Storia del diritto medievale e moderno - la scuola dei glossatori
Anteprima
ESTRATTO DOCUMENTO
irrefragabile su cui è edificata la coerenza stessa dall'argomento. es. il ferro esiste, percio' possono
esistere armi di ferro.. grande importanza aveva ovviamente per la disciplina giuridica il locus a
simili, ossia il criterio che Pietro indica con la formula” relazione di una cosa con un'altra cosa
simile”. Abbiamo ancora il locus ab auctoritate che è descritto da Pietro come relazione di una
fonte autorevole con ciö che viene dimostrato grazie alla stessa autorita'. Lo sviluppo della
scienza giuridica dei glossatori e poi dei commentatori condusse a segnare sempre piu'
incisivamente il valore auctoritas (ma di auctoritas meramente probabilis e non necessaria cioè
autorita' solo probabile e non è rigorosamente necessaria) alle costruzioni dottrinali della
giurisprudenza portando infine allo sviluppo del fenomeno della communis opinio,cioè
all'identificazione della piu' condivisa e quindi comune opinione dottrinale della scienza del diritto
con la piu' probabile verita' giuridica.
IL RUOLO DEI LOCI LOICALES PER LEGES PROBATI:
L'intera scienza giuridica dei glossatori era fondata sull'esegesi di opere connotate da auctoritas
necessaria, perchè tutte le fonti del diritto studiate a Bologna derivavano da un artefice che era
espressione per antonomasia della massima autorita', il Papa o l'imperatore, e questa circostanza
implicava che le voluminosi compilazioni di provenienza imperiale e di provenienza canonica
come il decretum di Graziano o le raccolte di decretales costituissero una riserva pressoche'
inesauribile di incontrovertibili testi da utilizzare come sostegno per gli argumenta dialettici. Il
riferimento all'autorita' delle norme romano-canoniche fu non solo un'ausilio di valore preminente
su ogni altro per plasmare le premesse sillogistiche della quaestio de facto, ma addirittura l'unico ed
esclusivo procedimento argomentativo che fosse valido ed ammissibile nel campo giuridico. Lo
stesso Azzone affermava che non è lecito addurre null'altro che le norme giustinanee.
Lo strumento a disposizione del giurista per elaborare una convincente proposta di soluzione della
questione ossia per creare un sillogismo valido e persuasivo consisteva quindi nell'individuare, in
tutta la complessa mole del c.i.c. e delle collezioni canoniche tutte le disposizioni che con la loro
ratio potessero rivelarsi adeguate a configurare un convincente argomentum a favore o contro
l'ipotizzata estensione normativa; è l'autorevolezza delle norme citate sempre che l'argomentum sia
appropriato alla soluzione della questione a rendere inevitabile che la ratio della lex cosi'
individuata Comporti come necessaria conseguenza del ragionamento sillogistico l'applicazione
estensiva della norma su cui verte la disputa prospettando cosi'un possibile ampliamento degli
effetti della causa legis ad una vicenda non espressamente disciplinata dal legislatore.
Pertanto non solo l'argomento doveva essere fondato su un apposito locus, ma anche il locus doveva
fondare a sua volta alle radici nella citazione di un preciso frammento normativo di cui il glossatore
invocava la ratio o vis.
CARATTERE DIALETTICO DEL SILLOGISMO CONTENUTO NELLA QUAESTIO DE
FACTO E VALORE MERAMENTE PROBABILE DELLA SOLUTIO.
Nella questione de facto l'individuazione dei loci alla base degli argomenta si presenta come il
necessario fondamento concettuale per il funzionamento del sillogismo.
Il ruolo del maestro che rivive il dubbio giuridico selezionando il sillogismo piu' convincente e
respingendo i sillogismi meno plausibili indica tuttavia che nel caso della quaestio de facto siamo
dinnanzi ad un meccanismo inferenziale che conduce ad una verita' probabile, ossia ad una
conclusione sillogistica che non è fornita dei caratteri della verita' necessaria Ma che impone fra
tutte le varie possibili inferenze sillogistiche proposte nel corso della disputa come la soluzione piu'
verosimile e convincente. Il sillogismo è un discorso nel quale, poste alcune cose, qualcosa di
diverso da ciò che è stabilito segue di necessità in forza di ciò che è stabilito.
In sintesi dal punto di vista epistemologico la scienza giuridica dei glossatori consiste solamente in
una certitudo probabilis(certezza probabile) perché il ragionamento accolto dai giuristi come più
probabile e verosimile non è in grado di escludere completamente e definitivamente la validità del
ragionamento contrario.
IL MECCANISMO DEL SILLOGISMO COME STRUMENTO DOTTRINALE PER LA
COSTRUZIONE DI UN SISTEMA GIURIDICO BASATO SULL'AMPLIAMENTO
ERMENEUTICO DELLO IUS COMUNE:
La scuola dei glossatori dunque in modo sempre più consistente fece ricorso al procedimento
sillogistico per consentire ai giuristi basandosi esclusivamente sui testi normativi dello ius
commune e sui loci offerti dalla logica di dare risposte sempre nuove da attuali ai problemi
normativi di una società mutevole come quella basso medievale.
l'esperienza giuridica quotidiana dei vivaci ordinamenti comunali generava in vero una pressante
esigenza di precetti normativi in grado di disciplinare fattispecie palesemente diverse dai limitati
casus utilizzati nella compilazione giustinianea e il sillogismo costituiva un adeguato meccanismo
attraverso il quale estendere l'assetto del diritto romano canonico a vicende di volta in volta
originali e atipiche rispetto all'immobile previsione legislativa del corpus iuris. A differenza della
distinzione che era una tecnica formidabile per l'esegesi testuale e per la classificazione sistematica
degli istituti mare del tutto inadatta prospettare letture nuove distensive rispetto al dettato legale, la
struttura del sillogismo si presentava come ragione critica proclive al confronto dialettico tra
posizioni confliggenti e idonei a proporre o annegare come soluzione della quaestio de facto
l'ipotizzato ampliamento della previsione normativa
l'uso della logica inferenziale offriva ai glossatori il mezzo per costruire un sistema
epistemologicamente ineccepibile che, senza alcuna modifica legislativa garantisse l'estensione del
diritto romano, che era il ius vetus-e soprattutto ius strictum, diritto rigorosamente e stabilmente
definito, a fattispecie sempre nuove così da evitare il ricorso della scienza giuridica alle biasimate e
vituperate fonti di ius proprium.
LA TRADUZIONE DEGLI ANALYTICA POSTERIORA NELLA SECONDA META' DEL
XII SECOLO.
Il primo traduttore degli analitica posteriora fu Giacomo Veneto ma le critiche espresse da uno
meglio precisato Giovanni su quella prima versione diedero impulso a nuove traduzioni: la più
antica di queste è anteriore al 1159 ed è opera dello stesso Giovanni, un'altra fu elaborata prima del
1187 da Gerardo da Cremona,un'altra ancora ebbe come autore Guglielmo di Moerbecke nel
1269. La difficoltà di creare una soddisfacente versione latina degli analitica posteriore produsse la
conseguenza di tenere a lungo gli studia medievali all'oscuro del contenuto di questa cospicua parte
della logica aristotelica e cominciò quindi ad essere studiata ed utilizzata dai logici di lingua latina
non prima della seconda metà del 12º secolo secondo la testimonianza di Ruggero Bacone il primo
corso incentrato sugli analitica ebbe luogo ad Oxford nella prima decade del 13º secolo d'altronde i
più antichi scritti di commento all'opera aristotelica risalgono a Roberto Grossatesta, cancelliere
dell'università di Oxford e il vescovo di lincoln che li concepì tra il 1220 e il 1230.
LA RIESUMAZIONE DELL'OPERA ARISTOTELICA.
La radicale novità insita negli analitica posteriora era data dal ragionamento inferenziale. Aristotele
negli analitica posteriore-pur senza mettere in dubbio la coerenza dell'infallibilità del sillogismo
come strumento teoricamente ineccepibile di argomentazione dialettica nell'ambito della logica
pura-precisa che l'applicazione dell'inferenza non produce sempre e comunque una nuova
conoscenza utile per il progresso scientifico. Quindi il sillogismo è talvolta inutile come strumento
atto a sviluppare ed ampliare il patrimonio di conoscenze che forma il contenuto delle singole
discipline scientifiche. Il sistema aristotelico distingue tuttavia il valore e l'efficacia di ogni struttura
sillogistica a seconda della natura delle premesse legate che possono essere di quattro tipi diversi:
assiomi o principia che danno vita al sillogismo apodittico o deduttivo,l'unico veramente
dimostrativo e cioè l'unico valido dal punto di vista scientifico; Conoscenze probabili che generano
sillogismi dialettici con conclusioni altrettanto probabili, dunque non scientifiche, luoghi retorici
che sono alla base di ragionamenti sillogistici retorici, luoghi retorici meramente apparenti che
portano ad aberranti ragionamenti eristici.
La dottrina della gnoseologica scientifica tramandata dagli analityca posterioriam etteva dunque in
crisi l'assetto epistemologico tracciato dalla logica nova sulla base delle altre opere aristoteliche.
Infatti questa parte dell'organon specificamente dedicata alla teoria della scienza tradotta molto
tempo dopo la redazione di tutte le altre versioni dello Statigirita e accolta pienamente dai logici
medievali solo a partire dal 13º secolo, sovvertiva la concezione di ricerca scientifica delineata in
precedenza ed imponeva di accogliere una nuova e diversa teoria della conoscenza che si
abbassasse obbligatoriamente su un attento esame delle premesse del sillogismo e sul fondamento
di validità dell'inferenza.
In questo senso ad esempio nella seconda metà del 13º secolo Boezio di Dacia distingueva tra
ragionamento dialettico puro e ragionamento scientifico in senso stretto giungendo a teorizzare che
non vi può essere alcuna conoscenza scientifica che non derivi da principi propria di ogni singola
scienza. In sostanza i precetti epistemologici espressi dalla filosofia sulla base del riscoperto
insegnamento aristotelico contenuto negli analitica posteriora indicavano a tutte le discipline
scientifiche che tra il sillogismo dialettico della logica pura e il sillogismo dimostrativo scientifico,
pur non esistendo una differenza formale, esisteva certamente una differenza di contenuti come
espressamente sottolineava il teologo Pietro d'Alvernia(1302)
L'ADOZIONE GENERALIZZATA DELLA NUOVA EPISTEMOLOGIA E
L'INDIVIDUAZIONE DEI PRINCIPI PRIORA DELLE SINGOLE SCIENZE.
Questa nuova impostazione fece sorgere la necessità che ogni disciplina scientifica per poter
procedere alla creazione di sillogismi che permettessero un autentico arricchimento delle
conoscenze e quindi un adeguato sviluppo dottrinale, dovesse necessariamente individuare in via
preliminare il complesso dei principi propria su cui edificare i meccanismi argomentativi che
portassero al progresso della ricerca scientifica: solo così l'uso del sillogismo avrebbe dato vita
alla nascita di una vera scientia demonstrativa,ossia ad una corretta dimostrazione scientifica.
Questi principia per poter svolgere il proprio ruolo dovevano essere secondo Aristotele
assolutamente universali e necessari e per essere tali dovevano anzitutto essere veri, primi,
immediati.
Filippo il cancelliere 1236, uno dei primi esponenti dell'aristotelismo universitario, dedicò la sua
summa de summa bono all'obiettivo di rinvenire principi universali e primi della teologia, convinto
com'era che “per risolvere problemi gli si pongono teologicamente il teologo deve individuare e
studiare i principi primi di tutte le cose”. Tra i teologi seguaci di questa impostazione
epistemologica si colloca anche Alberto Magno 1280 grande conoscitore della dottrina sviluppata
dai filosofi peripatetici. Tuttavia il personaggio di maggior spicco nel padroneggiare con grande
lucidità l'efficace funzionamento del meccanismo concettuale dell'epistemologia aristotelica
espresso nell'Organon è certamente Tommaso d'Aquino (1225-1274). Tommaso propugna la teoria
in base alla quale solo ciò che può essere dimostrato con gli appropriati criteri sillogistici a partire
da premesse certe, universali, necessarie e auto-evidenti rientra nel concetto di scienza, mentre tutto
il resto appartiene invariabilmente al campo della mera opinione. Questa drastica distinzione di
matrice aristotelica tra conoscenza sillogistica dimostrativa e inferenza dialettica imposta Tommaso
d'aquino di rinvenire anche per la teologia i fondamenti di validità scientifica ossia gli assiomi
religiosi indimostrabili che sono i veri principia propria teologici aristotelicamente intensi.
L'epistemologia aristotelica ebbe inoltre un evidente e determinante influsso anche nello sviluppo
delle teorie della scuola parigina dei modisti, sostenitori di una scienza grammaticale speculativa in
grado di rintracciare descrivere una struttura linguistica comune a tutti gli idiomi. L'intento degli
autori della seconda metà del 13º secolo fu quello di rintracciare le regole universali del linguaggio
condivise da tutte le diverse lingue storico-naturali. Infine lo stesso proposito di organizzare in
modo scientificamente ineccepibile un ambito disciplinare di grande complessità come quello della
politica, anima il progetto di Dante Alighieri di sperimentare il rigore dell'epistemologia
aristotelica nella redazione della Monarchia. La radice aristotelica della metodologia euristica
accolta da Dante condusse ad una condanna della monarchia per la sua ispirazione averroistica e
dunque eretica e accuse analoghe Si levarono contro il celebre rescritto composto nel 1324 da
Marsilio da Padova, il Defensor Pacis, che mostra palesi legami con le dottrine aristoteliche
LA NASCITA DELLA SCUOLA DEL COMMENTO:
Tra il 1260 e il 1280 ad Orleans un maestro di diritto appartenente al clero, Jacques de Revigny,
inaugurò una nuova pratica di interpretazione dei testi giustinianei, diversa da tutte le esperienze
scientifiche precedenti. Il magistero del R. inizia infatti nel 1260 periodo in cui come semplice
baccelliere, ebbe occasione di mettere in difficoltà addirittura Francesco d'Accursio in occasione di
una solenne lezione tenuta dal glossatore bolognese ad Orleans. All'interno delle letture del R.
troviamo utilizzata soprattutto la preesistente forma letteraria della questione, si è disputata sia non
disputata che testimonia come la nuova tecnica scientifica adottata in ambiente francese fosse
basata sullo stesso fondamentale strumento del sillogismo che era già stato diffusamente
sperimentato in precedenza a Bologna dai glossatori. Tuttavia a differenza delle questiones
bolognesi tutte le questiones sviluppate ad Orleans presentano come connotato comune
costante un sapore teorico più accentuato che altrove e minori intendimenti pratici. Il
procedimento logico seguito dal maestro di Orleans parte dalla ratio di una norma per ricavare con
sillogismi apodittici tutte le possibili conseguenze scientifiche che, secondo le regole
dell'epistemologia aristotelica, non solo sono assolutamente incontestabili, ma prescindono altresì
da qualsiasi confronto con negli argomenta contrari. In altre parole i glossatori avevano fatto
ricorso a sillogismi dialettici ed erano pervenuti risultati meramente probabili ed opinabili
mentre il R. usa il sillogismo apodittico e giunge pertanto conclusioni scientificamente certe ed
incontestabili. L'opera più importante del R. fu il Dictionarium iuris o alphabetum, si tratta di
un'enciclopedia di vocaboli destinata ad accogliere esclusivamente lemmi giuridici di cui R. offre
sovente una sintetica ma esauriente definizione; le definizioni da lui formulate per cogliere il quid
proprium di ogni concetto giuridico sono superiori persino alle fonti giustinianee. L'elaborazione di
un'appropriata definizione impone infatti l'enucleazione del principium di ogni istituto,
identificabile necessariamente con la sua ratio ed efficacemente sintetizzabile mediante una regula
concepita come una plurium similium collectio brevis (una breve sintesi di molti concetti simili.). Il
R. applica dunque per la prima volta al mondo giuridico la nuova metodologia gnoseologica
scolastica, fondata sugli analitica posteriora è forte di incontrovertibili certezze scientifiche.
Rispetto alla scuola dei glossatori i giuristi francesi della seconda metà del 16º secolo non
innovarono dunque la tecnica logica utilizzata, che rimase il sillogismo, ma mutarono il tipo di
meccanismo inferenziale adottato, cioè si servirono del sillogismo apodittico originato dei
principi incontestabili e idoneo perciò produrre conclusioni sillogistiche dotate di una verità
parimenti necessaria ed inoppugnabile dal punto di vista scientifico.
IL RADICAMENTO DELLA SCUOLA DEL COMMENTO IN ITALIA:
Fu soprattutto Cino Sighibuldi da Pistoia, entusiasta seguace di R. e di Belleperche, ad introdurre
nelle università italiane come Siena Perugia Napoli Firenze e anche Bologna le tecniche euristiche
e i criteri epistemologici dei giuristi francesi che lui chiamò moderni per distinguerli da giuristi
antichi. La scuola dei commentatori conobbe i suoi più elevate e stimati ingegni come ad esempio
quelli di Bartolo da Sassoferrato e Baldo degli Ubaldi da Perugia. In particolare fu a partire da
Cino da Pistoia che l'insegnamento giuridico delle scuole italiane cominciò per la prima volta a
svincolarsi dallo schema didattico basato sulla lettura diretta dei testi legislativi per volgersi
piuttosto all'esposizione dei principi che la scienza giuridica traeva dalle fonti che sintetizzava in
quelle regole iuris. Lo studio del diritto che si svolgeva Bologna aveva infatti come punto di
partenza necessario di ogni ragionamento ermeneutico i verba della norma da cui il giurista
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria0186 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto medievale e moderno e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Magna Graecia - Unicz o del prof Errera Andrea.
Acquista con carta o conto PayPal
Scarica il file tutte le volte che vuoi
Paga con un conto PayPal per usufruire della garanzia Soddisfatto o rimborsato