto che ci siano stati veramente dei contatti: questo è ovvio!).
Frammento (8 – 9): critica religiosa
Altri frammenti, di critica religiosa: Eraclito respinge i culti che ritiene non-conformi al “logos”, e quindi
irrazionali.
1. Un frammento è contro:
- culti violenti, che sono facilmente riconoscibili
- le forme di culto tradizionali 11<