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L'apice della crisi e della fine
E' l'apice della crisi ed è l'apice della fine - con l'inizio del 1925 - di quella parvenza di stato liberale che ancora resisteva in Italia. Il varo di questo pacchetto di leggi fascistissime mette, tra l'altro, fuori legge i partiti di opposizione, comincia così una campagna di repressione di condanne che porta alla fuga all'estero di una serie di esponenti politici di primo piano.
Viene istituito un sistema poliziesco per la repressione dell'attività clandestina antifascista, viene istituito un tribunale speciale che viene destinato appositamente a occuparsi dell'inquisizione politica, viene introdotto l'istituto del confino politico, per mezzo del quale gli oppositori venivano, in alcuni casi arrestati, ma in altri casi confinati in luoghi appartati, in luoghi completamente lontani dove non potevano nuocere a nessuno (moltissimi oppositori politici finiscono in paesi di montagna dell'Appennino meridionale).
partito stesso. Questo porta ad una progressiva perdita di autonomia e di rappresentatività delle istituzioni locali, che vengono sempre più controllate e gestite direttamente dal partito fascista. Inoltre, il regime mussoliniano si caratterizza anche per un forte centralismo decisionale. Tutti i poteri e le decisioni importanti vengono concentrate nelle mani del Duce e dei suoi collaboratori più fidati. Il Parlamento perde sempre più potere e viene ridotto a una mera formalità, senza alcuna reale capacità di influenzare le decisioni del governo. Anche il Partito Nazionale Fascista (PNF) subisce un progressivo svuotamento delle sue prerogative. All'interno del partito vengono effettuate una serie di epurazioni e sostituzioni, con l'obiettivo di eliminare eventuali oppositori o critiche interne. Il partito diventa sempre più subordinato al potere dell'amministrazione e delle istituzioni statali. Mussolini, inoltre, rinforza il potere dei Prefetti, che diventano i veri governatori delle province. Il regime si appoggia sempre di più su queste figure, che governano attraverso una sorta di autorità centralizzata, anziché attraverso i sindaci locali. Questo comporta l'eliminazione dell'elettività dei sindaci, che venivano eletti secondo la legge sull'elezione delle amministrazioni provinciali e comunali introdotta durante il governo di Crispi. In conclusione, il regime fascista di Mussolini si caratterizza per un progressivo svuotamento delle prerogative del Parlamento e del PNF, con un aumento del controllo e del potere centralizzato del governo. Le istituzioni locali perdono autonomia e rappresentatività, mentre il partito fascista diventa sempre più subordinato al potere dell'amministrazione statale.PNF. L'esercizio del governo comincia a fondarsi da questo momento in poi edurerà fino al luglio del 1943, quando il Gran Consiglio Nazionale del Fascismo sconfesserà Mussolini. Sul ruolo del leader comincia a partire dal 1925, anche un'altra cosa tipica dei regimi dittatoriali e autoritari e cioè il culto del capo, Mussolini incomincia a farsi chiamare Duce (colui che conduce) così come Hitler di farà chiamare Fuhrer. Comincia appunto questo ruolo sempre più definito di leader supremo, che basa al sua azione su una prassi costituzionale informale e asistematica e sulla continua oscillazione dei poteri tra il partito e lo stato.
Il fascismo passa attraverso tre fasi:
- una prima fase, dal 1922 al 1929, che è la fase della conquista del potere, della istituzionalizzazione del fascismo al potere e dell'annullamento completo dell'opposizione, cioè i Tribunali Speciali, l'attività svolta dalla milizia
volontaria contro gli oppositori del regime fascista sostanzialmente alla fine degli anni 1920 avrà avuto completamente ragione dell'antifascismo in Italia, nel senso che rimane in piedi una struttura clandestina del partito comunista, ma sostanzialmente ormai le opposizioni sono state completamente azzerate e l'unico tipo di opposizione antifascista che esiste è un'opposizione antifascista fuori dall'Italia, nell'esilio e quella che porterà a lacerazione del gruppo giustizia e libertà di Francia e quella nata da varie figure, quella della militanza antifascista che però in questa fase politica non riescono a trovare spazi per questa attività;
la seconda fase va dal 1929 al 1936: sono gli anni in cui il regime si consolida, il regime si costruisce, le opposizioni sono state completamente messe a tacere, sono gli anni in cui si costruisce il consenso, sono gli anni in cui alcuni storici hanno stabilito che in realtà il
Il consenso al regime è amplissimo, sono gli anni dei c.d. "successi economici", quota 90 (la rivalutazione dell'alira fissata a "quota 90" rispetto alla sterlina), la "battaglia del grano" ma sono soprattutto gli anni in cui si costruisce l'impero coloniale italiano, il culmine del consenso è la conquista dell'Etiopia nel 1935 e 1936 in seguito alla quale viene proclamato l'Impero;
3. la terza fase che va dal 1936 al 1945: è la fase in cui si accentua la tendenza totalitaria del regime, è la fase in cui il regime fascista presenta anche la sua faccia razzista e antisemita, sono gli anni in cui vengono emanate tra l'Italia e la Germania le leggi razziali, sono gli anni in cui il rapporto nazista si fa sempre più stretto e sempre più forte, sono gli anni in cui crescono i pericoli di guerra, ma sono anche gli anni in cui comincia il distacco dell'opinione pubblica dal fascismo, cominciano ad
intravedersi segnali di una incrinatura nel sistema del consenso al regime, in cui gli intellettuali - ma non solo - che erano stati fino a quel momento anche entusiasti del regime cominciano a ricredersi, cominciano a rendersi conto degli effetti drammatici che questo ha avuto sul paese. La costituzione di questo stato fascista era uno dei temi principali su cui gli storici di questi ultimi anni, soprattutto dopo la gigantesca opera di Renzo De Felice sul Fascismo, hanno molto discusso ed è il consenso che ha ancora oggi, questo regime fascista era un regime che agli italiani piaceva? Quanti erano gli italiani che lo hanno semplicemente sopportato? Quanti erano gli italiani invece che l'hanno sostenuto? Ovviamente tutto questo dibattito ha avuto influenze molto forti su un'altra questione molto dibattuta della storia unitaria italiana, e non solo, e cioè la questione della resistenza, ossia quanto la resistenza sia stata una sollevazione di popolo, quanto la resistenza.sia stata un'azione, tutto sommato marginale; è stata importante indipendentemente dal fatto che poi a liberarci effettivamente furono gli americani, oppure no? Tutte queste questioni sono evidentemente ancora oggetto di dibattito, anche perché l'Italia dopo il fascismo non ha subito un processo (come in realtà non lo hanno subito tutti paesi che hanno subito un regime autoritario o totalitario come il fascismo come il nazismo) di epurazione di tutti coloro che avevano più o meno collaborato. Il consenso è lo strumento di cui il regime ha bisogno per sopravvivere, il regime non può sopravvivere senza il consenso, ovviamente questo consenso è difficilissimo da quantificare non siamo assolutamente in grado, anche sulla base ormai di ricerche storiche molto raffinate, molto ben fatte, molto documentate non siamo assolutamente in grado di misurare il consenso al regime. Il consenso è l'acquiescenza, furono creati essenzialmentemediantel'eliminazione fisica e mediante l'intimidazione degli oppositori, uno degli elementi principali per cominciare a costruire questo regime di consenso fu propriamente eliminare gli oppositori fisicamente o portandoli alla morte, come capita a molti, mediante le violenze subite, eliminandoli mettendoli in carcere, mandandoli al confino, eliminandoli provocandone la fuga e magari uccidendoli anche in esilio (è il caso del prete Dosselli, ucciso in Francia dal movimento nazionale fascista francese).
Il regime quindi si costruisce sul terrore, sulla forza, sulla intimidazione fisica sulla violenza, si scoraggia l'opposizione perché opporsi in realtà è troppo rischioso e sono pochi coloro, tanto coraggiosi da rinunciare alla vita, alla propria famiglia, alla propria quotidianità per opporsi a questo regime.
Il regime si costruisce anche sul culto del duce sul culto della personalità di Mussolini, si costruisce su un uso sapiente dei
mezzi di comunicazione di massa che erano a disposizione della società degli anni 1920/1930 in Italia, perché questo regime usa moltissimo la radio, il cinema, la stampa che è - nell'Italia dell'epoca - completamente asservita dopo le leggi fasciste della seconda metà degli anni '20 e per tutto il ventennio circolano soltanto giornali di regime. È in quel periodo che nasce il termine oggi attribuito ad altro delle veline che sono le informazioni che direttamente dal governo, direttamente dal ministero della propaganda, venivano passate ai giornali che riportavano soltanto le informazioni del regime. Sono gli anni in cui si stabilisce un rapporto diretto tra il leader e le masse, Luce che passavano prima dei film tramite la radio, i cinegiornali dell'istituto e davano le informazioni su quanto stava succedendo in Italia e nel mondo (abbiamo tutti presente l'immagine di Mussolini che parla al balcone di piazza).Venezia e in quel momento, masse di popolazione di altre parti di Italia sono riunite in una piazza per ascoltare il messaggio di Mussolini attraverso gli altoparlanti attraverso la radio).
C'è quindi un uso sapiente della propaganda politica e la popolarità del leader si separa sempre più dalla popolarità del partito, il realtà il leader è più popolare del partito, è Mussolini ad essere popolare, non è popolare in se il PNF, anzi questa popolarità del leader spesso si costruisce a spese del partito.
Ad aumentare il consenso contribuirono una serie di parole d'ordine utilizzate sapientemente: la pace, la stabilità, l'ordine e via di questo senso.
Ma l'acquisizione del consenso si fa anche con tutta un'altra serie di meccanismi, si fa attraverso la politica estera, la politica estera particolarmente aggressiva, in cui una nazione si presenta come una nazione potente, sono in genere politiche
che hanno una forte capacità di integrazione delle masse, ci si riconosce in una politica estera aggressiva, che sollecita l'orgoglio della appartenenza nazionale e quindi la politica estera di Mussolini è una politica estera aggressiva che porterà alla conquista dell'Etiopia, alla conquista dell'Albania, è da questo punto di vista, una politica integrativa, così come integrativa è la famosa politica di quota novanta. A un certo punto, Mussolini difende a spada tratta la moneta Italiana (quota novanta è il cambio fissato con la sterlina. La sterlina era allora la moneta di riferimento, il parametro della stabilità monetaria quota novanta è una quota particolarmente alta per la lira di quegli anni e per le condizioni economiche del paese). Ma una politica forte in un paese si fa anche potendo valutare la moneta forte, l'Italia in quel momento non ha l'economia per sostenere una monet