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Chi sono i democratici tra i cattolici trentini? La ricerca andrebbe indirizzata verso gli ambienti di
curia e sulla figura del vescovo di Trento Endrici. La stessa democrazia interna al partito è limitata
alla scelta dei candidati per le elezioni. Il partito si presenta ispirato da due linee fondamentali:
democratico e cristiano. De Gasperi attribuisce un carattere limitato al partito, in riferimento ai
limiti di costruzione del partito di fronte alle esigenze di valutazione politica delle misure di
governo. De Gasperi illustrerà, nella biografia di Endrici, la sua protezione verso la libertà politica
dei cattolici in modo da farli divenire espressione della vita pubblica trentina.
Alle elezioni del 1907, col suffragio universale, i cattolici conservatori ottengono 30 deputati,
mentre i cristiano-sociali 67: dalla fusione dei due gruppi nasce il partito cristiano-sociale, su una
piattaforma più conservatrice.
Ma l’esperimento di governo cristiano-sociale ha vita breve a causa delle divisioni interne, della
malattia di Lueger, della nascita di gruppi giovanili alternativi. La morte di Lueger nel 1910
annuncia la fine del movimento. Privato dall’appoggio operaio e sindacale, il partito incontra
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notevoli difficoltà. Alle elezioni del 1911 perde centomila consensi mentre aumentano socialisti e
liberali, che coalizzati conquistano il municipio di Vienna.
I cristiano-sociali trovano il consenso anche dall’erede al trono Francesco Ferdinando e sono ben
accolti al Belvedere. La presenza dei cristiano-sociali tra i deputati cechi, sloveni, polacchi e
rumeni, lascia immaginare per il cattolicesimo politico austriaco, un ruolo ormai prossimo di forza
unificante della divisa compagine imperiale.
In quell’attesa la Reichpost diventa l’organo ufficioso del Belvedere e i cristiano-social diventano
dei referenti politici. Qui erano presenti moltissimi nomi dell’intellighenzia austro-ungarica. De
Gasperi dovrebbe aver frequentato a un livello inferiore il Belvedere lasciando quindi una traccia
meno visibile nei documenti.
Ma ormai De Gasperi non è più un giovane politico, un neofita: mantiene stretti contatti politici
con i leader cristiano-sociali, soprattutto resta vicino all’influente editore della Reichpost, Friedrich
Funder, il quale gravita attorno al ristretto nucleo di collaboratori dell’erede al trono; è un uomo di
fiducia del vescovo Endrici, è un giornalista affermato, eletto al Parlamento di Vienna e alla Dieta
di Innsbruck tra le fila dei popolari trentini, affini ai cristiano-sociali. Egli è ormai un personaggio di
rilievo della politica tridentina.
Egli è dunque un politico vicino alla leadership nazionale cattolica, alla ricerca di una soluzione
autonomista per le realtà nazionali, lontano dall’annessionismo dell’irredentismo italiano. È inoltre
decisamente antiliberale e antisemita. Il suo pensiero è quindi in perfetta linea con le posizioni
cristiano-sociali che, proprio in quegli anni, mutano a livello nazionale.
Capitolo III – Tutto per il popolo, nulla attraverso il popolo. Il giudizio su liberalismo e socialismo
De Gasperi giudica negativamente il liberalismo sottolineando come esso porti all’ateismo. I
liberali proclamano la libertà assoluta innanzi a Dio, mentre i cattolici pretendono leggi secondo i
principi del cristianesimo, in difesa e non contro la Chiesa. Il liberalismo provoca mali supremi
quali la separazione tra Chiesa e Stato, matrimonio civile e restrizioni per le istituzioni religiose. E’
su questi punti che si pongono i cristiano-sociali provocando però, col loro antisemitismo, la
confluenza degli ebrei tra i socialisti.
Con l’introduzione della quinta curia e del suffragio universale i liberali trentini entrano in crisi,
riducendosi ad un solo parlamentare. De Gasperi coglie i limiti del liberalismo e li divide in tre
punti:
anticlericalismo,
coscienza nazionale ristretta,
settaria chiusura a ogni forma democratica. 6
De Gasperi e i cattolici non riescono ad intendere appieno la portata del sistema liberale austriaco:
che con le leggi del 1867 l’Austria era diventata un vero Stato costituzionale, laico nei principi,
liberale in politica e liberista in economia. In Austria c’è assoluta parità di confessione e pari
dignità culturale fra i gruppi etnici, cioè per ognuna delle 12 nazionalità rappresentate nel
Parlamento nazionale. Con grande difficoltà De Gasperi ammette questo, i cattolici trentini invece
stentano a recepirlo, mentre Mussolini lo nega completamente.
Con la sconfitta di Sadowa del 1866 si attuano la svolta liberale e il compromesso nazionale: lo
Ausgleich con gli ungheresi, che proclama – con l’autonomia di Budapest – uno Stato plurimo,
composto da nazionalità differenti. È stato proprio il concordato a far insorgere i liberali contro le
istituzioni clericali e contro lo stesso imperatore.
Per De Gasperi liberalismo e ebraismo appaiono quasi sinonimi. La riscossa proviene adesso dal
cristianesimo sociale ma non c’è unità: i conservatori sono separati dai cristiano-sociali. Sarà solo
dopo lo scoppio della guerra mondiale, con la difficile opzione tra fuoruscitismo e impegno civile a
fianco dei deportati, e ancor più con le posizioni alla riapertura del parlamento nel 1917, a
chiudere il contrasto coi liberali.
La questione balcanica, dove l’Austria si recherà nel 1878 come amministratrice indesiderata e nel
1908 come conquistatrice, e il conflitto intra-nazionale, non risolto dal compromesso del 1867,
saranno le questione interne all’Impero. Mentre il liberalismo scompare a causa della questione
balcanica e mentre la questione nazionale riempie le cronache, si esaurisce quello spirito unitario
e l’equilibrio dell’Impero.
De Gasperi considera il socialismo come un movimento che non potrà mai essere agrario a causa
delle sue tesi collettiviste. Conosce bene i testi socialisti e mostra il movimento sociale come
nemico del cristianesimo dato che Marx voleva liberare la coscienza dagli spettri religiosi.
L’antisocialismo di De Gasperi fa parte di una comune concezione cattolica dove i socialisti sono
visti come nemici della fede. Eppure egli dimostrerà possibilità d’incontro fra le parti.
Secondo gli appunti di De Gasperi quindi: il liberalismo mette da parte la religione, la tiene buona
solo per il popolo. Il socialismo democratizza tale idea: la religione è una cosa privata; il
cristianesimo è il maggior nemico del socialismo; il liberalismo sconsacra il matrimonio, il
socialismo chiede libero amore; il liberalismo secolarizza l’insegnamento religioso, il socialismo lo
elimina.
Su Marx De Gasperi si concentra maggiormente, dimostrando una buona conoscenza de Il
Capitale. Un tema centrale nella riflessione politica degasperiana è l’allargamento del suffragio,
una questione centrale nella storia austriaca a cavallo fra i due secoli. Nessuno vuole masse
barbare di artigiani e contadini al voto.
Le elezioni del 1906 portano 89 deputati socialisti in parlamento dove avvengono due cattive
prove: l’opportunismo manifestato alle cerimonie di corte, mentre si vota per la caduta del
governo e inoltre le votazioni contrarie e divise sulle questioni nazionali con la rovina del
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movimento costituzionale e federalista. A questo punto l’aristocrazia comincia a guardare con
favore l’avanzata socialista che potrebbe allentare le micidiali tensioni nazionali. Anche i
nazionalisti, nei ballottaggi del 1907, si schierano a favore dei socialisti contro i cristiano-sociali e i
conservatori (“meglio il rosso che il nero”). Quando nel 1914 i socialisti austriaci aderiscono alla
giornata della nazione germanica nella convinzione che la guerra sia diretta ad arrestare la Russia
reazionaria, appare chiaro che il socialismo è una forte risorsa per l’Impero.
De Gasperi infine traccia una genealogia dei movimenti politici ispirati al cattolicesimo in Europa:
ultraconservatori quelli che si sono attenuti solo a combattere l’antireligione;
cristiano-sociali (cattolici sociali) e democratici cristiani coloro che oltre a combattere
l’antireligione si adoperano per riformare le istituzioni in basi ai principi religiosi.
Capitolo IV – Coscienza nazionale positiva. Una formula di ieri per il futuro dell’Europa
La questione della nazionalità trentina è più antica della recente stagione irredentista. Si
fronteggiano due tesi: da una parte il programma massimalista che propaga le tesi rivoltose di
Mazzini e le azioni di Garibaldi in nome di una soluzione territoriale solo più tardi arrestata sulla
via di Trento. Dall’altra un progetto di difesa della nazionalità all’interno dell’Impero austriaco in
continuità coi diritti di autogoverno del Trentino. Fra queste due ipotesi vi è quella mediana delle
autonomie amministrative regionali, seguendo un modello riformatore che escluda soluzioni
separatiste impensabili dopo la Triplice Alleanza stipulata nel 1882.
De Gasperi si trova favorevole al concetto di nazionalismo positivo e, cioè, una difesa dei diritti
della nazionalità all’interno però di uno stato plurinazionale. Quindi egli non voleva l’annessione
all’Italia anticlericale ma rimanere nell’Austria cattolica che garantisce civili rapporti per le
minoranze etniche e religiose. Egli salva degli irredentismi la tutela delle identità nazionali,
inserendo queste ultime nel superiore assetto della composizione asburgica.
Le tensioni nazionali interne alla struttura imperiale lo preoccupano in quanto minano l’equilibrio
della Duplice monarchia: ecco spiegata la crescente attenzione per i progetti di rifondazione della
compagine imperiale in senso pluralista. De Gasperi afferma l’esigenza dell’unità e critica il
pericolo irredentista che comporterebbe la scomparsa del Tirolo. Egli colloca l’azione politica sulla
duplice prospettiva di un unico programma, basato sull’autonomia e l’integrità nazionale.
L’erede al trono Francesco Ferdinando pare che pensasse a una “comunità organizzata di popoli”
della monarchia in funzione di un reazionario progetto centralista, a contenimento delle pretese
ungheresi. Gli appunti del soggiorno negli Stati Uniti del giovane Francesco Ferdinando dimostrano
un’acuta e non comune attenzione verso il modello federalista dell’amministrazione americana. 8
De Gasperi non solo non afferra le ragioni dell’irredentismo, ma le respinge anche. L’estraneità
all’irredentismo gli deriva dalla nazione di Stato di diritto, di matrice illuminista, assorbita
attraverso l’esperienza nell’amministrazione austriaca.
Questo esclude in lui il concetto di Stato nazionale (romanticismo) e lo induce verso una soluzione
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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