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LE FASI DEL RISORGIMENTO ITALIANO
I- Napoleone in Italia che espande le proprie idee
II - 1815-1831/1832 Ultimi moti carbonari
III - 1831/1832-1848/1849 Guerre di Indipendenza
IV - 1861 Unità d’Italia
V - 1870 Roma capitale d’Italia 1815 è una fase di svolta, c’è
un’egemonia Francese in Europa
(avremo una conquista pari o egemonia
pari di una nazione rispetto a tutta l’Europa soltanto sotto Hitler) ma tornando Napoleone c’è
questa svolta, ricostruisce il proprio esercito e combatte ma viene sconfitto infine dall’Inghilterra
che non ne poteva più di Napoleone. Nel 5 Maggio del 1821 Napoleone muore.
Il Congresso di Vienna nel 1815 è un tentativo di ridisegnare l’Europa, dopo 20 anni di potere che
comunque era stato rivoluzionato, dopo guerre continue e tuttavia era estremamente complicato.
Principio dell’Equilibrio e principio della Legittimità: Si vuole evitare che un’altra nazione si
imponga e per questo si richiede l’equilibrio, attenzione al non indebolire le nazioni, equilibrio a cui
tiene molto sia l’Inghilterra che i Paesi Bassi perché un’Europa conquistata interamente è
pericolosa per l’Inghilterra (la loro fortuna sono sempre le potenze navali di questa). Inoltre adesso
l’Inghilterra può costruire il suo impero coloniale (il più grande del mondo che raggiunge il suo
apice nel’800, è la vera vincitrice dopo la Rivoluzione, può espandersi conquistando piccoli poli per
gli scambi importando materie prime, arricchendosi, e avendo tantissimi uomini delle colonie per
combattere e costruendo una grande potenza anche sulla base degli scambi commerciali e non è
da sottovalutare anche la rivoluzione industriale—> grandissimo impero quello degli Inglesi).
Legittimità perché sui troni restaurati devono tornare i legittimi Principi con le loro dinastie (gli
Asburgo, i Savoia, il Papa). Tuttavia a Venezia non va bene il doge perché per garantire l’equilibrio
si fa da parte questa legittimità: l’Austria aveva ripreso la Lombardia e attaccandoci Venezia e il
Friuli, si garantiva una presenza forte e incisiva in Italia, presenza diretta e ben presente in Italia e
pronta ad agire. Genova la repubblica Ligure non viene restaurata e viene annessa ai Savoia
(Torino) perché diventa uno stato cuscinetto tra la Francia e lo stato della Sardegna. Servivano per
rafforzare i confini geo-politici e i regni.
Quanto dura questo disegno tracciato dalle potenze o messa a posto? Gli storici usano dire che
dura 100 anni ovvero fino alla Grande Guerra del 1914 (sconvolgimento Europeo e prima
sconvolgimento Napoleonico) che distrugge quell’assetto internazionale, per circa un secolo
l’Europa conosce una sostanziale stabilità. Ma ci sono dei movimenti, eventi e fenomeni che
irrompono in questa stabilità e la turbano: Unificazione Italiana e Unificazione Tedesca
(1840/1870). Sono aree molto più compatte e che trovano la forza i valori e le idee per connettersi
anche perché spesso sono unite da prima (es: la Germania da prima in senso economico). Le
forze di uno stato ha la forza di unire tutti gli altri: il Regno della Sardegna con Cavour e la Prussia
con Bismarck. Ci sono anche le guerre sui Balcani fino a diventare la miccia nel 1914 però il resto
dell’Europa vive in pace e può dedicarsi a conquistare ciò che resta nel mondo, l’800 è il trionfo
della borghesia, espandersi della rivoluzione industriale. Nascono le ideologie (socialiste,
comuniste). E’ un mondo che cambia in un modo molto più dinamico nel ‘800.
I ceti su cui aveva puntato Napoleone e hi aveva precedentemente servito Napoleone viene
mandato via.
Nascono delle piccole società nascoste con incontri nelle case, incontri nascosti spesso con i capi
carbonai, si incontrano per parlare della storia, della società, del malcontento e di cosa si vorrebbe
ottenere. Sono gli intellettuali che vogliono che il mondo vada avanti, e queste società sono l’unico
modo per fare politica perché non c’è libertà e perché la polizia impedisce. Quando capiscono di
essere tanti nascono i Moti Carbonari dopo il 1815, sono moti di giovani che voglio la libertà di
pensiero e espressione e si appellano al passato, a quelle dichiarazioni delle Repubbliche e
quell’idea di libertà, e allora prendono poche persone, ma sufficienti e scendono in piazza a
mettere paura agli italiani che non vogliono la restaurazione.
1820/21 - moti carbonari del Piemonte e del Sud (Napoli e Regno delle due Sicilie), sono giovani
che combattono per la costituzione e cioè certezza dei diritti e doveri anche dei sovrani.
1831 - rivolte scoppiate a Modena, Ciro Menotti fu il capo della rivolta e fu fatto fuori dal duca di
Modena. Era un commerciante giovane che ha assorbito il sentimento Nazionale che cominciava a
serpeggiare per le città Italiane, e combatterà in modo infantile perché pensa di poter mettersi
d’accordo con il duca che lo tradisce e lo fa impiccare, scoppia la rivolta e intervengono gli
Austriaci che con la loro potenza militare affrontano questi giovani (pochi!), che però mettono in
crisi l’Italia nonostante vengano rimessi apposto, non è una repressione che viene apportata subito
perché sono pochi giovani.
Moti carbonari - debolezza politica (dei sovrani) e militare (dei carbonari)
Non si sopporta il fatto di non avere una classe dirigente all’interno delle società
Nell’800 il papato era una forma di stato, forma stabile che arriverà anche fino alla seconda metà
del ‘900, non si tratta quindi solo di mandare via le casate, i regnanti e le famiglie, ma c’era da
restringere il potere del papa.
Le grandi potenze dell’epoca (Inghilterra, Francia, Austria e Russia) sono preoccupati di quello che
potrebbe succedere in Italia (soprattutto Austria, Prussia e Russia, le antiche alleanze) mandano
una lettera al Papa, la memorandum, che incita il Papa a stare attento per il malcontento italiano
(in quanto gli Austriaci avevano aiutato già abbastanza precedentemente) e consigliano di fare
delle riforme (accettare di coinvolgere i laici nella gestione delle città soprattutto cancellate da
Napoleone perché voleva un governo centrale ma che dopo Napoleone passò al papa e alle
grandi famiglie). Gregorio XVI risponde con un’enciclica mirari vos ed è una risposta agli
avvenimenti, come si comporta il Papato e come la pensava in questa storia. C’è una forma di
modernità che non può essere accettata e che attacca la Santa religione che è la sola che può
reggere nella società (perché è Dio che vuole che tot uomo sia il re).
I moti del 31 però muovono i pensieri anche degli intellettuali che avanzano delle analisi e proposte
politiche per il nuovo assetto dell’Italia.
Giuseppe Mazzini - Genovese 1805, negli anni ’20 aderì alla carboneria, odiava la monarchia
Sabauda, si interroga perché non hanno avuto successo? Perché erano società segrete e non
coinvolgono le masse, allora fonda l’associazione Giovine Italia che ha un programma—> Italia, e i
giovani sono il mezzo con cui si farà questa. Non bisogna accontentarsi di riforme e autonomie,
bisogna volere di più e bisogna parlare al popolo, non solo quello delle città ma a tutto il popolo
delle città e campagne.E’ il primo che parla di coinvolgere tutto il popolo (educare il non colto,
spiegare loro).
Fare l’Italia secondo Mazzini:
-Indipendenza dagli stranieri (cacciare via gli austriaci)
-Unità
-Repubblica (evocava la Francia post-rivoluzionaria) —> società democratica
molti hanno creduto in lui, e l’hanno seguito, nasce una corrente, molto forte, corrente
democratica, che deve la sua forza all’apostolato di Mazzini (seguivano il suo giornale illegale).
E’ molto attento alle forme di cultura Italiana come la lirica (Rossini, Donizetti, Bellini), cultura
popolare che parla di unità, Italia, comincia a formarsi un’opinione pubblica nazionale. Manzoni,
Silvio Pellico, che spinge a combattere le dominazioni.
La fama degli austriaci cade man mano che si va avanti, appaiono nei fatti come dei soldati nemici
che occupano (grazie ad artisti del calibro di Heiz con i vespri siciliani, e compositori di opere che
affidano loro a delle immagini). Intellettuali, scrittori, giornalisti e artisti come abbiamo già detto si
impegnano per cambiare le cose ma si spaccano e si creano due filoni:
-intellettuali liberali, moderati, che vogliono la libertà ma non tramite Mazzini (che vorrebbe troppi
cambiamenti). Vogliono attuare un cambiamento che però porti a qualcosa che loro possano
conoscere (Mazzini non era comunista quindi non voleva toccare le proprietà). Fondamentalmente
non vogliono la rivoluzione perché può portare alla ghigliottina e alla perdita di tutti i loro prestigi.
-intellettuali Mazziniani con idee di sinistra ottocentesche.
Gioberti è tra i moderati e scrive un libretto: dobbiamo cambiare, qualcosa di comune a tutti gli
italiani, propone una confederazione italiana ovvero una forma o modello di stato all’opposto di uno
stato centralissimo napoleonico, che quindi permette una grande unità della nazione ma restano
dei sovrani e restano le divisioni interne, i sovrani allora dovevano rinunciare a una parte del
potere e cederlo a qualcuno che accomuni tutti, il Papa. Salva i sovrani, salva lo stato italiano ed
esalta il Papa. Sulla carta è geniale ma ci sono dei problemi. Dal 1843-1848 questo libro di
Gioberti vende tantissimi libri in un periodo dove la maggior parte della popolazione (80 000 copie
vendute) era analfabeta, un successo incredibile.
Fino al ’48 si afferma un’idea critica della volontà di fondare uno stato. Nel ’48 avviene proprio la
rivoluzione, sventolano le bandiere, viene richiesta la Nazione e la prima città è Palermo che dà la
scintilla ne Gennaio. L’Europa veniva da due anni di carestie (eventi contingenti che aiutano), nel
’46 muore Gregorio XVI il conservatore dell’enciclica chiuso alle idee liberali figuriamoci a quelle
Mazziniane. Viene eletto Pio XIX ed ha la fama di un papa liberale, aperto alla modernità. Concede
un’amnistia per i carcerati politici (usa il termina Italia in pubblico).
I Borbonici in Sicilia sono visti come un’occupazione. Esplode anche Napoli e il Re Ferdinando
deve cedere alla scrittura di una costituzione. Tutti sovrani per non essere rovesciati devono
concedere le costituzioni (compreso il Papa, Il duca di Firenze, Carlo Alberto di Savoia che
concederà lo statuto Albertino che diventerà poi la costituzione italiana.
Lo statuto Albertino: