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Chiesero al governo più radicalità nell'attaccare le disuguaglianze e nel redistribuire la ricchezza nazionale.
Criticarono la modernità consumista, la depravazione della vita urbana. I capi populisti erano Townsend,
Long, Coughlin, La Follette.
Gli intellettuali e gli artisti riscoprirono l'impegno sociale e documentarono speranze e miserie della vita
operaia e rurale; lo fecero in reportage giornalistici e fotografici, indagini storiche, registrazioni sistematiche e
riproposizioni militanti della musica folk, romanzi. Alcune di queste attività erano finanziate da enti del
governo e furono accusate dai conservatori di essere arte di stato, propaganda comunista. Gli americani
trovarono rifugio nel cinema hollywoodiano e nella pulp fiction, avventure erotiche e commedie politiche.
Infine, ci fu lo scontro con la Corte suprema, che annullò la Nra e la Aaa. Il New Deal era a rischio, rimaneva
sospeso in una sorta di limbo costituzionale. Nel 1937 Roosevelt affrontò di petto la situazione. I giudici
supremi erano 9 ed erano stati nominati a vita dai presidenti precedenti repubblicani. Il presidente propose al
Congresso di portarne il numero a 15; ma sembrò un espediente politico e fu respinta. Tuttavia, la Corte
suprema cominciò a votare in maniera diversa, sostenne la costituzionalità del Wagner Act e del Social
Security Act. Nel giro di pochi anni 5 suoi membri andarono in pensione o morirono, e furono sostituiti con
giudici progressisti. La nuova corte diede un'interpretazione + estensiva dei poteri del governo federale.
5. Il nuovo liberalismo → La stagione delle riforme era conclusa e una ripresa economica non si materializzò.
Nel 1937-39 ci fu un peggioramento. L'attenzione si spostò verso le crescenti tensioni internazionali, i venti di
guerra che spiravano minacciosi oltreoceano, i problemi della difesa nazionale. Furono le commesse belliche
britanniche, l'inizio dell'ostilità in Europa (1939) e poi il coinvolgimento militare degli Usa in Europa e Asia
(1941) a dare un efficace stimolo al ritorno della prosperità. Fu proprio con l'economia di guerra che le
politiche sperimentate da Roosevelt, e le trasformazioni avvenute sotto la sua presidenza, si consolidarono e
diedero i loro frutti. Tutto ciò fu chiamato New Deal liberalism. “Liberalism” acquisì un nuovo significato e
rimandò all'idea in positivo di un governo che quando sorgono nuovi problemi ha il dovere di trovare nuovi
rimedi con cui affrontarli; era una mistura di diverse tradizioni, autoctone e straniere. Con la sua enfasi sui
diritti sociali e sul coinvolgimento della classe operaia, diede alla politica un tocco social-democratico. Il
pensatore che accompagnò questi sviluppi con una riflessione sistematica fu John Maynard Keynes. Elaborò
delle teorie sulla possibilità di usare la spesa pubblica per sostenere investimenti, salari e consumi, e per
stimolare l'economia capitalistica verso il pieno impiego. Il liberalism diede un carattere nazionale alla vita
pubblica. In questo periodo imp. poteri decisionali si trasferirono dagli stati all'autorità federale. Il centro della
politica nazionale divenne il presidente, circondato da uno staff sempre + numeroso. Con messaggi radiofonici
(fireside chats), Roosevelt entrò nelle case degli americani e spiegò le sue ragioni con voce seducente e toni
colloquiali, senza mediazioni. Nazionale era la coalizione elettorale che il partito democratico forgiò tra 1932-
36, e che costituì la base dei suoi successi nei decenni successivi.
La compresenza nella coalizione di neri del nord e razzisti bianchi del sud segnalava uno dei problemi più
seri. Roosevelt non affrontò in modo specifico la questione della razza e del razzismo perché non voleva
alienarsi i democratici degli stati del sud, l'ala più compatta e influente del partito. Negli stati industriali del
nord le cose andarono diversamente. Le misure del New Deal aiutarono anche gli afroamericani; i neri del
nord votarono democratico. Ma la convivenza di anime così diverse nello stesso partito stava diventando
difficile. La struttura federale contribuì anche a frenare l'estensione delle politiche sociali. Roosevelt coltivava
il progetto di un sistema universale di sicurezza che coprisse i cittadini dalla culla alla tomba. Parlò di una
democrazia ideale in cui il lavoro e uno standard di vita decorso fossero un privilegio della cittadinanza. I
programmi adottati furono 1 passo in quella direzione. Le assicurazioni della Social Security Act riguardarono
poco più della metà della forza lavoro, la più stabile e ben pagata, fatta di lavoratori maschi, bianchi e del
nord. A una minoranza di poveri bisognosi furono riservati ridotti assegni dell'assistenza pubblica. Non ci fu
creazione di diritti sociali universali. Si gettarono le fondamenta di un welfare state. Esso doveva molto al
riformismo femminile maternalista dell'Età progressista. Parecchie veterano di quei movimenti si ritrovarono
in posizioni di responsabilità nel partito democratico, come la segretaria al lavoro F. Perkins, prima donna
ministro nella storia nazionale, e la first lady E. Roosevelt. Molti avversari del New Deal indicati come
conservatori, ritenevano che il governo migliore fosse quello che governa meno, rispetta le libertà individuali
e d'impresa, lascia alle dinamiche del mercato e della filantropia privata il compito di risolvere i problemi
sociali. I sistemi di sicurezza sociale erano, per loro, un pericoloso errore, perché trasformavano i cittadini in
pigri parassiti. Una coerente giustificazione teorica venne di nuovo dall'Europa, con Verso la schiavitù di Von
Hayek. I repubblicani, che divennero il partito del big business, finirono con l'accettare le linee generali del
liberalismo keynesiano; per molto tempo rimasero una minoranza.
Capitolo quarto. Potenza mondiale (1940-1960).
1. Pearl Harbor e il secolo americano → Il 7/dic/1941, senza alcun preavviso, i giapponesi bombardarono il
porto di Pearl Harbor (Hawaii), dove stazionava la flotta statunitense dell'oceano Pacifico; distrussero 10 navi
e 200 aerei, uccisero 2mila persone. Dieci ore dopo la fine dell'attacco, il Giappone dichiarò guerra agli Usa;
lo stesso giorno (8/dic) il Congresso dichiarò guerra al Giappone. L'11/dic gli Usa ricevettero dichiarazioni di
guerra anche da Germania e Italia. Il primo attacco saldò i due conflitti in un'unica conflagrazione globale e
contribuì a comporre gli schieramenti definitivi che si fronteggiavano. Da una parte le potenze dell'Asse
Berlino-Roma-Tokyo, dall'altra la Grand Alliance, guidata da Washington, Londra e Mosca. Si sospetta che
Roosevelt fosse a conoscenza dell'imminente attacco giapponese, e che il suo scopo fosse di trascinare gli
americani in una guerra che non volevano. Per ciò che riguarda la più generale politica estera di Roosevelt,
essa fu ambigua riguardo ai conflitti in corso. Affermò che gli Usa dovevano restarne fuori, ma fece di tutto
per aiutare i paesi che combattevano l'Asse, e avviò così una guerra non dichiarata. In conversazioni private
disse di volere che fossero i nemici a sparare per primi, e quando questi lo fecero nel Pacifico il dibattito tra
interventismo e isolazionismo era concluso.
1.1. Isolazionismo, interventismo, internazionalismo → Lungi dall'isolarsi dal mondo, gli Usa furono
attivissimi nelle relazioni internazionali. Negli anni '20 gestirono programmi di aiuti economici e finanziari ai
paesi europei; promossero la stabilizzazione di un'Europa capitalistica prospera e democratica. Gli americani
parteciparono a conferenze internazionali per la limitazione degli armamenti. Negli anni '30 l'amministrazione
democratica concluse accordi bilaterali con molti governi stranieri per ridurre le tariffe doganali a favore del
libero scambio. Gli Usa esercitarono la loro tradizionale egemonia nei Caraibi e in America Latina. Nel 1934
Fulgencio Batista instaurò la sua dittatura a Cuba con l'appoggio di Washington. Fu a proposito dell'Europa
che l'isolazionismo riprese vigore a metà degli anni '30 e divenne movimento di opinione. Il Congresso
tradusse questi sentimenti in politica di neutralità; vietò qualunque aiuto con i belligeranti. I progressisti fra
loro cominciarono a cambiare idea quando videro che la neutralità statunitense lasciava gli aggrediti alla
mercé degli aggressori. Nel frattempo Roosevelt aveva assunto la guida degli isolazionisti. Con l'aggravarsi
della situazione internazionale, sottolineò l'impossibilità di isolarsi dal contagio della guerra. L'aggressività
delle dittature minacciava il mondo e gli Usa. A fine '39, il Congresso modificò le leggi di neutralità e consentì
la vendita di armi a Uk e Francia. A inizio 1941 la legge “affitti e prestiti” autorizzò a forniture militari per
miliardi di dollari “ai governi dei paesi la cui difesa il presidente ritenga vitale per la difesa degli Usa”. L'invio
delle forniture in Europa avvicinò il conflitto, innescando una guerra navale con la Germania. Nel 1941
Roosevelt e Churchill emisero un comunicato congiunto, la Carta atlantica, che auspicava la “distruzione
finale della tirannia nazista” e la ricostruzione di una comunità di stati fondata sulla sicurezza collettiva, i
trattati multilaterali, l'autogoverno e la libertà dei commerci.
La causa dell'America era la causa della libertà e dell'intera umanità. La libertà aveva un nuovo significato;
Roosevelt disse nel 1941 di voler difendere ovunque le “4 libertà umane”: di parola, di religione, dal bisogno
(sicurezza economica) e dalla paura (tranquillità e pace). Egli proponeva una sorta di New Deal planetario e
antifascista. Nel '39, anno tragico per il mondo, gli Usa celebrarono l'energia propulsiva della loro società con
due grandi fiere mondiali; esse accoglievano i padiglioni europei (statici, didattici, classisti) e quelli americani
(dinamici, tecnologici, popolari). L'editore H. Luce parlò di un “secolo americano”, che indicava un'ambizione
e non una certezza. Col senno di poi, osservatori parlarono di secolo americano non solo per certificare
l'affermarsi degli Usa come potenza economica, diplomatica e militare, ma anche per proiettare il loro destino
al primato sia nel futuro che nel passato. Ne parlarono anche per esaltare la forza intrinseca dell'american way
of life, da tutti desiderato. Ma il secolo americano rimase incompiuto: gli statunitensi furono solo uno degli
attori della scena internazionale, non l'unico. Fu di fronte alla minaccia del comunismo internazionale che gli
Usa riuscirono a compattare intorno a sé i paesi alleati, a conquistare il ruolo monopolistico di loro protettori
e fo