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ICF
L’ICF (1999) si pone in continuità con le classificazioni precedenti, rovesciando la prospettiva di
analisi: non viene considerata la menomazione, ma la salute, e le potenzialità dell'individuo e le sue
eventuali disabilità in relazione all'attività e alla partecipazione.
In questo modo si pongono le premesse per individuare compiutamente i bisogni e superare fino al
possibile i limiti all'attività e le restrizioni alla partecipazione.
Organizzazione dell’ICF
L’ICF è organizzato in due parti. La prima è formata dalle seguenti componenti:
- Funzioni corporee: sono le funzioni fisiologiche dei sistemi corporei incluse quelle
psicologiche;
- Strutture corporee: sono parti anatomiche del corpo come organi, arti e loro componenti;
- Attività e partecipazione: per attività si intende l'esecuzione di un compito o di un'azione da
parte di un individuo; per partecipazione si intende il coinvolgimento di un individuo in una
situazione di vita.
La seconda, invece, prevede:
- Fattori ambientali: sono caratteristiche del mondo fisico, sociale e degli atteggiamenti, che
possono avere impatto sulle prestazioni di un individuo in un determinato contesto;
- Fattori personali: attualmente non sono classificati nell’ICF.
Esempio: la classificazione b11420, viene inserita nella seguente gerarchia di livelli: b > strutture
corporee; b1> funzioni mentali; b11 > funzioni mentali globali; b114 > funzioni dell’orientamento; b1142
> orientamento alla persona; b11420 > orientamento a sé stessi.
Il documento ICF copre tutti gli aspetti della salute umana, raggruppandoli nel dominio della salute e in
quelli a essa collegati.
Qualificatori
Si consideri che l’ICF non riguarda solo le persone con disabilità, ma è applicabile a ogni persona,
dove vi sia la necessità di valutarne lo stato di salute.
I codici ICF richiedono l'uso di uno o più qualificatori, i quali denotano l'entità del livello di salute o la
gravità del problema in questione.
Dall’ICF all’ICF-CY
L’ICF-CY cerca di rispondere alle esigenze connesse alla classificazione delle condizioni di salute e
delle manifestazioni di disabilità di bambini e adolescenti.
L'impianto dell’ICF-CY deriva dall’ICF e prevede modifiche e ampliamenti che riguardano alcuni codici
e qualificatori, per consentire una migliore inclusione di aspetti legati allo sviluppo in età evolutiva.
L'istruzione nell’ICF-CY è arricchita da ulteriori aspetti ritenuti importanti in funzione dello sviluppo,
quali: se è come il bambino o l'adolescente accede a un programma di istruzione scolastica; se e come
progredisce da un livello a quello successivo; se arriva a conclusione di un programma di istruzione….
Allo stesso modo, una rilevante attenzione viene dedicata all'area ludica in termini di impegno e
coinvolgimento nel gioco.
Altro elemento interessante è il campo delle tecnologie, descritte come “ogni prodotto, strumento,
apparecchiatura o tecnologia adattati o progettati apposta per migliorare il funzionamento di una
persona”.
Attraverso questo strumento non si ottengono diagnosi cliniche, ma dei profili di funzionamento, in
quanto lo scopo è descrivere la natura e la gravità delle limitazioni del funzionamento e i fattori
ambientali che influiscono su di esso.
ICF, ICF-CY e didattica speciale
Vanno considerati tre punti principali:
- Il cambio di prospettiva, con il passaggio da una visione prettamente eziologica a una
improntata sul concetto positivo di attività e partecipazione;
- La grande attenzione che viene riservata ai fattori contestuali e ambientali;
- Il ruolo paritetico che viene riconosciuto agli interventi clinici, i quali dovranno
necessariamente integrarsi e uscire dalle arbitrarie demarcazioni.
L’ICF e l’ICF-CY non richiedono di indicare le cause della menomazione o della disabilità, ma solo di
specificarne gli effetti, a partire da una valutazione positiva del funzionamento per indicare se e
quanto ciascun soggetto se ne discosta. Questo porta all’abbandono dei termini con una
connotazione negativa a favore di altri che contengono una prospettiva più favorevole.
Il distacco della misurazione dei deficit dalla menomazione rende inevitabile l'utilizzo del gradiente di
gravità sempre più centrato sulla disabilità, piuttosto che sulla menomazione. Appare evidente che a
parità di menomazioni ci potranno essere livelli di gravità anche molto differenti.
Viene superato il modello di riferimento che tendeva a enfatizzare in maniera preponderante la
dimensione biomedica, per preferire l’assegnazione di un ruolo anche alle componenti psicosociali.
L'impostazione ICF enfatizza l'esigenza di non individuare soltanto gli elementi di rilevanza clinica
connessi al deficit, ma di conoscere la persona, con l'attenzione rivolta in maniera particolare alle sue
potenzialità e alle sue risorse. Di conseguenza, se l'analisi delle condizioni correlate alla salute
scaturisce dal rapporto sistemico individuo-ambiente, allora il compito di valutarle non può essere
assegnato solo alla professionalità sanitaria, ma deve coinvolgere un insieme di punti di vista, tra cui
quello della famiglia, della scuola, dell'extra-scuola e, se possibile, quello dell'individuo stesso.
Il mancato coinvolgimento del personale educativo e della famiglia nella redazione di questo
momento iniziale rappresentato dalla DF ha determinato ripercussioni negative. Innanzitutto,
l'attenzione è stata focalizzata eccessivamente su quanto il bambino non sa fare, piuttosto che sulle
abilità possedute o potenziali, con un approccio essenzialmente medico e poco educativo. Oltre ciò,
si è registrata una mancanza di dialogo tra la componente clinico-riabilitativa, quella pedagogica e
la famiglia, con nefasta incidenza su tutto il successivo processo inclusivo.
Il forte richiamo a un’impostazione interdisciplinare e multidisciplinare della valutazione ha portato
all'approvazione di una disposizione, la quale prevede che il profilo di funzionamento, redatto
secondo i criteri del modello ICF, sostituisca la DF e il PDF.
L'attenzione deve allargarsi e considerare sempre la ricaduta che l'acquisizione di queste
competenze ha avuto nel miglioramento dell'attività e della partecipazione dell'individuo; in altre
parole, si è registrata una riduzione della disabilità, un ampliamento dei processi inclusivi e un
miglioramento della qualità della vita. Questo cambio di prospettiva dovrà portare a individuare sistemi
di valutazione integrata e non settoriale, in grado di verificare i cambiamenti nello stile di vita delle
persone.
Nell'analisi dello sviluppo cognitivo non va considerata solo la situazione rilevabile dai test (la
situazione attuale), in quanto le effettive capacità di un individuo possono emergere soltanto nel
momento in cui si instaura un rapporto interattivo tra lui e l'ambiente umano. Il modello proposto da
Vygotskij costituisce il fondamento su cui poggia l'impianto proposto dall’ICF, in quanto sottolinea
come l'apprendimento sia un processo socio-educativo, che richiede la compresenza di più figure.
Capitolo 4 – Verso il curricolo per l'inclusione
La logica dell'inclusione prevede che gli allievi con bisogni particolari non siano chiamati a inserirsi e
adattarsi in un contesto di scuola pensato per chi appare come tipico. Al contrario, l'orientamento deve
essere quello di costruire contesti in grado di accogliere tutti e consentire a ognuno di avere le migliori
opportunità per raggiungere il successo formativo.
A questo livello si possono percorrere due strade.
1. Prevede di costruire un programma per la classe, da modificare poi in maniera più o meno
consistente per coloro che non riescono a seguirlo compiutamente. La finalità è quella di
adattare il curricolo ai bisogni speciali dei singoli allievi;
2. Si pone come obiettivo quello di progettare i curricoli didattici per affrontare le differenze
individuali. È la logica sviluppata all'interno dell'approccio UDL. L'obiettivo perseguito è quello
di trasferire i principi della progettazione per tutti dal piano architettonico a quello
dell'istruzione, attraverso un'azione centrata sui programmi di studio, i quali, se troppo rigidi,
vengono a costituire un ostacolo per la promozione di una prospettiva inclusiva. Infatti, nel
momento in cui i curricoli didattici sono progettati per soddisfare i bisogni di un’immaginaria
media, non tengono conto della reale variabilità degli studenti.
Questo non significa che l'adozione della seconda strada faccia venire meno l'esigenza di
programmazioni individualizzate per gli allievi con bisogni particolari. Progettare un curricolo
flessibile offre più opportunità a ogni allievo di una classe di sentirsi accolto e stimolato. Prima di
costruire programmi speciali è necessario lavorare per modificare il curricolo comune, ampliandolo
e differenziandolo dal punto di vista didattico, così che possa accogliere le esigenze del più ampio
numero di allievi possibile. Le esigenze particolari continuano a esistere, ma la classe diventa sempre
più un ambiente nel quale sono considerate le caratteristiche particolari di ognuno.
Un cenno di richiamo: il curricolo, questo necessario
Quando si parla di curricolo didattico ci si riferisce all'itinerario formativo indirizzato ai campi di
esperienza o alle discipline, che viene considerato sia sotto il profilo dei contenuti formativi (il
programma), che sotto quello della sua organizzazione didattica (la programmazione).
Il riferimento normativo di fondo della prospettiva curricolare è rappresentato dalle disposizioni
sull'autonomia delle istituzioni scolastiche e, in particolare, dall'articolo 8 del regolamento
sull'autonomia, il quale prevede che le istituzioni scolastiche determinino, nel POF, “il curricolo
obbligatorio per i propri alunni in modo da integrare la quota definita a livello nazionale con la quota
loro riservata che comprende le discipline e le attività da esse liberamente scelte”.
Il concetto di curricolo, quindi, tende a porre sullo stesso piano i contenuti e i processi
dell'apprendere. Rappresenta il dispositivo didattico di riferimento per una scuola che voglia essere
sempre più inclusiva. L'orientamento UDL offre un supporto prezioso al fine di promuovere
un'organizzazione della didattica aperta e flessibile, capace di considerare le caratteristiche
diversificate degli allievi e di perseguire, per tutti e per ciascuno, il successo formativo. Si può parlare
di successo formativo per un allievo se egli è riuscito a valorizzare in