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Storia contemporanea - la storia d'Italia di inizio 1900 e Giolitti Pag. 1
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La storia di Italia di inizio '900: Giolitti

Lo Statuto Albertino (= prima costituzione italiana) prevede che il capo del governo e il governo stesso dipendano dalla fiducia del re e non del Parlamento. (Questo fino al 1947. Con la nuova Costituzione del 1948, infatti, il governo dipende dalla fiducia del Parlamento). Per Sonnino (fine '800 - inizio '900), bisogna tornare allo Statuto, perché nella prassi concreta capita che anche i governo che non hanno più la fiducia del Parlamento vengano sostituiti dallo stesso re. Siccome nel Parlamento entrano forze avverse (cattolici e socialisti), bisogna tornare allo Statuto per non dare loro potere. Questo fa sì che si rafforzi la monarchia.

Nel 1900, re Umberto I capisce che il tentativo autoritario del nuovo governo deve terminare, perché, altrimenti, lacererebbe il paese. Quindi, nel 1901-1903 c'è il governo Zanardelli-Giolitti e, poi, dal 1903, si passa al solo governo Giolitti.

Sotto il governo Zanardelli c'è un ulteriore sviluppo della legislazione sociale e dei sindacati. Si inizia, così, la svolta liberale, che, poi, si sviluppa con Giolitti. La politica giolittiana è rapportata allo sviluppo industriale e a quello della classe operaia e dei sindacati. Nel 1903-1905 vengono emesse leggi in favore del Sud (nasce, ad esempio, la zona industriale di Napoli). C'è, inoltre, un tentativo di statalizzare le ferrovie che non riesce a causa dell'opposizione sia di destra che di sinistra. Giolitti, però, è stato criticato per il fatto di attuare una dittatura parlamentare poiché esaspera il trasformismo controllando il Parlamento stesso. Anche i meridionalisti lo criticano, poiché lo accusano di mantenere la politica protezionistica che danneggia l'agricoltura del Sud. Lo accusano, inoltre, di avere un volto democratico nei confronti del Nord e di essere, invece, repressivo nei confronti del Sud.Salvemini, ad esempio, definisce Giolitti "uomo dimalaffare" perché il Sud gli interessa solo per ottenere voti politici e, per questo, lo accusa di avererapporti con la mafia. Un'altra critica è quella del movimento nazionalista, nato anche in Italia nel 1910. Corradini teorizza l'idea di un'Italia nazione proletaria e potenza militare che deve combattere contro le potenze burocratiche che la soffocano. Si accusa, quindi, Giolitti di fare dell'Italia uno stato poco proteso verso la conquista internazionale. Inoltre la nazione risulta sfinita da una logica parlamentare basata sul compromesso. Il movimento nazionalista è fortemente antidemocratico ed antiparlamentare ed influisce sulla fase finale dell'età giolittiana, poiché spinge Giolitti stesso alla conquista della Libia (1911-12). Tale impresa è sostenuta anche dal Banco di Roma. Si ritiene che Giolitti abbia fatto quest'impresa perché, in

Questo modo, pensava di accontentare la frangia nazionalistica per poi integrarla all'interno del suo sistema. In realtà, secondo gli storici, non fu così. Proprio grazie alla mobilitazione per la guerra libica, i movimenti nazionalistici escono rafforzati e danno vita al movimento che, in seguito, chiede all'Italia di entrare nella Prima Guerra Mondiale.

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Publisher
A.A. 2012-2013
2 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pianeti2002 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Piva Francesco.