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RITMI DI DISTRIBUZIONE DELLE COLONNE DELLA PERISTASI

Picnostilos: ritmo di colonnato molto addensato

altezza colonna: 10 diam.

interasse: 2.5 diam.

Sìstilos: ritmo sensibilmente diluito

altezza colonna: 9.5 diam.

interasse: 3 diam.

Diastilos altezza colonna: 8.5 diam.

interasse: 4 diam.

Aerostilos: ritmo ampiamente dilatato

altezza colonna: 8 diam.

interasse: 4.5 diam.

Eustilos: secondo Vitruvio ritmo preferito da Ermogene, anche se nel tempio di Magnesia si ha a che fare con uninterasse di 2. diam. Che non è assimilabile all’eustilos, ma al massimo a un sìstilos per difetto.

altezza colonna: 9.5 diam.

interasse: 3.25 diam.

Non è detto che queste indicazioni di Vitruvio siano state realmente messe in atto in alcuni templi.

Lo stilobate non coincide con l’ultimo gradone del crepidoma, ma è arretrato, e appare chiaramente distinto da restantigradini della crepidine grazie soprattutto la maggiore profondità della pedata del penultimo gradino, in

corrispondenza della quale si viene così a creare un passaggio tutto attorno alla peristasi. Le colonne, dunque, non si trovano più lungo il perimetro dello stilobate come accadeva nei templi dorici, in cui lo stilobate non si distingueva dall'ultimo gradino del crepidoma, ma sono sensibilmente arretrate. Questa caratteristica si trova già nei templi ionici arcaici.

L'interasse è costante, fatta eccezione per l'interasse centrale che risulta sensibilmente divaricato. L'intera pianta dell'edificio sembra rispettare una griglia a maglia quadrata assai rigorosa (ad eccezione dell'intercolumnio centrale), caratteristica confermata dal rigoroso allineamento dell'asse dei muri dell'edificio centrale con l'asse delle colonne della peristasi. Anche questa caratteristica può essere riscontrata già nei templi arcaici.

La pianta presenta una doppia simmetria, all'interno della quale però viene

lasciata una qualificazione preferenziale allato d'ingresso, caratterizzato da un pronaos più profondo rispetto all'opistodomo posteriore (distilo in antis). Il naos è articolato in tre vani tramite delle colonne. La colonnaL , che rappresenta un elemento costitutivo dell'ordine ionico sinA BASEdalle sue prime apparizioni, è composta in questo caso da una scozia BASE ATTICAbordata da due sottili listelli e inserita tra due modanature a toro, unainferiore di dimensioni maggiori e una superiore di diametro minore, decorata con un motivo a foglie embricate ( incastrate l'una sull'altra). Questa particolare sequenza di modanature non è un prodottodell'area asiatica, ma trae origine dalle prime manifestazioni dell'ordineionico in ambiente attico ed è infatti nota come "base attica". Ermogene contribuisce a diffondere in ambiente asiatico questomodello di base, che aveva però avuto già unASIA MINORELa base ionica asiatica, o ionica efesina, era comunemente utilizzata in Asia Minore nello stesso periodo. Questa base è composta da due scozie sovrapposte di dimensioni uguali, sollevate su un plinto e sormontate da un toro, di solito scanalato. Coppie di tondini separano il toro, le scozie e il plinto tra loro. Infine, la base ionica samia è composta da una scozia scanalata, sormontata da un toro anch'esso scanalato. La colonna ionica, rispetto a quella dorica, si distingue per la sua snellezza conferita dal rapporto tra altezza e diametro della base, che supera di molto il rapporto tipico di 4-5 diametri della colonna dorica. Ad esempio, la colonna dell'Artemision di Magnesia misura circa 9 diametri.

SAMIAmentre le colonne arcaiche superano anche gli 11-12 diametri di altezza.

Altro elemento importante che determina la snellezza della colonna è il rapporto tra diametro alla base e diametro al sommoscapo (rastremazione), che nelle colonne ioniche presenta una divaricazione molto ridotta. Anche l'entasis è generalmente molto sottile, in alcuni casi addirittura non è presente, ed evolverà in ambito romano nel cosiddetto "fusto a sigaro", in cui il diametro alla base non è più il diametro massimo. Il fusto è inoltre ingentilito e reso sensibile sotto l'effetto della luce dalle scanalature, generalmente 24 (come nel tempio di Magnesia), che vengono assimilate da Vitruvio alle piegature di una veste. A differenza delle scanalature con curvature concave appena accennate della colonna dorica, quelle della colonna ionica hanno una sezione semicircolare e sono separate tra loro da un listello. In ambito arcaico le scanalature sono

Invece di numero superiore a 24 e sono collegate da uno spigolovivo. Alle estremità il fusto si allarga lievemente venendo a costituire, subito sotto l'imoscapo, un'apofige inferiore (apophysis) e, subito sopra il sommoscapo, una superiore (apothesis). Le scanalature terminano, in corrispondenza delle apofigi, con un profilo concavo a quarto di sfera, terminazione definita cymbium. Particolare importante è che icymbium non si fermano all'innesto con l'apofige inferiore (soluzione spesso adottata in ambito romano imperiale), ma si diluiscono lungo tutta la sua curvatura.

Il capitello è certamente la componente più rappresentativa dell'ordine ionico, essendo caratterizzato da una notevole qualità decorativa. Il capitello ionico è principalmente composto da un elemento a volute, il pulvino, destinato ad offrire una più ampia base d'appoggio per l'architrave, sovrapposto ad elemento riconducibile ad un

tronco di cono rovesciato con profilo parabolico, l'echino, relativamente simile all'echino del ridotto però ad una presenza quasi residuale ed è capitello dorico, che ha la funzione di raccordare il fusto con il pulvino. Il pulvino si presenta come un elemento caratterizzato da due facce parallele, ciascuna costituita da una coppia di volute raccordate orizzontalmente tra loro dallo stesso canale che ne disegna la spirale; sui lati, il collegamento tra le volute delle facce contrapposte è ottenuto tramite un balaustrino, elemento dal profilo convesso di forma riconducibile a quella di due volumi troncoconici separati in età ellenistica da un elemento cilindrico intermedio, il balteo. Al di sopra del pulvino vi è l'abaco, destinato a svolgere la stessa funzione dell'omonima componente del capitello dorico, che è schematicamente riconducibile ad un volume tronco piramidale rovesciato con un profilo a gola rovescia. Il capitello

dell'Artemision è un chiaro esempio della tipologia dominante in età ellenistica: l'echino è decorato dal tradizionale kyma ionico (ovoli e lancette); il canale è bordato da un listello e concluso da un occhio ornato con un motivo a rosetta, il contatto tra le volute e l'echino è risolto da due vistose palmette; il balaustrino è ricoperto da una rigogliosa decorazione vegetale; a coronamento del sommoscapo, alla base del kyma ionico dell'echino, un astragalo raccorda tra loro i due elementi costituendo una combinazione di modanature da tempo consolidata nell'ordine ionico. Le proporzioni del capitello sono riconducibili ad uno schema per molti aspetti concordante con quello suggerito da Vitruvio nel suo trattato, salvo per alcuni tratti; tra questi è la maggiore altezza del canale orizzontale delle volute, che prevale sull'echino.

Si tratta di caratteri che riflettono aspetti conformi alle soluzioni della prima metà del II sec. a.C. Alle quali si contrappone il modello vitruviano, rispondente piuttosto a tipologie riconducibili all'ultima ellenistica, identificabili come stare successivi di un processo evolutivo che vede la progressiva contrazione del canale orizzontale e il conseguente graduale prevalere dell'echino su quest'ultimo. Nel caso del capitello del tempio di Magnesia siamo ancora in una fase iniziale di questa tendenza, quindi il canale ancora una preponderanza. Nel caso del tempio di Ermogene tutti capitelli sono a volute (il capitello a volute non è l'unica tipologia di capitello ionico), dunque capitelli con una struttura orientata. Si crea quindi il problema del capitello angolare, essendo partecipe al tempo stesso di due colonnati della peristalsi ortogonali tra loro. La soluzione adottata, sin dall'età arcaica, consiste nel disporre i due prospetti a volute.

Invece che su due piani paralleli, su due piani ortogonali e adiacenti tra loro. Eraccordati lungo le diagonali, mentre le altre due facce del pulvino sono occupate dai balaustrini, che fanno così dariscontro ai corrispondenti elementi dei capitelli immediatamente adiacenti lungo i due lati della peristasi. Questa particolare soluzione per il capitello angolare rimarrà quella canonica, anche se alcune forme alternative si manifestarono in aree estranee alla tradizione ionica; ad esempio in Magna Grecia si diffonde una particolare tipologia di capitello ionico cosiddetta "a quattro facce", perché caratterizzata dalla presenza di un prospetto a volute su tutte quattro le facce dell'elemento e quindi dall'assenza dei balaustrini. La reazione della mancata affermazione della tipologia quattro facce in ambiente di consolidata tradizione ionica deve evidentemente essere ricondotta alla profonda modifica che questa comportava degli elementi.

costitutivi il capitello ionico, con una profonda alterazione del significato originario delle diverse componenti. La trabeazione si presenta suddivisa in tre elementi: architrave, fregio e cornice. L'architrave è scanalato, suddiviso in tre fasce di dimensioni crescenti a partire dal basso e progressivamente aggettanti l'una sull'altra. A coronamento dell'architrave si trova una modanatura: un kyma ionico, con alla base un astragalo, sormontato da un cavetto decorato da un motivo ad anthemion, una sequenza riproposta da Ermogene in molte delle sue architetture e destinata ad affermarsi come un modello canonico nei secoli successivi. Al di sopra dell'architrave si trova un fregio continuo scolpito. Infine, la cornice è composta da una sottocornice e da un gocciolatoio. La sottocornice è costituita da una sequenza continua di elementi parallelepipedi fortemente aggettanti, i dentelli (che sostituiscono i mutuli del tempio dorico), probabilmente.

Pietrificazione delle travi celle sporgenti della copertura dell'originario edificio ligneo.

L'ordine ionico in età arcaica.

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
137 pagine
2 download
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Abici98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura ed estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Ticconi Dimitri.