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BOSTON, NY E FILADELFIA (CHE DIVENNE LA SECONDA CITTA’ DELL’IMPERO DOPO LONDRA). 3
La Formazione degli Stati Uniti d’America
Gli Africani e la schiavitù nordamericana
Se la terra abbondante e a buon mercato portò benessere agli angloamericani, per milioni di africani tutto ciò volle dire
schiavitù. Gli europei fecero in America quello che non avrebbero osato fare nel loro continente, cioè schiavizzare altri popoli
che ritenevano meno civili e inferiori dapprima ci provarono con gli indiani, poi avviarono la tratta degli schiavi africani.
Erano esposti alle malattie dei nuovi venuti, Resistevano bene alle malattie, tanto che vivevano più a
morivano rapidamente, potevano fuggire in lungo degli stessi bianchi. Inoltre avevano il marchio del
un ambiente che conoscevano bene. colore della pelle, che li rendeva facilmente riconoscibili
anche qualora cercassero di darsi alla fuga.
All’inizio del Settecento le colonie inglesi del Nord America e le indie occidentali – così come le colonie spagnole e portoghesi –
erano parte di una grande rete di scambi che coinvolgeva le coste dell’Atlantico. Questo sistema comportava la produzione di
merci e l’invio di forza lavoro schiava dall’Africa nera occidentale. La tratta transatlantica era gestita dagli europei: nel 1672 gli
Royal African Company
inglesi formarono la , una società alla quale affidarono il monopolio del commercio degli schiavi.
In Africa la schiavitù era un’istituzione solida e di vecchia data (nelle aree musulmane gli schiavi erano considerati come delle
“proprietà”, come in Europa). Gli schiavi erano usati per vari compiti a seconda delle loro abilità: erano braccia per lavorare, ma,
se abili e colti, anche cervelli per istruire e amministrare. A partire dal periodo della massima egemonia islamica (VII e VII sec)
esse rifornivano di schiavi il mondo mediterraneo e quello dell’oceano indiano.
Gli schiavi arrivavano sulle coste nordamericane tramite due vie:
1. Direttamente dall’Africa
2. Tramite le Indie Occidentali qui venivano mandati dall’africa soprattutto gli schiavi “freschi”, che dovevano essere
disciplinati alla nuova vita: le Indie Occidentali, che avevano un sistema schiavista
consolidato, erano le più adatte a farlo.
Da qui gli schiavi “stagionati” erano, poi, riesportati nei mercati più incerti e giovani.
Nelle colonie settentrionali gli schiavi furono sempre pochi. Questa scarsa presenza era frutto di una struttura economica che
non ne aveva bisogno e che lasciava loro qualche posto da artigiano, da operaio, da servitore domestico. Gli angloamericani del
nord non solo accettavano la schiavitù in quanto istituzione, ma ne regolavano anche il mercato (non solo in America).
La Carolina, invece, era nata schiavista perché fondata da piantatori inglesi delle Indie Occidentali. Qui e in Georgia, dopo il
1700/1750 la schiavitù divenne il sistema dominante di organizzazione del lavoro nelle grandi piantagioni di riso e indaco.
Africani: da servi a contratto a razze inferiori .
Per un periodo la condizione degli africani, presenti, ma poco numerosi, non sembrò diversa da quella dei servi a contratto
europei alcuni di loro acquistarono la libertà e divennero piccoli piantatori. Alla metà del 600, i profitti minori resero più
difficile attrarre servi a contratto dall’Europa + i servi già immigrati vivevano più a lungo e oltre la scadenza dei contratti
diventavano liberi, ma non avevano le risorse necessarie per diventare proprietari terrieri vagabondi, che erano armati.
Le élite coloniali reagirono aumentando la durata del contratto e abolendo il diritto di voto per i non proprietari. A partire da
questo momento, i coloni del nord America cominciarono ad avere un atteggiamento simile ai coloni delle Indie occidentali:
consideravano gli schiavi africani appartenente a un’altra razza, inferiore e che dunque dovevano essere servi a vita.
La schiavitù di massa cambiò il sistema economico, ma anche quello sociale e giuridico. In Virginia e Maryland i tribunali
iniziarono a trattare diversamente gli africani sin dal 1640:
Inizialmente ebbero contratti più a lungo di quelli dei bianchi e infine la servitù a vita ed ereditaria.
Le violenze dei padroni nei loro confronti furono giudicati non punibili.
Divieto di avere armi, di sposarsi con i bianchi (e poi divieto di contrarre matrimonio) e di avere proprietà.
All’inizio del Settecento vennero fatte delle leggi speciali: i slave codes nascevano in seguito alla paura che avevano gli
europei della possibile aggressività degli schiavi (credevano di essere sgozzati nella notte). Reagivano, dunque, con norme rigide
(divieto di movimento, di uso di tamburi, coprifuoco notturno) e punizioni orrende (taglio del naso, castrazione, rogo).
Pur vivendo immersi in ambienti ostili, gli africani coltivarono e mantennero molte loro tradizioni e cominciarono a forgiare
nuove forme culturali.
La resistenza alla schiavitù assunse varie forme: si davano malati, si ubriacavano, lavoravano lentamente, simulavano incidenti,
distruggevano raccolti o strumenti di lavoro. La resistenza implicava anche episodi cruenti, come avvelenamenti di guardiani e
padroni (ma non potevano fuggire perché la schiavitù era ovunque). Ovviamente non mancavano le rivolte: la più importante fu
quella che avvenne il 9 settembre 1739 a Charleston la Stono Rebellion Venti schiavi provenienti dall’Angola (stato
dell’Africa) si impadronirono delle armi di un negozio, sgozzando i proprietari e lasciando le loro teste sui gradini d’ingresso.
Cominciò una marcia sanguinosa verso sud e la sera furono affrontati dalla milizia. Alla fine si contarono una trentina di morti fra
bianchi e 44 neri. L’anno successivo sempre a Charleston 200 schiavi cercarono di organizzare un’altra fuga, ma furono scoperti
e 50 di loro furono giustiziati. 4
La Formazione degli Stati Uniti d’America
Gli americani nativi e gli invasori
Al momento del primo contatto, i nativi erano circa 5 milioni. Nel 1800 erano 600.000. Cause: epidemie, guerre, migrazioni
forzate etc. Sulle coste atlantiche, inoltre, gli agenti patogeni portati dagli esploratori e dai trafficanti fecero il loro lavoro letale
prima che ancora si insediassero i coloni veri (i quali interpretarono ciò come un dono divino).
Sulla costa atlantica, all’inizio, gli indiani sfamarono i coloni, costretti al baratto per procurarsi del cibo. Poi insegnarono loro a
conoscere animali e pianti nuove, le vie di comunicazione verso l’interno, i sentieri, le tecniche di caccia e di guerriglia nella
foresta etc. Dagli europei, i nativi impararono subito l’uso del pentolame e di atri strumenti, poi di alcuni tessuti e l’uso delle
armi da fuoco. Europei vs. nativi
Economia del baratto e cultura orale, della memoria
Tecnologia dell’età del ferro, dinamica economica commerciale (non conoscevano ruota, ferro, vetro, carta, tessuti).
e monetaria, la cultura della parola scritta e dell’archivio
Religione monoteista + atteggiamento di sfruttamento nei Religione basata sulla molteplicità di spiriti e il sentirsi
confronti delle risorse naturali parte della natura.
Senso di superiorità razziale, religiosa e tecnologica, che era .
Senso di superiorità dovuto al legame con la terra
.
alla base della loro tendenza all’espansione
Si sentivano sovrani del loro ambiente, che ai loro occhi non era wild, come sembrava agli europei,
bensì natura segnata dall’opera dell’uomo, con campi, abitazioni, vie di comunicazione, luoghi
abituali di raccolto e di caccia. La caccia li spingeva a muoversi periodicamente nomadismo
Nel Seicento gli europei chiamavano i capi indiani “re”, “imperatori”, ”principi” etc. più tardi prevalsero nomi come “capi” e
“capitribù”, che mostrava come gli europei considerassero primitivi i nativi. In ogni caso, i capi indiani avevano le stesse funzioni
dei capi europei: erano uomini scelti per le loro capacità (e non per via ereditaria), talvolta erano nominati da assemblee guidate
dalle donne anziane. Alla base della vita pubblica c’erano i clan (gruppi di parentela formati da individui che discendevano – o
ritenevano di discendere – dallo stesso antenato, anche secondo linee femminili). Esistevano 7 clan e avevano autorità esclusiva
sulla distribuzione della terra per l’orticultura, sui matrimoni e sulle vendette.
I rapporti con i popoli vicini e con i bianchi erano regolati da un consiglio degli anziani, di fronte al quale avevano diritto di parola
tutti i maschi. In tempo di guerra si creava una nuova gerarchia di comando: i guerrieri eleggevano un comitato militare
esecutivo con un capo, un sacerdote, un oratore, un chirurgo e vari ufficiali; si formava inoltre un consiglio di guerra, più politico.
L’atteggiamento degli indiani nei confronti dei bianchi cambiò nel tempo:
1. Trattati di alleanza e amicizia i primi europei erano troppo curiosi delle potenzialità delle nuove terre per cercare lo
scontro con i nemici
2. Atteggiamento di ostilità questo cambiamento di atteggiamento si ebbe quando gli europei cominciarono ad essere
irrispettosi e aggressivi: davano nomi nuovi a tutto ciò che incontravano. Lasciavano ovunque segni della loro presenza (cippi,
stendardi, croci). Violavano trattati stipulati quando ciò tornava loro utile e RITENEVANO DI AVERE DIRITTO DI POSSESSO SULLE
TERRE CHE LI OSPITAVANO. Quando alle autorità locali fu chiaro che gli europei intendevano restare e impadronirsi delle loro
ricchezze e, tramite l’evangelizzazione, anche le loro anime, gli indiani smisero di vedere i bianchi come propri simili o come
divinità arrivate dal cielo, e cominciarono a vederli come spiriti potenti e maligni oppure nemici da schiacciare prima che
facessero danni irrimediabili.
Le decisioni degli americani nativi di difendersi con rabbia e ferocia, spazzarono via qualunque visione europea di buon
selvaggio. Ora i nativi erano cattivi selvaggi e come tal furono trattati. Inizialmente gli europei erano appesantiti da armi inadatte
e avevano difficoltà ad affrontare i guerriglieri delle foreste (che erano leggeri e veloci). Allora aggredirono e distrussero villaggi,
raccolti, vecchi, donne e bambini che stavano fermi ed erano indifesi. I CONFLITTI AVEVANO COME POSTA IN GIOCO IL
CONTROLLO DEL TERRITORIO e gli europei volevano ripulirlo della presenza indiana. Gli indiani, a loro volta, ritenevano i coloni e
le loro famiglie nemici più pericolosi dei soldati, perché si insediavano per restare stabilmente. I bianchi si indignavano per l’uso
indiano della tortura e ne erano ossessionati.
Intorno alla metà del Settecento, il loro continente era un campo di battaglia. La presenza di molte potenz