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Il meccanismo inferenziale della quaestio de facto
Nella questione de facto emergens la norma di cui si sostiene o si contesta l'applicazione non riguarda in modo diretto la fattispecie in questione e ciò impone sia all'opponens sia al respondes di ricorrere ad un sillogismo per dimostrare inequivocabilmente l'opportunità o meno di applicare estensivamente la disciplina di quella stessa legge alla vicenda controversa. In particolare le regole di inferenza del sillogismo imponevano che gli argumenta-argomenti addotti dai due oppositori dialettici, cioè dai sostenitori delle opinioni antinomiche che costituivano la tesi dell'antitesi, dovevano necessariamente trarre la loro stabilità da idonei loci o luoghi in grado di giustificare e sostenere le contrastanti soluzioni proposte nella discussione della questione. Per chiarire il significato di questi vocaboli tecnici ci si può utilmente avvalere delle compendiose ed illuminanti definizioni fornite.
nel piu' noto e utilizzato manuale di logica del 13º secolo, ossia nel testo delle SUMMULAE LOGICALES di Pietro Ispano; ivi si legge che la quaestio è una dubitabilis propositio, Una proposizione opinabile, mentre la conclusio che dirime la questione è una proposizione suffragata da uno o più argomenti. Da cio discende che l'elemento determinante per la soluzione della questione consiste nell'argomento descritto come il criterio in virtu' del quale si acquisisce certezza in una materia controversa che a sua volta dipende interamente dal sostegno di un idoneo locus - lo stesso Pietro precisa infatti che l'argomento trova conferma mediante un locus. La struttura argomentativa sillogistica rende quindi fondamentale il ruolo del locus che consiste nella sede dell'argomento ovverosia ciò da cui si ricava l'argomento adatto per la questione in corso e cioè in altre parole il principio logico maxima propositio o nella regola.autorevole eirrefragabile su cui è edificata la coerenza stessa dall'argomento. es. il ferro esiste, percio' possonoesistere armi di ferro.. grande importanza aveva ovviamente per la disciplina giuridica il locus asimili, ossia il criterio che Pietro indica con la formula "relazione di una cosa con un'altra cosasimile". Abbiamo ancora il locus ab auctoritate che è descritto da Pietro come relazione di unafonte autorevole con ciò che viene dimostrato grazie alla stessa autorita'. Lo sviluppo dellascienza giuridica dei glossatori e poi dei commentatori condusse a segnare sempre più incisivamente il valore auctoritas (ma di auctoritas meramente probabilis e non necessaria cioè autorità solo probabile e non è rigorosamente necessaria) alle costruzioni dottrinali dellagiurisprudenza portando infine allo sviluppo del fenomeno della communis opinio, cioè all'identificazione della più condivisa e quindi
comune opinione dottrinale della scienza del diritto con la più probabile verità giuridica. IL RUOLO DEI LOCI LOICALES PER LEGES PROBATI: L'intera scienza giuridica dei glossatori era fondata sull'esegesi di opere connotate da auctoritas necessaria, perché tutte le fonti del diritto studiate a Bologna derivavano da un artefice che era espressione per antonomasia della massima autorità, il Papa o l'imperatore, e questa circostanza implicava che le voluminose compilazioni di provenienza imperiale e di provenienza canonica come il decretum di Graziano o le raccolte di decretales costituissero una riserva pressoché inesauribile di incontrovertibili testi da utilizzare come sostegno per gli argumenta dialettici. Il riferimento all'autorità delle norme romano-canoniche fu non solo un ausilio di valore preminente su ogni altro per plasmare le premesse sillogistiche della quaestio de facto, ma addirittura l'unico ed esclusivo.procedimento argomentativo che fosse valido ed ammissibile nel campo giuridico. Lo stesso Azzone affermava che non è lecito addurre null'altro che le norme giustinanee. Lo strumento a disposizione del giurista per elaborare una convincente proposta di soluzione della questione ossia per creare un sillogismo valido e persuasivo consisteva quindi nell'individuare, in tutta la complessa mole del c.i.c. e delle collezioni canoniche tutte le disposizioni che con la loro ratio potessero rivelarsi adeguate a configurare un convincente argomentum a favore o contro l'ipotizzata estensione normativa; è l'autorevolezza delle norme citate sempre che l'argomentum sia appropriato alla soluzione della questione a rendere inevitabile che la ratio della lex così individuata comporti come necessaria conseguenza del ragionamento sillogistico l'applicazione estensiva della norma su cui verte la disputa prospettando così un possibile ampliamento degli effetti.della causa legis ad una vicenda non espressamente disciplinata dal legislatore. Pertanto non solo l'argomento doveva essere fondato su un apposito locus, ma anche il locus doveva fondare a sua volta alle radici nella citazione di un preciso frammento normativo di cui il glossatore invocava la ratio o vis. CARATTERE DIALETTICO DEL SILLOGISMO CONTENUTO NELLA QUAESTIO DE FACTO E VALORE MERAMENTE PROBABILE DELLA SOLUTIO. Nella questione de facto l'individuazione dei loci alla base degli argomenta si presenta come il necessario fondamento concettuale per il funzionamento del sillogismo. Il ruolo del maestro che rivive il dubbio giuridico selezionando il sillogismo più convincente e respingendo i sillogismi meno plausibili indica tuttavia che nel caso della quaestio de facto siamo dinanzi ad un meccanismo inferenziale che conduce ad una verità probabile, ossia ad una conclusione sillogistica che non è fornita dei caratteri della verità necessaria ma che impone.fratutte le varie possibili inferenze sillogistiche proposte nel corso della disputa come la soluzione piu'verosimile e convincente. Il sillogismo è un discorso nel quale, poste alcune cose, qualcosa didiverso da ciò che è stabilito segue di necessità in forza di ciò che è stabilito.
In sintesi dal punto di vista epistemologico la scienza giuridica dei glossatori consiste solamente inuna certitudo probabilis(certezza probabile) perché il ragionamento accolto dai giuristi come piùprobabile e verosimile non è in grado di escludere completamente e definitivamente la validità delragionamento contrario.
IL MECCANISMO DEL SILLOGISMO COME STRUMENTO DOTTRINALE PER LACOSTRUZIONE DI UN SISTEMA GIURIDICO BASATO SULL'AMPLIAMENTOERMENEUTICO DELLO IUS COMUNE:
La scuola dei glossatori dunque in modo sempre più consistente fece ricorso al procedimentosillogistico per consentire ai giuristi basandosi esclusivamente sui
Testi normativi dello iuscommune e sui loci offerti dalla logica di dare risposte sempre nuove da attuali ai problemi normativi di una società mutevole come quella basso medievale. L'esperienza giuridica quotidiana dei vivaci ordinamenti comunali generava in vero una pressante esigenza di precetti normativi in grado di disciplinare fattispecie palesemente diverse dai limitati casus utilizzati nella compilazione giustinianea e il sillogismo costituiva un adeguato meccanismo attraverso il quale estendere l'assetto del diritto romano canonico a vicende di volta in volta originali e atipiche rispetto all'immobile previsione legislativa del corpus iuris. A differenza della distinzione che era una tecnica formidabile per l'esegesi testuale e per la classificazione sistematica degli istituti mare del tutto inadatta prospettare letture nuove distensive rispetto al dettato legale, la struttura del sillogismo si presentava come ragione critica proclive al confronto dialettico.
traposizioni confliggenti e idonei a proporre o annegare come soluzione della quaestio de facto l'ipotizzato ampliamento della previsione normativa dell'uso della logica inferenziale offriva ai glossatori il mezzo per costruire un sistema epistemologicamente ineccepibile che, senza alcuna modifica legislativa garantisse l'estensione del diritto romano, che era il ius vetus - e soprattutto ius strictum, diritto rigorosamente e stabilmente definito, a fattispecie sempre nuove così da evitare il ricorso della scienza giuridica alle biasimate evituperate fonti di ius proprium.
LA TRADUZIONE DEGLI ANALYTICA POSTERIORA NELLA SECONDA META' DEL XII SECOLO.
Il primo traduttore degli analitica posteriora fu Giacomo Veneto ma le critiche espresse da uno meglio precisato Giovanni su quella prima versione diedero impulso a nuove traduzioni: la più antica di queste è anteriore al 1159 ed è opera dello stesso Giovanni, un'altra fu elaborata prima del 1187 da
Gerardo da Cremona, un'altra ancora ebbe come autore Guglielmo di Moerbecke nel 1269. La difficoltà di creare una soddisfacente versione latina degli analitica posteriore produsse la conseguenza di tenere a lungo gli studia medievali all'oscuro del contenuto di questa cospicua parte della logica aristotelica e cominciò quindi ad essere studiata ed utilizzata dai logici di lingua latina non prima della seconda metà del 12° secolo secondo la testimonianza di Ruggero Bacone il primo corso incentrato sugli analitica ebbe luogo ad Oxford nella prima decade del 13° secolo d'altronde i più antichi scritti di commento all'opera aristotelica risalgono a Roberto Grossatesta, cancelliere dell'università di Oxford e il vescovo di lincoln che li concepì tra il 1220 e il 1230.
LA RIESUMAZIONE DELL'OPERA ARISTOTELICA. La radicale novità insita negli analitica posteriora era data dal ragionamento inferenziale.
Aristotele, nell'Analitica Posteriore, pur senza mettere in dubbio la coerenza dell'infallibilità del sillogismo come strumento teoricamente ineccepibile di argomentazione dialettica nell'ambito della logica pura, precisa che l'applicazione dell'inferenza non produce sempre e comunque una nuova conoscenza utile per il progresso scientifico. Quindi il sillogismo è talvolta inutile come strumento atto a sviluppare ed ampliare il patrimonio di conoscenze che forma il contenuto delle singole discipline scientifiche. Il sistema aristotelico distingue tuttavia il valore e l'efficacia di ogni struttura sillogistica a seconda della natura delle premesse legate che possono essere di quattro tipi diversi: assiomi o principia che danno vita al sillogismo apodittico o deduttivo, l'unico veramente dimostrativo e cioè l'unico valido dal punto di vista scientifico; Conoscenze probabili che generano sillogismi dialettici con conclusioni altrettanto probabili.
dunque non scientifiche, luoghi retorici sono alla base di ragionamenti sillogistici retorici, luoghi retorici meramente apparenti che portano ad aberranti ragionamenti eristici. La dottrina