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Trasformazioni sociali ed economiche nel periodo post-bellico
C’è da sottolineare però, che oltre a trasformazioni negative, ci furono anche caratteri positivi,come, ad esempio, l’affermazione dei diritti e delle pari dignità delle donne, che a partire dal1917 conquistarono il voto in molti paesi europei. Accanto ad essa troviamo la riduzione, delproblema delle minoranze in Europa orientale e la conquista della terra da parte dei contadini sularga parte del continente. A questo quadro vanno aggiunti il riconoscimento da parte dellostato, nelle società industrializzate, del ruolo dei sindacati nella gestione della forza lavoro e iprogetti di estensione dello stato sociale.Il conflitto lasciò, inoltre, intravedere, sia pure in forma limitata, le potenzialità e le possibilitàdell’intervento regolatore dello stato in campo economico, in un senso del tutto nuovo,dovevano poi nascere le intuizioni del Keynes sul funzionamento dei meccanismi di brevedell’economia, e sullapossibilità di manipolarli da parte dello stato per far fronte alla crisi, sostenere quell'espansione dell'occupazione e dello stato sociale. Ma torniamo agli aspetti negativi delle conseguenze del conflitto. In campo internazionale, il ricorso al termine del mandato faceva solo apparire più ripugnante, il comportamento degli inglesi e francesi che perseveravano nelle loro vecchie pratiche ed allargavano i loro impianti mentre predicavano la libertà dei popoli. Se era vero che il peso quantitativo delle minoranze nazionali era diminuito, la loro posizione nei nuovi stati, che volevano essere a tutti i costi nazionali, risultava spesso peggiorata. Anche la conquista contadina di una terra si presentava sotto forme e con significati diversi. Per esempio nell'impero zarista la rivoluzione agraria del 1917-1918 fu un evento brutale che eliminò non solo tenute signorili e le grandi proprietà moderne, ma anche le aziende contadine meglio gestite. Unadelle modificazioni negative più interessanti stava nelle modificazioni prodotte dalla guerranella struttura e nel comportamento degli stati. La concentrazione sullo sforzo bellico e lanecessità di consolidare le proprie strutture per reggere all'urto del conflitto, provocarono3ovunque un salto nei processi di statizzazione già avvisatisi nei decenni precedenti. Dal punto divista economico, per esempio, la progressiva intensificazione della mobilitazione prodotta dalperdurare del conflitto, generò una presa crescente dello stato sull'economia, producendosignificative mutazioni nel funzionamento di quest'ultima. Molti socialisti, interpretarono laprogressiva estensione del controllo statale sui trasporti, commercio estero ed industrie chiavecome un chiaro segnale del fatto che la guerra stava portando una forte dose di socialismo intutti i paesi belligeranti. Si chiudevano gli occhi di fronte al fatto che incrementodell'occupazione esostegno alla stabilità produttiva erano direttamente legate alla produzione bellica. Il conflitto portò, inoltre, alla formazione di nuovi grandi blocchi neomercantilistici. L'influenza di ideologie neomercantilistiche trovò la sua ultima e forse maggiore manifestazione nel secondo dopoguerra col Comecon, l'organizzazione economica dei paesi del blocco sovietico. Tentativi statali di consolidamento e razionalizzazione si verificarono anche sul piano nazionale ed etnico. Tanto in Polonia quanto nel Baltico, gli occupanti tedeschi ed austro-ungarici incoraggiarono per esempio forme di autogoverno, promuovendo l'uso delle lingue locali e lo sviluppo delle singole culture nazionali attraverso l'istituzione di scuole, gruppi teatrali etc etc. Certo queste occupazioni erano in diretto contrasto con i principi di un'occupazione spesso brutale. Esse quindi finirono con naufragare, ma non si può scordare che nel novembre 1916 tedeschi ed“regolari” sui vari fronti e le operazioni dei “ripulitori di trincee”, fecero della prima guerra mondiale, il principio della seconda. Ci furono gruppi di giovani e di comandanti, più adatti a compiti distruzione di città e monumenti. Negli eserciti regolari essi si riunirono in reparti speciali dai nomi famosi: arditi, Sturmtruppen (truppe d’assalto). Meno noti sono i gruppi speciali creati per la liquidazione dei comunisti o dei gruppi controrivoluzionari, e per la repressione del banditismo contadino o di quello nomade nella Russia Sovietica. Questi gruppi, una volta formatisi, continuarono ad agire e a riprodursi nell’Europa tra le due guerre, diventarono modelli da imitare per i giovani, cresciuti come quelli del primo dopo guerra in Germania, nell’umiliazione della sconfitta. La guerra favorì, inoltre la diffusione delle ideologie soggettivistiche e amorali; i miti e la realtà dell’uomo forte, dell’assalto,
Della violenza risolutrice diventa un patrimonio collettivo; essi trovarono i loro cantori in alcuni dei maggiori poeti e intellettuali europei (ex: Majakovsky). Ciò venne facilitato dal clima di sofferenza psichica generale che contribuì inoltre alla chiusura, nel 1923, della tradizionale valvola di sfogo del malessere e della voglia di evasione, rappresentata per tutto il secolo precedente dalla possibilità di emigrare negli USA. Si fece così più forte il bisogno di credere, la necessità di miti che portò alla nascita di una nuova parareligione dalla costola della parareligione socialista. A livello internazionale la rivoluzione d'ottobre assunse un significato quasi del tutto indipendente dalle vicende sovietiche. Ma la nuova parareligione, pur conservando alcuni tratti della sua parareligione madre, era anche profondamente diversa da essa, per esempio nel ruolo straordinario assegnato alla violenza, fatta oggetto di vero e proprio culto.
4L'arretramento psichico e ideologico era anche testimoniato dal generale diffondersi del mito dell'uomo forte; l'Europa si riempì allora di vozd, padri, duci, Furher. I più impressionanti tra questi capi erano quelli liberi da qualsiasi considerazione morale e da dogmi ideologici. Questa libertà interiore da vincoli morali o ideali aveva bisogno però, per realizzarsi pienamente, di agire in società stremate da guerra e quindi incapaci di opporre, almeno in un primo momento, grande resistenza alle prese dai loro nuovi padroni. Anche quando cercavano il sostegno dei vecchi gruppi dirigenti, questi capi si appoggiavano spesso su nuovi gruppi generati dalla guerra. [in Germania si tratta di ex combattenti ed ex appartenenti a gruppi sociali; in Russia a causa della sua arretratezza zarista, assunse un carattere estremo: attraverso una rapida promozione sociale di persone devote al nuovo stato, la rivoluzione plebea penetrò allora il
Nuovo regime che pure la stava combattendo per riaffermare l'autorità dello stato]. Negli anni successivi, la costruzione dei nuovi stati, specialmente quella dei regimi "totalitari" doveva portare alla creazione di nuove e più vaste burocrazie, la cui comparsa contribuirà a suavolta a rivoluzionare le strutture sociali, e statali, europee. Fu così che le componenti tradizionali dell'Ancien regime ancora vivi alla vigilia del 1914, furono costrette a cercare un nuovo ruolo.
La guerra rivoluzione portò paura e sconforto anche tra i ceti borghesi della vecchia Europa e di queste paure seppero profittare il fascismo e poi il nazismo. Halevy definì il periodo aperto dal primo conflitto mondiale come era delle tirannie.
Prime conseguenze, 1917-1918/1923. Malgrado finisse due volte, con due trattati di pace - il primo firmato a Bret Litovsk, tra gli imperi centrali vittoriosi e le repubbliche socialiste di Ucraina e Russia, e il
secondo diVersailles l'anno successivo – la guerra non terminò con la conclusione delle ostilità; su gran parte della metà orientale del continente di continuò a combattere ancora per qualche anno. In particolare, il crollo dei quattro grandi imperi aveva fatto raggiungere un suo primo culmine a movimenti di popolazione innescati dai processi di modernizzazione e poi accelerati dalla guerra. Ciò scatenava tensioni che spesso si focalizzavano intorno ai centri urbani. Dal crollo erano inoltre nati stati che, pur pretendendo di essere nazionali, erano fatti di mini imperi. Tutti questi paesi si impegnarono a risolvere il problema posto dalle loro minoranze che finirono talvolta col trovarsi in una situazione peggiore di quella garantita dagli imperi. Ciascuno dei nuovi stati aveva inoltre rivendicazioni territoriali giustificate a seconda della convivenza con criteri storici e linguistici; la situazione era più tesa laddove questi stati.Subivano il richiamo di gruppi etnicamente affini viventi negli stati confinanti. Quando giunse il momento, complice anche l'arrendevolezza della Gran Bretagna nei confronti delle rivendicazioni tedesche, molti finirono con lo schierarsi di nuovo con la Germania. Lo fecero malgrado non ne condividessero tutte le politiche, come nel caso della Bulgaria che approfittò delle vittorie di Hitler per riprendersi la Macedonia, ma si opposero alla deportazione dei suoi concittadini di origine ebraica e rifiutò di partecipare alla guerra contro l'Unione Sovietica. Ai margini del Medio Oriente europeo, le nazionalità imperiali sconfitte, russi e tedeschi e anche gli italiani, vincitori che si ritenevano delusi nelle loro ambizioni, furono presto impegnate in tentativi di rigenerazione della loro potenza e che trovavano alimento nelle nuove minoranze costituite da elementi delle antiche "razze signore" costretti a vivere in territori che avevano in passato dominato.
Da essi scaturirono i principali e più aggressivi tra i nuovi regimi che progressivamente coprirono buona parte dell'Europa. Notiamo però subito che, anche se con qualche differenza, questi regimi condividevano alcune caratteristiche comuni.