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PROGETTO RIEDUCATIVO-RIABILITATIVO

Primo passo: ASSESSMENT e STRUMENTI UTILIZZATI  Riconoscendo i

processi (funzioni) compromessi che sono alla base dei sintomi di IPERATTIVITA’

e DISATTENZIONE, si può attuare un percorso RIABILITATIVO ed EDUCATIVO,

volto a potenziare queste funzioni. Il primo passo di questo processo è quello

dell’assessment, volto ad evidenziare i deficit del soggetto, le abilità

residue e quelle emergenti. Lungo questo percorso si possono utilizzare degli

strumenti come:

Rating SCALE COMPORTAMENTALI: è uno strumento che permette di

• rilevare rapidamente le difficoltà mostrate dall’allievo, basandosi su

valutazione di comportamenti quotidiani messi in atto dal

bambino (svolgere compiti a casa, rimettere in ordine la camera,ecc). Tali

valutazioni vengono espresse generalmente da adulti che conoscono il

bambino in maniera approfondita (genitori,insegnanti).

Osservazione SISTEMATICA DELC OMPORTAMENTO: si basa

• sul’osservazione dei comportamenti messi in atto dal bambino e sul

numero di volte che vengono eseguiti durante la giornata, permettendo

di approfondire in maniera più specifica le aree compromesse

(iperattività,impulsività,disattenzione: vedi schema pag.189).

COLLOQUIO: il colloquio può avvenire con il bambino o con i genitori.

• Nel caso del bambino, l’attendibilità del colloquio diminuisce se l’età

cronologica è inferiore a 10-12 anni, in quanto il livello di

autoconsapevolezza è ridotto. Più utile è il colloquio con i genitori al fine

di valutare la frequenza,l’età d’insorgenza, la cronicità dei

comportamenti giudicati disfunzionali e in che situazioni queste disturbi

amplificano la loro intensità.

TEST INTELLETTIVI: sono strumenti che permettono di verificare la

• presenza o meno di un deficit INTELLETTIVO generalizzato e

misurare le abilità ATTENTIVE attraverso sub test, una prestazione

deficitaria in tal senso potrebbe essere indicatore di un disturbo ADHD

anche se il QI globale è nella norma.

Secondo passo: INTERVENTO  il passo successivo sarà quindi quello di

creare un intervento educativo personalizzato in base alle esigenze del

soggetto. Le molteplici problematiche cognitive e comportamentali che si

rintracciano nel bambino iperattivo, hanno portato alla progettazione di

interventi multidimensionali, che prendono in considerazione 5 dimensioni

fondamentali:

Strutturazione del contesto e delle attività: strutturare lo spazio e

• le attività in base alle esigenze del bambino iperattivo (banchi a ferro di

cavallo x supervisionare il bambino)

Contratti educativi: proporre consistenti RINFORZI nel momento in cui

• il bambino attua il comportamento desiderato e perdita degli stessi

quando invece emette comportamenti disturbanti.

Training su specifiche abilità: esercizi di potenziamento delle abilità

• compromesse nel disturbo ADHD (attenzione, memoria di lavoro,

pianificazione,ecc)

Training di abilità sociali: esercizi di potenziamento delle condotte

• interpersonale (comportamenti iperattivi determinano l’isolamento

sociale con gravi ripercussioni sull’apprendimento).

Training metacognitivi: con questo training si va a potenziare le

• capacità del bambino di osservare,regolare e rinforzare in maniera

autonoma il proprio comportamento, con l’obiettivo finale di raggiungere

un controllo comportamentale

Esempio di programma pag.192

CAP.10

I PROBLEMI DI COMPORTAMENTO

Bambini con problemi comportamentali, rappresentano la categoria con

maggiori preoccupazioni, in seguito alle ricadute che ne scaturiscono,

riguardanti l’APPRENDIMENTO, il BENESSERE SOCIO-EMOZIONALE e la loro

SICUREZZA FISICA.

L’ambito dei problemi comportamentali si presenta molto complesso e vario

non permettendo di adottare un intervento educativo univoco, in quanto:

un comportamento aggressivo può manifestarsi in diverse forme.

• condotte comportamentali problematiche possono variare con l’età

• (esemp. il comportamento oppositivo nella prima infanzia, può evolversi

in un comportamento aggressivo nell’adolescenza)

un comportamento aggressivo può essere una conseguenza di un

• disturbo psichiatrico (esemp. condotta aggressiva derivante da

sindrome ansiosa-depressiva)

le condotte aggressive vengono studiate da ambiti diversi (psicologia,

• sociologia, pedagogia, psichiatrica,ecc) sotto ottiche diverse, di

conseguenza eventi rilevati x una determinata ottica possono essere privi

di significato x un’altra.

Considerando questa pluralità di aspetti (e dimensioni), un ambito così

complesso, deve essere approcciato con un intervento educativo

multidisciplinare e multidimensionale.

Difficoltà nel definire un COMPORTAMENTO AGGRESSIVO  in seguito ai

diversi ambiti che si sono interessati a tale problematica, è difficile proporre

una definizione che metta d’accordo i molteplici capi di indagine, in quanto a

seconda delle prospettive la CONDOTTA PROBLEMATICA può assumere valenze

diverse.

È possibile però dare una definizione sostanziale che permetta di individuare un

COMPORTAMENTO AGGRESSIVO e che consiste:

un qualsiasi ATTO osservabile emesso INTENZIONALMENTE x arrecare

DANNO a persone, animali o cose.

I 3 elementi fondamentali di questa definizione sono:

ATTO MOTORIO/VERBALE: il comportamento aggressivo si presenta in

• sostanza come atti motori e verbali, mentre non possono essere

considerate forme di aggressività il semplice fatto di avere idee o

fantasie con contenuti violenti.

INTENZIONE: si identifica un comportamento aggressivo quando c’è

• volontà da parte del soggetto, distinguendo quelle situazioni in cui il

comportamento aggressivo è conseguenza di atti incontrollati e impulsivi

che non contengono la volontà di provocare danno.

Allo stesso tempo bisogna tenere in considerazione quelle condizioni in

cui un soggetto emette comportamenti violenti senza però avere

consapevolezza delle conseguenze che ne scaturiscono (non si ha

coscienza del fatto di provocare danno).

DANNO: un comportamento è aggressivo quando produce DANNI a

• persone o cose, è l’elemento più evidente in quanto conseguenza della

condotta aggressiva.

Tali danni possono essere oltre che FISICI (e quindi facilmente rilevabili)

anche EMOTIVI (difficoltà nel rilevarli in quanto si presentano ad esempio

come lenti cambiamenti d’umore, abbassamento del rendimento

scolastico, ecc. Spesso sono più permanenti e profondi di quelli fisici).

Proprio questo aspetto, insieme ad un altro riguardante la persona

chiamata a stabilire l’esistenza del danno, che provocano difficoltà nella

rilevazione della condotta aggressiva. Ciò è dovuto al fatto che in

certe circostanze si punta l’attenzione solo sui DANNI FISICI (in quanto

evidenti) senza indagare su quelli EMOTIVI (non osservabili

nell’immediato), oppure a seconda della figura che viene chiamata a

valutare il danno, si presentano livelli di tolleranza differenti, per cui lo

stesso atto di derisione può rappresentare un semplice scherzo x alcuni e

una forma di violenza verbale x altri.

Quanto detto determina come l’individuazione di un atto aggressivo

sia profondamente influenzata da molteplici variabili AMBIENTALI e

PERSONALI.

Difficoltà di classificazione di una condotta aggressiva

La complessità di valutazione del comportamento aggressivo si riflette anche

sulla classificazione.

Sono infatti state formulate differenti classificazioni eterogenee tra loro.

Classificazione secondo:

APPROCCIO DESCRITTIVO: in questo caso la classificazione di un atto

• aggressivo viene fatta basandosi su un criterio descrittivo (vedi tabella

ed esempio pag.218-219). In certe circostanze in cui il comportamento

del soggetto è passivo (esemp. non aiutare un compagno in difficolta) la

definizione di condotta aggressiva basata sui 3 elementi (ATTO

MOTORIO/VERBALE – INTENZIONE-DANNO) non trova fondamento poiché

il non aiutare un compagno non si concretizza in un atto

osservabile, ma anzi nel suo opposto. In questo caso la definizione di

aggressività si basa sul rispetto di un VALORE secondo il quale è

doveroso aiutare gli altri.

Il non aiutare altri si configura come una CONDOTTA AGGRESSIVA.

Vantaggi  il vantaggio di una classificazione descrittiva risiede nella

sua oggettività (esemp. distinzione tra comportamenti auto ed etero

diretti è indiscutibile).

Svantaggi  tale approccio si basa sull’aspetto FENOMENOLOGICO senza

tener conto delle CAUSE del problema. Ad esempio si descrive un

comportamento che può essere manifestato da 2 soggetti con disturbi

però differenti.

APPROCCIO FUNZIONALE: in questo caso la classificazione viene fatta

• tenendo in considerazione le motivazioni che sono alla base di un certo

comportamento:

Azioni aggressive strumentali: si mette in atto una condotta

o aggressiva con l’obiettivo di ottenere un VANTAGGIO PERSONALE

(esemp. conquistare un oggetto, ottenere l’attenzione dell’adulto,

non fare un compito sgradito)

Comportamenti irritanti: si attuano comportamenti con

o l’intenzione di DISTURBARE chi è intorno, senza che alla base ci sia

l’obiettivo di ottenere un certo vantaggio personale.

Aggressività di tipo emozionale: il comportamento aggressivo è

o dato dall’alterazione di STATI EMOTIVI (rabbia,paura).

Comportamenti aggressivi di tipo difensivo: il comportamento

o aggressivo è stimolato dall’azione di altri ed ha l’obiettivo non di

danneggiare l’altro ma di DIFENDERE SE STESSO.

Comportamento antisociale: in questo caso il comportamento

o aggressivo è dato dalla volontà di TRASGREDIRE LE NORME SOCIALI

in maniera tale da conformizzarsi al proprio gruppo di

appartenenza. Tale comportamento è tipico dell’adolescenza.

APPROCCIO PSICOPATOLOGICO: tale approccio si basa nel distinguere

• dei comportamenti, mettendoli in rapporto, in maniera tale da attuare un

più preciso intervento educativo. La distinzione che ha ricevuto maggiori

conferme empiriche è stata quella tra:

Aggressività manifesta (overt): include quei comportamenti

o aggressivi in cui si manifesta l’attacco fisico e verbale

(colluttazione, uso di armi, minacce,ecc)

Aggressività nascosta (covert): in questo caso si attuano quei

o comportamenti che avvengono di nascosto come: rubare, marinare

la scuola, utilizzo droghe, ecc.

Queste 2 forme si differenziano, oltre che sul piano fenomen

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Publisher
A.A. 2012-2013
35 pagine
22 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AndriMariot di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica e Pedagogia Speciale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Cottini Lucio.