Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 9
Riassunto esame Storia contemporanea, prof. Di Michele, libro consigliato Storia contemporanea, Donzelli Pag. 1 Riassunto esame Storia contemporanea, prof. Di Michele, libro consigliato Storia contemporanea, Donzelli Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 9.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia contemporanea, prof. Di Michele, libro consigliato Storia contemporanea, Donzelli Pag. 6
1 su 9
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

La presidenza di Kennedy e la crisi dei missili

Presidente Kennedy (1960-63) aveva l'obiettivo di una "nuova frontiera" di crescita a cui l'America doveva guidare l'intera economia mondiale per ancorare le nuove azioni asiatiche e africane all'Occidente. Il contenimento diveniva così globale: lo si perseguiva con nuovi programmi di aiuti per lo sviluppo.

Crisi dei missili: ostili fin dalla rivoluzione cubana, gli USA avevano tentato di isolarla e rovesciarla organizzando un fallito sbarco di esuli anticastristi nel 1961. Castro si era legato sempre più all'URSS, da cui otteneva forniture commerciali e garanzie difensive. I sovietici iniziano a installare nell'isola missili capaci di bombardare gli USA. La crisi scoppia quando Kennedy intima l'URSS di ritirare quei missili e impone un blocco navale intorno all'isola. L'URSS accetta di smantellare i missili in cambio dell'impegno USA a non invadere Cuba e a ritirare alcuni missili della NATO dall'Italia e dalla Turchia.

Urss avvia un programma di riarmo per giungere a una parità con USA e sviluppa degli arsenali nucleari: ognuna delle superpotenze poteva devastare il territorio avversario anche dopo aver subito un attacco nucleare a sorpresa. Nasceva una deterrenza basata sulla capacità di distruzione reciproca assicurata. Dal Washington e Mosca iniziarono a negoziare norme di controllo sulle armi nucleari. Ciò non escludeva comunque una persistente rivalità, in particolare per l'influenza nelle aree del Terzo Mondo. Negli anni di Kennedy e poi di Johnson (1963-68) gli USA elaboravano una vera e propria teoria dello sviluppo che postulava, per ogni paese, un'evoluzione non solo economica ma anche politica, sociale e culturale verso una struttura democratica di tipo occidentale. Questo percorso di modernizzazione avrebbe dovuto dare forza al contenimento globale. Ma per fare questo bisognava contrastare ed eliminare le componenti radicali che potevano guidare le nuove

nazioni versosbocchi diversi. In alcuni paesi ciò fu fatto da regimi nazionali, però in alcune situazioni solo l'intervento usa sembrava capace di garantire la sopravvivenza di regimi filo-occidentali. Fu questo a condurre gli usa alla guerra in Vietnam. L'inefficace e impopolare governo del Vietnam del sud era sfidato, nei primi anni 60, da molte opposizioni e da un forte movimento di guerriglia (Vietcong) sostenuto dal governo comunista del nord Vietnam. Kennedy e Johnson interpretarono l'aspirazione alla riunificazione di un Vietnam indipendente come un disegno d'espansione del comunismo, che avrebbe potuto estendersi a tutto il sud-est asiatico. Essi impegnarono quindi gli usa a difesa del regime del sud. 1964-65 iniziano i bombardamenti nel nord Vietnam e l'uso massiccio di truppe statunitensi del sud. Il successore Nixon (1969-74) prese atto dell'impossibilità politica di perseguire la vittoria e adottò la strategia di

Vietnamizzazione del conflitto, volta a districare gli USA dalla guerra ma a garantire la sopravvivenza del regime anticomunista del sud. Nel 1973 gli USA ritirano le proprie truppe; nel 1975 viene riunificato il paese sotto il governo comunista del nord.

Nei primi anni '70 gli USA erano indeboliti: sconfitta vietnamita; svalutazione del dollaro dovuta anche a spese belliche; Europa e Giappone forti concorrenti; rialzo del prezzo del petrolio. Anche l'URSS, con un modello economico incentrato sull'industria pesante, era scarsamente capace di innovazione; il dissidio con la Cina era divenuto aperta ostilità; al di fuori dei suoi confini tradizionali, l'influenza sovietica si rivelava flebile.

Le due superpotenze inaugurarono nel 1972 una breve stagione di collaborazione che non eliminava la rivalità ma tentava di contenerla con accordi sugli armamenti che ponevano un tetto al tipo e al numero di missili dispiegati. Alcuni accordi commerciali aprivano la strada a scambi. Accordi di Helsinki 1975.

Delineano una prospettiva di potenziale cooperazione per la sicurezza ma la rivalità nelle aree extraeuropee non viene regolamentata. Sarà quest'area lasciata scoperta dagli accordi a riaccendere alla fine degli anni 70 una nuova stagione di antagonismo.

Fine del bipolarismo. Alcuni studiosi propongono di riferire il termine guerra fredda al periodo 1947-63 perché nei decenni successivi il sistema bipolare perse l'intensa bellicosità.

Alla fine del bipolarismo si giunge tra il 1989 e 1991, non tanto per la "vittoria" degli USA sull'URSS, quanto per la globalizzazione di un'economia di mercato dinamica proprio in zone cruciali di quello che fino ad allora era il sottosviluppo.

L'Italia repubblicana. Dopoguerra. L'Italia alla Liberazione (15/4/45) era segnata da gravi distruzioni nell'economia, nel territorio, nella rete delle comunicazioni e nei centri urbani, ma ancora di più da lacerazioni attinenti ai quadri mentali.

e alle culture. La produzione industriale era ridotta a meno della metà di quella del '38, redditi stravolti dall'inflazione e disoccupazione. Il primo governo successivo al 25/4/45 fu presieduto da Parri, che era stato il dirigente più prestigioso della Resistenza, ed era composto da 6 partiti del Cln: partito comunista (Togliatti), partito socialista (tra cui Nenni), partito d'azione (tra cui Parri), democrazia cristiana (De Gasperi), partito liberale (tra cui Benedetto Croce), democrazia del lavoro (tra cui Bonomi). La prima tappa importante della democrazia fu quella del 2/6/46: gli italiani vennero chiamati a scegliere con un referendum la forma istituzionale del nuovo stato (monarchia o repubblica) e ad eleggere l'Assemblea costituente incaricata di redigere la costituzione (per la prima volta con suffragio universale, cioè con partecipazione al voto anche delle donne). Il referendum vide prevalere la repubblica 54% contro 46%: scelta monarchica.però largamente maggioritaria al sud, che aveva conosciuto la Resistenza marginalmente. La Carta costituzionale venne redatta in un anno e mezzo ed entrò in vigore il 1° gennaio 1948: disegnava una repubblica parlamentare con forte ruolo dei partiti; principi innovativi non solo relativi a democrazia, pluralismo, uguaglianza ma anche solidarietà e giustizia sociale, tutela della persona, dell'ambiente e del lavoro. Per molti anni democrazia congelata: Corte costituzionale non iniziò la sua attività prima del 1956 e solo allora iniziarono ad essere aboliti codici e leggi del periodo fascista. Molto tardiva anche parità uomo donna: es. solo dal '63 le donne potranno accedere a pubblici uffici da cui erano escluse. Questo ha avuto conseguenze di rilievo, soprattutto sulla costruzione di un'identità collettiva dopo la catastrofe in cui il fascismo aveva trascinato il paese. Il cemento ideale di un'identità collettiva potevaessere fornito da alcuni valori fondanti dell'antifascismo, ma le divisioni indotte dal clima della guerra fredda hanno contribuito a impedire che questo processo avesse corso, favorendo l'affermarsi di modelli contrapposti di identità. Questo clima favoriva inoltre, nella lotta al comunismo, la permanenza di leggi, apparati dello stato e culture del ventennio fascista. Questi elementi di continuità con il passato contribuirono a limitare gli aspetti di novità (l'affermarsi del pluralismo politico e il delinearsi di un sistema dei partiti incentrato sui grandi partiti di massa). Le divisioni che la guerra fredda innescò nel paese vennero rese più profonde dall'influenza della chiesa sulla società italiana e sul sistema politico e risultarono accentuate dalle elezioni politiche che si svolsero il 18/4/48. esse sancirono una netta affermazione della Democrazia cristiana, che ottenne la maggioranza dei seggi. Iniziò da quelle.elezioni una formula di governo, il centrismo, basata sulla DC e sull'alleanza che essa strinse con i partiti liberale, socialdemocratico e repubblicano. Il 14 luglio paese conosce un momento di forte tensione: leader del partito comunista Togliatti viene gravemente ferito da estremista di destra. La maggioranza socialista e comunista accusò il governo di aver creato nel paese un clima favorevole allo scatenarsi di violenze antidemocratiche e proclamò uno sciopero generale. Il ministro dell'interno Scelba accusò le sinistre di aver posto in atto un tentativo insurrezionale, mentre uscirono dalla Cgil la componente sindacale cattolica (che crea la cisl), quella socialdemocratica e quella repubblicana (che creano la Uil). Accanto alla dc c'erano le associazioni di lavoratori cattolici (le Acli) e la Cisl. Nelle campagne fu decisivo il ruolo della Federazione nazionale dei coltivatori diretti, fondata nel 1944 da Bonomi. Alla formazione delladc dette inoltre uncome ricostruzione sociale e politica. In questo contesto, l'apporto dell'attivismo sociale e culturale cattolico, soprattutto dell'Azione Cattolica, è stato di fondamentale importanza. Contrapposta alla politica della Democrazia Cristiana, si è sviluppata la politica della sinistra. All'interno di questa, il partito che ha raccolto il maggior numero di voti non è stato più il Partito Socialista, come accaduto nelle elezioni della Costituente, ma il Partito Comunista, creato da Togliatti nel 1921. La centralità dei partiti di massa ha lasciato in ombra il ruolo dei raggruppamenti minori. Poco dopo le elezioni per la Costituente, si è sciolto il Partito d'Azione, che aveva dato un importante contributo alla resistenza ma aveva ricevuto pochi consensi elettorali. All'estrema destra, alla fine del 1946, è nato il Movimento Sociale Italiano, che si richiamava esplicitamente al fascismo e alla Repubblica Sociale di Salò. La ricostruzione è stata un periodo caratterizzato anche da conflitti sociali.anche come rinnovamento dei valori e dell'identità nazionale. Grande stagione della letteratura e soprattutto del cinema neorealista. A richiamare l'attenzione sul mezzogiorno come problema nazionale contribuiscono alcuni testi importanti. Nella breve fase dei governi di unità antifascista le forze conservatrici avevano impedito l'attuazione di alcune misure innovatrici, es. imposta progressiva sul patrimonio. 1947 sinistre estromesse dal governo e politica liberista. Ma modello liberista ebbe conseguenze negative: provocò crisi nel settore delle piccole e medie imprese, la riduzione di investimenti e consumi e dell'occupazione. Ci fu in generale un peggioramento complessivo delle condizioni di vita e di lavoro della classe operaia. Il ministro dell'interno Scelba attiva gli apparati dello stato in funzione anticomunista e coordina una vasta azione di repressione nei confronti delle agitazioni operaie e contadine. Occupazioni dei terreni dellatifondo meridionale favorite dal 1944 dai decreti emanati dal ministro dell'agricoltura Gullo: prevedevano l'assegnazione a cooperative di contadini dei terreni agricoli lasciati incolti dai proprietari, ma la resistenza degli agrari e delle forze politiche conservatrici ne limitò l'attuazione.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
9 pagine
6 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher deboraccah di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Di Michele Andrea.