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Il contesto per lo sviluppo di un progetto

Un progetto deve trovare un contesto in cui svilupparsi, aspetto consistente da ciò che è già istituito e da ciò che è possibile istituire. Il lavoro educativo consiste nell'individuare gli oggetti e le condizioni in cui un soggetto può esercitare un ruolo attivo in un progetto condiviso. La condivisione può contenere momenti di conflittualità costruttiva.

Il territorio sociale, culturale ed economico

Per una persona con disabilità, l'inclusione lavorativa e sociale in un ambiente ordinario di lavoro è un obiettivo auspicabile ma sempre più difficile da raggiungere. Il problema si aggrava in periodi di crisi come ad esempio per l'emergenza pandemica. Inoltre, con il cambiamento tecnologico dei processi produttivi, progressivamente caleranno in quantità e qualità i lavori compatibili per queste persone, si genereranno nuove professioni a più elevata specializzazione.

raggiungibili solo da una qualificata minoranza. Le persone più vulnerabili purtroppo escono il più delle volte perdenti. Il lavoro consente la realizzazione di un soddisfacente progetto di vita personale e familiare. Tale bisogno è tanto più forte in chi ha meno possibilità di essere incluso e valorizzato nel lavoro e può portare ad un agognato affrancamento. Se aumentano i disoccupati e con lo sviluppo tecnologico progressivamente andranno a calare sia il tempo, sia la possibilità di lavoro. Si andrebbe in questo modo ad assistere a una divaricazione insopportabile di iniquità e ingiustizia tra chi è incluso e chi è escluso. Per questo è necessario risignificare il tempo di non lavoro, per queste persone può volere dire consentire loro di avere una base economica sulla quale fare affidamento per un'esistenza dignitosa, promuovendo le stesse persone a coltivare la propria crescita culturale. Fondamentale.invece potrebbe essere la collaborazione del pubblico nel terzo settore, il quale è solidale con i più svantaggiati. Anche chi è disoccupato dovrebbe avere la libertà, il diritto di dedicarsi a ciò che gli interessa, alle relazioni affettive, ai propri sbagli senza essere giudicato negativamente come un assistito opportunista. Deve avere l'opportunità di rendersi utile, di fare un'attività per il bene comune puro, non riconducibile al lavoro retribuito ma al pari importante per sé e per gli altri. La libertà per chi ha una occupabilità complessa, dovrebbe potersi coniugare in: da un lato il lavoro, quando è fonte di autorizzazione o quando ci sono circostanze favorevoli; dall'altro il non lavoro, inteso in questo caso come attività non regolata giuridicamente da un incarico o da un contratto di prestazione ma definibile con operosità. L'operosità che

Favorisce l'inclusione viene declinata su tre versanti:

L'apprendimento operoso:

  • Nell'interconnessione tra libertà e tempo di non lavoro. Precedente all'ingresso del mondo del lavoro e dedicata all'istruzione e alla formazione.

La produttività operosa:

  • All'incrocio tra lavoro e libertà. Quando l'inserimento lavorativo giuridicamente regolato da un contratto di assunzione diventa inclusione riuscita, con soddisfazione sia della persona sia dell'azienda.

L'operosità produttiva:

  • Nell'interconnessione tra libertà e lavoro non è retribuito. Apporto del singolo che valorizza le soggettive potenzialità e attitudini secondo sensate finalità, non come vuoto riempitivo del tempo.

Lavoro/vincolo: Il lavoro come fatica e obbligo. Un lavoro che non è inclusivo.

Non lavoro/vincolo: Il non lavoro è spesso obbligato ed è fonte di

esclusione.Lavoro/libertà: Scegliere il proprio lavoro. Per una persona con disabilità il lavoro può essere un'occasione di realizzazione di sé. Rendere il lavoro inclusivo.

Non lavoro/libertà: Il non lavoro può essere un'espressione di massima libertà, fare quello che si desidera, futile e utile che sia.

Per una conversione che può dare valore oltre al lavoro, anche in un lavoro, inteso come lavoro non retribuito, a valore d'uso, non di scambio, è il poter fare affidamento su misure di sostegno al reddito continuative.

Seconda parte: "Dante: l'accompagnato"

CAP. 1: Infanzia e giovinezza

Nella nostra quotidianità potremmo incontrare qualche Dante che, ne sento ancora poeta laureato, potrebbe essere la ricerca forse disordinata del suo Virgilio. Immaginiamo non tanto di accompagnarlo ma di seguire le tracce.

Dante ha avuto un'infanzia non facile in quanto aveva un'intelligenza atipica.

Viveva in una grande solitudine, ne approfittava per fantasticare e viaggiare in mondi che la sua testa creava ma questo lo allontanava ancora di più dai suoi coetanei. Dante con le regole del vivere aveva un rapporto particolare: sembrava nello stesso tempo ritenere indispensabili le regole e non riuscire a sopportarne la sola esistenza. Dante aveva una memoria inquietante. Il padre, morto prematuramente, decise un programma preciso da realizzare: Dante a 12 anni si dovette sposare con Gemma. fedeltà che non gli impedì di vedere in Beatrice la sua ispiratrice. Dante sembrava capace di essere lì verso le luna ed era sconcertante perché non si poteva sapere con quale dei due si aveva a che fare. Dante cominciò a presto ad avere un accompagnatore, non era chiaro se fosse reale o immaginario. Si appoggiava a lui ma nello stesso tempo voleva la solitudine. Forse temendo che un contatto potesse provocare novità a cui non poteva essere preparato. Per staresulsicuro ripeteva sempre le stessi gesti e le stesse azioni. Si rifugiava nei rituali soprattutto quellireligiosi perché gli dava la tranquillità di un ordine accogliente. Anche nei giochi preferiva quelli incui c'era un rituale. Le sue giornate erano sempre uguali e mangiava, come immaginabile, semprestesse cose. Nessuno sapeva come sarebbe stato da grande. L'imprevedibilità può essere fonte dipreoccupazione.Il giovane Dante era solito girare per la città e soffermarsi osservare le persone più sfortunate maridotte le quali solitamente vivevano all'interno di istituti. Si soffermava all'esterno di questi edifici eascoltava le voci che ne provenivano, cercate di capire la loro storia ma generalmente riusciva apercepire solo un brusio. I suoi amici non capivano questo comportamento ma ignoravano che dinotte, nel sogno, Dante ricevesse le visite delle persone di cui aveva sentito le voci, le quali sirivolgevano a lui in.

Lingua volgare. In tutto questo, i genitori di Dante erano preoccupati. Pensavano al futuro e non riuscivano ad immaginarselo. A volte pensavano di avere un figlio sezionale altre volte erano invasi dalla vergogna per la sua incapacità. L'ambivalenza di portar oscillare fra due modi di pensare al futuro di Dante. Il primo consisteva nell'affidarlo alle cure educative di un grammatico il secondo era che studiava da solo. C'era del vero in tutti e due i modi. Studiando i genitori lo potevano certo considerare incompiuto ma anche che stava compiendo. Viveva fra la delega al grammatico e speranza che il loro studente trovasse il suo posto al mondo, un posto che voleva dire un significato.

CAP. 2: Dante diventa adulto

Dante sposò Gemma e sembrò impegnarsi stabilmente nelle vicende politiche. La famiglia Alighieri apparteneva alla piccola nobiltà, per questo Dante fu escluso dalla politica cittadina fino a quando le leggi ridiedero diritto ai nobili di

Rivestire ruoli istituzionali purché si immatricolassero alle Arti. Dante si scrisse all’arte dei medici e speziali. Firenze era guelfa ma divisa in due fazioni e Dante sischierò dalla parte dei guelfi bianchi. Per Dante era un continuamente oscillare fra il nascondersi e fare di tutto per farsi trovare e farsi vedere.

Storia del samaritano. Leggi pag.126-130: È bene che tutto sommato non si dia troppo retta al samaritano tradizionale. Bisogna essere innovativi. Un samaritano nuovo di zecca ci fa capire che siamo in un mondo che cammina, in un mondo che va avanti, in un mondo che inventa, che crea, che sa essere imprenditore. Questo è il bello del samaritano nuovo di zecca. L’altro samaritano, del vecchio Vangelo di Luca, era il buon samaritano, era quello del buonismo, che non fa fare passi avanti e non apre carriere, non crea imprese.

Dante si perdeva nelle fantasie del samaritano. Aveva un disperato bisogno di essere accompagnato in una gigantesca paura.

di ogni accompagnatore sconosciuto perché temeva l'inganno. Metafore e sogni rafforzavano i suoi timori. Dante non sapeva giocare se non con le parole. Non riuscivo a fingere di avere un dolore, aveva realmente un dolore. La narrazione condivisa consente di elaborare il dolore. Il fatto che l'altro senta il mio stesso dolore mi rassicura sul fatto che egli non potrà infliggermi quel dolore. L'arte è parte essenziale dell'accoglienza del processo di ricostruzione degli spazi di pensiero. La parola guarisce. I rituali servono anche a scandire i tempi. Dante era incapace di distinguere i diversi tempi, si rifugiava sempre di più nella poesia. Cercava però chi lo potesse accompagnare e nella sua mente era accompagnato da Beatrice. In realtà Dante conobbe molti accompagnatori che furono serie di insuccessi che lo spinsero sempre di più nel suo mondo presuntuoso poetico. L'accompagnatore affermò di aver capito tutti.

I problemi di Dante e secondo lui bisognava fare un certo numero di salassi. L'accompagnatore aveva capito che i suoi problemi erano nel sangue e lui essendo mago poteva accompagnare Dante fuori dei suoi problemi. Dante però non era proprio sicuro di volerli cancellare, anzi avrebbe voluto conoscerli e magari fare presuntuosa amicizia con loro. L'accompagnatore garantiva un periodo di prova, per poi avviare un lungo periodo a pagamento ma Dante aveva paura di perdere se stesso. L'accompagnatore sempliciotto era interessato ai suoi contatti con i personaggi del mondo che conta, lo interrogò a lungo e fece una specie di intervista in profondità. Inizialmente si trovava bene ma poi si rese conto che non era interessata a lui. L'accompagnatore non faceva finire di completare le frasi a seduttivo Dante, la prima fosse preso e poi fu turbato. L'accompagnatore sembrava molto occupato ma all'apparire di Dante abbandonò ogni occupazione.

lla sua attenzione verso di lei, si rese conto che stava cadendo in una trappola. La sua bellezza era come un veleno che lo stava avvelenando lentamente. Non poteva resistere al suo fascino, ma sapeva che sarebbe stato il suo rovinare. Era come se fosse intrappolato in un labirinto senza via d'uscita, circondato da mistero e pericolo. Non poteva fidarsi di lei, ma allo stesso tempo non poteva resistere al suo richiamo. Era un gioco pericoloso che stava giocando, e sapeva che avrebbe pagato un prezzo molto alto.
Dettagli
A.A. 2021-2022
14 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Eleonora-Bolzani di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia delle diversità e delle differenze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Sannipoli Moira.