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STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO
40005 | Prof. G. Fornari
Mercoledì 15 Marzo 2017
Secondo concetto introdotto da Anassimandro: “on”, “ontos”
Anassimandro è il primo pensatore che introduce un (altro) concetto molto strano – ma fondamentale per
lo sviluppo della filosofia.
Il concetto di “on” e “ontos”
Il concetto è quello di “ON” / “ONTOS”: participio presente del verbo “essere”.
Il verbo “essere”, secondo i greci: fondamentale per la sapienza
Nella lingua greca – c’è l’innovazione di usare il verbo “essere” come verbo fondamentale della nuova
forma di sapienza.
Cosa vuol dire il verbo “essere” nelle lingue antiche?
Il verbo “essere”, in tutte le lingue antiche, è sinonimo del verbo “vivere”.
OGGI!
Anche nelle lingue moderne – ma avendo una mentalità differente – il verbo “essere” viene
applicato soprattutto in senso filosofico, non tanto per indicare la vita – ma più per indicare
semplicemente l’esistenza.
Esempio: “questo è un libro“ (ma il libro non esiste, non ha vita biologica!)
Esempio: “essere al mondo” (vivo nel mondo, vivere nel mondo)
1) Il primo esempio denota la differenza che oggigiorno avviene tra i due verbi;
2) il secondo esempio, invece, prova di quanto non sia del tutto scomparsa tale differenza. 5
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Mercoledì 15 Marzo 2017
IERI!
Nelle lingue antiche – questa distinzione – non esisteva affatto e, se introdotte ulteriori modifiche,
non cambiava affatto il significato originale del verbo “essere”.
Il verbo “essere” – in greco – veniva sostantivato – attraverso una derivazione del modo participio.
Dunque, veniva utilizzato il participio presente del verbo essere
- in italiano: “ente” o “essente”
- in greco: “on” (nominativo) o “ontos” (genitivo) o “onta” (plurale).
* ”onta” veniva utilizzato per esprimere una pluralità.
Allo stesso modo, oggi si potrebbe utilizzare “enti” – ma non lo si fa quasi mai.
Si preferisce tradurre come “esseri”.
* ”ente” – oggi, in filosofia – ha un significato proprio e specializzato, infatti non è molto diffuso nell’italiano
comune.
Oggi, in italiano: “essere” → vita
Anche nell’italiano moderno – il verbo “essere” – al modo verbale dell’infinito del sostantivo – si associa alla
vita: conserva la connotazione vitale, propria del verbo “essere” nelle lingue antiche.
Ad esempio: sostantivo “essere” → (elemento dotato di vita)
“essere” → principio vitale
“Essere” – in sé – ha un principio vitale: per questo motivo lo attribuiamo agli uomini, animali o piante – e
non a oggetti.
- “esseri” è ben accetto, in quanto ricorda la denotazione vitale
- “essenti” è ben accetto altrettanto , anche se parola più “tecnica”
(dal prof. Fornari)
- “enti” non è l’ideale 6
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Mercoledì 15 Marzo 2017
L’astrazione
Cosa c’è di così importante nell’uso di queste parole?
È importante l’operazione che c’è dietro: l’astrazione.
L’astrazione è l’operazione più straordinaria della mente umana (nonostante possa essere utilizzata in mal
modo e la si intende con valutazione negativa, in quanto non rappresenta la realtà).
È proprio questa la differenza: per i greci, invece:
l’astrazione rappresentava la realtà
anzi era la realtà stessa ad essere astratta.
La totalità della realtà
Qual è l’operazione di astrazione?
Il sapere (e il pensiero) filosofico greco nasce dall’intento di conoscere la totalità della realtà.
Il concetto di “totalità” è fondamentale per comprendere la filosofia: se si toglie tale concetto, si toglie la
filosofia.
La specializzazione, oggi
Oggi si vive nell’epoca delle specializzazioni – tecniche e scientifiche – necessarie per meglio comprendere
un problema, al fine di risolverlo nel migliore dei modi.
Ad esempio: nel campo della medicina, ci si rivolge a medici specializzati per (tentare di) curare malattie – con metodi
aggiornati e ultimati – migliori dei precedenti.
“Specializzazione” – però, oggi – nella maggior parte dei casi – vuol dire dimenticarsi dell’intero a cui la
specializzazione appartiene.
Nel caso della medicina, lo specialista – molte volte – è talmente specializzato in un solo ambito ristretto tanto da
dimenticare il resto.
Nel caso della filosofia greca – prevale l’accento sull’insieme (non del corpo umano o di un singolo
fenomeno) dell’intera totalità.
Cioè – la filosofia greca, per la prima volta – vuole conoscere la realtà come totalità. 7
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Cosa vuol dire “conoscere la realtà come totalità”?
Vuol dire:
non ci devono essere agenti esterni alla realtà:
se si conosce la realtà come totalità, la causa della totalità deve essere interna alla totalità stessa –
perché altrimenti non sarebbe più totalità.
Dunque, totalità significa che tutto deve essere all’interno.
I filosofi greci, infatti, si discostano dalla visione delle altre civiltà – concerne alla creazione, quando
affermavano: “tutte le cose sono state create dalle divinità”.
I greci sono in disaccordo: essi sostengono che il principio debba essere interno, non esterno.
Piuttosto intendono le divinità come parte integrante del cosmo.
Questo segna un enorme progresso: i filosofi greci si pongono il problema della coerenza logica.
Prima dei greci, i pensatori ragionavano avendo a che fare con delle potenze e delle divinità
(o potenze divine impersonali).
Ma, con i greci, cambia la mentalità:
o la totalità diventa più astratta – coerente e obbediente ad un unico principio
o il “logos” del sapere è quello che, attivando il proprio “logos”, si collega e si connette con il
“logos” universale
o le regole del “logos” (traducibile, in termini moderni, con “logica”) sono imprescindibili.
Fare un ragionamento corretto – voleva dire, automaticamente – conoscere il
funzionamento della realtà.
Astrazione dell’essere
Anassimandro studia come possa chiamare – con un unico concetto – tutte le cose che esistono.
Come chiamarle?
Sono enormemente diverse: uomini, montagne, animali, corpi celesti, mare …
Tutte queste cose esistono – nel senso antico, dunque “vivono”.
Dunque, cos’hanno in comune?
Hanno in comune il fatto di “essere”: sono degli “esseri”, “essenti”. 8
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Terzo concetto introdotto da Anassimandro: “essere”
Anassimandro ha compiuto un altro enorme progresso – spianando la strada al pensiero a lui successivo.
Con questo nasce il concetto di “essere”: il concetto fondamentale della filosofia.
La parte della filosofia che studia la parte dell’“essere”, infatti, si chiama “ontologia”. 9
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Frammenti di Anassimandro
Ne sono pervenuti pochissimi: quattro o cinque, ma permettono comunque di comprendere – grossomodo
– il pensiero generale di Anassimandro.
1. Primo frammento: il destino e il tempo
Nel primo frammento trattato a lezione, Anassimandro parla del destino di “tutte le cose che sono”,
cioè di tutti gli “esseri” ed “essenti”.
Tali esseri nascono da un luogo – che non viene specificato – ma dal contesto della citazione si può
intuire che l’origine abbia a che fare con l’ “àpeiron”.
« […] le cose, da cui la nascita viene, sono anche quelle verso cui nasce la loro morte
secondo necessità, poiché essi si infliggono l’un l’altro giustizia e vendetta
per la loro ingiustizia
secondo l’ordine del tempo […] »
*le cose: non si sa quali cose. Anassimandro utilizza un pronome relativo
*da cui la nascita viene: da cui nascono gli esseri
*anche quelle […] morte: nascono e muoiono dalla stessa cosa
*secondo necessità: letteralmente “secondo ciò che bisogna”, “secondo ciò che è necessario”
*poiché essi: gli essenti, gli esseri
*ordine: parola greca, significa “ordinamento” – ma anche “comando”
*secondo l’ordine del tempo: il tempo viene visto come divinità – che intima i suoi comandi.
Il comando del tempo è quello di trascorrere in una sola direzione (sempre avanti, mai indietro).
Anassimandro:
- intende dire che il tempo stabilisce un ordine – un comando (severo) e si concluderà solo con la
morte: è qualcosa imposto e intimato agli uomini
- sta descrivendo il destino di tutti gli esseri: dovranno tornare al luogo da cui sono nati (cioè la
morte).
Questa è la rappresentazione di una straordinaria astrazione. 10
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Cosa c’entra l’orfismo con questo frammento?
C’entra – soprattutto in una nozione – presentata nella seconda parte del frammento: la nozione per cui gli
esseri e gli essenti si infliggono reciprocamente una giustizia.
Giustizia e ingiustizia nell’orfismo: pena e punizione
*Giustizia va intesa, in questo caso, come “pena”.
Nell’italiano comune giustizia viene intesa esclusivamente in senso giuridico – ma in questo caso sarebbe
erroneo.
In questo senso, “giustizia” ha un significato sapienziale filosofico universale.
Anassimandro estrae tale parola da un linguaggio orfistico.
L’azione titanica: ingiustizia da cui è derivata ogni altra ingiustizia
*Ingiustizia: è così importante nell’orfism