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CAPITOLO 6: LA DISABILITA' MOTORIA
In Italia esistono 1.100.000 persone con disabilità fisica, ovvero aventi un disturbo motorio.
Gli aspetti principali che caratterizzano la disabilità motoria sono disturbi a livello del tono
muscolare, della postura o del movimento.
A differenza della disabilità mentale, la disabilità motoria non lascia spazio a interpretazioni
circa la sua presenza o meno nell'individuo, dato che si manifesta in maniera evidente.
Il concetto di handicap, assegnato ad una persona, varia a seconda del contesto sociale: una
persona con un dito rotto può non essere considerata portatore di handicap dalla comunità, ma
può invece essere considerata tale se essa, nel contesto musicale, è un pianista.
Anche la disabilità motoria è spesso accompagnata da altri disturbi: la disabilità motoria, nella
fase di sviluppo di una persona, potrebbe portarla ad avere difficoltà sul piano affettivo-
relazionale e questo influenzerà negativamente il piano degli apprendimenti (non in tutti i casi).
Lo sviluppo cognitivo e quello motorio non sono dipendenti l'uno dall'altro: infatti non è lecito
pensare che chi possiede difetti nella motricità, non possa raggiungere i vertici della maturità
cognitiva (esistono infatti persone disabili ma con QI altissimi, come esistono talenti sportivi con
discutibili facoltà intellettive).
Un bambino, possedendo condizioni socio-ambientali, affettive e di salute psicofisica ottimali ha
molte più probabilità di crescere in perfetta armonia con gli altri, compiendo un percorso
formativo ideale, mentre non sarà cosi semplice per un bambino che non possiede queste
condizioni.
I bambini che possiedono un elevato quoziente intellettivo (QI) hanno uno sviluppo motorio più
rapido rispetto a coetanei avente un QI nella media. Possedere un QI elevato, infatti, permette
uno stimolo più forte nell'intenzionalità, nella motivazione all'azione, all'esplorazione, alla
scoperta degli spazi circostanti e quindi a conoscere.
Un altro elemento di elevata importanza è il modo in cui vengono etichettati le persone portatrici
di handicap: spesso infatti persone aventi un determinato handicap vengono prese come
persone completamente handicappate (una persona avente un handicap, caratterizzato da
movimenti rapidi involontari anche nella mimica facciale e con spiccata difficoltà nel linguaggio,
viene etichettata anche come disabile cognitivo, nonostante essa non lo sia!)
1. I disturbi minori del movimento
Essi sono disturbi motori che non vengono classificati come veri e propri handicap, ma che
influenzano e disturbano la fluidità e l'armonia motoria in un individuo.
Essi sono la Goffaggine, la Maldestrezza e l'Instabilità psicomotoria.
Per etichettare una persona come portatore di disturbi minori del movimento, occorre analizzare
prima il contesto nel quale viene etichettata: un neonato non può essere individuato come
maldestro se non sa compiere un movimento di coordinazione bimanuale, come non può
essere considerato un calciatore maldestro se sbaglia clamorosamente un rigore alla finale del
mondiale o, ancora, un ragazzo in fase di sviluppo.
- Maldestrezza: abituale imperfezione dei movimenti, ovvero disturbo coordinativo durante
azioni che richiedono coordinazione, ovvero una difficoltà nella modulazione adeguata di
movimenti che richiedono simultaneità di esecuzione nello spazio e nel tempo
- Goffaggine: incertezza prassica nel tono muscolare il quale, non essendo adeguatamente
regolato, condiziona negativamente la fluidità del movimento, producendo azioni poco precise.
- Instabilità Psicomotoria: disturbo dell'intelligenza percettivo motoria, ossia difficoltà
nell'assunzione di informazioni percettive che comportano azioni inadeguate nell'ambiente.
Avendo una difficoltà nel percepire le informazioni necessarie per modulare le risposte motorie
da mettere in atto, persone aventi questo disturbo spesso manifestano atteggiamenti
caratteristici della maldestrezza e della goffaggine.
2. Le Paralisi Cerebrali Infantili (PCI)
Una delle principali cause della disabilità motoria è la Paralisi Cerebrale Infantile (PCI) che
provocano permanenti, ma non immodificabili, posture e movimenti del corpo dovuta ad
alterazioni della funzione cerebrale per cause pre-peri-postnatali avvenute prima che si completi
lo sviluppo del sistema nervoso centrale.
- PCI Prenatali (entro 28°Settimana di gestazione): Sono causati principalmente dall'anossia
cerebrale, ovvero mancanza di ossigeno alle cellule cerebrali che muoiono dopo pochi minuti.
- PCI Perinatali (28°Sett.→10°Giorno di vita): sono conseguenti all'anossia, provocando
emorragie e necrosi a livello encefalico, oppure provocati da asfissia, ossia l'impossibilità di
scambiare aria a livello polmonare determinata a causa d'inalazione di liquido amniotico.
- PCI Postnatali (entro 2°Anno di vita): sono dovuti a processi infiammatori di meningi e
dell'encefalo o a causa di lesioni cerebrali traumatiche.
L'approccio che bisogna avere con un bambino affetto da PCI deve considerare una serie di
aspetti valutativi molto complessi e necessari che comprendono:
- L'aspetto neurologico: fin dai primi giorni di vita, se si riscontrano evidenze dal punto di vista
del tono, della postura o del movimento non conformi con i movimenti tipici dei neonati, è
possibile stilare un quadro clinico di riferimento che permette di delineare il tipo di
compromissione e intervenire tempestivamente in un intervento riabilitativo.
- La funzionalità cognitiva, misurabile grazie a diverse scale di misura, a seconda dell'età.
- L'ambiente, - La relazione.
2.1 – Le classificazioni
L'eterogeneità delle cause e delle sfaccettature che caratterizzano le varie PCI le differenziano
in categorie, in rapporto al tipo di disturbo motorio, alle forme cliniche e ai sintomi
associati.
A. Classificazione in base al tipo di disturbo motorio (7 tipologie)
- Forme Spastiche (piramidali): Disturbo del sistema senso-motorio caratterizzato da un
patologico aumento del tono muscolare, spasmi muscolari dolorosi e serie di contrazioni e
rilassamenti incontrollati dei muscoli affetti da questo tipo di PCI
- Forme Atetosiche: Disturbo del movimento intenzionale caratterizzato dalla presenza di
alterazioni ipercinetiche (tranne durante il sonno) e sequenze di esecuzione lente.
Le zone soggette a questo tipo di PCI sono il volto e le parti distali del corpo.
Inoltre, si manifesta la compromissione della muscolatura mimica e respiratoria e degli organi
di fonazione, incidendo sul linguaggio e sulla respirazione.
- Forme Atassiche: Deficit globale nella coordinazione, equilibrio e movimento volontario.
Conseguenza di tale compromissione sono la dismetria, che non permette al bambino un
adeguato processo coordinativo e l'atassia del tronco, che lo costringe a compiere ampie
oscillazioni durante la deambulazione. Vi sono due forme di Atassia: Diplegia Atassica
(spasticità arti inferiori e atassia arti superiori) e Atassia Congenita (nessun arto spastico).
- Forme Rigide: Ipertonia Spastica (ovvero resistenza sia dei muscoli agonisti sia di quelli
antagonisti), che interessa tutti i segmenti prossimali e distali del soggetto, limitandolo
nell'esecuzione di molte attività manuali e coordinative quotidiane e nei compiti autonomi
- Forme con Tremore: Tremori diffusi soprattutto nei segmenti distali e nelle mani.
- Forma Atonica: Drastica riduzione del tono muscolare con la conseguente difficoltà nelle
normali attività di autonomia personale.
- Forme Miste: caratterizzate dal manifestarsi di una o più delle categorie precedenti.
B. Classificazione in base alle forme cliniche
Tale classificazione è in relazione alla distribuzione topografica del disturbo motorio
- Monoplegia: Perdita della mobilità volontaria di un arto
- Paraplegia: Alterazione di forza e motilità spontanea di entrambi gli arti inferiori
- Emiplegia: Compromissione di tono e movimento dell'emilato corporeo opposto all'emisoma
cerebrale colpito. Le alterazioni sono di tipo spastico e riguardano prevalentemente l'arto
superiore che potrebbero causare seri problemi scoliolitici.
- Tetraplegia: La più frequente/più grave delle forme di PCI. Compromette di tutti i 4 gli arti
con gravi lesioni alla struttura muscolo-scheletrica, che possono limitare la funzionalità
respiratoria.
- Doppia Emiplegia: Disturbo del tono e del movimento volontario dei due emilati corporei,
con forme invalidanti, diverse da lato a lato che rendono difficoltoso il mantenimento delle
postura.
C. Sintomi associati al disturbo motorio (6 tipologie)
- Turbe Sensitive: A livello della sensibilità generale, facendo fatica a capire in che posizione
si trovano gli arti o la fatica localizzazione del corpo nello spazio
- Turbe Sensoriali: Prevedono limitazioni a livello sensoriale, come problemi alla vista
(50% casi) e problemi all'udito (30% casi).
- Disturbi del Linguaggio: Disartria, disturbo che causa difficoltà ad articolare ed emettere i
suoni. Può essere spastica o distonica (entrambe comportano un eloquio incomprensibile)
oppure atassica (che comporta un'eloquio lento, scandito)
- L'epilessia: Manifestazioni convulsive di carattere parziale (sconosciuta la causa
scatenante).
- Disturbi Psichici e Psicomotori: Il 50% dei soggetti presenta un QI inferiore a 70 (ritardo
mentale), l'altro 50% non è soggetto a limitazioni cognitive. Causano disturbi a livello
coordinativo come disprassie (difficoltà a correre, abbottonarsi i vestiti).
A livello senso-percettivo si ha una riduzione funzionale degli apparati muscolo scheletrici che
non permettono di ricevere elaborare e far agire il proprio corpo.
- Disturbi del Carattere: Si verificano a causa del passato traumatico del soggetto,
caratterizzato da ospedali ed interventi chirurgici. Può provocare comportamenti di rifiuto,
negazione della malattia e collera oppure in atteggiamenti di rassegnazione e depressione.
Conclusione: è impossibile fornire un modello d'intervento generale, ma è opportuno attuare
un riconoscimento con intervento precoce, in cui si tiene conto delle valutazioni iniziali per
attuare un processo sistematico che coinvolge le realtà che ruotano attorno al bimbo.
CAPITOLO 7 – L'AUTISMO
L'autismo è definito come un disturbo pervasivo dello sviluppo caratterizzato da difficoltà
qualitative in 3 dimensioni: Interazione sociale, Comunicazione, Repertorio comportamentale.
L'autismo si manifesta nei primi 3 anni di vita e rappresenta una disabilità permanente, le cui
manifestazioni possono variare nel tempo. Tale sindrome si contraddistingue per la diversa
interpretazione e