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I lavoratori con disabilità e autismo
I lavoratori che incontrano più difficoltà a trovare un'occupazione sono quelli con disabilità intellettiva (DI) e disturbo dello spettro autistico (ASD). Questo potrebbe dipendere dall'atteggiamento dei datori di lavoro, che spesso hanno una scarsa conoscenza e comprensione delle politiche relative agli adattamenti che possono favorire una piena partecipazione delle persone con disabilità alle opportunità lavorative. È importante contrastare gli approcci e gli atteggiamenti caritatevoli, poiché le persone con disabilità possono rappresentare una risorsa preziosa nel mondo del lavoro.
Modelli di sostegno e di accompagnamento: il ruolo dell'educatore
È fondamentale esaminare le modalità per rendere effettivo il diritto all'inclusione lavorativa e il ruolo che può svolgere l'educatore in questo processo di accompagnamento e sostegno. È necessario che la conclusione del percorso scolastico per tutti apra le porte alla continuazione del viaggio verso l'età adulta.
Il quale sarà costruito sulla base dei desideri e delle aspirazioni personali, delle competenze specifiche, delle opportunità offerte dall'ambiente, degli accomodamenti che sarà possibile prevedere, dei sostegni da mettere in campo. Le variabili coinvolte nel processo di accompagnamento al lavoro delle persone con disabilità sono: preferenze, individuo, contesto e sostegni. Risulta dominante la visione che la dimensione delle competenze dell'individuo riveste una valenza centrale, quasi esclusiva. Questo orientamento deve essere decisamente contrastato. Comunque bisogna promuovere le competenze significative nell'individuo, non soltanto le specifiche abilità relative alla mansione professionale ma anche quelle connesse al saper vivere nell'ambiente lavorativo (abilità cognitive, di autonomia personale e sociale, sociali, professionali). Promozione di abilità lavorative: due percorsi insidiosi.
- Legato al training prolungato precedente all'inserimento nel contesto professionale, con percorsi specifici all'interno di servizi di formazione. Potranno essere inserite in una situazione autentica di lavoro solo quando saranno pronti ma viene richiesta una soia minima di abilità. Questo tragitto finisce per non avere un termine. 2) Prefigurare un progressivo transito da situazioni di lavoro più protette e semplici ad altre meno supportate, fino alla conquista di autonomia e alla possibilità di lavorare nel contesto di tutti. Molto importante puntare all'immediato coinvolgimento della persona nel contesto che si ritiene possa costituire quello più adeguato, sulla base delle sue preferenze e di quelle della famiglia, delle possibilità offerte e dai sostegni che si possono mettere in campo. Variabili contestuali: La legge 68/1999 raccomanda l'adozione di una serie di procedure per facilitare il collocamento mirato delle persone disabili. Se questa normativa vieneletta in una prospettiva di inserimento e non di inclusione l'organizzazione del lavoro non viene adattata a queste persone. La Convenzione ONU sui diritti delle persone prevede forme di accomodamento ragionevole per rendere accessibile il contesto di lavoro. Per le persone con una disabilità relazionale e cognitiva la barriera da eliminare è quella culturale, perché per chi ha un deficit motorio o sensoriale si pensa che con opportuni adattamenti riesca a lavorare come tutti, mentre per queste altre persone si ritiene che non è possibile. Bisogna ricordare che anche presentazioni "differenti" possono essere utili e molte volte si riconduce l'apparente incapacità di svolgere un'azione potrebbe essere ricondotta non a un'astratta inabilità, ma a vincoli connessi all'organizzazione del contesto di lavoro. Bisogna individuare gli adattamenti più funzionali, per guidare questo processo è evidente come sia.
- Presentare due stimoli alla volta.
- Chiedere di indicare quale dei due è preferito.
- Ripetere il processo con diverse combinazioni di stimoli.
- Registrare le preferenze indicate per ogni combinazione.
- Utilizzare i dati raccolti per stabilire una gerarchia delle preferenze.
centrale la funzione di un professionista adeguatamente formato, cercando di organizzare il lavoro, capire le barriere, facilitare un sostegno di prossimità.
L'autodeterminazione: Molto importante è anche individuare se quella attività professionale vada incontro ai suoi interessi e motivazioni personali. C'è una carenza di proposte finalizzate alla promozione di questa condizione, questo costrutto nel nostro paese non ha assunto la centralità.
Il tema della promozione dell'autodeterminazione sia oggetto di un lavoro che deve partire fin dai primi anni e livelli di scolarità. Adulti capaci di prendere decisioni, pianificare obiettivi ecc.., emergono da bambini e adolescenti che sono stati sollecitati e aiutati a prendere decisioni.
Sviluppare competenze di questo tipo e avere opportunità per metterle in atto rappresenta la condizione principale perché possa emergere l'autonomia in età adulta.
La dinamica dei
CAP.7: La gestione del tempo libero per una vita di qualità
Negli ultimi anni si staAssistendo a un incremento dell'interesse verso il tempo libero. La Qdv è strettamente legata alla possibilità e alla capacità di usufruire di significative occasioni ricreative. La piena inclusione sociale esige anche interventi mirati al tempo libero, che permette di strutturare una parte importante della personalità. L'educazione al tempo libero non è un programma riabilitativo ma deve rappresentare un percorso articolato su alcuni capisaldi fondamentali. La corretta gestione del tempo libero impatti sostanzialmente su tutti i domini. In tutto ciò contribuisce significativamente l'articolo 30 delle Convenzione della Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, il quale stabilisce, in modo chiaro ed esplicito, che gli Stati riconoscono il diritto delle persone con disabilità prendere parte, su base di uguaglianza con gli altri, alla vita culturale e alle attività ricreative, del tempo libero e sportive.
con misure appropriate. Per le persone con DI e ASD, il tempo libero è solitamente passivo, poco sociale e scelto da altri. Le attività maggiormente praticate sono di fruizione passiva o alcune iniziative all'aperto. Questa situazione viene a essere accentuata dall'avanzamento dell'età, con persone che non riflettono per nulla gli interessi personali. La partecipazione ad attività ricreative favorisce la loro inclusione nella comunità e contribuisce all'acquisizione di capacità adattive, percettive. Molto interessante è la linea di lavoro che ha portato alla sperimentazione e all'applicazione di leisure skills, programmi educativi finalizzati alla promozione delle serie di competenze necessarie a ogni individuo per riuscire a organizzare e gestire proficuamente il proprio tempo libero. Il tempo libero per la persona con disabilità, soprattutto in riferimento all'età giovanile e adulta, appare.sostanziale come un tempo vuoto, poco soddisfacente e funzionale, alimentato spesso dalla noia e dalla solitudine. L'impiego funzionale e soddisfacente del tempo libero deve partire da una valutazione dell'attività preferita dell'individuo, ma ci sono evidenti difficoltà a mettere in campo questo tipo di analisi. Questi problemi sono dovuti da un deficit di comunicazione e a una ridotta gamma di esperienze. I genitori, gli educatori e gli operatori devono fornire loro opportunità di scelte. Dal punto di vista metodologico si può far riferimento a procedure indirette e dirette. Osservazione indiretta delle preferenze: si svolge attraverso interviste o questionari che vengono sottoposte a persone che conoscono bene l'individuo quando lui non riesce direttamente. Questo può essere fatto con domande aperte o chiedendo di selezionare potenziali attività o stimoli graditi da liste precostituite. Le procedure indirette possono fornireindicazioni importanti, anche se hanno bassa validità e non possono essere utilizzate in modo assoluto. Osservazione diretta delle preferenze: prevedono la proposta di stimoli diversi alle persone con disabilità, per indagare quelli che si associano maggiormente a comportamenti di piacere e soddisfazione o che vengono specificamente scelti. Cinque procedure: stimolo singolo, stimoli appaiati, stimoli multipli (con e senza riposizionamento), free operant, con restrizione della risposta. Procedura a stimolo singolo: serie di esperimenti condotti per identificare i rinforzatori ai quali erano sensibili persone con severo DI. Questa procedura ha dimostrato come sia possibile identificare le preferenze considerando i comportamenti attivi della persona di fronte a un determinato stimolo, quelli più passivi e gli indicatori di felicità. Ci sono, però, degli elementi critici, rappresentati soprattutto dalla possibilità di dar luogo a falsi positivi ed ètiando tra stimoli appaiati. In questa procedura, vengono presentati due stimoli alla volta e viene chiesto di indicare quale dei due è preferito. Questo processo viene ripetuto più volte, con diverse combinazioni di stimoli, al fine di ottenere una gerarchia delle preferenze più accurata. Per utilizzare questa procedura, è possibile utilizzare tag html come il tag- per creare una lista ordinata dei passaggi da seguire. Ad esempio: