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Differenze

Nel senso comune:

  • limite
  • disgrazia
  • risorsa

In pedagogia:

È lo scarto tra il già dato e il sempre possibile, la sua progettualità, la sua originalità, la sua potenzialità.

In una persona sono le sue potenzialità, i suoi bisogni, i suoi desideri e il suo essere unico e irripetibile.

Le differenze devono essere promosse. Sono un obiettivo da scegliere perché ciascun bambino possa raggiungere la sua eccellenza. Sono la sfida dell'educazione. Progettare a partire dalla diversità significa considerare ogni bambino e bambina che entra nel nostro servizio come l'ospite più atteso.

Inserimento:

Il diritto per le persone con disabilità ad essere inserite nei contesti scolastici e sociali senza ragionare sulla qualità di quell'esperienza. Logica assistenziale e normativa.

Integrazione (pratica):

Garantire il rispetto dei bisogni della persona attraverso

Interventi individualizzati pensati ad hoc. Logica centrata sul soggetto in situazione di disabilità e che di fatto non ha modificato la qualità di tutta la didattica.

INCLUSIONE (orizzonte)

Pensare spazi, ambienti educativi e sociali a partire dalla diversità e dalla differenze di ciascuno. Non scegliere una logica dell'emergenza ma pensare luoghi che nascono già pensando all'eterogeneità.

L'intervento speciale è dentro una logica ordinaria e arricchisce la qualità della didattica ordinaria.

UNA RELAZIONE EDUCATIVA: UNA RELAZIONE DI CURA

Incontrare: momento in cui si intrecciano gli sguardi e predomina il peso dell'immagine. Durante l'incontro si fa i conti con il proprio sentire e provare.

Conoscere: andare oltre l'immagine e riconoscere una identità oltre la disabilità (confronto-scontro con la diagnosi).

Accompagnare: momento della relazione di aiuto per una maggiore autonomia (PEI, progettazione integrata,

Analisi funzionale comportamenti problema, approcci cooperativi). Incontrare: il peso dell'immagine. Partire dall'immagine per arrivare all'identità dell'altro. Nella conoscenza il desiderio deve essere quello di voler capire chi è. Se ci fermiamo all'immagine, attribuiamo un'identità in negativo (non sa, non può). Se ci fermiamo alla disabilità, attribuiamo un'identità di categoria (tutti i soggetti con disabilità sono così). Se ci fermiamo ai suoi bisogni e alla sua possibilità di svolgere solo un ruolo, attribuiamo un'identità al singolare. Ciascuno di noi è un'identità al plurale e ha più possibilità di esserci al mondo. L'identità di ciascuno di noi: - non va attribuita, ma riconosciuta; - è fatta di fattori in positivo; - è unica ed irripetibile; - è al plurale.

ACCOMPAGNARE

La cornice della cura educativa

regala degli strumenti di autovalutazione.

CURA

La cura ha a che fare con:

  • sguardi e azioni,
  • bisogno e desiderio;
  • reciprocità/coevoluzione;
  • contesto.

La cura sembra essere il rapporto tra effettività e possibilità: dove il fatto di essere mondo, di essere quell'uomo là e non altro, rappresenta per l'uomo la condizione della sua stessa progettualità esistenziale: della stessa possibilità di formarsi, di divenire ciò che può, concretamente, ma solo ciò che lui può.

Educazione come concretizzazione della cura: se non si viene curati, allevati e quindi naturalmente educati, non si possono scoprire le proprie potenzialità esistenziali.

L'educazione è una forma che la cura esistenziale assume, nel momento in cui l'educazione accompagna, in modi differenti, le varie fasi dell'esistenza. È la forma più essenziale di educazione: quella che ne scopre la struttura. La cura

educativa è ciò che consente di fare esperienza, discoprire possibilità proprie, di chiedersi il senso di quella esperienza.

La cura inautentica è un sostituire domandando. L'aver cura può in un certo modo sollevare gli altri dalla cura, sostituendosi loro nel prendersi cura, intromettendosi al loro posto... Gli altri allora risultano espulsi dal loro posto, retrocessi, per ricevere, a cose fatte e da altri, già pronto e disponibile, ciò di cui essi si prendevano cura, risultandone del tutto sgravati... Gli altri possono essere trasformati in dipendenti e in dominanti, anche se il predominio è tacito e dissimulato. (Heidegger)

La cura autentica è un anticipare liberando. La cura autentica aiuta gli altri a divenire consapevoli e liberi per la propria cura. (Heidegger)

L'ambiguità della Cura nelle pratiche educative: le nostre azioni, i nostri modi di essere al mondo e con gli altri sono

sempre potenzialmente ambivalenti. Proteggere è necessario ma se le azioni di protezione sono giocate inadeguatamente non favoriscono l'autonomia personale. Curare è indispensabile, così come essere curati, ma si corre sempre il rischio di essere invasivi, o di sostituirsi all'altro nell'assunzione delle proprie responsabilità, inibendone la capacità di scelta. Educare nell'ambiguità: dalla cura delle persone alla cura dell'esperienza educativa. Per educare puntando verso una cura autentica. Dalla cura del soggetto alla cura dell'esperienza educativa nel suo complesso: non solo avere cura delle persone, dei loro corpi e bisogni, ma soprattutto avere cura di ciò che si istituisce e costruisce per avere cura di loro: progetti, contesti, spazi, tempi, oggetti, materiali, processi. Educazione indiretta: l'ambiente che educa. Mediatori sul contesto. La cura educativa deve istituire esperienze attraverso cui le persone possano sviluppare le proprie potenzialità, acquisire competenze e costruire significati.

persone possono:

  • sperimentarsi
  • scoprire limiti e capacità
  • dare un nome ai propri bisogni
  • sentire e coltivare i propri desideri
  • fare le proprie scelte
  • comprendere come organizzare il proprio bisogno di aiuto
  • affrontare la quotidianità con strumenti adeguati

Educazione è un dono leggere. Non ingombrante (non sostenibile per l'altro) e non invadente. Non deve costringere l'altro a dire grazie. Deve essere leggero perché rispettoso dell'identità dell'altro.

Oltre l'assistenza: assistere ed educare sono prestazioni differenti, spesso incompatibili, e bisogna imparare a comprenderlo. In fondo è ovvio: una prestazione assistenziale si riduce a vigilare affinché all'assistito non succeda nulla. Fare educazione significa invece fare di tutto perché all'educando succeda qualcosa. (Salomone)

Rischio dell'educatore tecnico:

  • sa tutto
  • dispone
  • non vive l'altro come qualcuno che
propone e impone un modo di essere conosciuto e accompagnato; Una relazione è di cura quando: - Sappiamo riconoscere il volto di un bambino. Riconoscere un'identità. Richiede un tempo di sospensione rispetto ai nostri pregiudizi. - Sappiamo osservare. - Sappiamo ascoltare. - Sappiamo stare in silenzio e mettere in discussione le proprie idee. - Sappiamo aver cura della loro esistenza. Prendersi cura dei loro bisogni ma anche dei loro desideri. - Sappiamo comunicare. Non giudicare. Porre attenzione alle parole che vengono usate. - Sappiamo avere pazienza e non abbiamo fretta. - Sappiamo aspettare il tempo dell'altro. - Sappiamo coltivare i sogni e le speranze dell'altro. - Sappiamo regalare la possibilità di un domani che l'altro dovrà ancora scrivere. - Non giudichiamo in partenza, non pregiudicato. - Sappiamo confrontarci con le persone che accompagnano e i loro familiari, i nostri colleghi, la nostra organizzazione... Maggiori sono

Gli sguardi e meglio è. L'educazione è una pratica collegiale.

Abbiamo cura di noi stessi (non sempre siamo infallibili; non sempre le persone rispondono in modo positivo; non sempre il contesto ci facilita; non sempre le organizzazioni ci supportano).

Abbiamo cura di noi stessi (riconosciamo le nostre emozioni; ammettiamo i nostri errori; non vogliamo essere e fare i salvatori; sappiamo maturare la giusta distanza: troppo vicini ci si brucia, ma troppo lontani non ci si incontra mai).

Le parole che promuovono cura, che dischiudono possibilità, aprono mondi, veicolano fiducia, ma nel tempo sono realistiche, franche, delicate, con il desiderio di diventare sostenibili per l'altro.

Per dare valore alle parole si può attaccare una narrazione.

Il muro separa, delimita ciò che è di tua competenza, mentre la siepe, nonostante separi, dà la possibilità di oltrepassarla. A volte ci sono dei confini da saltare.

L'importanza del disinnescare.

Essere in grado di fare un passo indietro.

FAMIGLIA

La nascita del glio viene de nito in letteratura come un evento critico, in cui la relazione dicoppia cambia e include adesso l’essere genitori. I coniugi devono a rontare nuovi compitigenerati dalla nascita del glio. Le abituali modalità di funzionamento risultano inadeguate,l’organizzazione familiare richiede un nuovo adattamento.

Il periodo successivo alla crisi comprende tre fasi:

  • disorganizzazione;
  • ricerca attiva della soluzione;
  • riorganizzazione (implica un notevole sforzo da parte dei diversi membri della famiglia pergiungere al consolidamento di nuove forme di funzionamento familiare e al ra orzamentodell’unità interna della famiglia). La nuova organizzazione può essere funzionale e quindipositiva oppure disfunzionale e quindi negativa.

Le risorse che aiutano a risolvere situazioni critiche e che in uiscono sul raggiungimento diun’organizzazione positiva possono essere:

socio-economiche (reddito, istruzione, buona integrazione sociale)- cognitivo (buona percezione e accettazione del glio)- relazionale (funzionamento familiare caratterizzato da coesione adattabilità)- comunicazione (solidità della coppia, abilità di risoluzione dei problemi, condivisione di ideali evalori, rete sociale) Quando nasce un bambino con disabilità questo sorprende, disorganizza gli equilibri, rompe-unisce e interroga. Le modalità del vissuto e le conseguenze che ne hanno i singoli componenti dipendono danumerosi fattori: - le caratteristiche psicologiche di ognuno dei coniugi e degli altri familiari; - le dinamiche relazionali tra loro, con gli altri gli e i parenti; - le possibilità economiche; - le caratteristiche del tessuto sociale; - la presenza di una rete di operatori e servizi e cienti ed e ca
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
17 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher BeneDiSalvo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia delle diversità e delle differenze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Sannipoli Moira.