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Sociologia delle organizzazioni - Bonazzi - cap. 5
Gli approcci soft (morbidi) alle organizzazioni vanno da un poloculturalista/oggettivista (approccio rappresentato da Schein) fino ad un polocognitivista/soggettivista (rappresentato da Weick) con varie posizioni intermedie (Kunda). Gli approcci morbidi privilegiano gli aspetti culturali, simbolici, riflessivi e i processi di conferimento di senso che i soggetti mettono in atto interagendo con le organizzazioni. Questi approcci, che sono fioriti nella seconda metà degli anni settanta si devono: al fatto che le organizzazioni sono col tempo passate a strumenti di controllo più raffinati, di natura normativa, basati sull'interiorizzazione da parte dei dipendenti di norme e valori delle organizzazioni (tralasciando la prospettiva di premi e sanzioni); all'insoddisfazione che gli approcci hard hanno generato. Si trattava di approcci di tipo contingentista che partivano da una ipotizzata connessione tra il
grado di turbolenza e lastruttura ottimale di una organizzazione. Le sfide agli approcci contingentisti riguardano i le seguenti considerazioni: (1) le sceltedelle imprese non discendono dalle loro caratteristiche strutturali (bisogna consideraremargini di discrezionalità dovuti a fattori soggettivi come convinzioni, orientamentimanageriali, stili di leadership) [Si ha dunque un primato della cultura come oggetto distudio rispetto agli aspetti strutturali. L’organizzazione non ha, ma è una cultura]; (2)imprese operanti in analoghi settori, di analoga ampiezza e con strutture simili rivelanodiverse atmosfere interne, motivazioni a partecipare, prestazioni (dunque: culturainterna). Va anche tenuto presente il successo che negli anni settanta riscossero metodi di ricercaqualitativa come i case studies, l’osservazione partecipante, l’etnografia, la ricostruzionedegli eventi significativi nella storia delle organizzazioni. Gli approcci che vedremo sipossonoinoltre collocare lungo un asse che va da quelli oggettivisti/culturalisti, che intendono la cultura dell'organizzazione come un deposito di esperienze che si accumulano nel tempo, a quelli soggettivisti/interpretativi, che partono dal presupposto che la realtà esterna sia soltanto una construzione sociale ad opera dei soggetti e della loro opera di conferimento di senso alla propria esperienza. Vedremo Schein, con la sua versione più oggettiva del culturalismo, Kunda, che si aprono ad una riflessione più soggettivistica e Weick, esponente di un soggettivismo più radicale. Antecedenti della cultura organizzativa: (1) assunti sulla natura umana, sul valore del lavoro e dell'azione organizzativa per i suoi membri e per la società (anche Taylor); (2) importanza dell'informale, del morale e delle norme individuali (Majo); (3) il circolo tra formale ed informale (Barnard). A quali livelli incide la cultura? Società e nazioni; a livelloregionale e locale (nord e sud); settori industriali e sociali (industrie, scuole, ospedali); singole culture organizzative e d'impresa; sottoculture funzionali a livello organizzativo (culture tecniche o manageriali); gruppi sociali all'interno dell'organizzazione (cricche, squadra di calcetto, gruppi etnici, terroni); culture professionali (ufficiali medici o ufficiali esperti d'arma).
La tesi fondamentale dell'americano Edgar Schein [1985] è che studiare un'organizzazione equivale a studiare la sua cultura. La cultura è l'insieme coerente di assunti fondamentali che un dato gruppo ha inventato, scoperto o sviluppato imparando ad affrontare i suoi problemi di adattamento esterno (obiettivi, strategie, mezzi per realizzare gli obiettivi e valutazione delle prestazioni) e di integrazione interna.