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I:
Durante il 1800 gli ideali nazionali e quelli borghesi si erano alleati e nelle associazioni
patriottiche, nei cori maschili e nelle società di tiro erano affluiti i ceti medi. Anche i lavoratori vi
furono trascinati e si unirono ad essi nella grande corrente che portava all’unità nazionale.
Ma nel complesso, specie durante il Secondo Impero, si assiste a un generale imborghesimento
della Germania, in cui i tipici valori borghesi (amore per la stabilità, per l’ordine e per
l’introspezione) tendevano a trasformarsi in amore per il fasto.
Se si voleva liberare il culto nazionale dal peso dell’ortodossia ufficiale e dall’atmosfera di
soffocamento era necessario fondere la sua tradizione con quella dei prevalenti ideali e utopie
borghesi. Occorreva ridestare l’anelito al mito e ai simboli.
Il personaggio principale del risveglio di un nazionalismo di tipo emotivo e religioso che
trovava espressione nel mito, nei simboli e nelle feste fu Richard Wagner: la sua attività fu
strettamente legata all’amore borghese per la stabilità e alle aspirazioni utopistiche della borghesia.
L’utopia borghese di un mondo sano, felice e ordinato perse ogni contatto con la realtà concreta
(quando negli ultimi decenni del 1800, debole era la spinta a dare concreta realizzazione al sogno
contro l’esistente e confortevole ordine di cose).
Le idee di Wagner esercitarono una vasta attrattiva perché non si limitavano alla teoria, ma si
traducevano nella pratica ( fu per questo che il teatro di Bayreuth divenne una vera e propria meta di
pellegrinaggio). Dopo aver abbandonato le barricate di Dresda del 1848, Wagner si dedicò a
mantenere vivo quello spirito nazionale dal quale quella rivoluzione aveva tratto l’ispirazione.
Lo tormentava il problema del reciproco isolamento degli uomini nella società moderna e per
risolverlo giunse ad abbracciare idee simili a quelle di Vischer (rivoluzionario del 48).
L’arte e la sua estetica potevano servire a riavvicinare tra loro gli uomini e a portare alla luce
un mondo più vero, animato da propositi nuovi. Ma in Wagner questo mondo assume l’aspetto di
un mondo primordiale, ostile all’arte e alla cultura borghesi. Era un mondo fondato sul mythos* o
sull’eterna verità germanica.
*Mythos= idea secondo cui l’immagine del mondo deve essere colta intuitivamente, e questa
intuizione è intesa come uno sforzo dell’anima a elevarsi , attraverso ricordi ancestrali, al di sopra
del mondo presente verso un’unità più alta. Il mythos trova espressione nel simbolismo e nell’arte.
Gli ideali della bellezza costituivano una parte essenziale, sia che fosse ricollegato con la Grecia
antica, oppure con il passato germanico.
Wagner era d’accordo su tale funzione dell’arte ma volle che il suo mythos rispecchiasse quello del
volk germanico. Egli credeva che nell’intimo dei tedeschi ci fossero alcune caratteristiche
fondamentali che non avevano subito cambiamenti nel tempo, in modo che le antiche saghe erano
espressione anche di esigenze e aspirazioni del presente.
L’idea di Wagner non era originale, il mito dell’immutabile volk risale ai tempi remoti della storia
tedesca. Esso è in realtà una componente fondamentale del nazionalismo germanico.
Le feste che intendevano celebrare eventi recenti agivano attraverso simboli che facevano rivivere
un antico patrimonio germanico (fiamma sacra, quercia, costume germanico). I nazisti in realtà non
fecero che prolungare questa tradizione.
I drammi storici scritti durante il Terzo Reich, hanno sempre cercato di istituire un confronto con il
presente e di valorizzare la storia esaltandone l’elemento eroico, il presente si incarnava nel mito e
si riteneva che il pubblico del Terzo Reich volesse vedere non nuovi argomenti o nuovi caratteri, ma
quelli vecchi resi familiari da una continua rigenerazione dell’animo umano.La libertà era un tema
impo di questo mythos.
I Nibelunghi: (1848) esaltavano la libertà del popolo contro l’oppressione feudale)
Quello che contava era il popolo nel suo complesso, il popolo che venera se stesso in quanto Volk, e
si pensava che compito del nazionalismo fosse non solo quello di liberare la nazione, ma anche di
rende libera la coscienza di ogni singolo individuo, mettendolo in grado di riscoprire la sua
appartenenza al Volk e di acquistare capacità creatrici.
*cavaliere= simbolo della purezza tedesca contro le tentazioni del mondo demoniaco, della volontà
tedesca di vivere oltre la storia.
*arte= deve evitare il fatto meramente accidentale dell’individualismo e esaltare l’eterno e
l’immutabile
Il concetto dell’uomo così come è determinato dal processo storico non deve finire con l’esaurire il
significato di umanità. L’uomo è in tutto e per tutto una creatura morale e il mondo deve essere
regolato dallo spirito eterno della moralità. Questa moralità si legava ai miti germanici, ma
nell’ultimo periodo dell’attività di Wagner essa acquistò il valore anche di imperativo religioso ed è
a questo punto che la componente borghese irruppe in quella germanica.
Nei Nibelunghi la libera coscienza morale dell’uomo è guidata dagli dei, ma non mancano anche in
quest’opera i temi cristiani del peccato e del pentimento.
Mitologia pagana e cristianesimo si fondevano per definire il patrimonio eterno della
nazione tedesca. Molti nazisti dissentirono da lui, perché secondo loro questo cristianesimo era una
moralità da schiavi. Ma per W. esso oltre ad avere un significato sentimentale, conteneva anche i
tradizionali precetti cristiani, tra i quali erano compresi anche quelli tipici della morale borghese: si
può dire che W. non portò il mythos al Volk ma alla borghesia.
Vi è una differenza impo tra W. e la tradizione del culto nazionale: W. credeva che il
cristianesimo dovesse sostituirsi alle tradizioni pagane, che il San Graal dovesse acquistare
un’importanza anche maggiore della sacra fiamma. La moralità borghese e il cristianesimo erano
così fusi, finalizzati entrambi verso il culto nazionale: il mythos era fatto cristiano e aveva perso
ogni aggressività rivoluzionaria. Secondo W. portare il mythos al popolo significava far convivere
in modo rispettabile e accettabile in una medesima persona il cristiano e il tedesco.
Fu per questo che egli accentuò nella sua opera gli aspetti utopistici e teatrali.
Le opere d’arte più alte saranno accettate con piacere se prima la realtà sarà dissolta nel sogno, e
sarà questo che permetterà agli uomini di penetrare nella serietà della vita e ad essi apparirà chiara e
ricca di significato, la visione racchiusa nelle sacre rivelazioni nazionali. Per W. il mythos e il
mondo dei sogni erano solo gli strumenti con i quali l’uomo avrebbe creato il proprio mondo
morale. W. attraverso l’elemento del sogno tentava di ridare vita al culto nazionale, dopo il
raggiungimento dell’unità nazionale, in una società borghese soddisfatta di sé e ad avere successo là
dove organizzazioni come la Società per le feste nazionali avevano fallito.
L’opera di W. esaltava gli antichi miti, li fondeva con il cristianesimo e la morale borghese ed
evitava la astrazione dando vita a concrete opere d’arte. “Vedere veramente è questa la
qualità che manca a tanta gente”.
W. intendeva parlare di una vera rigenerazione che non sarebbe dovuta avvenire semplicemente
attraverso l’occhio interiore ma rendendo visibile l’invisibile e in maniera assolutamente concreta,
con opere d’arte che si rivolgessero direttamente ai sensi e convincendo gli uomini della verità con i
fatti e con l’esempio.
Lo spazio sacro di W. era totale, era il risultato di una reciproca integrazione tra
l’allestimento scenico e la sala del teatro dove la rappresentazione aveva luogo. W. definì
l’esecuzione delle sue opere “festival” e il teatro dell’opera di Baayreuth si chiamò festival hall,
non solo perché gli spettacoli avvenivano in determinati mesi dell’anno, ma perché si dava loro un
significato più profondo, intimamente collegato con la tradizione delle feste nazionali: perché le
sue opere si trasformassero in veri e propri riti la rappresentazione doveva avvenire in un’atmosfera
completamente distaccata dagli affanni della vita quotidiana. Bayyreuth per questo divenne una
meta di pellegrinaggi nazionali.
Il progetto della prima festival hall doveva sorgere a Monaco ed era opera dell’architetto Gottfried
Semper; molti suoi elementi furono ripresi nell’edificio alla fine costruito a Bayreuth.
L’orchestra era celata allo sguardo per rendere più intensa l’atmosfera romatica e sognante della
rappresentazione (le scene risuonavano del mormorio delle foreste..)
Questa combinazione di forme classiche e monumentali con un allestimento scenico e una
simbologia romantica era già stata realizzata più di un secolo prima della costruzione del teatro di
Wagner. Il recente risveglio del sentimento nazionale mutò però qualcosa nel carattere del mito e
nel carattere della festa stessa, il popolo infatti non vi partecipava direttamente, ma accoglieva un
sogno presentatogli da altri, che doveva far suo con il suo occhio interiore e la sua vera
partecipazione era limitata a uno “stato d’animo festoso e riverente”, stato d’animo desiderato da W.
perché spettatori e attori si sentissero spinti a costituire un’unità adorante.
L’attivismo degli studenti di Wartburg, quello dei ginnasti e quello dei cori maschili stava
scomparendo, in realtà il rito creato da W. era un rito cattolico . Feste come queste offrivano uno
spettacolo e suscitavano uno stato d’animo euforico, ma non creavano un attivismo tale da
contribuire a produrre un mutamento politico: il mutamento era stato ormai trasferito su un piano
puramente morale; la spinta effettiva verso l’azione, che aveva mosso le feste nazionali prima
dell’unita era ormai scomparsa.
Grazie alla capacità di W. di comprendere la natura delle feste nazionali e grazie al suo talento
artistico, egli riuscì a dare vita a un centro meta di pellegrinaggi, uno dei tramiti attraverso i quali il
culto nazionale si trasmise alla nuova epoca più conservatrice della precedente. Cosima Wagner,
moglie del compositore, durante i 25 anni successivi alla morte del marito si dedicò ad ampliare gli
aspetti culturali di Bayreuth. A suo parere i tedeschi erano superiori anche ai greci perché ponevano
la contemplazione della bellezza al servizio della vita stessa. Secondo lei e Wagner germanesimo e
cristianesimo erano esclusive prerogative dei tedeschi. Fin