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Le donne al voto
Il 2 giugno 1946 le donne votarono per la prima volta. Le donne erano molto emozionate e avevano
paura di sbagliare. Nel gennaio del 1945, il governo Bonomi approvò il decreto che permetteva alle
donne di votare. Con la caduta del Fascismo, il voto alle donne era un fatto scontato e le forze politiche
non furono contrarie. Le donne, quando stava per essere votato il decreto, stavano ancora dando
contributi al Nord come aiuto ai partigiani o addirittura combattendo. Il diritto di voto concesso agli
uomini veniva ridato come diritto non negoziabile, mentre, se esso era dato alle donne, esso aveva
bisogno di un riconoscimento. La stampa italiana dedicò poco spazio a questo grande avvenimento.
L’Italia, nel gennaio del 1945, era ancora in guerra e a Roma c’erano molti problemi: mancanza di gas,
luce, approvvigionamento… questo, forse, ha fatto sì che ci fosse scarsa attenzione verso il decreto.
All’inizio, il suffragio femminile era una cosa molto strana e, per questo, molti erano contrari a ciò. Ci
furono, però, molte donne che richiedevano per loro il diritto di voto. Nel 1925, il voto amministrativo
venne concesso da Mussolini ad alcune donne meritevoli, ma esse non furono in grado di esercitare il
loro diritto, tant’è che esso fu abolito per tutte. Ma nel 1946 iniziò una nuova storia di cui furono
protagoniste anche le donne. Il Novecento è ricordato come secolo cruento, ma esso è anche secolo di
conquiste sociali, come quelle avvenute per le donne. Esse irruppero sulla scena politica italiana con
audacia e coraggio, incidendo sule diverse strutture e preoccupando i detentori del potere. Le donne si
rifiutarono di stare legate alle idee tradizionali nei loro confronti e combatterono per il riconoscimento
dei loro diritti. Il primo atto di rivalsa delle donne si manifesta con un voto massiccio nel 1946, anno in
cui si votò per redigere la Costituzione. In quest’occasione, vennero elette delle donne, che diedero il
loro contributo alla redazione della stessa Costituzione, fissando dei principi che indicarono un
percorso che rese possibile il pieno riconoscimento dei diritti delle donne. Infatti successivamente
l’articolo 37 vuole che la donna abbia gli stessi diritti dell’uomo e gli stessi contributi sul piano
lavorativo. Un altro articolo stabilisce che le donne possono accedere agli uffici pubblici così come gli
uomini. Le donne, però, non riuscirono ancora ad entrare nelle magistrature. Maria Felici difese la
carica delle donne nella magistratura, ma senza successo. Questa fu una sconfitta, m con il tempo
questo diritto fu sancito.
La nostra Costituzione, quindi, porta forte l’impronta delle donne che per prime entrarono a
Montecitorio, ma soprattutto è testimone del fatto di creare compromessi su cui lavorare gli anni
successivi. I successi e le conquiste furono ottenute con molta fatica: nel 1975, ad esempio, alla donna
è riconosciuta parità all’interno della famiglia. Tali successi furono possibili grazie alle organizzazioni